A(micizia) - Non credeva che l'amicizia si potesse trovare ovunque. Certo, non credeva che l'amicizia si potesse trovare tra le maglie di una rete. Così, quando inciampò vicino al barcé tirato sullo spiaggione del fiume, e cadde lunga distesa nella rete, non si aspettava di incontrare un braccio che si allungò subito a risollevarla. La portò all'ombra dei salici che lacrimavano contenti sulla riva, e le presentò tutti gli altri: Antonio, Maria, Fernanda, Milvia, Roberta... tutti lì, tutti inciampati nella rete, e tutti fermi a chiacchierare, a consolarsi, a ridacchiare, a dimenticare per una manciata di minuti le brutture del mondo o una cena digerita male. Mentre l'uomo si allontanava, lasciandola in buona compagnia, e se ne andava a rimettere in disordine la rete, lei chiese, girando la testa:
"Ma lei chi è?"
"Oh -, rispose lui,- io sono soltanto un vecchio pescatore distratto".
B(otto) - "Ha fatto il botto" diceva il nonno. "Il" botto, così, con quell'articolo che rendeva concreto e unico e irripetibile un avvenimento altrimenti vago, indeterminato e, diciamolo pure, poco realistico.
"Ha fatto il botto", disse il nonno quando la signora Teresa, un quintale abbondante, scappò a sessant'anni con il macellaio di famiglia per destinazione ignota ma (speriamo per lei) felice.
"Ha fatto il botto", quando, per la prima volta nella sua vita, il nipote Pino azzeccò in un complicato periodo ipotetico tutti i congiuntivi.
"Eh, ha fatto il botto", commentò ironico quando la baffuta e rinsecchita signorina Meri agguantò in extremis il ricco, ricchissimo commercialista della ditta di suo padre.
"Hai fatto il botto, eh?" domandò a Giulio quando pubblicarono il suo primo romanzo, così piacevole, divertente, commovente, e azzeccato. Primo e unico.
C(atena) - Quando si ruppe la catena della vecchia bicicletta, lui precipitò: rotolò giù dal campanile di Giotto, sfiorò, scivolando sulla schiena, la porta dell'Alberti, virò verso Piazza della Signoria, fece lo slalom tra i ritratti e i paesaggi malinconicamente e speranzosamente esposti davanti agli Uffizi, evitò per un pelo il parapetto, rotolò dai pochi gradini e atterrò davanti alla Biblioteca Nazionale. Dal groviglio di ruote, raggi, freni, sellino, e catena lassa, lo sollevò una gentile e odorosa e morbida fanciulla. Lui era tutto rotto, e aveva uno strappo nei jeans e nella camicia; lei era molto nervosa, e indossava un vestito dove i colori bianco, rosa, fucsia e nero si rincorrevano. Tutte e due si diressero lungo l'Arno, attraversarono un ponte ed entrarono nel giardino di Boboli. Lì misero a dimora qualche piantina di pomodoro.