Il pudore: la pelle dell'anima, il ricordo del corpo
"La forza del pudore" di Andrea Tagliapietra
Pre.mio Biblioteche di Roma - sezione saggistica
Incontro con l'autore: mercoledì 8 novembre ore 18.00
Biblioteca Villa Leopardi - Via Makallé
Che cos'é il PUDORE? Virtù o sentimento, ce lo si chiede già nella sovracopertina del libro di Andrea Tagliapietra, che lo intitola alla sua
FORZA.
Una
forza interiore, ovviamente, ma che, meno ovviamente, ha a che fare con qualità reputate oggi poco forti:
la riservatezza, la ritrosia, il decoro, la dignità.
Perché la parola "pudore" sembra non piacerci più.
Evoca qualcosa di anacronistico, di datato, come un cinegiornale in bianco e nero.
Eppure non è una parola retorica. Prima che la desuetudine la detronizzasse, la consuetudine l'ha insignita di
valore legale. quel "
comune senso" cui si riferisce
il codice penale (art. 529), quando condanna atti od oggetti che lo offendano.
Perché persino
il diritto, che definisce fatti e situazioni, sa e regola tutto,
ricorre ad una parola del linguaggio comune? Dai confini così incerti, soggetti al tempo in cui si vive?
Rischio calcolato, per un rinvio tutto sommato, lungimirante.
Per circoscriverne i confini, Tagliapietra concepisce
tre paragrafi: "
fra paura e vergogna", "
fra menzogna e autenticità" e "
fra segreto e dono", per delinearne, rispettivamente, il gesto antico,
la pelle dell'anima, il ricordo del corpo.
E' una carrellata di
sensi del pudore nel corso della
storia dell'uomo, visto che
gli animali si comportano secondo la "
immediatezza della natura" (Hegel). La storia non solo del costume, ma anche dell'arte, la filosofia, la religione.
Parla di
Adamo ed Eva, del pudore nato dalla
conoscenza proibita; di
Hermes che porta il pudore e la giustizia agli uomini come doni di Zeus; termina con il "
pudore di colui che dona", quello
vero, "che è sempre
fiduciosa attesa dell'altro".
Bellissimo saggio, originale, di
riconciliazione e rivalutazione d'un valore antico, mai sopito. Accanto alla "
cacciata dal Paradiso" di Masaccio, mi viene in mente l' "
Annunciata" di Antonello da Messina. Non soltanto quelle mani a coprire il viso,
la mano di Maria è lì,
a mitigare il destino. Peraltro, accolto.
Ecco,
il pudore, per me, ha qualcosa a che fare con
il riserbo, forse dell'imbarazzo, di sicuro
della libertà.
Il timore e il tremore, di un nascondimento debolissimo, ma fortissimamente voluto.
"
Ciò che non si mostra" (Amleto), ma che c'é e vuole esserci:
senza inganno,
il segreto più intimo di ciascuno.
Lorena Carpentieri - Circolo Rispoli