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Blog di un ingeformatico
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La Cura per il 2010

La “cura” per il 2010 dovrebbe rispecchiare il contenuto di questo libretto. I suoi due sottotitoli sono, in fondo, molto chiari: “Contro il potere degli inetti per una repubblica degli uguali” e “Un decalogo per ricominciare da zero”.

Questo anno è proprio un anno “zero”, il primo del nuovo decennio, e sarebbe auspicabile che le idee di miglioramento proposta da questo autore siano prese (perlomeno) in seria considerazione.

In fondo a questo post ho riportato queste 10 regole, ognuna con una breve descrizione, esattamente come riportato nel libro.

Nnon sono quindi scritte da me, ma non posso che condividerle in pieno. Non siamo mica circondati da “.ismi”?

Che non è l’estensione di un nuovo file, ma tutta una fin troppo nutrita serie di palle al piede che ci rallentano e che ci ostacolano: dal nepotismo al servilismo, dal favoritismo al clientelismo, dall’affarismo al maschilismo (o femminismo, a seconda del caso). E si potrebbe continuare ancora.

Queste “regole” non sono inventate di sana pianta dall’autore, anche se le ha ben adattate e mirate per la situazione italiana. Incredibilmente alcune esistono già nella Costituzione, oppure provengono persino dall’antica Grecia, come anche da altre nazioni più “evolute” di noi. Certo, tutto sta ad applicarle, a rompere l’immobilismo che pervade ogni settore della vita sociale, ad infrangere tabù e ad avere la forza di portarle avanti, con convizione e imperturbalità.

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Pur essendo l’autore un costituzionalista e un professore universitario (accoppiata micidiale), il suo stile di scrittura è molto piacevole, non freddo e asettico come ci si potrebbe aspettare.

Non si parte subito a spron battuto. Le prime 33 pagine sono forse le più importanti e direi anche imprescindibili per proseguire con la lettura dei 10 punti (che iniziano, infatti, da pagina 35).

Tracciano con notevole arguzia e spirito critico la situazione attuale. L’autore si basa su fatti concreti (che riporta esaustivamente) e fa impietosi confronti con quanto invece avviene nelle altre nazioni industrializzate.

Ognuno di questi punti riempie all’incirca una dozzina di pagine, e la loro lettura non deve essere per forza sequenziale. Volendo, dopo aver dato un’occhiata all’indice, si può balzare subito al punto su cui ci si trova subito d’accordo (è comunque difficile non essere d’accordo con l’autore su tutti e 10 i punti tracciati).

Personalmente sono partito quasi dal fondo, leggendo subito i punti 8 (“Favorire il ricambio della classe dirigente”) e 9 (“Impedire il governo degli inetti”) che, si badi bene, non si rivolgono solo alla politica, ma un po’ a tutto il mondo sociale ed economico che ci circonda.

 

Questo libro provoca anche un effetto direi benefico ai fine della presa di coscienza della propria vita vissuta.

Chi non ha mai provato sulla propria pelle l’ingiustizia nel lavoro, nella vita sociale, nel rapporto con le istituzioni e con i potenti? Come mai siamo governato da una gerontocrazia indistruttibile ed inerstirpabile? Come mai per fare carriera devo aspettare la morte naturale (o meno) del mio capo? Perchè quando voto un partito o un nome mi ritrovo poi in Parlamento tutt’altre facce?

Tra i dieci punti dell’autore mi permetterei di aggiungerne uno, specifico per i programmatori informatici (ma forse valido anche per altre categorie).

Perchè per poter lavorare in un grosso cliente finale (banca, assicurazione o società di telecomunicazioni, in genere le possibili destinazioni sono queste) devo essere prestato ad una società, che a sua volta mi presta ad un’altra società, che a sua volta....(ok ci siamo capiti)?

Perchè non posso lavorarci direttamente? Perchè devo ingrassare questi parassiti che “producono” stando comodamente seduti su poltrone in pelle con il cellulare attaccato all’orecchio tutto il giorno e trattano le persone come pacchetti postali (“ti mando Tizio da quel cliente, tu mi presti 6 mesi Caio che conosce Oracle e lo passo a quest’altro”, e via altre demenzialità)?

E perchè devo arrivare a lavorare 14 ore al giorno per riuscire a produrre così tanto da giustificare l’enorme esborso del cliente finale? (“Per te pago 1000 euro al giorno, oltre a programmare in 45 linguaggi, non è che mi fai anche servizio di sorveglianza notturna e mi ritiri la posta al mattino?”).

Ma se tu paghi per me 1000 euro al giorno, come mai io ne percepisco 150, lordi?

Che fine fanno gli altri? Si perdono come l’acqua nei nostri bucherellati acquedotti?

Già che ci sono aggiungerei anche “Sottrarre la RAI al controllo dei partiti”. Impresa impossibile? Chi lo sa.

 

Ok, mi sono lasciato un po’ prendere la mano, anzi le dita, ma questo libretto mi ha dato il là.

Certo, più che una cura da aspirina – per la nostra situazione politico/economica – servirebbe una cura da cavallo. Ma è già un primo passo diventarne pienamente consapevoli, sapere che non tutto è perduto, capire cosa fare e sapere di poterlo fare.

A questo ci aiuta questo libretto, la cui lettura raccomando senza riserve (considerando anche il prezzo più che accessibile – 14 euro).

Inoltre, a differenza di altri autori di libri Chiarelettere, il suo approccio nella scrittura non segue il diktat “Odio-Berlusconi-a-prescindere”, ed è invece assolutamente imparziale (grazie Ainis!).

 

La rilegatura è quella tipica di tutti i libri della Chiarelettere, ovvero carta grezza, copertina sottile e rilegatura flessibile. La revisione delle bozze è stata eccellente; non ho infatti riscontrato nessun refuso, nemmeno una virgola fuori posto.

 

Conclude il libro una ricca bibliografia di ben 7 pagine.

Ecco, sotto riportato, il “Decalogo”, come riportato nelle pagine conclusive.

 

 

Il decalogo

 

1. Disarmare le lobby

Contro il potere delle lobby serve disciplinare la liberta d’associazione, rendendo pubblici i nomi degli iscritti, stabilendo un regime di incompatibilità, demolendo la regola della cooptazione; e serve inoltre

una legge sui gruppi di pressione, cosi come serve azzerare con un colpo di spugna gli ordini professionali.

 

2. Rompere l’oligarchia di partiti e sindacati

Partiti e sindacati nuotano in una zona franca del diritto, nessuna regola giuridica ne garantisce la democrazia interna; serve perciò una legge contro il potere delle loro oligarchie, e per converso serve togliere i vincoli di legge per candidarsi alle elezioni.

 

3. Dare voce alle minoranze

Per restituire fiato alle energie penalizzate da una discriminazione di genere o di razza o di qualsiasi altra natura, per superare il pregiudizio che mortifica le qualità degli individui, servono azioni positive precedute da analisi statistiche, e che siano inoltre temporanee, irretroattive, flessibili e graduali.

 

4. Annullare i privilegi della nascita

Per superare le strettoie del nepotismo, per neutralizzare almeno in parte i privilegi della nascita, servono da un lato le imposte di successione; dall’altro lato, una penalità per chi concorra a ottenere la stessa posizione che hanno gia raggiunto i propri genitori.

 

5. Rifondare l’università sul merito

Per restituire all’università la propria autorità perduta bisogna inocularvi la linfa della meritocrazia; bisogna perciò abolire il valore legale del titolo di studio, liberalizzare gli stipendi dei docenti, mettere un voto in pagella ai professori.

 

6. Garantire l’equità dei concorsi

Contro i favoritismi, contro gli abusi che inquinano assunzioni e promozioni dei dipendenti pubblici, servono procedure garantite dal sorteggio dei commissari di concorso.

 

7. Neutralizzare i conflitti d’interesse

Per rompere gli interessi coalizzati e necessario dividere con un colpo d’accetta controllati e controllori, vietando ai primi di scegliersi i secondi, abolendo l’autodichiarazione, proibendo o scoraggiando le doppie poltrone.

 

8. Favorire il ricambio della classe dirigente

Se il potere e chiuso a chiave da un’oligarchia impermeabile al ricambio, se nella società politica cosi come nella società civile si moltiplicano le poltrone a vita, e necessario imporre la rotazione delle cariche (e delle

sedi) attraverso un limite assoluto di due mandati per ogni cittadino.

 

9. Impedire il governo degli inetti

L’ignoranza al potere si combatte reclamando un titolo di studio per chi si presenta a un’elezione, e reclamando inoltre precise competenze per chi ricopre ruoli di governo.

 

10. Promuovere il controllo democratico

Per accorciare la distanza fra governanti e governati serve un’iniezione di democrazia diretta, sia nella società politica, sia nella società civile; più in particolare, bisognerà introdurre la revoca degli eletti e generalizzare la

mozione di sfiducia, sia verso i presidenti delle assemblee parlamentari, sia verso i rettori, i dirigenti sindacali, i presidenti di qualunque circolo sociale.

 

 

 

e per chi, dopo questa lettura, fosse curioso di conoscere fisicamente l’autore, ecco una foto di Michele Ainis.

 

 

 

 

Insomma, un libro da leggere, che fa pensare (trattenete le eventuali e comprensibili arrabbiature, fanno solo male al fegato) e fa capire tante cose. Anche se sono da poco passate le feste, potrebbe rivelarsi pure un ottimo regale.

A questo link la pagina di Chiarelettere dedicata al libro.

Mai sentito parlare di “regali utili”? Più utile di questo si muore.

 

Sommario

Questo libro

La cura

3 – Una scossa per la democrazia

35 – Primo. Disarmare le lobby

51 – Secondo. Rompere l’oligarchia di partiti e sindacati

65 – Terzo. Dare voce alle minoranze

85 – Quarto. Annullare i privilegi della nascita

97 – Quinto. Rifondare l’università sul merito

109 – Sesto. Garantire l’equità dei concorsi

121 – Settimo. Neutralizzare i conflitti d’interesse

135 – Ottavo. Favorire il ricambio della classe dirigente

147 – Nono. Impedire il governo degli inetti

159 – Decimo. Promovuore il controllo democratico

173 – Dalle parole ai fatti

175 – Il decalogo

177 – Bibliografia

185 – Ringraziamenti

 

Titolo:  La cura
Autori: Michele Ainis
Editore: Chiarelettere
ISBN: 978-88-6190-071-4
Pagine: 183
Prezzo: 14 €
Data di uscita: 30/09/2009

 

Categoria: Books
martedì, 05 gen 2010 Ore. 10.30

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