Al punto 19 della “Memoria” dell’avv. Paolo Ferraresi si sostiene che nella “primavera del 2006” ci sia stato un incontro tra me e mons. Lucio Bonomo (attuale direttore de La vita del Popolo). Secondo Bonomo nel corso di questo incontro io “ammettevo di aver tanto tempo libero, di non sapere cosa fare, di comprendere le difficoltà del giornale a causa del calo degli abbonamenti e mi rendevo disponibile a qualsiasi soluzione” (anche a lanciarmi sotto un treno?, questo particolare non è stato specificato nella “Memoria”). Quanto affermava mons. Lucio Bonomo non corrisponde al vero e il fatto che si utilizzi la generica espressione “nella primavera 2006” sta a indicare che lo stesso mons. Bonomo non ha una buona memoria di quel presunto colloquio. Comunque ritengo opportuno ribadire quanto segue:
- in primavera non vi è stato alcun incontro tra me e il direttore Bonomo;
- non ho mai ammesso quanto riportato al punto 19 della “Memoria” dell’avv. Ferraresi;
- è impensabile che dopo aver fatto quelle presunte ammissioni mi sia poi rivolto ad un legale per portare tutta questa problematica davanti ad un Giudice del lavoro.
Tra me e Bonomo vi sono stati solo tre colloqui, ovvero:
- nel mese di febbraio 2006 offrivo a mons. Bonomo la mia disponibilità a promuovere ed organizzare degli eventi culturali presso varie biblioteche civiche della provincia di Treviso così da pubblicizzare i libri editi dalla casa editrice San Liberale. Mons. Bonomo, pur mostrando un certo interesse, prendeva tempo e dopo averne discusso con l’amministratore Sergio Criveller, mi diceva, però, che questo genere di iniziative non gli interessavano.
- Nel mese di luglio 2006 chiedevo e ottenevo da mons. Bonomo il permesso di dirigere – senza alcun compenso – una collana editoriale presso le Edizioni del Noce di Camposampiero.
Nel settembre 2006 mons. Bonomo si presentava inaspettatamente nel mio ufficio e dopo aver chiuso le due porte dell’ufficio e le imposte delle due finestre, mi bisbigliò alcune frasi. In sostanza, mons. Bonomo mi fece presente che il portinaio che lavorava di mattina in Casa Toniolo, ovvero il signor Giuseppe Barzan, non era in “regola” e che bisognava porvi un rimedio, e mi chiedeva l’eventuale disponibilità a sostituirlo in portineria. Pur non aspettandomi una simile richiesta, dissi che non me la sentivo di collaborare affinché il signor Barzan venisse allontanato da Casa Toniolo e pertanto dissi di no. Mons. Bonomo mi chiese, comunque, sia di riflettere su tale richiesta, sia di non parlarne con nessuno. “Non parlarne nemmeno con tua moglie”, furono le testuali ed ultime parole di mons. Bonomo mentre usciva dall'ufficio. Date le modalità con cui si svolse quel colloquio, non diedi alcuna importanza a quell’incontro, tanto è vero che non mi segnai la data precisa, né tanto meno ritenni opportuno scrivere una lettera racc. a.r. a mons. Bonomo per “verbalizzare” il contenuto del colloquio, cosa che invece ho sempre fatto quando sono stato convocato da un superiore per discutere di importanti argomenti.