Un regno tra l'incubo ed il sognoSergio Worms, Circolo Rispoli
Sbaglierebbe chi leggendo questo romanzo ambientato in una borgata dell’estrema periferia degli anni ’50 pensasse a Pasolini.
I ragazzi di vita di Pasolini sono disegnati senza commenti e senza colori, sono definiti dalla loro fisicità, con il loro linguaggio cercano di imporsi alla società circostante. Mentre i ragazzi della scuola elementare di Acilia vivono le loro fantasie, cercano di interpretare, spesso in modo erroneo, il mondo degli adulti, i ragazzi di Primavalle non sono mai stati bambini, sono nati già adulti.
Baliani, pur evitando il rischio del verismo, non evita nessuna delle note che rendono difficile la vita in borgata. Non vuole fare un romanzo populistico o di denuncia sociale. Se è presente il pessimismo che deriva dalla perdita dei sogni (ad es. l’eclissi della Francesina) è anche sempre presente la capacità di lasciarsi scivolare dal mondo fantasmatico del bambino a quello degli incubi dell’adulto (che giungono fino all’ omicidio) senza esserne sommersi.
L’autore conserva la sua forza narrativa attraverso tutte le sezioni del romanzo senza accusare cali o cedimenti quando il registro del racconto si sposta su toni diversi: quelli della rivelazione e della predestinazione. Possiamo definirlo un romanzo coraggioso: il tema e l’ambientazione sarebbero da soli bastati per essere osannato negli anni ’70, mentre sono una sorta di handicap in anni più edonistici.