L'amore in sé. Nostalgia del possibiledi
Alessia Ceccarelli- Coord. Circolo Rodari Incontro con Marco SantagataPre.mio Biblioteche sezione narrativa
“
L’amore in sé”
Martedì 28 novembre 2006 Biblioteca Europea
Il Pre.mio è ormai giunto alle fasi conclusive: anche
l’edizione 2006 tra pochi giorni conoscerà il vincitore della sezione narrativa e di quella saggistica. Ieri pomeriggio 28 novembre, la
Biblioteca Europea ha ospitato
l’incontro con Marco Santagata, autore (solo autore!) del libro “
L’amore in sé".
Santagata, professore di letteratura italiana antica e grande critico di Francesco Petrarca, esordisce proprio così, affermando con disarmante semplicità che
chi scrive un libro non sa mai fino in fondo a che cosa giungerà:-“
lo scrittore, per usare una sua citazione, non sa di letteratura più di quanto le farfalle non sappiano di entomologia”-. Non è
Hermann Hesse ma Reich Ranizzi, ma di sicuro ce lo ricorda da vicino, lui che fu
amante delle farfalle tanto da imbarcarsi in lunghi viaggi e tentarne una classificazione. Dico questo non a caso, ma a conferma che proprio Santagata, come Hesse, attraverso la scrittura intraprende un percorso, e come Hesse, che parte dall’osservazione di una farfalla,
sviscera l’animo dell’uomo, creatura fragile e piena di rimorsi.
In ”
L'amore in sé” (che avrebbe dovuto intitolarsi
“accidia” e ha avuto ben sette stesure prima di approdare alla definitiva),
si parte da un sonetto del Petrarca, articolando il romanzo in un monologo, un dialogo in terza persona, tra passato e presente: protagonista è un
professore di lettere in trasferta nella gelida Ginevra, Fabio Cantoni, un uomo semplice, neanche troppo consapevole di sé, che odia le attese in albergo come Glenn Gould, con un figlio portatore di handicap e una moglie che è solo l’ombra di una donna.
E proprio una donna, Laura del Petrarca improvvisamente riaccende le sue passioni. E’ un lapsus freudiano ma
l’amore di un
tempo che fu, Bubi citata al posto di Laura, davanti ai suoi alunni svizzeri, getta Fabio nello sconforto più totale;
apre una ferita che è un dilemma filosofico, un trasferta poetica nella memoria che arricchisce ogni pagina di pregevoli citazioni letterarie: abbracciano oltre al menzionato poeta aretino,
Dante Alighieri, Guido Cavalcanti nonché Giosuè Carducci (pare di percepire gli echi della sua celebre “
S.Martino”) e
Bassani (
Il giardino dei Finzi Contini). Il bello è che Santagata, per sua stessa ammissione, non documenta mai un suo scritto, o meglio non è lui che arricchisce la letteratura ma ciò che si è sedimentato nel animo che fa ricco il suo stile.
Ricche sono anche le tematiche proposte dallo svolgersi dei ricordi di Fabio: oltre all’
”amor cortese” di cavalleresca memoria, l’inquietante presenza della morte (vedi la scomparsa del suo allievo e del padre di Bubi), e ancora la molto attuale dissertazione
sull’essere padre, sul
significato della procreazione, sull’avere figli naturali o adottivi. Non mancano spunti di riflessione personale e
i lettori delle Biblioteche, attraverso un’attenta analisi del testo hanno dato prova di cogliere tutte queste sfumature. Con le nostre domande abbiamo
denudato lo scrittore (ecco lo scopo di questi incontri!) e abbiamo scoperto che
Santagata ama Bruce Springsteen, da giovane dipingeva, che ha quattro figli e si piace più ora che assomiglia al “
vecchierel canuto e stanco”.
Sul finale di questa serata, avrebbe potuto aprirsi una bella
querelle sul potere che la letteratura ha di correlare stati emozionali e quotidianità: è il
Presidente del Pre.mio Paola Gagliarone a lanciare la sfida affermando che
forse la letteratura e la vita non comunicano poi tanto.
Santagata sorride e concorda con questa visione,
io trovo invece che proprio attraverso l’arte qualsiasi essa sia, abbiamo modo di elaborare una visione del nostro umano vivere, tentando quel
superamento dei vincoli esistenziali imposti dall’immanente, anelando al riconoscimento dei cambiamenti, al raggiungimento della sospirata maturità o equilibrio che dir si voglia.
Ecco che allora potrebbe sciogliersi quel dilemma filosofico ben riassunto nel titolo di questo libro:
l’amore in sé è ciò che abbiamo dentro oppure solo l’amore e niente altro? La profondità di visione dell’animo a cui ciascuno di noi può anelare attraverso la letteratura ci permette di dire che
è entrambe le cose e molto di più.