LEFT/ScrittoriNonPerCaso: Una giornata specialerubrica a cura di Paola Gaglianone
Una giornata speciale
di
Emanuele SantiSe ne stava infreddolita alla fermata dell’autobus sfogliando distrattamente il giornale, quando quella semplice parola le accese quasi una lampadina nella mente.
L’aria era fredda e grigia, piena di tutto fuorchè di iodio e il traffico della circonvallazione non aveva niente in comune coll’estate. Eppure le sembrò che un’onda di mare la colpisse in faccia facendole perdere il segno.
Sfilò il guanto destro coi denti ed eccola qui. L’aveva vista all’angolo del titolo e, subito, l’aria si era assestata.
Novembre, tramontana, la schiena era rigida e quella parola non si era mossa da lì: stampata, inquadrata, scolpita.
E lui, adesso, chissà dov’era. Adesso che tre mesi componevano un argine protettivo e rassicurante: il tempo. Prima, mentre sfogliava distratta le pagine, stava ancora cercando qualcosa cui dare la colpa di tutto ciò che era successo e, perché no, anche di tutto quel freddo.
Ma ora quella parola rendeva la giornata diversa.
L’autobus non era quello buono e, per salirci sopra, comunque, sarebbe servito troppo coraggio.
Restava lì con il giornale sempre aperto e, il guanto che dondolava, bloccato, in maniera poco elegante dagli incisivi serrati. A stento tratteneva il sorriso.
Trent’anni, mora e il giornale parlava di lei: il nome era giusto e il cognome pure.
Il giornalista non lo conosceva per niente, eppure, parlava bene di lei.
L’orologio diceva otto meno venti ed era quasi tardi.
Nella vita, invece, non è mai tardi.
Una lacrima di freddo misto a gioia andò a mescolarsi al sorriso come fa un cucchiaino di zucchero con la schiuma del cappuccino e, magari, un cappuccino è proprio quel che ci vorrebbe.
La lettura dell’articolo procedeva a macchie, a chiazze, a zone di luce e ombra dove l’assenza di respiro avanza con la voglia di leggere solo ciò che si vuole leggere.
Era bello, era giusto, era ciò che cambiava la giornata.
Non era il titolo in sé, ma quello che appariva all’istante.
Non era il “...brava”, non era il nome e neanche il cognome.
Era la visione d’insieme, la pagina tutta e il nucleo imprescindibile era proprio quella parola chiusa dalle virgolette che la trattenevano nel titolo.
Quella parola che la faceva ridere, ormai, piena di luce, ferma al vento di novembre, mentre l’autobus buono, come sempre, si avvicinava maestoso.
Finalmente aveva capito chi fosse veramente: “…attrice”.
BIOGRAFIA Emanuele Santi, classe 1970.
Lavoratore aeroportuale, sindacalista. Rifondarolo perplesso.
Due romanzi all'attivo: uno in attesa di editore che non si faccia pagare, l'altro in correzione bozze. Il tutto con un bimbo di quasi tre anni.
Passiamo la parola per altri
commenti ai lettori delle Biblioteche di Roma http:/blogs.dotnethell.it/premiobibroma
NUOVO INCIPITProvate a scrivere una pagina di diario di non più di 2000 battute con questo incipit e inviatela con una breve autobiografia a
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PAGINA DI DIARIOSpero che scrivendo, la mia rabbia si plachi. Mi sembra così assurdo e ingiusto quello che è successo…