L'Italia è il paese della meritocrazia.
Dopo una approfondita riflessione sono giunto a questa conclusione: il motivo per cui si continua da anni a chiedere a gran voce che ci sia un maggior riguardo per chi merita senza che però nulla cambi è proprio il fatto che nel nostro paese avviene già tutto in modo meritocratico.
Al pari di quando si chiedeva a gran voce più trasparenza, il risultato è andato oltre ogni buon senso, e se in quel caso si è ottenuto di rendere trasparenti (invisibili) i comportamenti più abietti (tanto che oggi non c'è più vergogna di derubare o raggirare alla luce del sole); in questo caso abbiamo precluso alle persone ordinarie la maggiorparte di quelle attività nelle quali si può dimostrare di aver merito.
Mi spiego un po' meglio: se per assurdo la gestione informatica, all'interno di una grande ditta, fosse affidata al primo che capita, potrebbe accadere che esso si riveli un incapace (e in questo caso sarebbe licenziato immediatamente) oppure potrebbe rivelarsi un ottimo professionista.
E' pacifico che chi non sa proprio svolgere le mansioni richieste dal lavoro non presenterebbe neppure il curriculum, per cui l'azienda avrebbe comunque a che fare con tecnici più o meno preparati, ma tra di essi potrebbe essere individuato sul campo chi ha più qualità e chi meno.
Invece, specialmente nel pubblico impiego (ma anche nelle grandi aziende), si attua un principio di meritocrazia che premia chi ha più esperienza, titoli, clienti, ecc.
Non si sceglie una persona per poi valutarne l'operato, ma più comodamente si valuta l'operato della persona e in base a questa la si assume.
E' il famoso paradosso del "Cercasi neolaureato con esperienza pluriennale nel settore".
Ecco che noi italiani siamo quindi riusciti per l'ennesima volta a ribaltare la realtà, e a far diventare il merito qualcosa che va dimostrato prima di opreare, e in questo si sono trovati a meraviglia tutti quelli bravi a vendersi a parole, che mentono con sicurezza e fanno promesse al solo scopo di ottenere un posto che è di per se un merito da poter spendere successivamente.
I master, i corsi di aggiornamento, le abilitazioni ( come le raccomandazioni) sono in vendita ovunque e aprono porte che ai comuni mortali non è permesso attraversare; una serie di meriti che si possono accumulare indipendentemente dalla qualità del lavoro effettivamente svolto.
Ecco che allora tutti gli appalti vengono presi da ditte che hanno ogni singolo cavillo burocratico/meritocratico perfettamente curato, salvo poi subappaltare i lavori (perchè il loro è esclusivamente quello di apparire meritevoli) ad altre aziende, e poi alla fine il lavoro concreto lo svolge qualche operaio sottopagato che non ha alcuna competenza, o al contrario, è bravissimo ma frustrato dal fatto che i suoi meriti non verranno mai premiati.
Come è possibile tutto questo?
Come al solito: leggi assurdamente severe che permettono la creazione di monopoli e danno sempre mille appigli a chi non riesce/vuole fare le cose e un apparato di controllo incompetente.
Già, perché avendo leggi estremamente severe nel selezionare chi può svolgere un'attività si resta tranquilli che il prescelto poi faccia un ottimo lavoro. Chi è nei paraggi ad osservare quel che viene fatto spesso non ha le conoscenze necessarie per poter giudicare, e anche quando obietta qualcosa, se non ha titoli e riconoscimenti meritocratici in quel campo, viene azzittito, raggirato o deriso.
Personalmente libererei tutte le attività di base da vincoli e autorizzazioni meritocratiche imposte per legge (anche la costituzione italiana (art. 41) sancisce che:
1) L'iniziativa economica privata è libera.
2) Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
3) La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali."
Che io interpreto mettendo in risalto la prima affermazione di liberà, con l'unica eccezione della successiva.
Nella terza è chiaramente spiegato che il primo strumento di tutela del lavoro è il controllo associato a dei programmi che io non vedo come imposizioni di legge ma linee guida adatte a favorire lo sviluppo di una attività sana.
Quanto sarebbe utile e bello poter contare su un programma di sviluppo verosimile, che accompagni ogni attività fin dalla sua nascita; utile sia all'imprenditore sia a chi deve controllare, comparando la realtà pratica con quella teorica, per assegnare un giusto merito o applicare una doverosa sanzione.
Termino dicendo che premiare il merito è un modo per educare la popolazione al senso civico.
Il premio (al contrario della punizione) è uno stimolo straordinario in tutte quelle realtà in cui è diffuso un comportamento scorretto.
Se su dieci persone solo una fa la raccolta differenziata, è molto meglio premiare quell'unica persona piuttosto che punirne nove.
Un sistema punitivo (come è il nostro) funziona solo nel caso ci sia solo una persona su dieci a non fare la raccolta differenziata: in questo caso punire quell'unica persona è da esempio per gli altri.
In italia, dove spesso ognuno fa ciò che vuole, non ci sono i mezzi per punire tutti, e allora su nove che truffano due vengono scoperti ma gli altri sette sono tutti contenti di averla scampata e anche il decimo (davanti a questa evidenza) si decide a diventare truffatore pur di sopravvivere.