Il Tractatus Coislinianus – Testo greco integrale
Il codice Coislinianus 120 della Biblioteca Nazionale di Parigi è un manoscritto bizantino, anonimo, del X secolo d.C.; insieme ad altri testi esso contiene anche, fol. 248v-249v, il cosiddetto Tractatus coislinianus, una sintesi schematica sul genere teatrale della commedia e sul comico, di cui si mostrano i meccanismi e le caratteristiche.
Il Trattato mostra con ogni evidenza di essere in relazione con la Poetica di Aristotele, e in particolare con il misterioso Secondo libro della Poetica, a noi non pervenuto, o forse mai scritto da Aristotele.
E’ dunque un’epitome del Secondo libro della Poetica, e pertanto in grado di farci intravedere un’ombra di quest’opera fantomatica? E’ stata scritta da un allievo di Aristotele, da un suo imitatore, da un compilatore di epoca bizantina?
Seguendo Richard Janko, ecco alcuni dei molti interrogativi che il Trattato coisliniano pone: “è una compilazione, un’epitome, o un’epitome di una compilazione?
Che relazione ha con alcuni brani molto simili dei Prolegomena de comoedia? Questi ultimi sono riespansioni bizantine del Tractatus, come generalmente si ritiene, o sono estratti da una sua fonte più completa?
Quanto alla datazione, è un testo di origine tutta bizantina, o peripatetica, o di entrambe?
Se ha origine peripatetica, si collega, come è stato suggerito, al nome di Andronico di Rodi (I sec. a.C.)? O di Teofrasto? O di Aristotele stesso, e in particolare al secondo libro della Poetica?” (R. Janko, Aristotle on Comedy: Towards a Reconstruction of Poetics II, prima ed. 1984, pag. 4 – traduzione mia).
Di seguito si propone il testo greco integrale del Tractatus coislinianus, tratto da Scholia Graeca in Aristophanem, a cura di F. Dübner, pp. xxvi-xxvii, Didot, Parigi, 1842.
In ultimo ho pubblicato una pagina del manoscritto originale presente alla Nazionale di Parigi, riprodotta nel testo citato di Janko.
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Alcuni concetti salienti del trattato – rimando a una mia prossima traduzione integrale del Coisliniano:
Il Tractatus si mostra largamente influenzato da Aristotele nella sua definizione della commedia (cfr. la definizione che Aristotele dà della tragedia in Poetica 1449b 24):
“La commedia è un’imitazione di un’azione ridicola e imperfetta, di sufficiente lunghezza… (presentata) da individui che recitano, e non in forma narrativa; che realizza attraverso il piacere e il riso la purgazione di simili sentimenti”.
Le fonti del riso sono il linguaggio (facezie, omonimie) ed il contenuto del testo (inganno, sorpresa, equivoco); i personaggi della commedia sono per lo più buffoni, personaggi ironici ed imbroglioni, ed il linguaggio è comune e popolare. Le parti della commedia sono: prologo, canto corale, episodio ed esodo.
Le righe finali, riportate più in basso, affermano che il genere è diviso in “Commedia antica”, “Commedia di mezzo” e “Commedia Nuova”: “Delle commedie l'Antica è quella piena di elemento scherzoso; la nuova è quella che rigetta questo elemento ed è incline a quello serio; la media è quella mista di ambedue”.
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Il testo fornito dall’edizione Dübner – e prima ancora da quella Cramer, lo scopritore del codice Coisliniano – si chiude senza riportare il periodo che segue, presente invece nelle edizioni di G. Kaibel (Comicorum Graecorum Fragmenta) e di Janko.
Nel brano si distingue la commedia in antica, di mezzo e nuova. Questa ben nota tripartizione è estranea a ciò che conosciamo delle opere di Aristotele, e, secondo la tradizione, risale ai grammatici alessandrini (Aristotele accenna solo brevemente, in Etica Nic. 1128a 22-25, a "commedie antiche" e "nuove"; l'aggettivo che usa per "nuova" èe nonche sarà poi quello usuale per indicare la fase più recente della commedia greca).