Il recente accenno sull'anticlericalismo di papa Benedetto XVI a Pompei, mi spinge a pormi alcuni interrogativi sul ruolo che la stampa cattolica - in particolare quella locale - ha nel costruire e rappresentare la figura del preti all'interno delle nostre comunità parrocchiali. Noto che, generalmente, i giornali che si autodefiniscono "organo di informazione della diocesi", offrono spazi ai novelli presbiteri, i quali si presentano ai lettori con testimonianze personali e usando spesso espressioni reboanti, oppure ai parroci che arrivano alla pensione e, in questo caso, negli articoli si sottolinea come nel corso del loro ministero abbiano provveduto a mettere a norma gli impianti della chiesa, ristrutturato la canonica, edificato l'oratorio e restaurato il capitello agreste. Orbene, alcuni mesi fa un mio conoscente è andato dal proprio vescovo per farsi "ridurre allo stato laicale", e, con rammarico, ho dovuto prendere atto che attorno a questa vicenda c'è, nel
clero locale, molta disinformazione. Qualche amico prete, ad esempio, ha appreso da me questa notizia relativa ad un
suo (ex) confratello; un altro sacerdote mi ha spiegato, invece, che già da diversi anni tra il vescovo e la "pecorella smarrita" non c'era più la stessa visione di Chiesa. Qualcun altro, poi, ha ipotizzato l'entrata in scena di una donna, e non è mancato il vecchio prete convinto che tutta questa situazione sia da imputare al fatto che in Seminario la persona interessata non abbia "studiato bene materie come il latino e il greco". Diversi, infine, i presbiteri che non hanno potuto
esprimersi perché non disponevano di una corretta informazione. Se nel clero c'è confusione, immaginiamo cosa possa esserci tra i fedeli laici. Tutta questa situazione mi induce a chiedermi: i mass media cattolici locali come devono gestire questo tipo di notizie? Fanno bene a tacere perché così si possono arginare quelle forme di anticlericalismo presenti anche tra certi cattolici praticanti? Se la stampa locale ignora volutamente notizie del genere, può essere poi considerata
anch'essa "colpevole" delle eventuali dicerie e pettegolezzi detti sul conto dell'ex prete? Infine, sui sacerdoti che lasciano la talare non è possibile, con le dovute cautele, parlarne nelle pagine di un giornale cattolico e, magari, riportare anche la versione del diretto interessato? [carlo.silvano@poste.it]