Gli arrivi sono strani, con il loro farti rivedere le vecchie cose ormai cambiate, i luoghi che non riconosci più, quelli rimasti sempre uguali, le persone di cui non ricordi più il nome ma che un tempo vedevi sempre alla fermata del bus.
Le partenze invece sono più uguali: non ti sorprendono, né meravigliano. Portano con sé solo varie sensazioni, a volte di gioia per le nuove scoperte che sei in procinto di fare, a volte di tristezza per la distanza che stanno mettendo tra te e chi ami.
Ricordo Napoli, le lacrime nascoste fin quando non si chiusero le porte e poi il non poterle più fermare.
Ricordo Venezia, l'alluvione, il primo viaggio in aereo e le mani che sudavano fin quando le ruote non toccarono Capodichino.
Ricordo Mestre, con la borsa piena di vetri di Murano, primi regali che riuscivo a prendere ai miei dopo i primi stipendi.
Ricordo Padova, direzione Tessera, per il volo con un dvd degli "S Club 7" tenuto in mano tutto il tempo.
Ricordo Roma, con gli scioperi, le valige pesanti e il non saper cosa fare per arrivare a casa entro notte.
Ogni volta che arrivo ripenso a tutte le partenze, in sequenza, come un film.
A volte sorrido perché, sempre come in un film, immagino il mio arrivo tra foglie che cadono, una corsa su un ponte e con lui, al di là, che mi attende, mi viene incontro e mi abbraccia forte forte.
Poi realizzo che le mie partenze e i miei arrivi son tutti in auto e quindi lui è già qui con me.