Sono indeciso.


Se il mondo crolla non devo preoccuparmi: è solo il mio punto di vista.

La realtà virtuale non esiste.

Stabilire se una "realtà vitruale" esista sembra un compito arduo per la mente umana.

Essendo virtuale verrebbe da pensare che non è reale, esiste solo a livello teorico o di fantasia, e quindi non ci si spiega perchè venga chiamata realtà.

Però è anche vero che bene o male esiste e influenza concretamente la nostra vita, oggi in modo forse predominante a qualunque altro luogo dove gli eventi nascono e si concretizzano in modo reale, e quindi non ci si spiega perchè ci si ostini a definirla virtuale.

Il geniale o folle accostamento dei due termini per creare il concetto di "realtà virtuale" sembra allora inevitabile come "definizione incerta" di un "luogo che non si trova da nessuna parte".

La nostra mente ne rimane affascinata ed ingannata, almeno fintanto che un evento rivelatore non giunga a suggerirci una diversa interpretazione.

L'esplosione avvenuta nei pressi della stazione di Viareggio in questi giorni può essere inteso come la triste dimostrazione che la realtà virtuale non esiste: c'è solo una realtà che noi tendiamo a sovrapporre e a confondere con un mondo ideale e virtuale.

Nel mio post precedente mi ero soffermato a sottolineare come l'uomo fosse l'unico elemento capace di introdurre un elemento di errore all'interno di un sistema virtualmente perfetto, e ora mi rendo conto che questo avviene a causa del fatto che l'uomo stesso è l'unico punto di congiunzione tra il mondo reale e quello virtuale (della sua immaginazione collettiva).

Da questo ragionamento è facile capire come esistano un mondo reale e un mondo virtuale ben distinti e che hanno un unico punto di contatto rappresentato dall'uomo stesso. Il mondo virtuale è solo nella nostra mente e il mondo reale ne viene influenzato esclusivamente tramitele nostre azioni.

A questo punto apro una ulteriore finestra di riflessione sull'errare umano (ma non solo).

Prima dell'avvento della tecnologia digitale, tutti erano consapevoli che a sbagliare non era solo l'uomo: un errore poteva essere determinato da un qualsiasi malfunzionamento/variazione delle caratteristiche fisiche di componenti, strumenti o animali utilizzati in un qualsiasi progetto. Da qui la necessità di più controlli incrociati sui risultati e procedure ridondanti che oggi verrebbero bollate come inutile spreco di tempo.

Sì, perchè oggi, nella nosra realtà sempre più virtuale, ogni processo è perfetto, controllato da un microprocessore certificato come infallibile, e l'unico responsabile alla fine deve essere un uomo che ha commesso un errore.

Ecco allora che da una parte si apre sempre un'inchiesta per stabilire le responsabilità, per trovare un colpevole umano che sia all'origine dell'errore (e studiare una normativa più severa nella convinzione di impedire che l'errore possa ripetersi); dall'altra parte ci si affretta a produrre tutti i documenti e le certificazioni che attestano (in modo per altro virtuale) che tutto è stato fatto seguendo la normativa.

In pratica l'evento (reale) non è sovrapponibile al mondo (virtuale) in cui siamo ormai convinti di vivere e questo ci fa molta paura.

Questo rivela un terribile errore di fondo: noi tutti, ma soprattutto chi ci governa, crede realmente di essere in un mondo virtuale in cui tutto può essere programmato e gestito con severe norme di sicurezza.

L'idea è che facendo usare a persone certificate materiale certificato con metodi certificati, ecc. con delle norme che tutto prevedono, alla fine si possa eliminare qualsiasi imprevisto.

Personalmente ritengo che questa sia una folle convinzione, estremamente dannosa se provoca l'eliminazione di tutte quelle costose procedure "ridondanti" indispensabili per la correzione degli errori.

Da qui nasce la convinzione che un vagone per il trasporto del GPL appena revisionato e certificato fino al 2010 non debba essere controllato: è virtualmente impossibile che abbia dei problemi.

Questa mentalità distorta impedisce di prendere decisioni corrette: ad esempio, se la tecnologia nucleare è virtualmente sicura non c'è motivo di temere per un suo utilizzo; ma se invece l'interpretazione fosse quella di considerare un errore sempre e comunque possibile nonostante l'osservanza di tutte le procedure, allora sarebbe più prudente evitare di esporsi a possibili imprevisti optando per tecnologie meno dannose in caso di incidenti imprevisti.

Se a deragliare fosse stato un treno carico di scorie nucleari?

Comincio a sospettare che a volerci rendere perfetti non siano i computer o una fantascientifica intelligenza artificiale, ma i nostri governanti che sempre più spesso vivono in un mondo molto lontano dalla realtà.

giovedì, 02 lug 2009 Ore. 12.14
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