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BiblioCinema: Bach a Venezia 64. Anteprima

 

Il silenzio prima della musica

di Livia Bidoli

"Dieu peut remercier Bach, parce que Bach est la preuve de l'existence de Dieu" Emil Cioran

Una sequenza di note su un foglio diviso in cinque righe, spartito poco prima col pennino a cinque punte nello studio di Bach. Una stanza vuota, completamente bianca e agorafobica accoglie lo spettatore nell’assenza di note. Il pensiero si dispone fisso ad osservare un piano elettrico, una specie di carillon senza coda, che suona proprio Bach. Tutto il film è intorno alla musica di Bach che sostiene e sottende ad un dialogo tra sconosciuti, tutti parlano ma nessuno dice niente, se non a tratti, sulla musica e sulle idee sulla musica. “La quiete prima di Bach” di Cioran si scopre essere quel luogo dove si è sviluppata questa essenzialità, questa percezione dell’imprenscindibile necessità della musica di Bach.

Le parole rincorrono scene di tanti personaggi che si avvicinano, per un motivo o per l’altro all’essenza di Bach, che è poi l’essenza della musica per Poprtabella come per Cioran: “Bach per me è un dio. Non riesco a concepire che ci siano persone che non capiscono Bach, eppure ce ne sono. Io credo che la musica sia veramente l'unica arte capace di creare una complicità profonda tra due esseri umani. Chi non è sensibile alla musica soffre di una infermità enorme. E' impensabile che qualcuno possa essere insensibile a Schumann e Bach” (da un’intervista a Cioran. L'opera di Cioran è edita da Adelphi, questo passaggio è tratto da "Un apolide metafisico - conversazioni", Piccola Biblioteca Adelphi).

Una scorsa a volo sui protagonisti del film che pullulano ci fa rendere conto che non esiste una voce che risuona in modo evidentemente più alto, oltre la musica. I due camionisti che ascoltano Bach, il macellaio che incarta la carne con lo spartito della Passione secondo Matteo che il giovane Mendelssohn ritrova (interpretato da Daniel Ligorio), i violoncellisti nella metro. L’unica esaltazione si nota con Christian Brembeck nella veste di Bach, che fa da contraltare ai figli presto compositori a seguire il padre.

Le Variazioni Goldberg, tra tutte, sono le presenze più possenti nelle loro fughe calibratissime nel cielo di Dresda, città sofferente e inutilmente bombardata dalla RAF britannica nel febbraio 1945 (cfr. Paolo Deotto) quando le sorti della seconda guerra mondiale erano ormai segnate (aprile ’45 ufficialmente). In questa città ricostruita si aggira una lontana parente di Bach (il ramo femminile è l’unico non estinto) e l’anziano signore che con la sua parrucca guida i turisti alla scoperta del Cantore. Bach,  Kantor a Lipsia, è l’artigiano del suono di Dio, la sua è una missione sacrale sebbene il nome di cantata sacra tedesca appartenga all’universo novecentesco ed è completamente estranea a Bach. Interprete della musica di Dio, la sua arte cembalistica od organistica, lo rende interprete dei suoni dell’invisibile, della trascendenza del sublime, assoluta e frammentaria, dell’infinito, preludio alla Sehnsucht di romantica matrice. 

Il film Die Stille vor Bach (Il silenzio prima di Bach) è stato selezionato alla 64. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Orizzonti e sarà proiettato il 6 settembre in Sala Grande.

Scheda film
“Die Stille vor Bach” di Pere Portabella
Spagna, 2007 – 35mm, colore, 102’
Aspect Ratio 1.85 : 1 – Dolby Stereo 5.1
v.o. spagnolo, tedesco e italiano.

Pere Portabella
Nasce a Figueres, Girona, nel 1927. La famiglia si trasferisce presto a Barcellona, e dopo il Liceo lo manda a Madrid per studiare Scienze chimiche. Lasciata l’Università, entra in contatto con i gruppi artistici Dau al set ed El Paso. Negli anni ’50 inizia a lavorare nel mondo del cinema, e con la sua società Films 59 produce Los golfos di Carlos Saura (1959) e El Cochecito di Marco Ferreri (1960). Nel 1961, la Palma d’Oro a Viridiana di Luis Buñuel (di cui è produttore) gli costa l’ostracismo del regime franchista. Ripara in Italia, dove scrive Il momento della verità di Francesco Rosi. Tornato in Spagna, alla fine degli anni ’60 intrattiene rapporti con la Escola de Barcelona, e – spinto dal poeta Joan Brossa – passa dietro la macchina da presa: opere come Nocturn 29 (1968), Vampir Cuadeduc (1970) e Umbracle (1971), lo impongono tra gli sguardi più originali del cinema underground e d’avanguardia. Dopo una lunga parentesi di militanza politica, che l’ha visto ricoprire le cariche di deputato al Parlamento de Cataluña, e di senatore al Parlamento madrileno dal 1980 al 1984, torna alla regia con Pont de Varsòvia (1989), e nel 1997 produce Tren de sombras di José Luís Guerín.
Il 26 settembre al MOMA di New York si terrà una retrospettiva completa su  Pere Portabella

Riferimenti

Emil Cioran edito da Adelphi
Un apolide metafisico; Quaderni; Al culmine della disperazione; Sommario di decomposizione; 
La caduta nel tempo; Sillogismi dell’amarezza; Lacrime e santi; Esercizi di ammirazione;
Il funesto demiurgo; La tentazione di esistere; Storia e utopia; Squartamento 

Bombardamento di Dresda
Comando Bombardieri, di Giorgio Bonacina, Longanesi, Milano, 1983
Apocalisse a Dresda, di David Irving, Mondadori, Milano, 1965
La lotta per l'Europa, di Chester Wilmot, Mondadori, Milano, 1965
Germania Kaputt, di Sven Hassel, Longanesi, Milano

.. und ist Christi Reich ein hör Reich, nicht ein sehe Reich..."
... ed il regno di Cristo è un regno di suoni, non un regno visibile...
Martin Luther, Sermone di Meresbourg, 1545

Categoria: BiblioCinema
venerdì, 24 ago 2007 Ore. 10.40
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