Peter è un gatto Europeo, quindi metto la sua foto!!
Tratto da www.micimiao.it
Questo piccolo felino viveva nelle zone del delta del Nilo, cacciando con grande abilità i serpenti e i topi che abitavano gli acquitrini.
Si pensa furono gli antichi egizi i primi a fare amicizia con lui e ad inserirlo nelle loro vita di tutti i giorni.
Gli egizi erano veri maestri nello stringere rapporti con gli animali e capirono subito che il gatto poteva davvero tornare utile.
Quando il Nilo straripava e allagava le colture, tutta una serie di animaletti, rane, topi e serpentelli, invadeva i campi.
I mici allora si dimostravano impareggiabili nel cacciarli.
Erano così importanti che la gente li riteneva di origine divina.La dea Bastet infatti, era raffigurata con il corpo di donna e la testa di gatta.
Erano animali venerati e, quando ne moriva uno, i membri della famiglia alla quale apparteneva, si rasavano i capelli e le sopracciglia in segno di lutto.
L’animale poi veniva mummificato e sepolto con tutti gli onori.
Nessuno poteva fare del male ad un gatto. La pena era la morte.
E non si poteva neppure farli uscire dall’Egitto, perché erano un patrimonio nazionale.Ma i fenici, esperti contrabbandieri, riuscirono ugualmente nell’impresa.
Si arricchirono molto con il commercio dei gatti perché in Europa, e soprattutto in Grecia, la gente si era accorta della loro validità nel combattere i topi, compito che prima riservavano alle donnole e alle faine.Divenne in poco tempo l’animale preferito dai marinai, perché capace di tenere sotto controllo i topi nelle stive delle navi.
La Repubblica di Genova, per esempio, “assumeva” addirittura dei gatti, con un regolare stipendio. Sembra che i mercanti genovesi lo considerassero addirittura un portafortuna, tanto che non mancava mai sulle navi che partivano per mete lontane e anche Cristoforo Colombo, quando fece il suo viaggio alla volta delle Americhe, aveva una coppia di gatti, un maschio e una femmina, su ognuna delle sue caravelle.
Forte, resistentissimo alle malattie al punto che il detto “avere sette vite” sembra coniato apposta per lui, capace di adattarsi a qualsiasi tipo di clima.