Estering


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La guerra aerea

Se c'è una cosa che mi hanno trasmesso i miei genitori e, comunque, le esperienze fatte è seguire le regole e il buonsenso.
Ho profonda stima e rispetto verso chi è un'"autorità" in un determinato campo e mi piace rispettare leggi e regolamenti.

Io, mi rendo conto, sono forse eccessiva e probabilmente il sentirmi perfettamente a mio agio in nazioni famose per il proprio rigore è un segnale della mia "malattia". Però non riesco a comprendere come anche le norme minime necessarie per la sicurezza e il benessere proprio e altrui siano così bellamente ignorate da tantissima gente.

Vi racconterò un aneddoto che mi ha lasciata molto perplessa qualche giorno fa, a tal punto che credevo mancassero solo le telecamere, un pubblico di contorno e il cartello "Sorridi, sei su Candid Camera".

Il tutto è iniziato venerdi, a Tessera (VE), all'aeroporto Marco Polo.

Pensavo che il peggio fosse trovarsi di fronte a un ragazzino in carne, rubizzo e semisudaticcio, seduto scomposto coi piedi sulla sedia, alle prese col suo telefonino che videogiocava con il volume al massimo. Col padre che se la rideva fragorosamente.

Poi s'è fatta quasi ora dell'imbarco, quasi.
E come ho alzato la testa verso il gate ho visto il serpentone di gente già in coda.
Un sorriso m'è venuto naturale ascoltando la voce dello speaker automatico che diceva "Rimanete seduti prima dell'imbarco, poiché ci saranno 2 gruppi, bla bla bla...".
C'era mezza Venezia in piedi davanti a quel bancone.

Solite storie all'imbarco per il doppio bagaglio a bordo. Sovrapprezzi da pagare, gente che tentava di mettere le borse sotto i cappotti in modo da diventare gravide tutt'all'improvviso. Insomma, un ritardo di 30 minuti solo per iniziare il viaggio.

Salgo sul terzo bus, nel mio angolino, rispettosamente poggiando il mio zaino per terra, onde evitare di colpire la gente. La stessa che mi dà a ventiquattrorate nei polpacci.

Poi, una volta aperte le porte del bus, ecco che mi ritrovo tutto ad un tratto nelle Olimpiadi Veneziane: i 100 metri vedono gruppi di signore combattere per il primo posto contro baldi giovanotti palestrati.
Le borsette vengono usate per ostacolare gli avversari, i bambini vengono lanciati avanti per sbarrare le strada ai vicini di corsia.
Con agil scatto un giovane rampante batte il modesto impiegato raggiungendolo durante la salita della scaletta doppia e superandolo con un balzo proprio prima di entrare nella vettura.

Ometto le solite complicazioni da bagagli senza posto, da passeggeri senza posto, da posti che aspettano qualcuno che ci si sieda. Solita vita delle compagnie che non assegnano i sedili.

Il tempo è piuttosto bruttino. Il volo procede tutto sommato tranquillo.
Arriviamo alla fase della preparazione per l'atterraggio. Mettetevi comodi.

Io ero in fila 6 (eh si, nel terzo bus, senza combattere, ho trovato un posto tranquillo avanti senza nessuno accanto) e leggiucchiavo quelle belle riviste esotiche che lasciano nei tascondi dei sedili. Sobbalzo quando lo stewart annuncia, in maniera del tutto inattesa: "Si comunica che i telefoni cellulari devono restare as-so-lu-ta-men-te spenti durante la fase di atterraggio, poiché il comandante sta comunicando con la torre di controllo".

Poi qualche turbolenza e qualche vuoto d'aria iniziano a farti pensare "Che diavolo succede là dietro? E fuori? Perché questo annuncio? Perché con questo tempo schifoso c'è pure qualcuno che fa il furbo? Possibile? Ma non ha paura che possa succedere qualcosa? Magari non è vero che i cellulari interferiscono con le attrezzature di bordo, ma io preferirei non togliermi questo dubbio".

Un sobbalzo, e poi giù, e poi inizi a vedere la città tra le nuvole e la pioggia.

Tranquillamente la crew inizia i check pre-atterraggio, le luci delle cinture di sicurezza sono accese ormai da un bel pezzo, lo stewart recita il solito messaggio "Vi comunichiamo che stiamo per atterrare, bla bla bla, i sedili dritti, i tavolini chiusi, bla bla bla, i dispositivi elettronici devono...SEDUTI!!!!!...dicevo devono essere spenti..."
Si, insomma, ha urlato un "SEDUTI" in pieno atterraggio turbolento. Possibile che ci sia gente che si alza in quelle condizioni?

Manca poco, ormai manca poco. Ecco, intravedo l'aeroporto laggiù.

"Si, stiamo atterrando. Ci vediamo fuori all'aeroporto eh? Si, aspettami là".
EEEHHH? Il tipo della fila 5 sta telefonando??? La crew non lo vede, stando seduta pronta per atterrare.

La ruota tocca terra.
TLAC! ..STLAC!! TA-TLAC!!! TLAC! (Decine di cinture di sicurezza che si aprono)

"...vi invitiamo a rimanere seduti fin quando il segnale luminoso sarà acceso, a mantenere i telefoni cellulari spenti fino all'apertura delle porte, ad aprire le cappelliere con cautela...": qualcuno recitava giusto pochi istanti prima.
Suoni di Nokia che si accendono. Suoni di Motorola che si accendono. Suoni di Samsung che si accendono. Bi-Bip, Bi-Bip! Un SMS. Bi-Bip, Bi-Bip! Un altro SMS. Suoni di Siemens che si accendono.
L'aereo rallenta, segue l'auto "Follow me". Altre cinture che si aprono, qualche temerario che inizia ad alzarsi. Telefonate che arrivano e partono, più dei passeggeri.

L'aereo è al suo posteggio. Frena. 150 passeggeri su 200 sono in piedi.
Tutte le cappelliere vengono aperte. Non faccio in tempo a notare che il corridoio è pieno di gente in coda e di contorsionsti che recuperano bagagli che il tizio che stava al posto finestrino, con la sua valigia, mi è già addosso.

Aprono i portelloni, la mandria impazzita e telefonante scende. Io non riesco quasi a muovermi, ma il vicino di posto incombente mi fa impressione pertanto prendo il coraggio a due mani (oltre il mio zaino) e scatto anche io.

Due trolleyate negli stinchi, un sorpasso da una vecchia babbiona antipatica, le porte di Capodichino che si aprono. La mia salvezza.

Al ritorno per fortuna è andata meglio ma ho vissuto un quesito della Susy nella vita reale.

Si, insomma, 6 sedili in linea, 2 finestrini, 2 mediani, 2 corridoi. 2 donne, 4 uomini. Una donna non vuole stare al centro, l'altro non vuole il corridoio. Uno non vuole il corridoio, o al massimo il finestrino se la donna si siede in mezzo. Un altro vuole sedersi accanto a quello il cui posto è uguale a quello del mediano scalato di 2 a destra.

Lo stupore si impossessò di me, mentre facevo i calcoli su chi dovesse sedersi dove.
Categoria: Attualità
lunedì, 15 feb 2010 Ore. 22.46
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