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Recensione di “A bruciarmi è stato il sole” di Calixthe Beyala


 
Premio Internazionale
Recensione di “A bruciarmi è stato il sole” di Calixthe Beyala

Camerun, anni ottanta, Akeba è una giovane donna dalla pelle “nera e bellissima” che vive in una bidonville. Cresciuta da Ada, che non è sua madre, perché Betty l’ha abbandonata bambina.
La vita è durissima.

Si consumano rapporti violenti, tribali, nelle famiglie, tra gli uomini e le donne c’è qualcosa di cannibalesco, di atavico. Gli uni obbligano le altre in ginocchio, sempre.  Perché “così vogliono la luna, il sole, le stelle..A meno di risalire il mare. Ma il mare non c’è più”.

Non se ne esce. E chi ne vuole uscire, paga. Betty, Irene, donne dal destino segnato. Da quell’insopprimibile “bisogno di essere altrove”. Akeba ha qualcosa di ognuna di loro, lei che “urta ovunque contro gli scogli della tradizione”.

E’ un inferno, il Q.G., il Quartier generale. Akeba vi sopravvive, sperando in un futuro in cui cambi tutto. Come fare? “Fermare il tempo. Risalire la vita. Cambiarne il quadro”.
Non per ora. Ad oggi “la catena non si è mai spezzata” come dice Ada, la catena femminile che sostiene suo malgrado la prevaricazione maschile. Ma verrà un giorno in cui “il passato tornerà e la donna addossata al suo albero appallottolerà il presente e lo getterà nel fiume degli abomini”.

Quelle che oggi sono vittime, le donne, “un giorno il paese apparterrà a loro”.Lei ne è consapevole. “Lei era Akeba e tutte le donne erano lei” .
Asciutte, aspre, le parole della Beyala: sparano.

Sforacchiano i veli dei nostri luoghi comuni sull’Africa, il post colonialismo, la condizione femminile. Il libro è dedicato ad Assese, una donna “il cui silenzio ha saputo parlarmi così bene”.
“Se le parole sono chiavi, il silenzio è un grimaldello”, scriveva Gesualdo Bufalino.

Il Q.G., trasudante miseria e disperazione, mi ricorda il “Rif” del Marocco de “Il pane nudo” . Lo raccontò anni fa Mohamed Choukri, voce d’uomo in difesa di donne senza lacrime.
Qui, in difesa di Akeba c’è l’ Io narrante, lo spirito, l’anima. “io che tutti calpestano e nessuno mi ascolta”.

Invisibile, vede tutto, una sorta di steady-cam, ovunque, tra le “stradicciole maleodoranti”, le case e le stanze. Gli anfratti, le lenzuola. A cogliere i primissimi piani dei personaggi, i loro pensieri più reconditi. Purissimi e sordidi. La quotidianità è fatta anche di questo: un pasto, un amplesso, un funerale, un rito d’iniziazione, un abbordaggio, un aborto, un sogno.

Stile telegrafico, anzi fotografico per la crudezza e scabrosità delle tematiche, la forza espressiva delle parole.Il rigo si frammenta, incalza. Paratassi estrema.
In una parola, questo romanzo è uno schiaffo in pieno viso.

Lorena Carpentieri – Circolo Rispoli 

BEYALA Calixthe
A bruciarmi è stato il sole
Milano, EDIZIONI EPOCHÉ, 2005, 160 p.
venerdì, 07 lug 2006 Ore. 18.44

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