Pudore: il corpo dell’animadi Livia BidoliIncontro con
Andrea Tagliapietra
Pre.mio Biblioteche sezione saggistica
“La forza del pudore. Per una Filosofia dell’Incofessabile”
Mercoledì 8 novembre 2006 Biblioteca Villa Leopardi
Massimo Onofri, docente di Letteratura Italiana all’Università di Sassari ci introduce all’incontro con il
filosofo e docente di Storia delle Idee all’Università Vita-Salute San Raffele di Milano, esprimendosi così: “
Andrea Tagliapietra è un filosofo continentale (gli analitici sono i cosiddetti filosofi che invece si rifanno alle scienze come unica argomentazione valida per sostenere le loro ricerche epistemologiche, questo in breve). Tagliapietra infatti utilizza i mezzi della
psicologia, l’antropologia, la letteratura, l’arte, ossia le scienze umane per ricavare un senso alla sua
ricerca, prima di tutto
storica, delle origini delle Idee.“ Lui stesso si definisce storico delle idee indagando la vita come esperienza prima di tutto.
Tagliapietra ha studiato insieme ad uno dei massimi filosofi contemporanei,
Emanuele Severino, su cui ha formato la sua
impostazione ontologica, proseguendo poi gli studi secondo interessi sostenuti nei due libri precedenti,
la trilogia di cui fa parte “La forza del pudore”. Il primo lavoro è “
La metafora dello specchio” (Feltrinelli, 1991), centrando il tiro sull’oggetto metafora per antonomasia della riflessione e trattando il filosofo come un personaggio e la filosofia come teatro della verità (cfr. con il teatro cartesiano). Gli altri due libri sono “
La filosofia della bugia” e “
La virtù crudele” (sulla verità appunto, Einaudi, 2003, Premio Viareggio-Rèpaci per la saggistica 2004).
L’altro grande ispiratore di Tagliapietra è stato
Umberto Galimberti, che ha dedicato al pudore un capitolo nel suo “
Le cose dell’amore” (Feltrinelli, 2004), ambedue concordano in particolare sull’aspetto omologante della mancanza di pudore, sia nell’amore che nella vita sociale di questa
società dell’”urlo continuo e inveterato“, dove tutto perde la sua essenza in un’esplosione che
manca di autenticità. Galimberti ha un’impostazione diversa, da psicoanalista junghiano nelle sue ricerche sul rapporto con la verità dell’umano, e che convergono su quel grande opus magna rappresentata da “
Psiche e Techné”(Feltrinelli, 1999), dedicata a Emanuele Severino.
Il rapporto tra il pudore e l’individuo moderno è prima di tutto
una relazione con il segreto della sue essenza. Questo
segreto è l’unico in grado di conservare intatta la nostra identità. Riverlarsi completamente come afferma
Michel Foucault, ci trasforma in una “
bestia da confessione”, senza dire nulla di noi. La stessa pretesa della civiltà contemporanea di dire tutto racchiude il suo limite, perché il linguaggio di per se stesso non ne è capace e, come dichiara
Wittgenstein “
Su ciò di cui non è possibile parlare bisogna tacere”.
Il pudore piuttosto si presenta come una
risorsa cui attingere per liberarsi dalle prescrizioni degli stili di vita, come il
Bartleby di Melville (Bartleby the Scrivener, 1853, trad. it. Bartleby lo scrivano, Feltrinelli, 1991) che alle domande insistenti ed invasive risponde “
I prefer not”, “
preferisco di no”, ovvero
preferisco non rispondere, celandosi dietro questa elusiva risposta negativa. Questa
ellissi della risposta rappresenta invero la
pluralità delle voci della verità, che non è mai unica e di cui non si può pretendere una risposta univoca perché ha tante facce, quante le persone coinvolte nell’azione (cfr. “I dialoghi” di Platone).
Il caso dibatutto da Kant e Benjamin Constant in pieno Illuminismo verte intorno al quesito se è meglio salvare un amico dicendo una menzogna o consegnarlo ai suoi esecutori per dire la verità. Il
pudore in questo caso sarebbe
la zona d’ombra, quella che si dibatte tra verità e menzogna, quella zona
opaca che permette ancora di non rispondere, di liberarsi dal quesito morale della ragione facendo
un passo indietro verso la verità ineffabile di noi stessi.
Una nota particolare va alla
gestazione di questo libro, "
procreato" contemporaneamente alla gestazione della vita di un bambino,
il figlio di Tagliapietra, primo dedicatario e lettore futuro di un libro che ha seguito, anche nel suo farsi,
il pudore dell'amore, motore della creatività,
materna, paterna, epistemologica.