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L'ULTIMA SPERANZA
Arrivare a 56 anni e rendersi conto, con una
lacrima agli occhi, di non essere mai realmente cresciuto. E’ come se l’anima
si rifiutasse di allinerasi con il lento declino del corpo. Sento lo spirito
crescere impetuosamente fortificandosi progressivamente fino a sembrare
scollegato dalla materia. Mi nasce dentro una serenità appagante che rimette in
discussione il mio io spingendomi ad analizzare tutta quanta la mia vita,
distesa su una prospettiva ad ampio raggio. E’ molto dolce guardare il mio
passato con gli occhi nuovi di adesso. Uno sguardo che si connette prima con
l’infanzia, con i suoi teneri giochi, le mitiche fiabe, la disarmante
ingenuità. Poi si apre all’adolescenza con le sue infinite paure, l’eterno
conflitto tra il desiderio di crescere ed evadere e la voglia di rimanere
bambino. E con quella età lontana, mi sembra quasi di rivivere l’emozione per
l’innocenza del mio primo bacio, le mattinate passate a scuola con i miei
compagni, le uscite spensierate con gli amici, e con esse quella illusoria
certezza di sentirmi eterno, di considerarmi eroe con un futuro davanti tutto
da vivere. I miei pensieri ormai del tutto invasi di ricordi, improvvisamente
focalizzano la mia attenzione sull’immagine della ragazza che è stata il mio
primo vero amore, zoommando sui lineamenti bambineschi del suo viso: Quante
promesse non mantenute! Quanti sogni e speranze naufragate! Dolci ricordi e
tristi rimpianti si fondono insieme, in una danza simile più ad un rito di
morte che ad una sinfonia di rimembranze. Questo suggestivo viaggio con la
mente si sofferma adesso sulla figura di mia madre, ricordo sempre vivido; una
donna attaccata morbosamente a me, ma d’un amore sincero, grande, direi
esclusivo nei miei confronti. Un sentimento tanto forte da non averlo potuto
avere da nessun’altra persona nel corso di tutta la mia vita. Anche mio padre
si insinua nei miei pensieri, buffo e strano come non mai: quante cose avrei
voluto chiedergli senza mai aver avuto il coraggio di farlo! E ancora ecco
spuntare le mie due sorelle molto più grandi di me, forse avrei potuto aprirmi,
dare loro di più. Con un sussulto inaspettato che scuote la mia anima, giungo
col pensiero in quell’età importante dove si compiono le scelte che contano
nella vita e che condizionano l’intera esistenza, mi riferisco alla famiglia da
creare e al lavoro da svolgere. Proprio lì, in quel periodo fondamentale, io
vedo tanto buio, buio fitto e nient’altro! Ansie, inibizioni, paure immotivate,
errori continui, un’arresa senza reagire. Come vorrei in questo momento che una
fantasiosa macchina del tempo mi rapisse e mi trasportasse con sé, proprio in
quegli anni difficili della mia vita, così sofferti! Sicuramente sarei in grado
di rimediare, guidato dalla maturità spirituale del mio presente. Ma non c’è mai
il tempo di trovare il tempo per fermare il tempo! Ma forse tutto è destino,
era scritto che dovevo comportarmi esattamente in quel modo perché la
sofferenza genera sensibilità, e la sensibilità produce arte. Penso che non
sarei mai diventato scrittore o poeta senza mai aver sperimentato inquietudine
e tormento. Forse essere rimasto completamente solo era previsto come se io
stesso fossi un predestinato. Riprendono ancora i miei pensieri a volare sulle
ali della creatività che è in me e comprendo
di non aver mai trovato una mia collocazione in questa vita, forse
perché vivo da sempre sospeso tra cielo e terra, anzi molto più proiettato
nell’altra vita che in quella terrena. E’ mancata anche, quella donna che da
sempre avrei voluto con me, verso la quale indirizzare tutta la ricchezza di
sentimenti, chiusa a chiave nello scrigno del mio cuore, e sentire poi la sua
anima respirare unita alla mia. Non ho mai sperimentato la grande gioia di
veder nascere una piccola creatura, dono di Dio e più bel regalo che la vita
possa offrire, e poi vederla crescere man mano e sentirmi chiamare papà. Ed
ora, dopo che questo tempo è trascorso velocissimo piombandomi addosso come un
ciclone, senza che io stesso me ne rendessi conto, senza nemmeno avermi dato il
tempo di riflettere e di piangere, io sono qui davanti ad uno specchio, al
quale non posso più fingere. Cristallizzato nei pensieri, in quest’età più vicina al crepuscolo
dell’esistenza che all’alba di nuove prospettive, affido alla fede nel mio
Signore l’ultima speranza che, con la Sua presenza, non è più convivenza col
malessere di notti insonni senza risposte, ma apertura verso nuovi orizzonti,
certi di eternità.
sabato, 02 mag 2020 Ore. 10.44
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