Col passare del tempo è naturale che
nelle aziende si creino nuove procedure, si risolvano problemi, si
trovino soluzioni, si prendano decisioni per i processi organizzativi,
ma non è raro che in alcune il tracciamento delle novità e delle
modifiche non sia previsto o sia disorganizzato. In particolare, le
decisioni on the go sono le più rischiose per la salute
organizzativa dell’azienda dato che talvolta nascono senza aver
analizzato il pregresso e prendono vita e si tramandano verbalmente,
spesso solo tra i pochi presenti all’evento.
Soffermiamoci
a pensare alla nostra situazione per iniziare a inquadrare a che
livello di organizzazione dei dati realmente siamo: quali sono
le informazioni disponibili? Dove sono conservate? Le sto sfruttando in
maniera proficua? Le perdo man mano che passa il tempo e le cose si
evolvono?
Dobbiamo raccogliere e organizzare le informazioni affiché siano utili e gestibili!
In
base alla quantità di dati da elaborare il processo complessivo di
gestione delle informazioni può essere relativamente lento. Possiamo
suddividerlo in più step o, se vogliamo, livelli di conoscenza:
- Dati: fatti e osservazioni.
All’inizio i dati sono frammentari o disorganizzati; c’è da valutare
chi ne detiene la conoscenza e quali siano gli argomenti. Valutiamo
quindi se sono già esistenti delle procedure interne, dei manuali (anche
in bozza o obsoleti), delle informazioni note a parte del personale,
degli appunti sparsi, della documentazione riservata e/o pubblica, quali
infrastrutture sono in uso in azienda, se esiste un elenco di soluzioni
in uso da parte dei tecnici, dei nominativi, riferimenti, contatti per
le nostre attività, e molto altro ancora… Dobbiamo raccogliere tutto ciò
che non è inquadrato in un contesto e tutto ciò che potrebbe diventare
tracciabile in seguito.
- Informazioni: organizziamo i dati. Abbiamo
raccolto i nostri dati frammentari e ora dobbiamo organizzarli in
maniera ragionata. Archiviamoli, ordiniamoli, indicizziamoli,
registriamoli.Diversi tipi di software possono aiutarci per ogni tipo di
dato da tracciare. Alcuni esempi possono essere i software per Help
Desk con sistemi di knowledge base, gli ERP (Enterprise resource planning) per gestire produzione e approvigionamento tenendo insieme le informazioni su clienti e fornitori; i CMS (Content management system) per la gestione documentale condivisa, i CRM (Customer relationship management) per la gestione estesa dei contatti, i CASE (Computer-aided software engineering) per la gestione del lifecycle del software.
- Conoscenza: le informazioni applicate alla pratica. Dopo
aver raccolto e organizzato le informazioni, queste sono state
suddivise e registrate. Da questo momento in poi è necessario che il
lavoro fatto non venga “riposto in un cassetto” e dimenticato. La
conoscenza è data dalla messa in pratica di quanto è in nostro possesso a
livello di informazione. Dobbiamo elaborare le informazioni e
applicarle alla pratica, tenendo a mente che tutte le nuove conoscenze
sono comunque da tracciare, per registrare i cambiamenti e i nuovi dati
acquisiti.
- Saggezza: esperienza e intuizione ne sono i cardini. La
saggezza è immateriale. A differenza dei nostri libri e hard disk essa è
intangibile. Ma la saggezza è il giudizio, la capacità di aumentare
l’efficienza affinché le cose diventino efficaci. Essa aggiunge valore
ed è unica e personale. La saggezza è l’esperienza accompagna la
conoscenza e ci permette di fare le scelte migliori.
Continua a leggere il mio articolo su Techeconomy.it: Knowledge management: dai dati alla saggezza