C'è una cosa che mi distrugge quando torno alla mia casa d'origine: l'immobilità dei ricordi.
Tutto è rimasto come 4 anni fa, dai libri alle scatole, dai pupazzi ai soprammobili. Nulla è stato spostato: scatole di latta con caramelle vecchie di anni, le matite colorate nel portapenne, centinaia di disegni nel cassetto, le candele blu a forma di "26" risalenti a 3 anni fa, le raccolte di manga non terminate, i diari abbandonati.
Tutto è vecchio e tutto torna come nuovo.
Mi siedo alla scrivania, al buio, alla luce della mia solita lampada bianca e nella penombra osservo gli oggetti sul tavolo.
Frammenti di vita genovese si riaffacciano sulle mensole. Frammenti di quando la mia storia con Francis doveva essere tenuta segreta fanno capolino dalla libreria. Apro l'armadio e trovo abiti dimenticati, vestiti che ricordo solo in foto degli anni del liceo. Un barattolo di nutella contiene qualche piccolo risparmio che chiamavo "fondo casa", quando la speranza di avere una casa mia era titanica e - chissà perché - speravo bastassero molte poche centinaia di euro per fare il grande passo.
Profumi evaporati, tessere scadute, oggetti tecnologici ormai sorprassati affollano la mia stanza, ma senza un grumo di polvere: beffarda, perché non fa sembrare che il tempo sia passato.
Mille cose che mi fanno porre, ogni volta, la domanda: "E se tornassi?"
Ci penso pochi istanti, ripenso alla vita veneta e a dove sono arrivata, penso a quella che la mia città natale mi ha offerto in passato e che potrebbe offrirmi ora, ai sacrifici, agli amici mai stati amici davvero e a quelli che mi mancano, e ancora ripenso ai miei genitori e agli acciacchi della vecchiata, al fatto che potrei essere utile ora, e poi di nuovo torno in Veneto, tra le tante belle speranze del nord-est e il dolore che si prova a vivere da soli da anni...sono minuti davvero brutti.
Mercoledi sarò di nuovo a Padova.