C. C. Coulter - Boccaccio and the cassinese manuscripts of the Laurentian library
Classical philology, vol. XLIII, 1948.
Ottimo saggio sul ruolo di Boccaccio nella riscoperta di alcuni autori classici (Apuleio, Tacito...). Riferimenti alla sua visita all'abbazia di Montecassino. Testo inglese integrale.
A pag. 224 c’è un riferimento al possesso da parte del notaio Simone della Tenca di Arezzo (ser Simone d’Arezzo) di un codice contenente il De deo Socratis di Apuleio ("Ac Appolegium - ossia Apuleio -, de deo Socratis, cum epistolis Plinii in uno volumine"). Il saggio di Pasqui citato in nota ("La biblioteca d'un notaro aretino del secolo XIV") che ne parla è diponibile per il download su http://www.esnips.com/web/materialididattici
Premetto al saggio inglese “La biblioteca di Boccaccio”, un testo che contiene interessanti informazioni sulla composizione e la sorte postuma dei libri appartenuti a Boccaccio. Si tratta di un inserto, presumibilmente a cura redazionale, presente in LIE, Letteratura italiana Einaudi, volume 2, edizione La Biblioteca di Repubblica - L’Espresso, 2007.
Digitalizzazione a cura mia.
Ho fatto due piccole aggiunte, dove vengono menzionati i codici di Marziale e Terenzio.
La biblioteca del Boccaccio
Instancabile raccoglitore e trascrittore di manoscritti, Boccaccio lasciò, al momento della morte, una cospicua biblioteca, comprendente testi di varia natura: classici, opere in volgare, trattati filosofici e scientifici, traduzioni.
Le vicende della biblioteca appartenuta a Boccaccio sono ricostruite in un importante studio di Antonia Mazza (L’inventario della “Parva Libraria” di Santo Spirito e la biblioteca di Boccaccio, in “Italia Medioevale e Umanistica”, IX, 1966, pp. 1-74), dal quale sono desunte le informazioni che seguono.
Nel suo testamento (28 agosto 1374), il certaldese dispose che “omnes suos libros” venissero lasciati in eredità a fra Martino da Signa, e che alla morte di costui fossero trasferiti nella biblioteca del convento agostiniano di Santo Spirito, a Firenze. Nel convento, secondo la volontà del Boccaccio, i libri sarebbero dovuti “perpetuo manere”, custoditi in un apposito armadio (“mitti in quodam armario”) e inventariati (“facere inventarium de dictis libris”).
Degli “omnes libros” lasciati a Martino da Signa non fanno parte, si deve precisare, i libri in volgare, che passarono, dopo una contesa giudiziaria, agli esecutori testamentari di Boccaccio (tra cui Iacopo, il fratello).
Alla morte di fra Martino (1387) i libri, come il testatore aveva disposto, entrarono a far parte della biblioteca di Santo Spirito, in una sezione, la parva libraria, formata da libri di consultazione meno frequente e destinati, eventualmente, al prestito.
Quanto all’inventarium, quello che a noi rimane è piuttosto tardo, del 1451, e include anche libri che sicuramente non appartennero a Boccaccio.
Alla sistemazione fisica dei volumi sembra invece che abbia provveduto Niccolò Niccoli (1365-1437), che – come ricorda Vespasiano da Bisticci (1421-1498) nelle Vite di uomini illustri del secolo XV – fece costruire una libreria nel convento e “facevi mettere i libri del Boccaccio, acciocché non si perdessino”.
E’ possibile seguire la sorte dei libri appartenuti a Boccaccio fino al XVI secolo: al di là di questo termine le notizie si fanno più oscure e frammentarie. Certo è che il nucleo maggiore di quei libri, non sappiamo bene quando e per quale motivo, uscì dal convento e si disperse in varie biblioteche fiorentine.
Grazie all’inventario redatto, come si diceva, nel 1451 (manoscritto Laur. Ashb. 1897, ff. 37v-41r), molti dei codici appartenuti all’autore del Decameron sono stati identificati.
Tra autori classici e medievali, la biblioteca di Boccaccio, la cui consistenza poteva ammontare a una ottantina di codici, rivela una cultura assai varia e composita, che tra gli antichi, ad esempio, spazia da Aristotele (di cui Boccaccio trascrive l’Etica Nicomachea con il commento di san Tommaso: Milano, Biblioteca Ambrosiana, A 204 inf.) ad Apuleio (Laur. 54 32, autografo), da Euripide (Laur. S. Marco 226) a Tacito e Marziale, da Varrone e Cicerone (Laur. 51 10) a Stazio (Laur. 38 6, autografo) e Terenzio (Laur. 38 17, autografo).
Ecco il brano del testamento di Boccaccio in cui si dispone dei libri (pubblicato in Corazzini, Le lettere Edite e Inedite di Messer Giovanni Boccaccio, pp. 425):
‘Item reliquit venerabili fratri Martino de Signa, Magistro in sacra theologia, conventus Sancti Spiritus Ordinis heremitarum Sancti Augustini, omnes suos libros, excepto Breviario dicti testatoris, cum ista condictione, quod dictus Magister Martinus possit uti dictis libris, et de eis exhibere copiam cui voluerit, donec vixerit, ad hoc ut ipse teneatur rogare Deum pro anima dicti testatoris, et tempore suae mortis debeat consignare dictos libros conventui fratrum Sancti Spiritus, sine aliqua diminutione, et debeant micti in quodam armario dicti loci et ibidem debeant perpetuo remanere ad hoc ut quilibet de dicto conventu posit legere et studere super dictis libris, et ibi scribi facere modum et formam presentis testamenti et facere inventarium de dictis libris.’