Riieccomi.
Un doveroso grazie a Giovanni che ha gentilmente inserito un rimando alla pagina della mia attività lavorativa nel suo blog.
Questo mi sprona a riflettere sul ruolo della pubblicità, non tanto quella televisiva fatta di immagini e programmazione attraverso il linguaggio, ma quella di informazione.
A ben pensare, internet è pubblicità al 100%, visto che la sua unica funzione è quella di rendere pubbliche e fruibili dal maggior numero di persone possibili, una serie di informazioni; siano esse commerciali, personali o senza alcun senso.
Dopo questa precisazione, appaiono allora un po' ridicoli quei siti che trasportano il tipico metodo televisivo dei "consigli per gli acquisti" su una piattaforma mediatica/pubblicitaria che nasce con caratteristiche opposte.
Eppure, anche qui nella rete, sembra che l'immagine e le belle parole trovino sempre più consenso, a discapito delle informazioni.
Internet non ha confini, e le grandi aziende hanno trovato in esso un modo per abbattere le distanze geografiche e si sono prefisse l'obbiettivo di attirare il maggior numero possibile di clienti presso i propri siti, tramite la promozione a suon di quattrini.
Di conseguenza, poi, visitando i loro siti c'è sempre una sezione "chi siamo" ricca di belle parole che esaltano la professionalità del gruppo, corredata di belle immagini di una mega sede centrale che non vedremo mai nella realtà e una serie di contatti e-mail: una sorta di lotteria in cui pescare sperando di arrivare dalla persona più qualificata a soddisfare le nostre esigenze.
Nulla da eccepire, se non che, purtroppo, pi capita sempre più spesso di trovare il salumiere sotto casa che ha il sito internet impostato tale e quale alla multinazionale, forse perchè chi l'ha realizzato li imposta tutti allo stesso modo, senza rendersi conto che non sta pubblicizzando una grande azioenda ma una persona e la sua professionalità.
Forse sbaglierò, ma io ci tengo alla mia dimensione di artigiano: una dimensione che non può mettersi in concorrenza con realtà più grandi, ma comunque esiste, al di fuori di una logica di profitto, sorretta anche dalla passione e dalla possibilità di sviluppare esperienze di lavoro.
Sono il primo a riconoscere di non poter competere, teoricamente, con un servizio offerto da strutture molto più organizzate, ma al contempo mi sento parte di un tessuto economico e sociale che ritengo importante e che vorrei non si disgregasse. Perché io, nel mio lavoro, insisto fintanto che il problema non è risolto, mentre le grosse aziende insistono fintanto che è vantaggioso economicamente.
E se storcete il naso perchè vi sembra troppo una frase promozionale, avete ragione: è pubblicità, ma non di un prodotto, non di un marchio, ma di una persona.