BLOG dei CIRCOLI DI LETTURA


PRE.MIO Biblioteche di Roma. Il premio dei lettori
Statistiche
  • Views Home Page: 25.472
  • Views Posts: 505.290
  • Views Gallerie: 40.400
  • n° Posts: 687
  • n° Commenti: 382

BiblioPremio2007: il groviglio vertiginoso di Ammanniti

Un vertiginoso groviglio

di Luciana Cianfanelli - Circolo Rispoli

Un romanzo lungo, cinquecento pagine, denso e incalzante, impegnativo, che, in un crescendo vertiginoso, accumula indizi e incrocia un groviglio intricatissimo di dati, eventi, invenzioni, in taluni casi sensazionalistiche e orrifiche, in altri fin troppo prevedibili e scontate.

Una piccola banda di poveri mascalzoni diseredati: violenza (tanta), sangue (ancora di più), botte da orbi (a non finire), in un ampliarsi gradualizzato della prospettiva, all’inizio tutta focalizzata sulla coppia protagonista Rino-Cristiano, padre-figlio (legati da un rapporto crudele e violento, ma anche teneramente affettuoso e simbiotico, di disperazione-amore) poi allargata ai due loro amici, Dino (sfigatissimo disperato senza speranza, segnato dalla tragica morte della figlia “per un tappo di shampoo casualmente ingoiato e dall’abbandono mai metabolizzato della moglie) e Corrado, detto “quattro formaggi” a causa della sua pizza prediletta, disadattato rifiutato da una società che ti stritola e ti incasella, tragico outsider che porta su di sé il peso di una tara pregressa (la meningite avuta da piccolo), massacratore-stupratore, che “pensa piano” e diventa poi la macchina infernale che agisce incarnando il momento estremo di tutta la storia: tutti e tre vittime e carnefici di un gioco (“il colpo della loro vita”: il progetto di svaligiare un bancomat) che non sapranno controllare. Una notte di pioggia ininterrotta e devastante e tuoni e lampi “come Dio comanda”, in uno scatenarsi apocalittico di tutti gli elementi, una notte da tregenda, la notte del colpo in banca, punto ineludibile di non ritorno: la notte in cui qualcuno verrà brutalmente massacrato da qualcun altro che ne uscirà segnato per sempre (impossibile non pensare all’ultimo capodanno dell’umanità di “Fango” dello stesso Ammaniti).

Un mix orripilante ed esplosivo che “ti prende e ti porta via”, in cui si resta come impigliati, annichiliti e quasi schiacciati da un senso di nausea-rigetto di fronte a una violenza senza limiti e così strabordante, a tratti percepita come gratuita, di troppo, che scopre il gioco, come quando, di notte, Rino obbliga il figlio ad uscire sotto la neve (suggestiva e fascinosa la rappresentazione iperreale di questo sconfinato non-luogo, un nord remoto, mentale, eppure probabile, nel quale la vicenda si svolge) per andare ad uccidere a colpi  di pistola – è la sua prima volta – il cane del proprietario del vicino mobilificio, che abbaia furiosamente e lo disturba. Il figlio (povero adolescente lungo ed esile tanto da parer uscito da un manga), inerme e docile, esegue: iperreale e surreale, gotico e noir, pamphlet e racconto filosofico, ma anche un gusto forse eccessivo del sensazionalismo, come nella rappresentazione fin troppo pulp della morte di Danilo: “Danilo sfondò di testa il parabrezza e volò oltre la fioriera, finendo di faccia contro una rastrelliera di biciclette…”, che sembra costruita apposta per generare stupore, opposizione, rifiuto.

E allora ci si domanda se la citazione così meticolosa e diligente, ragionieristica, dei segni inequivocabili di tanto vuoto squallore, la fedeltà che tutto, proprio tutto, registra di una umanità così degradata e delirante da apparire talvolta improbabile, non sia tanto in funzione della denuncia – come a prima vista potrebbe sembrare – del vuoto morale di una borghesia ottusa e meschina e di una classe media arrogante, amorale e presupponente, di un atto di accusa nei confronti di una società solo consumistica e arida (e torniamo ancora una volta a “Fango”), che tutto sacrifica in nome di uno status symbol apparente, o di un affresco spietato e insieme poetico e partecipe di una classe sociale che non sa essere neppure classe, disintegrata e lì per lì per implodere, quanto piuttosto, il gioco sottile ed elaborato, compiaciuto, di un abilissimo tessitore di trame, tutto incentrato sul tema forte e accattivante di un rapporto caldo, ad altissima tensione emotiva, quale quello tra Cristiano e Rino, soli e disperati contro tutto e contro tutti, contro il mondo, in una baracca lurida, con i materassi buttati per terra, il frigo perennemente vuoto, lattine di birra sparse dappertutto e piatti sbrecciati nell’acquaio che nessuno laverà: più che indizi, allora, tutto un mondo, uno spaccato a tutto tondo di debolezze, vizi e brutture tutte italiane, meschinità rivelatrici, qui di una viltà, là di una ferocia, che forse – più di altri elementi- forniscono una chiave di lettura fortemente connotata in senso moralistico (la più plausibile – mi sembra – ) di un modo che si vorrebbe altro e che si vorrebbe cambiare, in cui - tuttavia - qualcosa di importante, forse la cosa più importante, si salva: quel rapporto padre-figlio che, alla fine del romanzo, porterà Cristiano a una incondizionata dichiarazione d’amore nei confronti di suo padre:  “Mia madre è scappata e lui mi ha tirato su. Mio padre mi portava a pescare. Mio padre era un nazista ma era buono.”

E allora, pur con tutto il confondersi e l’intrecciarsi di piani e percorsi narrativi, di linguaggi e di effetti speciali, pur con tutti i  “troppo” di una mole tanto invadente ed eccessiva, mi viene da pensare che la storia riuscirà ad arrivare al cuore dei lettori e a farli riflettere.

Scheda libro

Pre.mio dei Lettori delle Biblioteche di Roma ed. V-2007 - Sezione Narrativa

Niccolò AMMANNITI - Come Dio comanda

Mondadori, Milano, 2006, 512 p., € 19,00 

lunedì, 21 mag 2007 Ore. 17.21

Messaggi collegati


Ora e Data
Copyright © 2002-2007 - Blogs 2.0
dotNetHell.it | Home Page Blogs
ASP.NET 2.0 Windows 2003