Carlo Silvano


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I preti e la stampa cattolica

Il recente accenno sull'anticlericalismo di papa Benedetto XVI a Pompei, mi spinge a pormi alcuni interrogativi sul ruolo che la stampa cattolica - in particolare quella locale - ha nel costruire e rappresentare la figura del preti all'interno delle nostre comunità parrocchiali. Noto che, generalmente, i giornali che si autodefiniscono "organo di informazione della diocesi", offrono spazi ai novelli presbiteri, i quali si presentano ai lettori con testimonianze personali e usando spesso espressi 
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Categoria: Riflessioni
giovedì, 23 ott 2008 Ore. 14.55

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Commenti

Autore: un preteInviato il: 23 ott 2008 - 18.42
Caro Carlo, concordo su quello che dici. Sono anni che io lo ripeto. Questa forma di censura dell'informazione religiosa nazionale non riguarda solo i casi sporadici dei preti che tu segnali ma soprattutto una vasta area di cattolicesimo italiano che non trova spazio alcuno nel quotidiano della CEI. E' un diffuso cattolicesimo "adulto" proprio di chi è abituato a pensare, a parlare e a scrivere con la libertà e la responsabilità dei "figli di Dio" e non con la patente ecclesiastica di riconoscimento.

Autore: afInviato il: 24 ott 2008 - 12.56
apri una questione importante e spesso (appunto) taciuta perché credo che in giro ci sia poca informazione e poi c'è tutta la dinamica dello scandalo che porta situazioni come quella che dici.

Autore: C. SilvanoInviato il: 10 nov 2008 - 18.01
Da un'amica ricevo il commento che segue:

Beh come sai nella Chiesa ci sono tanti capitoli spinosi che si
preferisce non affrontare se non secondo i canoni consueti. Il non detto però cova nel buio e può generare mostri: pregiudizi, sofferenze, nevrosi.
Ci sono tante domande a cui non si dà risposta: perché sempre più preti
lasciano la talare? Che tipo di Chiesa stiamo vivendo oggi? O altre più specifiche: qual è il vero significato del celibato dei preti? Perché durante la loro formazione non si presta sufficiente attenzione alla sfera emotiva ed affettiva? Ecc. ecc.. Il problema sta nel mestolo ma anche nell'incapacità dei media di farsi voce critica e propositiva, più attenti a rientrare nei ranghi che non a rispondere a domande di senso sempre più pressanti.
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