Alle 22.40 ieri sera online si parlava già delle scosse sismiche che stavano affliggendo il centro Italia. Ognuno di noi, chi da Verona, chi da Pescara, chi da Bologna, chi da Trieste inviava informazioni agli altri tramite Twitter, Friendfeed, Facebook...
Però alle 22.40 non era successo nulla di grave e la potenza del web 2.0, che ha di gran lunga superato i siti classici di informazione, era vista con "piacere" ed era bello informarsi e sapere che tutti stavano bene.
Poi alle 3 è successo quello che è successo e la mattina al risveglio trovi messaggi di panico ovunque.
Grazie al web le informazioni corrono più veloci, le foto, gli appelli, i numeri utili, ma con esse quel senso di devastazione che nessun TG potrebbe mai darti davvero perché in TV tutto sembra finto e distante, anche quando non lo è.
E pubblicare in un Twit il fatto che la beta di Friendfeed non ti piace o che ti sei iscritto in palestra e dovrai smettere di mangiare pane e Nutella tutte le sere perde drammaticamente valore.
E' vero che una regione, una nazione o il mondo intero non possono fermarsi davanti a una catastrofe, ma ora come ora, con questi mezzi, ci si sente dentro fino al collo.