LEFT: Biglietto solo andata di Francesco Refolo BIGLIETTO SOLO ANDATA
Mentre l'areo si staccava da terra si sentiva stranamente tranquillo: quel paese scelto a caso sulla cartina geografica lo aspettava...
Come un amante, uno sconosciuto, come un'urgenza ch'era balzata dallo stomaco graffiandone le pareti con un'eco lacerante ed aveva preso forma, colore e vita propria. Eppure per Santiago era il primo viaggio. Il primo che aveva il coraggio di affrontare, sfiorando lo zenith che lo aveva ossessionato da quando ne aveva memoria: "Eppure un giorno vorrei fidarmi di me stesso"; era come se stesse prendendo, dopo venticinque lunghissimi anni, la vita dal taschino e, dopo averla contemplata per molto, troppo tempo, nel palmo a coppa delle mani, ed averci guardato attentamente, avesse reagito e l'avesse fatta cadere quasi accidentalmente, rimanendo a guardare con un'espressione stupefatta e molto pesonale le strane sfumature prodotte dal rumore di una vita in pezzi, i colori che non potevano esistere.
Gli effluvi agrodolci che si levavano da quei frantumi ora facevano l'effetto di una droga potentissima, buona e crudele, ed erano già persi fra le nuvole che Santiago, a diecimila chilometri da se stesso stava solcando.
Eppure era tranquillo, quasi a suo agio nella coscienza di un aereo che non aveva mai preso. E' la paura che ci frega, cominciò a pensare. La paura di cambiare le cose o di non arrivare a farlo. Gli esseri umani avevano una dannata paura anche se non tutti se ne rendevano conto, ma lei era lì in attesa che gli uomini vacillassero e rimanessero esattamente dov'erano. Anche lui... non riusciva a districarsi in mezzo alle sabbie mobili: salvava un braccio e andava giù una gamba, alzava la testa e aveva il cuore in affanno. Era stato così per tanto tempo. Certo, aveva sempre Tebe, con cui condivideva ansie e timori e quel pizzico di felicità che poteva permettersi; ma era una felicità tanto fugace che si dimenticava perfino di averci avuto a che fare una volta persa.
E alla fine anche Tebe aveva avuto paura e anche se non era giusto era andata così. Si stiracchiò, sbattendo le palpebre intorpidite come ali; era un lungo viaggio comodo quanto un divano nuovo. Togliete il cellophane per favore, si sentì in diritto di pensare. Guardò fuori dall'oblò con un sorriso accennato, bello quanto quello di una donna o di un bimbo. La curiosità. Non deve mai cessare. Al massimo cesso io di esistere si disse, e i vicini furono sorpresi nel vedere questo ragazzo che tentava di ridacchiare con sussiego. Battuta penosa occhei, ma, ragazzi, stava andando a Macondo. Non è mica da tutti.
Francesco RefoloRUBRICA DI SCRITTURA DI LEFT/AVVENIMENTI
a cura di
Paola Gaglianone
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