L'ho già scritto o detto altre volte, non qui, ma da qualche parte di sicuro: gli accenni ai libri letti diventano spesso infettivi.
Mi era capitato con Jeffrey Deaver: Andrea ilGabbiano ne ha parlato qui e non ho resistito molto; adesso ho appena finito il –quinto, per me- romanzo di Deaver, che è stato appena pubblicato ma che era dei suoi esordi; oggi, andando a fare la spesa a uno degli esecrati [*] ipermercati, non sono riuscita a resistere a Franzen (Le correzioni): ne hanno parlato nel gruppo che è nato tempo fa come ramo collaterale di Fahrenheit (eccolo qui). Io me lo sono trovato lì (il libro, non il gruppo...), lucido come un libro nuovo, tutto incellofanato, con lo sconto 15, che cosa dovevo fare? Pur avendo il borsellino in agonia, l'ho delicatamente adagiato tra due litri di latte e due cespi di lattuga, e me lo sono portato a casa.
Insieme ad altro, confesso.
Già che c'ero: l'ultimo di Mark Haddon (quello del cane ucciso a mezzanotte), e l'ultimo di De Carlo, con molta perplessità. Però, vi dirò, mi sono fermata in cassa, e sono riuscita a leggere De Carlo, con mio diletto, fino a pagina 20. Ho deciso che ne valeva la pena. Vedremo.
Intanto, mi è arrivato uno dei libri di Remo Bassini, Il quaderno delle voci rubate.
Insomma, infezione virulenta e diffusa.
Cura omeopatica.
Se non dovessi compilare le maledette UdA morattiane, sarei quasi felice.
[*] esecrati e esecrabili: mettono i libri tra le padelle e il prossssiutto, vendono solo (orrore) le ultime novità, ma… chi è che diceva che anche nelle pozzanghere si vede il riflesso del sole?