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BiblioLibro: un paese in guerra con se stesso II

America anno zero. C'era una volta l'America

Cronache dal libro di Lilli Gruber - Seconda parte

Lorena Carpentieri - Circolo Rispoli

La guerra appartiene alla nostra anima: è un’opera umana ed un orrore inumano, e un amore che nessun altro amore è riuscito a vincere.
James Hillman, Un terribile amore per la guerra, 2005

Capitolo XI La Mata Hari di Baghdad

Prima della Grande Guerra. Il boom dell’automobile aveva attirato a Detroit immigrati da tutto il mondo.
L’era dell’abbondanza coincise con l’inizio della crisi, alla fine degli anni Settanta (del secolo scorso).
Per Orlando Patterson, uno dei massimi esperti di problemi razioni, non bisogna confondere problemi razziali con problemi di classe. Non ha dubbi in merito: l’America di oggi è di fronte a una lotta di classe.
Da Detroit a Washington: secondo Paul Pillar, che conosce le operazioni della Cia in Iraq, per riprendersi alla Cia serviranno molto tempo e un cambiamento politico.

Capitolo XII Ocean in view !

Direzione, la costa del Pacifico e i nuovi orizzonti dell’America dove si inventa il futuro.”Ocean in view!” disse Clark, quando nel 1805 con Lewis arrivò al Pacifico, risalito il Missouri dalla sua confluenza con il Mississippi, a nord di San Louis, fino alle sue sorgenti.
Due secoli dopo, attraversare gli Stati Uniti è una questione di poche ore di volo. L’invenzione della velocità ha reso possibile lo sviluppo americano.
Jules Hirsh sostiene che le prime generazioni di americani hanno sviluppato il capacità di immagazzinare calori. Nell’obesità una componente di storia genetica.
Il regista Morgan Spurlock, che per la realizzazione del film-documentario Super Size Me (2004), è ingrassato di 11 chili in 30 giorni, mangiando solo Mac Donald, dice: “Questo Paese si fonda ormai sul consumo e sulla velocità, nessuno si siede più a tavola per un pranzo come si deve. Una vera e propria questione politica.”
A Portland,nella mecca dello Sport, il Nike Campus,c’è Tom Hartge.La sua ambizione è far correre il mondo, in Nike se possibile.”Siamo l’immagine di questo Paese: buttati e se sbagli, non devi far altro che riprovarci”.
Chiedo a John Irving,scrittore, che fa lotta libera: cosa c’entra con la scrittura? “Questione di strategia: il lettore, come l’avversario deve essere preso alla sprovvista”.

Capitolo XIII Il pianeta ha bisogno di aria

San Francisco è famosa per il suo microclima che alterna nebbia e tempeste di vento.
Il terremoto è rimasto nella memoria collettiva come una delle peggiori catastrofi naturali nella storia degli USA.
Solo l’uragano Katrina a New Orleans sta alla pari.
Nell’America conformista degli anni ‘60 e ’70 del 1900 San Francisco è stata il rifugio della controcultura.
Al Gore presenta il suo film-documentario “Una scomoda verità”:”I cambiamenti climatici sono di gran lunga il pericolo maggiore che il Pianeta deve affrontare”.
Gli Usa sono il Paese che produce più anidride carbonica al mondo. Seguiti da Cina e India, ma Bush non firmò il Protocollo di Kyoto.
L’oro nero al centro del sistema che coniuga potere e denaro.

Capitolo XIV Oggi marciamo e domani voteremo

Gli Usa devono affrontare il problema di 12 milioni di clandestini, perlopiù dall’America, specie dal Messico.
Secondo George Lakoff,autore del libro “Non pensare all’elefante”,il dibattito politico può seguire l’uno l’altro di due modelli psicologici basati sulla figura della famiglia. Per i conservatori, il padre è il Governo, i figli i cittadini; i liberal sono i genitori premurosi, i progressisti lassisti.
Per il rabbino Lerner “L’unico modo per tenere la religione fuori dalla sfera pubblica è difendere una serie di valori universali, che puoi condividere anche senza Dio.
Le loro analisi sono indispensabili per gettare un ponte tra la politica e la società che negli ultimi anni affronta una profonda metamorfosi.

Capitolo XV Futuro.com.

Nella baia di San Francisco, hi-tech e spirito innovativo si coniugano per rispondere alle sfide di oggi. La Silicon Valley da 30 anni il cuore della ricerca tecnologica.
Per Marina Gorbis, dell’Istitute for the future, la società va urbanizzandosi senza sosta.L’Internet libero è il blog.
Per Diego Piacentini di Amazon, Internet è un luogo di democrazia, presente e futura, associato a un modello economico che funziona. Il blog più elaborato è una Tv. Dice: “In Europa poca voglia di mettersi in gioco” e “Gli Usa non sono più al centro dell’economia mondiale”.

Capitolo XVI La fabbrica dei sogni e degli incubi

Los Angeles, da cent’anni Hollywood racconta l’America.
La mecca del cinema è nata per caso. Grazie alle immagini si potevano creare miti e suggestioni. Dalla fabbrica dei sogni, nacque l’immaginario di massa.
In una intervista sul giornale, afferma George Clooney: “Il cinema è un riflesso della società, non la orienta”.
In USA la commistione tra informazione e spettacolo ha fatto sorgere dubbi sulla capacità critica della TV.
Di notte, L.A. è una disperata “città dei senzatetto”.

Capitolo XVII Strip

Specchietto per le allodole e frantumatrice di sogni, L.A.
Ray Bradbury è stato uno dei primi a portare gli uomini su Marte o a farli sprofondare nella tirannide moderna.
Dice:“I film li ho visti tutti. La mia vita è piena di metafore. La gente non sogna abbastanza. Io invece sì. Non scrivo fantascienza. Racconti inventati, che diventano successi.
La beautiful people è ossessionata dalle apparenze. Come disse Susan Sarandon a N.Y. all’industria del cinema interessa controllare chili e rughe di troppo.
Per il chirurgo plastico Renato Calabria “E’ colpa del media che danno un’immagine della realtà distorta”.

Capitolo XVIII Restare neri e morire

La tragedia di New Orleans, ferita dall’uragano Katrina, riassume tutti i grandi nodi dell’America di oggi:i rischi del riscaldamento globale, l’integrazione dei neri nella società, l’amplificarsi delle disuguaglianze economiche e l’incompetenza dell’attuale amministrazione.
L’uragano ha mostrato il “re nudo” (il Presidente Bush).
La melma ha fatto marcire tutte le cose. E le vite. Ladri e malfattori se ne sono andati. “La gente è morta perché sono stati commessi errori” (rapporto di Raymond Seed).
Col volto ancora sfigurato, la capitale del jazz è un miscuglio di desolazione e voglia di ricominciare.

Capitolo XIXIl potere ha un cuore arido

Di nuovo a Washington, dopo 10 settimane di viaggio e dieci città attraversate e decine di persone incontrate.
Centro del potere politico con Casa Bianca e Congresso, giudiziario con Corte Suprema, e la stampa, il ”quarto potere”(Watergate),capitale del lobbying,della difesa.
Le decisioni che vengono prese in queste stanze dei bottoni si riflettono sul destino di tutto il Pianeta.
Gli americani sono patriottici, non militaristi.
La potenza e l’influenza dei centri di studi, i think tanks, legati allo Stato per analisi e ricerche, ne fanno una città unica, centro di un Paese obnubilato dall’11 settembre.
Ma i principi fondatori del Paese sono ancora forti e il rinnovamento verrà dal popolo. Eppure a Washington sono al lavoro forze contrarie a ogni tipo di rinnovamento. Nel Paese della libertà di parola, alcuni argomenti sono forse ancora tabù.

Capitolo XX L’Asse del Bene

Fukuyama:“A meno di una pesante crisi economica, nessun Paese può sfidare gli Stati Uniti”(Cina e India).
“Ma la cosa più inquietanti nella nostra reltà sociale è l’aggravarsi delle disuguaglianze”. C’è anche un risvolto “ideologico” della crisi.
Se il Welfare è sempre più avaro, risposte e sviluppi positivi sembrano venire dal settore privato.
Dichiarano Kerry Kennedy (figlia di Bob): “Io vorrei che l’America tornasse quello che era, con la sua autorità morale” e Curtis Sittenfeld “Non cowboy,nuove frontiere”

Epilogo Le due tentazioni dell’ America

Lewis si suicida a 35 anni; Clark si costruisce una vita.
“Noi, Popolo degli Stati Uniti, allo Scopo di realizzare una più perfetta Unione, stabilire la Giustizia, garantire la Tranquillità interna, provvedere per la difesa comune, promuovere il Benessere generale ed assicurare le Benedizioni della libertà a noi stessi e ai nostri posteri ordiniamo e stabiliamo questa Costituzione degli Stati Uniti d’America.”
Gli Stati Uniti e l’Europa sono e lo saranno per molto tempo il motore economico e intellettuale del mondo.
Gli immigrati europei per prima cosa in America vedevano la Statua della Libertà, anch’essa un immigrata, nata in Francia nel 1886.
Dai versi di una poetessa ebrea newyorkese Emma Lazarus:
“Datemi le vostre stanche, povere
Moltitudini affrante in cerca di respiro,
I derelitti che le vostre rive brulicanti hanno rifiutato.
Datemi coloro che non hanno un rifugio nella tempesta.
La mia torcia è levata accanto alla porta d’oro.” 

venerdì, 19 gen 2007 Ore. 16.20
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