Vivere a 5 stelle
Ho avuto modo, grazie a un'offerta promozionale, di alloggiare qualche giorno in un hotel a 5 stelle lusso.
Partita entusiasta di vivere tra arte, bellezza, profumo ed eleganza, mi son trovata - essendo realmente e visivamente una persona senza troppi soldi - a essere relegata nel mondo "camere in offerta per straccioni".
La splendida visuale su un impianto di non so cosa, tra tubi e lamiere, ogni mattina mi ricordava che dopotutto non era così male uscire dalla stanza.
Un Mivar 17-19 pollici CRT mi faceva pensare che collegare il Vaio all'antenna avrebbe garantito una qualità visiva superiore.
La stessa saponetta per 3 giorni in bagno mi ha fatto pensare a quanto siano amanti dell'ecologia e dell'economia. "Stessa cosa" ho pensato per il tubetto di docciaschiuma finito in meno di 2 giorni e non sostituito.
Un po' ho cambiato idea quando ho letto sull'apposita brochure che la colazione costava 28 euro. Con ovvio sovrapprezzo per servizio in camera.
Quante brioche e quanti cappuccini avrei dovuto consumare per giustificare quel costo? Facendo due conti, a prezzi civili, venivano 14 e 7. Ho lasciato perdere.
Allora mi son detta che poteva essere sufficiente consumare qualcosa dal frigobar, se non fosse stato che mezzo litro d'acqua costava 8 euro. Ho pensato al contabile dell'azienda che mi frustava in sala riunioni e ho cambiato idea.
Allora mi son detta: navighiamo un po', che la chiave UMTS non è il massimo. Vediamo questa LAN.
60 centesimi al minuto. Probabilmente assieme ai bit passavano anche atomi d'oro nel cavo.
Meglio guardare un film.
Al che ho pensato: sarò mica l'unica "stracciona"? Questo è il piano dei reietti!
La sera, rientrando in camera, in corridoio una tipa nuda con babydoll semitrasparente che faceva gli occhioni dolci al mio collega mentre cacciava dalla stanza il vassoio della cena mi ha fatto ripensare al concetto di straccioni.
Ma dai, è un caso.
Peccato che al mattino i camerieri al piano avevano un portavassoi alto 15 piani stracarico di stoviglie usate per cene e colazioni.
Alla fine mi sono arresa. Soprattutto quando ho visto che sia la reception che i concierge nemmeno ci salutavano.
I più umani e cortesi sono stati i facchini e il tizio in livrea all'ingresso (poverino, lui, ad aprire le portiere dei taxi a giovanotti troppo snob per aprirsele da sole).
Dopo 3 giorni ho capito dov'era il problema, qual era la cosa che mi differenziava dagli altri ospiti (vestiti anche più casual di me talvolta), quello che mi faceva snobbare dagli altri ospiti dell'hotel anche quando salutavo in ascensore: sorridevo. Sorridevo troppo. Non avevo la puzza sotto il naso e lo sguardo altero che caratterizzava un po' tutti.
La prossima volta si torna in un 4 stelle, dove il sorriso ricambiato è il miglior buongiorno per me.
lunedì, 14 set 2009 Ore. 22.56