Il new jersey traditore.
L'impennata, il volo, lo schianto, l'urlo, le capovolte, i vetri in frantumi, le gomme esplose, gli effetti personali schizzano via dai finestrini deformi, gli airbag penzolano come tende.
Lo stridore dei freni, la nuvola di polvere beige, quinta, quarta, terza, seconda, prima, il ra-ta-ta-ta dell'ABS.
Il silenzio.
Nessuno esce dall'auto. Il cuore a mille.
"A che kilometro siamo?"
"495"
...
"Pronto? C'è stato un incidente..."
Guardavo la portiera immobile, non si apriva.
I vetri ovunque, la scatola azzurra, l'ombrello divelto e la 24 ore nera per terra.
"...km 494,9 sulla A1, direzione Roma..."
Molte auto si allontanano incuranti, una accosta e da essa scende una signora, un camionista esce dalla cabina.
La portiera si apre.
"...una persona è cosciente..."
La 24 ore è davanti alle nostre ruote. La guardo, guardo il camionista che l'ha notata e gli accenno l'oggetto, onde evitare di passarci su mentre avanziamo verso la Insigna distrutta. La recupera.
"...occupa la seconda e terza corsia..."
Accostiamo.
Francesco e la signora sono a telefono con la Stradale.
Osservo l'uomo che, confuso, torna a cercare qualcosa o qualcuno in auto.
Tremo.
Lui parla con l'uomo. E' solo in auto. E salvo.
Intanto le tre corsie si stringono in una che, frenetica, guadagna strada tra gli oggetti rotti, fazzoletti, penne, pezzi di carrozzeria. Suonano, si accalcano.
Un camionista si affaccia dal finestrino rivolto all'uomo: "Guardi che quello nel camion più avanti s'è portato via qualcosa".
Cazzo, la 24 ore.
Quel Giuda di camionista. Piccolo verme pezzente e schifoso.
L'uomo era salvo, le auto e le vite degli altri anche.
Anche la nostra coscienza era a posto, ma tutto ciò non è bastato per non vergognarci di parte del genere umano.