Impossibile evitare di leggere la storia del brutale assassinio di Garlasco. Così come è quasi impossibile non diventare novelli Sherlock Holmes leggendo le varie illazioni delle varie testate giornalistiche.
Poi quando il parente non tanto affranto coglie l'occasione per mettersi in mostra e quando un fotografo che della galera ha fatto il suo punto di forza (tanto che ora orde osannanti di gentaglia pende dalle sue labbra) va a cercare questi parenti...ecco che il reality è servito.
Un delitto più macabro e cruento è stato quello dei due poveracci nel trevisano. Però non ci sono persone da incolpare di cui sbattere la foto in prima pagina e cugini in bella mostra. Pertanto non fa notizia, e in diverse testate è già finita in fondo alla pagina.
Una morte vale meno di un'altra.
Un omicidio è meno spettacolare dell'altro?
Queste due orride storie sarebbero andate a pari passo se il voyeurismo dell'italiano medio, lo sciacallaggio di certi fotografi e giornalisti, e soprattutto l'esibizionismo di certi parenti non fossero esistiti.
Ma questo abbiamo.
Il reality è morto. Evviva il reality.