BLOG dei CIRCOLI DI LETTURA


PRE.MIO Biblioteche di Roma. Il premio dei lettori
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LEFT/SrrittoriNonPerCaso: La lettera


 
LEFT/ScrittoriNOnPerCaso: La lettera
Rubrica a cura di Paola Gaglianone

LA LETTERA

Girava e rigirava quella lettera tra le mani come se le parole scottassero. Si sedette e respirò forte cercando di trattenere quello strano miscuglio di riso e di pianto che montava in gola …
Bruciala – disse Ian distrattamente - Se lo merita, piccola, bruciala.
Lei lo ignorò e le parole parvero scivolare nell’aria. Poi tutto assieme iniziò a rovistare nella borsa. L’indirizzo era lì, cristallizzato, rapito da una vecchia agenda ingiallita.
Io ci vado a parlare – disse guardando Ian con aria di sfida- Non rompere, non insistere e non mi stressare - aggiunse con fermezza.
Lui si alzò, prese la giacca e delicatamente gliela mise sulle spalle. Poi le bisbigliò all’orecchio:
Con tutto il freddo che hai dentro, piccola, una giacca calda ti serve proprio.
Lei di rimando lo freddò:
Ma vaffanculo Ian! Se vado lo so che non ti ritrovo.
Ciao – disse lui – e la porta si richiuse.
Lei esitò ancora un istante. Doveva scegliere; decidere se riallacciare le corde ai nodi del passato o recidere quei legami ormai appassiti una volta e per sempre. Erano anni che lui le scriveva; diciotto per l’esattezza. Diciotto, come gli anni di Ian.
Ogni settimana cadenzata dall’arrivo di una lettera ed ogni volta a ricordarle che quel figlio era il frutto di un amore che avrebbe trasceso il tempo e lo spazio. Le scriveva di sé, di quello che faceva e domandava, domandava cose su Ian. Lei non aveva mai risposto, non aveva avuto la forza.
Una mattina d’aprile aveva affrontato Ian, raccontandogli ogni cosa ed aveva poi tirato fuori tutte quelle buste riversandole sul tavolo. Lui ne aveva letta una ed erano bastate due righe per decidere che quelle erano solo le parole di un coglione.
Ma anche dopo che aveva saputo, Ian continuava a chiamarla “piccola” ed allora voleva dire che niente era cambiato.
PIC-CO-LA – scandì ad alta voce sorridendosi innanzi allo specchio.
Un alito di vento dalla finestra e la lettera scivolò muta a terra. La rimise sul tavolo, spostò la pattumiera e soffiò con quanta aria aveva in corpo. Canestro! Pareva impossibile, ma Dio come era fiera. Stavolta lei e Ian davvero s’erano aggiudicati la partita più bella. Avevano vinto la libertà. Nell’amore. Insieme.

Antonella D’Angelo

BIOGRAFIA
Antonella D’Angelo - Roma, 17-01-72
Sogni: scrivere, cantare jazz, rinascere
per fare tutto quello che fino ad ora non ho potuto fare.
Realtà: tristemente impiegata in un call center, parola presa in prestito dalla lingua anglosassone, in italiano traducibile con microcosmo nefasto.
Per scriverle: antoweb@mclink.it
                                                       
COMMENTO
di Paola Gaglianone

Il passato può essere una insostituibile bussola o un gancio che ci trattiene e ci impedisce di camminare o ancora peggio può essere un gancio che scambiamo erroneamente per una bussola.
Mi sembra che sia questo il senso del racconto di Antonella, che in poche righe riesce a dirci tante cose: l’intesa che può nascere tra una madre e un figlio che a volte sono una madre/figlia e un figlio/madre, l’egoismo di un uomo che fugge e si nasconde, ma lascia dietro di sé tracce per farsi rincorrere, il coraggio di una donna che si riappropria del proprio presente e del proprio futuro sganciandosi dal suo passato.
Nei racconti, come nei romanzi è importante che la situazione si evolva o per lo meno si trasformi dal punto di partenza: debbono intervenire fattori che producono cambiamenti nei protagonisti e che giustificano il senso del raccontare. E in poche righe è forse più difficile che in molte pagine.
Qui la situazione di partenza sembra incagliata in un’attesa infinita di qualcosa che non accadrà mai: quelle lettere settimanali, alibi per una paternità mistificata creano nella madre
solo un miraggio, un'illusione senza senso che è anche un impedimento ad un rapporto più adulto con il figlio.
Quelle lettere liquidate dal ragazzo in due parole come “parole di un coglione” per lei sono
una falsa bussola verso un amore idealizzato, una paternità condivisa, un passato che non appassisce. Il figlio sa che quel “canto delle sirene” può solo farle perdere la rotta, ma la decisione spetta a lei. E la magia che cambia tutto, come nelle favole che si rispettano avviene quando la protagonista si guarda fino in fondo in uno specchio e pronuncia una parola chiave: quel  “piccola” che le ricorda la saggezza del figlio e la sua fragilità.
A quel punto è impossibile per lei non fare il salto in avanti, strappare il gancio che le impedisce di camminare. E nel taglio con il passato c’è la nuova libertà.
Molti di noi lo sanno, l’hanno provato ed Antonella è riuscita a raccontarcelo.
Passo la parola ai lettori delle Biblioteche di Roma:
http:/blogs.dotnethell.it/premiobibroma per sapere qual è il loro giudizio.

                                                             Nuovo incipit
Provate ad immaginare che cosa può succedere in un giorno che comincia  come tutti gli altri e prende poi una piega imprevedibile. Scrivete il vostro racconto  in circa 2000 battute partendo da questo incipit ed inviatelo a scrittorinonpercaso@gmail.com, insieme ad una piccola autobiografia ed una foto; ne selezioneremo uno da pubblicare.

UNA GIORNATA SPECIALE
Se ne stava infreddolita alla  fermata dell’autobus sfogliando distrattamente il giornale,quando  quella semplice parola  le accese quasi una lampadina nella mente...
Categoria: BiblioCompetition
venerdì, 17 nov 2006 Ore. 16.17
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