Nei 3 giorni passati – sabato, domenica e lunedì – ho provato l’ebbrezza di fare lo scrutatore al seggio elettorale. Ho rinunciato così ad un potenziale weekend di sole e ad una giornata di lavoro per mettermi a disposizione dello Stato.
Arrivo subito alla conclusione di questa esperienza: non credo proprio che la rifarò.
Innanzitutto è molto stancante, più di quanto mi aspettassi, e il trattamento economico riservato agli scrutatori è davvero misero – a quanto pare sui 140 euro per tre giornate di lavoro (sarò più preciso quando mi arriveranno i soldi). Forse è anche per questo che così in tanti – a quanto si è letto sui quotidiani – hanno rinunciato all’incarico. Ci vuole davvero una certa dedizione alla causa e un valido senso civico per rinunciare bellamente ad un weekend e ad un giorno lavorativo per ottenere un qualcosa che non mi permetterà nemmeno di comprare il prossimo paio di scarpe da ginnastica Mizuno.
Ma ritengo che uno scrutatore faccia il suo mestiere non (o perlomeno “non solo”) per il trattamento economico, ma anche per rendersi utile in qualche modo alla comunità; e poi rimane sempre il fatto che è un’esperienza che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita.
Si conoscono persone. Non solo i colleghi scrutatori, ma tutto il corollario che ci gira intorno: vigili, bidelli, rappresentanti di lista e, non ultimi, i cittadini votanti.
Di questi ultimi, ovviamente, non si può parlare di “conoscenza”, ma solo il fatto di vedere come le persone si comportano al seggio, cosa dicono e cosa soprattutto non dicono, offre una visione allargata della variegata umanità che ci circonda.
Vedere la disponibilità e la gentilezza di certe persone anziane, che si fermano a scambiare qualche battuta anche con chi non conoscono (lo scrutatore in questo caso) fa considerare la vita sotto occhi diversi.
Vedere chi risponde con un sorriso al saluto di benvenuto e/o di commiato fa altrettanto.
Viceversa chi non risponde al tuo buongiorno/buonasera ed anzi nemmeno di guarda in faccia quando ti porge la carta d’identità e la scheda elettorale fa calare la tua stima del genere umano (e forse anche un po’ di te stesso).
Oppure chi, come mi è capitato, ti “assorbe” per almeno 15 minuti per un problema di mancata registrazione nel registro presenze , e poi, dopo averla aiutata (era una donna) in tutti i modi possibili, prende il suo fogliettino con la sua nuova destinazione elettorale e se ne va senza nemmeno un “grazie”, beh…ci siamo capiti.
Penso che non ci sia situazione migliore del fare lo scrutatore ai seggi elettorali per vederne di tutte le tipologie.
Si impara parecchio anche solo da questo.
Ma tornerei sul particolare della mia esperienza.
Mi hanno colpito un paio di cose.
La prima è stata, oltre alla bassa affluenza alla urne (la mia Sezione si è fermata al 63%), la stragrande percentuale di persone votanti anziane.
È ammirevole, a dir poco, l’alto senso civico dei cosiddetti “vecchi” (non in senso dispregiativo, ma nel senso di persone con esperienza e veri valori).
Ho visto quasi centenari venire al seggio accompagnati e sorretti da figli/nipoti/parenti per poter espletare il loro dovere di cittadini.
Ho visto un anziano in carrozzina impiegare più di mezz’ora per raggiungere il primo piano (dove era la mia sezione) per poter far sentire la sua voce attraverso il labile segno di una matita su due fogli di carta.
Ho visto un 90enne, ex aviatore decorato di medaglia della seconda guerra mondiale, impiegare mezza giornata per raggiungere il suo seggio effettivo, dato che alla scuola dove si era recato prima gli avevano detto di recarsi invece da noi, perché lì non era la sua Sezione.
Di questo signore ho anche avuto il piacere e l’onore di essere il suo bastone per scendere le scale ed essere accompagnato fino all’uscio della scuola.
Ma non ho visto soprattutto giovani.
A parte qualche 18enne alla sua prima votazione, tutti gli altri dove erano?
Nel mio registro figuravano tanti nati tra gli anni ’80 e ’90, ma quelli visti al seggio si possono contare sulle dita delle mani.
Perché i giovani non votano?
Ai miei tempi si insegnava Educazione Civica alle superiori. Ora si insegna ancora? O meglio, esiste ancora un’educazione al senso civico?
Sinceramente non lo so, ma sotto gli occhi mi rimane questa disaffezione dei giovani alla politica.
L’unico modo che ha un cittadino per far sentire la sua opinione è attraverso il voto.
Perché non approfittarne?
Forse è meglio farsi “sentire” imbrattando i muri, lanciando pietre, organizzando manifestazioni violente?
I Black Block, ad esempio, non credo verranno ricordati per il loro amore dei fiori o per l’utilizzo del cervello per un qualcosa che vada al di là del come mettersi bene il passamontagna.
L’altro aspetto che ho notato è l’incredibile – e sotto certi aspetti preoccupante – facilità di compiere, in buona o cattiva fede, dei “brogli” elettorali.
Mi spiego un attimo.
Al termine delle votazioni c’è lo scrutinio, si aprono gli scatoloni e si inizia il conteggio delle schede.
Si chiude il seggio/aula elettorale e si rimane dentro in 7: il presidente del seggio, il segretario, i 4 scrutatori ed un rappresentante di lista di un partito (nel mio caso era presente un rappresentante del PD).
Il conteggio delle schede e il loro raggruppamento per partito o per candidato devo dire che avviene a prova di bomba. Vengono contate più volte, da più persone, e più occhi osservano lo stesso lavoro.
La possibilità di sbagliare, in questo caso, è praticamente nulla.
I problemi però – secondo me – si presentano dopo.
Una volta separate e conteggiate le schede, bisogna riportare tali numeri nei registri delle votazioni. E in questa situazione è facilissimo, ed idealmente incontrollabile, segnare un numero per un altro.
E soprattutto questo lavoro viene fatto da una sola persona, il segretario, mentre gli altri sono in altre faccende affaccendati. Nel mio caso, ad esempio, il segretario utilizzava la calcolatrice del cellulare per effettuare le somme dei voti disaggregati (partito e candidato), senza un controllo incrociato in grado di verificare la correttezza dell’operazione. Quello che diceva lui, io ed un altro scrutatore riportavamo sul registro, e chi s’è visto s’è visto.
Ma io dico, con tutta la tecnologia ora disponibile, non si può automatizzare un po’ tutta questa procedura di riscrittura numeri da un registro all’altro? Si velocizzerebbe il lavoro, e si eviterebbero probabili problemi dovuti a tutte queste scritture.
Non solo: ci sono capitate alcune schede “particolari”: ad esempio in una l’elettore, invece di aver messo la croce sul simbolo, si era “divertito” ad annerirlo quasi completamente. Secondo me, e l’ho fatto presente, la scheda era da ritenere valida, perché comunque era chiara l’intenzione di voto dell’elettore, anche se poco ortodossa, e soprattutto non ambigua.
Nell’altro caso era stato scritto male il nome del candidato, storpiando un po’ un nome più che conosciuto (anzi direi IL più conosciuto). E anche qui ho fatto presente che io avrei ritenuto valida la scheda.
La presidente di seggio invece, a suo insindacabile giudizio, ha deciso di annullarle entrambe, e guarda caso entrambe queste schede appartenevano ad una coalizione contraria al suo orientamento politico (ed anche a quello del rappresentante di lista).
Ora non lo so, io sono un tecnico (ingegnere prima e informatico adesso), e magari non conoscendo nulla di politica e Leggi mi potrei anche sbagliare, ma non si sembra del tutto trasparente questa cosa.
Insomma, queste sono le elezioni in Italia.
Aggiornamento del 28 agosto 2009
Finalmente, dopo quasi 3 mesi, è arrivato l’assegno da parte del Comune.
I miei compagni di avventura ci avevano azzeccato, l’importo è proprio (e soltanto) 145 euro, sotto la consueta forma di assegno non trasferibile.
Come volevasi dimostrare, una stancata del genere non vale un compenso che non permette nemmeno di acquistare un paio di scarpe da corsa appena decenti.
Le prossime tornate elettorali le passerò sicuramente come cittadino votante, non come scrutatore.