E' da un po' che voglio parlar male di banche e assicurazioni, ma è talmente tanta la rabbia e la mole di comportamenti criminali di queste istituzioni che per me è persin difficile trovare da dove cominciare.
Allora partirò da lontano: da molto lontano.
La storia, sì proprio quella che ci fanno studiare a scuola, e noi stupidi a chiederci: "A cosa servirà mai?"
In realtà un suo scopo didattico l'avrebbe anche, e molto importante: imparare dagli errori del passato per costruire un mondo migliore.
Guardandomi in giro, mi rendo però conto che qui in Italia ci dev'essere qualcosa che non va: o gli insegnanti di storia non sanno fare il loro mestiere, oppure...
Forse vale la pena di pensare alla struttura sociale di un popolo come a un prodotto artigianale. Ci sono alcuni artigiani specializzati (Statisti, leader, presidenti, scienziati e altre menti illuminate) che dirigono una schiera di operai (la popolazione formata da noi tutti); e il lavoro di tutti è ugualmente importante, perché per avere un buon risultato sia l'operaio che il capomastro devono essere preparati e avere un'idea precisa del risultato che vogliono ottenere.
In questo senso, studiare la storia è il modo migliore per apprendere come costruire effettivamente una società che funzioni.
Le nozioni scolastiche e l'educazione civica per gli operai, mentre gli specialisti dovrebbero attingere dai corsi di scienze politiche o tecniche la loro competenza.
E già qui ci sarebbe da chiedersi come mai ci sono tanti avvocati / giudici / imprenditori nei posti di comando che contano...
Comunque, il dramma si svela se consideriamo la storia pre-tecnologica con quella attuale.
Prima c'era uno sviluppo per gradi: nasceva una civiltà, che sopravviveva fintanto che le regole erano seguite da operai e dirigenti. Quando qualcuno forzava questo equilibrio sopraggiungeva il declino e il crollo, su cui ricostruire una nuova civiltà, migliore della precedente. Non potendo codificare gli insegnamenti della storia, i progressi erano effimeri e spesso si facevano passi indietro piuttosto che migliorare.
Mano a mano che la scrittura e la tecnologia permettevano di migliorare la conservazione e la diffusione della storia passata, questa evoluzione si è migliorata, riducendo la possibilità di un declino per cause strutturali; un cambiamento compensato dall'accresciuta competitività tra diverse grandi civiltà. Questo è il periodo delle grandi guerre, che equivale anche ad un grande sviluppo sociale.
Ora finalmente veniamo ai nostri giorni: ora abbiamo la globalizzazione e l'informatica. Queste rappresentano il massimo della codifica e della distribuzione dell'informazione: le civiltà tendono a fondersi in un unica cultura globale e chi non si allinea(vedi islam) è spazzato via.
In questa situazione vengono meno i presupposti di un declino dovuto ad incompetenza e probabilmente l'azzeramento a causa di uno scontro tra culture in competizione.
Tutto bene?
Non proprio direi... se torniamo al concetto di società come prodotto di un lavoro dei singoli cittadini, capiamo che la società attuale è un prototipo che rischia di condannarci alla mediocrità.
Lo studio della storia precedente ad internet e alla globalizzazione è insufficente ad istruire la popolazione e chi dovrebbe guidarla, e se di civiltà del passato ne abbiamo a decine, di civiltà come la nostra, da studiare, ne abbiamo una sola.
Nelle scuole si dovrebbe allora studiare la storia degli ultimi 50 anni, lasciando il resto agli specialisti e ai curiosi, perchè le regole che valevano al tempo di Carlo Magno oggi non servono più ai cittadini che devono costruire un nuovo tessuto sociale.
La società in cui viviamo oggi ha alcune cose che funzionano egregiamente, mentre altre non sono state ben sviluppate, ma questo disequilibrio, che in passato avrebbe creato il crollo della struttura, oggi non sembra essere in grado di generare un cambiamento.
Qui posso introdurre il discorso banche/assicurazioni: queste istituzioni sono governate da gente che ha studiato molto bene la storia passata e moderna, e sono diventate potentissime in tutto il mondo.
l'obbiettivo è il proprio sostentamento e la propria crescita ad ogni costo, come un cancro che non collabora con le altre parti che gli danno da vivere, ma le sfrutta fino alla morte.
Oggi siamo di fronte al nuovo schiavismo del credito: la gente si indebita e poi deve produrre per pagare questi debiti, e anche chi non si indebita finisce per doversi fare carico dei debiti altrui, perchè in un contesto in cui è la comunità (comine, provincia,stato) ad indebitarsi, tutti si ritrovano debitori, e siccome alla fine i soldi ce li mette chi li ha, la tendenza è quella di essere tutti indebitati.
Abbiamo allora industrie con soli debiti, istituzioni con debiti, operai e artigiani con debiti, disoccupati e pensionati con debiti, e nessuno più che vuol produrre nulla.
Alla fine, quando anche le banche si renderanno conto che sono padrone di nulla, ci potrebbe essere un improvviso collasso.
Dopo questo ragionamento, penso che siano immaginabili tre scenari per il nostro futuro.
Metodo antico:
Un crollo sociale causato dall'obbiettiva insolvenza di qualunque debito/mutuo o quant'altro associato ad una crisi produttiva dovuta alla mancanza di prospettive di sviluppo.
Metodo moderno:
Un improvviso crollo, ma questa volta causato dalla forza di una civiltà alternativa, magari meno avanzata, ma più equilibrata.
Metodo futuristico:
Il nostro sviluppo sociale potrebbe permettere una nuova forma di avvicendamento tra civiltà. E' un argomento quasi da fantascienza, ma oggi nuove culture si sviluppano anche all'interno di realtà virtuali sempre più complesse e sempre più simili al mondo reale.
Se in un futuro non lontano una di esse avesse equilibrio e crescesse fino a soppiantare l'attuale schema sociale, potrebbe avvenire una vera e propria sostituzione.
Purtroppo tale struttura è ancora troppo simile ad una utopia, ma vale la pena sperarci e lavorare perchè essa possa realizzarsi un giorno.