Sono indeciso.


Se il mondo crolla non devo preoccuparmi: è solo il mio punto di vista.

L'aratro e il baratro: bisogna sempre riconoscere quando ci si avvicina al limite.

Il bravo contadino semina, perché il raccolto, l'unico frutto del suo lavoro, altrimenti non cresce.
Per quanto stupido, il contadino sa che non si deve soffermare a far crescere ciò che ha seminato: passa l'aratro, prepara il terreno, mette il seme, e se tutto è stato fatto per bene comincerà a crescere una pianta anche senza che il contadino stia lì a guardare.
E l'irrigazione? (direte voi) Il concime? L'insetticida?
Bé... dipende da cosa si sta piantando.
Un giardiniere può concentrare tutti i suoi sforzi per ottenere una pianta dai magnifici fiori, ma ne godrà lui solo e pochi altri... no... il nostro contadino ha deciso di spargere più semi possibile, anche perché non è vincolato da un limite fisico: lui sparge i semi della conoscenza, e se il terreno è fertile ha fiducia nel fatto che cresceranno in autonomia.
Quindi continua a lavorare col suo aratro, metro dopo metro.
Sembrerebbe un lavoro senza fine ma non è così: prima o poi si raggiunge un limite, il terreno buono finisce e ci si trova ad arare sul limite del nulla.
Ecco allora una possibile fine per il contadino.
Dopo aver percorso chilometri e chilometri non si accorge del baratro e ci finisce dentro assieme al suo aratro.
Una fine poco gloriosa, e mentre precipita il contadino spesso pensa: "Poco male. Quel che ho seminato darà comunque i suoi frutti. Non ho mai pensato di essere io a raccoglierli: qualcun'altro potrà goderne, e a me basta questo".
E' proprio un pensiero da stupido contadino.
Per quanto possa esserne convinto Il suo lavoro non è difatti completo. Chi semina deve anche raccogliere, è fondamentale, perché solo chi ha seminato conosce il reale valore del raccolto. Lui ha visto il terreno desolato da cui tutto è partito, conosce la fatica e il peso di ogni passo.
E' questo il limite che condanna la nostra società.
Il padre che costruisce un'azienda, il figlio che dilapida i soldi.
Un rivoluzionario che fonda una nuova nazione, e i suoi seguaci che la riconsegnano ai poteri corrotti.
Non dovremmo mai lasciare ad altri il compito di raccogliere i frutti del nostro lavoro.
Dobbiamo saper riconoscere il limite oltre il quale non spingerci, quel punto in cui si passa dalla semina al raccolto.
Ci raccoglie soltanto, senza aver prima seminato, finirà inevitabilmente con l'avere/creare grossi problemi.
Riuscite a immaginare una società in cui le aziende, gli stati e il potere non si tramanda?
Una Microsoft (per fare un esempio) che chiude lasciando spazio agli altri quando il suo fondatore si ritira?
Di chi sono le grandi multinazionali? Perché sono diventati mostri capaci solo di raccogliere il frutto del lavoro altrui?
Manca il senso del limite e questo fa sì che chi semina non raccoglie e chi raccoglie non ha mai seminato.
Questo solo può spiegare perché le cose che dovrebbero valere tantissimo non valgono più nulla.
sabato, 14 giu 2014 Ore. 17.14
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