CAPITOLO II
Il nuovo anno, il 2004, non iniziò bene: il direttore Lorenzo Biagi cominciò a cestinare i miei articoli, come un’intervista al teologo Maurizio Chiodi sul tema della sofferenza, e pose fine, bruscamente e senza motivare la sua decisione, sia ad una rubrica che curavo sugli istituti religiosi maschili presenti in diocesi di Treviso che ad una serie di interviste che facevo a teologi e studiosi conosciuti anche a livello internazionale. Anche con l’Editrice San Liberale mi furono tolti diversi incarichi, come la revisione dei volumi e le relative recensioni da passare a “La Vita del Popolo”. Né mancarono problemi col Meic, del quale Biagi era il presidente del gruppo di Treviso.
A fine marzo 2004, poi, entrando in ufficio trovai sulla mia scrivania il testo di un comunicato stampa dell’allora presidente della Provincia di Treviso, Luca Zaia, intitolato “Neppure un etto dei rifiuti di Napoli entrerà nella nostra provincia”. Un comunicato che venne diffuso all’indomani dell’emergenza rifiuti in Campania e come risposta ad alcune “voci” che sostenevano il probabile arrivo di rifiuti campani nelle discariche del trevigiano. Il presidente Luca Zaia non era intenzionato ad aprire una polemica in merito alle presunte differenze tra i “popoli” napoletano e trevigiano ma, come scrisse in una lettera pubblicata in risposta ad un mio scritto, solo per evidenziare certi aspetti della cattiva gestione della res publica in Campania. Neanche a me interessava aprire una polemica con un politico locale ma, non essendo per nulla convinto che quel comunicato stampa fosse volato via dal tavolo di lavoro dell’ufficio del presidente Zaia, distante in linea d’aria un centinaio di metri dall’edificio dove lavoro, per poi dolcemente planare sulla mia scrivania attraverso la finestra aperta e sospinto da una leggera brezza mattutina, pensai di mettere nero su bianco e scrivere alcune riflessioni personali che ritengo ancora attuali.
[…]
Ritornando al comunicato stampa dell’allora presidente della Provincia Luca Zaia, a poggiarlo sulla mia scrivania fu una persona della redazione, la quale, rispondendo alle mie richieste di spiegazioni, usò frasi ironiche sottolineando le miei origini partenopee. Da allora i miei rapporti con questa persona non sono mai stati cordiali, e negli ultimi mesi che sono stato a Casa Toniolo a stento ci si salutava.