P R E S E N T A Z I O N E
CLAUDIO CISCO nasce il
18-10-1964 a Messina Solitario e meditativo per natura, rivela sin da piccolo,
in trasparenza, una sensibilità profondissima ed una straordinaria vocazione
per lo scrivere. Scrittore inquieto dall'animo agitato e tormentato, amante
della solitudine, esordisce nel 2004 col suo primo libro COME SONO DENTRO, dove
la sua natura romantica e dolce si fonde meravigliosamente con la sua indole
malinconica e funerea facendo germogliare liriche di ineguagliabile purezza. Ma
la sua ispirazione sempre fervida non ha limiti ne' confini. Decide così di
ampliare il suo percorso letterario spaziando nel campo della narrativa. Nasce
l'anno dopo il libro COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI, nel
quale il senso del mistero e la paura della morte si innalzano a vita sospinti
dalla forza del sogno e dall'incanto dell'immaginazione, attraverso pagine
delicatissime e di commovente bellezza nelle quali impeto del racconto e
capacità fabulosa si armonizzano con arte. Libro successivamente modificato
leggermente nel testo con due diverse copertine rispetto all'originale. Nello
stesso anno sente l'esigenza di fare presa sui lettori e rischia
coraggiosamente dando alle stampe il libro IL VECCHIO E LA RAGAZZA, un
libro-scandalo che si schiera contro tutte le convenzioni sociali e ogni forma
di moralità a difesa d'una libertà d'espressione illimitata e senza freni. Il
libro fa molto parlare di se' ma incuriosisce, viene successivamente riscritto
dall'autore col titolo LA FINE DELLA CICOGNA in una nuova stesura nella quale
vengono aggiunti nuovi concetti. Nel 2006 torna al suo vecchio amore: la
poesia, e crea il libro LA MIA ANIMA E' NUDA, dimostrando ancora una volta la
sua impossibilità di essere e di realizzarsi in un mondo che nega tanto più
crudelmente la felicità, quanto maggiore è la nostra virtù. Spinto dalla sua
indomabile e istintiva creatività sempre ricca di idee ed emozioni, prosegue
nel 2007 verso la strada della lirica e partorisce il suo quinto libro IL
SILENZIO NEL SILENZIO. Una vera rivoluzione è in atto nel poeta.
L'accessibilità immediata dei suoi versi, viene sostituita da un'accurata e
sofisticata ricerca del vocabolo. La sua solitudine estremamente privata senza
sbocchi, si apre di colpo al mondo che lo circonda attraverso tematiche di più
ampio respiro. Segno evidente d'un artista, e d'un uomo prima, che sa
continuamente rinnovarsi come un istrione della scrittura, capace di
sorprendere ogni volta. Sempre nel 2007 raccoglie 40 sue poesie tratte dai
libri di liriche scritti in precedenza e dà alla luce il libro SENSAZIONI.
Focalizzando sempre più la sua genialità creativa e rinnovandosi continuamente
da schemi originalissimi da lui stesso creati, scrive ANIMA SEPOLTA, un'espressione
poetica d'avanguardia, alternativa, dove fobie ossessive e fantasmi interiori,
esternandosi, si tramutano con sepolcralità in energie negative lugubri e
macabre, segni indelebili d'una morte interiore eternamente rassegnata nel
misterioso mondo della follia e dell'inconscio. Si cimenta poi in un monologo
in prosa surrealista di carattere cerebrale e filosofica APOCALISSE MENTALE.
Nel 2008 compone altri 2 libri in versi EROS E MORTE (poesie erotiche e dark) e
LA LUNA DI PETER PAN, nel quale il romanticismo predomina velato da una
indefinibile tristezza. Nel medesimo anno raccoglie tutte le sue liriche
assieme a passi significativi delle sue prose e scrive il libro TUTTO SU DI ME.
Esterna poi tutto il suo amore per il mare dedicando interamente ad esso il libro
di poesie L'ANIMA DEL MARE, seguito in breve tempo da un altro intitolato LUCE
dentro il quale emergono poesie di forte impatto emotivo ed intensa
meditazione. Sempre nello stesso anno scrive IL MIO MONDO IN VERSI raccolta di
sue poesie edite con immagini personali, ATTRAVERSANDO IL SOLE liriche a tema e
VIAGGIO NELL'ANIMO DI UNO SCRITTORE nel quale inserisce tutte le sue opere
letterarie in poesia, prosa e narrativa ed ENIGMI INTERIORI liriche
emotivamente coinvolgenti di difficile impatto e non di immediata
assimilazione. Si rivolge quindi di nuovo alla narrativa e scrive il libro
intitolato LAILA un breve racconto tenero e struggente in cui scruta, indaga,
penetra l’animo umano cogliendone sentimenti e debolezze, svelandoli con
finissima introspezione, compone poi PREGHERO’ parole di fede e speranza
dedicate alla sua comunità evangelica. Nel 2009 esce la definitiva versione del
libro IL VECCHIO E LA RAGAZZA (Giraldi editore), nuova la copertina, rivisitato
il testo. E’ il grande e meritato successo.
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B I B L I O G R A F I A
-COME
SONO DENTRO
-ANIMA
SEPOLTA
-APOCALISSE
MENTALE
-COLEI
CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI
-IL
VECCHIO E LA RAGAZZA
-LA
MIA ANIMA E' NUDA
-IL
SILENZIO NEL SILENZIO
-SENSAZIONI
-LA
FINE DELLA CICOGNA
-EROS
E MORTE
-LA
LUNA DI PETER PAN
-TUTTO
SU DI ME
-L'ANIMA
DEL MARE
-LUCE
-IL
MIO MONDO IN VERSI
-ATTRAVERSANDO
IL SOLE
-VIAGGIO
NELL'ANIMO DI UNO SCRITTORE
-ENIGMI
INTERIORI
-LAILA
-PREGHERO’
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R E C E N S I O N I
È sempre difficile parlare di qualcuno con cui si
hanno rapporti di profonda amicizia, mantenendo il giusto equilibrio.
Claudio
Cisco nasce a Messina il 18/10/1964. Ho il piacere di conoscerlo da più di trent’anni,
da quando cioè ero suo compagno di classe nelle scuole elementari. Non posso
non ricordare con emozione quei periodi mai più ripetibili e in particolare il
suo grande e quasi inspiegabile talento nello scrivere, rivelatosi sin dalla
tenera età.
Ho
ancora davanti agli occhi, come se il tempo non fosse mai trascorso, quel suo
viso espressivo e misterioso insieme, meditativo e lontano che nascondeva
chissà quali segreti, chissà quali pensieri, pensieri sicuramente molto più
grandi di lui, fuori dal comune che nessuno all’infuori di lui poteva
comprendere, così diversi e complicati rispetto ai miei e a quelli di tutti gli
altri nostri compagnetti. Rivedo ancora nella memoria quei suoi occhi chiari e
tristi di bambino, concentrati fissi sul quaderno e la sua mano che, come un
automa, muoveva quella penna riempiendo infinite pagine, seguendo la traccia
d’un tema, come se non riuscisse a fermarsi. Tutti noi suoi compagni, restavamo
ammutoliti a guardarlo senza nulla saper scrivere, chiedendoci da dove riuscisse
a tirare fuori tanta ispirazione pur riconoscendogli e ammirandone il suo
grande dono di natura.
Continuo
a seguire le immagini che il ricordo mi restituisce e rivedo con nostalgia i
tempi dell’adolescenza quando ci frequentavamo, così diversi l’uno dall’altro.
Lui solitario e introverso, un po’ timido che rideva a malapena d’un sorriso
ineffabile e quasi celeste, io, al contrario, chiassoso ed esuberante ma ci
rispettavamo sul serio, pur nella diversità dei caratteri, ci dividevamo ogni
cosa, il panino in classe lo spezzavamo sempre in due, ci volevamo un bene
dell’anima. Anzi, ad esser sincero, io sentivo verso di lui, quasi un complesso
di inferiorità consapevole delle sue capacità artistiche ma mi sono guardato
bene dal farglielo presente per non metterlo in una situazione d’imbarazzo.
Oggi
che siamo diventati adulti, osservandolo, non riesco a staccare la sua immagine
di adesso, da quella di quand’era bambino, sembra essere rimasto lo stesso,
quasi si rifiutasse di crescere, a dimostrare che la giovinezza, quando la si
possiede nell’anima, è eterna.
L’altro
giorno, mi propone un suo libro “Come sono dentro”. Rimango, pur conoscendo la
sua genialità creativa, stupito ugualmente e totalmente coinvolto dall’energia
che emana. Il suo modo di scrivere è fuori da schemi. Le sue liriche danno
risalto all’anima, a volte possente e virile, altre dolcissima e perdutamente
sola ma sempre viva con un disperato bisogno di comunicare.
La
lettura del libro poi mi rapisce totalmente. Colgo senza limiti il significato
e la bellezza poetica.
Sono
consapevole di essere di fronte ad una espressione artistica che va oltre le
punte più avanzate degli scrittori di quest’epoca.
Non
so se il lettore sia in grado di recepire tanta sensibilità e forza creativa,
credo piuttosto che possa rimanerne sbalordito.
Questo
libro raccoglie il meglio delle opere dell’autore dalla fanciullezza ad oggi,
come sintesi della sua evoluzione poetica ed umana in genere. Per questo, con
vivo interesse, vi invito a prenderlo in considerazione.
Vincenzo
Fratantonio
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Claudio
Cisco nasce a Messina nel 1964. Rivela sin da piccolo una fervida vita
interiore che si sviluppò non solo nel fervore dell’immaginazione e
nell’intensità del sentimento, ma anche in uno slancio artistico pertinace e
costante. Ricco di intuizioni e creatività, soverchiato dall’impeto della sua
fantasia e da una straordinaria capacità nel creare immagini, precocissimo
nella sua inclinazione all’arte in genere, riesce ad estrinsecare il suo innato
talento nello scrivere, esprimendo così il segreto palpito e il ritmo stesso
della sua anima. Dotato di sensibilità profondissima e acuta, fuori dalla
norma, di una freschezza vibrante di sentimento e di una vivida intelligenza
intuitiva trasferisce, con grazia singolare, le sue interiori vibrazioni
artistiche, nei ritmi della sua scrittura. Ottiene effetti potentissimi di rara
e grandissima bellezza con la sola collocazione delle parole perfettamente
associate alle immagini, padrone di uno stile raffinato e originalissimo,
riuscendo così ad armonizzare tutte le proprie qualità artistiche. Focalizzando
sempre più la sua genialità creativa e rinnovandosi continuamente su schemi da
lui stesso creati, inventa uno stile tutto suo, ben definito, non paragonabile
a nessun altro, frantumando così gli schemi cosiddetti logici della scrittura
tradizionale. Fa nascere un’armonia di lettura quasi ritmica per via di
creazioni fantasiose assolutamente nuove nella storia degli scrittori
contemporanei, rappresentando le cose non solo per il gusto della semplice
descrizione ma anche e soprattutto per l’anima e il sentimento che le pervade
facendole apparire così vicine e familiari e insieme remote e sfumate. Ne vien
fuori una musica di parole e immagini, sciolte da ogni saggezza logica che
diventano forma dell’essere, incarnazione della profonda realtà dell’anima,
dell’assoluto.
Con
immediata freschezza, l’autore sa cogliere l’essenza intima e nascosta delle cose
della natura e delle sue creature. Vede luci improvvise e parziali, immagini
fantastiche e surreali. Tende a rendere nella sua scrittura l’incanto delle sue
visioni e del suo quasi infantile stupore.
Mette
in evidenza gli aspetti misteriosi dell’universo, attraverso moti che salgono
dall’anima, simboli e immagini fugacissime, allucinanti e folgoranti con le
quali osserva e trasfigura le forme più recondite della realtà, muovendosi con
esse entro l’alone del mistero. È un’insurrezione straordinariamente creativa e
istintiva, animata dalla volontà di essere, di esistere, di crearsi un suo
spazio. È un mosaico, il suo, carico di immagini suggestive e fantastiche,
intrise di sensibilità, testimonianza dell’eterno e quasi inspiegabile
contrasto tra le forze misteriose che ci governano e le luci chiare della
speranza e dell’amore che si alternano tra loro, creando l’immortale contrasto
tra il bene e il male, tra il positivo e il negativo. L’autore rivela con
impressionante intuito artistico questo contrasto, rappresentandolo nei suoi
versi con alternanza di situazioni fantastiche e quasi inverosimili a immagini
cupe e invisibili.
Nella
rovina di ogni altro valore conoscitivo, nel moderno senso del reale inteso
come fugacità, mutevolezza, inconsistenza, nell’opprimente senso del mistero e
dell’inconscio, la sua originalissima scrittura appare come sola via di
salvezza, come solo valore in un mondo senza valori, come il solo modo di
intendere e svelare la realtà. I suoi versi, abbattendosi tra creature
immaginarie e inconscio, hanno una funzione di illuminazione e immediata
rivelazione. Non sono né conoscenza e né intuizione, ma immedesimazione
istantanea col tutto, fuori da ogni chiarificazione definitiva. È il suo, un
atto di vita (forse l’unico possibile), di immediata partecipazione al ritmo
frenetico della realtà. I suoi versi hanno altresì il potere di catturare del
tutto chiunque li legga, dando luce ai fondi oscuri del suo essere attraverso
una descrizione analitica di fatti e situazioni psicologiche che investono
rapporti e nessi del tutto inusitati. Il suo modo di scrivere, in conclusione,
è baleno di luce e di fantasia, trionfo di immagini nell’oscurità di un mondo
spento dalla praticità e dal mostruoso materialismo di tutti i giorni. La vita
vuol essere, per potersi realizzare, arte e in Claudio Cisco tutto questo si
realizza. Arte e vita si confondono, la fantasia eclissa la realtà grazie alla
sua creatività e partecipazione emotiva. Questo libro diventa quindi purissimo
atto vitale, allargando i suoi limiti sino ai confini della vita.
Giovanni
Pierantoni
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È
la seconda volta che mi è stato gentilmente chiesto dall’autore stesso, di
offrire una piccola parte di mio contributo ad una sua opera. Lo faccio sempre
con gioia e con immenso piacere essendo un convinto suo estimatore,
profondamente certo delle sue qualità artistiche e prima ancora umane.
Anche
in questa raccolta di liriche, le vicende psicologiche dell’autore divengono
esse stesse motivo di poesia, del resto non c’è opera che insieme con il poeta
non rispecchi anche l’uomo con i suoi timori, i suoi dolori, le sue speranze.
Cisco
rivela chiaramente le ragioni psicologiche del suo isolamento dalla vita
pratica e il suo amore per la solitudine. Esprime con vigore e precisione i
suoi stati d’animo ed effonde con un rapimento quasi mistico il suo travaglio
psichico assieme alla pienezza dei suoi sentimenti in perenne contrasto tra
loro; con una fiamma viva e sempre ardente di curiosità tende a carpire il
mistero che avvolge l’universo. Ne vengono fuori pagine intrise di tristezza ma
anche di profonda meditazione.
Cisco
esprime ancora una volta il suo animo agitato e tormentato, fedele specchio
d’un uomo prima e d’un artista dopo, perennemente inquieto. Continua nei
labirinti della sua mente l’incessante lotta tra umano e divino, tra sacro e
profano, tra ciò che gli altri considerano male e il bene, sempre alla ricerca
di un porto sicuro, di una certezza, di una pace.
Il
dominio, Cisco, lo ottiene solo nella sua poesia, in cui ogni parola, ogni
immagine si piega docile ad esprimere i moti più segreti del suo animo,
elargendo nei suoi versi bellezza e armonia. Diffonde nella natura, come anche
nelle sue liriche, le sue inquietudini, i suoi sogni, le sue delusioni e
l’orizzonte naturale diviene il riflesso di quello interiore.
Il
tema forse più profondo trattato in quest’opera, è rappresentato dal doloroso
distacco tra la giovinezza e l’età matura. Nell’anima tutta raccolta in se
stessa, si fa viva e struggente la memoria dell’infanzia con le sue dolci
fantasie sbiadite e perdute.
Ma
pur nell’accento doloroso della perdita, essa rimane sempre nel ricordo, un
mito sereno chiuso in una luce limpida.
È
ancora la fragilità del tempo che scorre e dell’uomo che perisce, rivelata
dall’autore nelle sue liriche, con grande maestria artistica e insieme
struggente nostalgia.
E
poi ancora la contemplazione della natura bella ma ingannevole, intesa come
tremenda e vana fatica, incomprensibile agli esseri umani, che tende a sfociare
nella morte. In questa intensità di vita così esclusivamente soggettiva, la
natura, gli uomini e le cose tutte del mondo esterno, sono assunte entro lo
stato d’animo dell’autore e rappresentano il battito che il suo cuore di volta
in volta conferisce loro.
Le
cose si umanizzano e cantano, piangono, sospirano in un’intima corrispondenza
tra il poeta e la natura.
Tutto
sembra malinconia di cose perdute e di vane promesse, quasi un sogno inappagato,
una preghiera appena sussurrata senza speranza e gli esseri viventi sono
creature che corrono verso la morte.
In
conclusione, grazie alla lettura del suo quarto libro, ho potuto capire come
Cisco sia impossibilitato di essere e di realizzarsi in un mondo che nega tanto
più crudelmente la felicità, quanto maggiore è la nostra virtù.
GIOVANNI
PIERANTONI
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Cisco
non smette mai di sorprendermi, come Autore ma soprattutto come uomo.
Ho
letto attentamente tutte le sue opere e sono stato uno tra i suoi più
“incalliti” critici. Ma l’ho fatto sempre in buona fede e con profondo rispetto
verso la sua persona, seguendo una linea coerente di attento valutatore letterario,
dettata da principi ai quali presto solenne fedeltà. Come ricompensa a tutto
questo, Cisco mi propone addirittura di introdurgli il suo libro, garantendomi
massima libertà d’espressione. Confesso che non me l’aspettavo ma ciò non
toglie che ho accettato con piacere, spinto da una volontà di esser ancora più
sincero e imparziale di prima. L’Autore l’ho sempre apprezzato nelle sue
capacità narratorie, sicuramente più che in quelle poetiche. Le sue liriche
infatti, le ho sempre considerate poeticamente efficaci nel contenuto, ma con
un linguaggio formale non sufficiente per attribuirgli lo “status” di poeta.
Dopo la lettura dell’opera in questione, devo parzialmente ricredermi perché
alcune liriche in essa contenute, ricalcano ancora lo stile di quelle
precedenti. Nella maggioranza delle composizioni poetiche però, l’Autore dà
l’impressione di crearne uno nuovo dimostrando coraggio e voglia di rinnovarsi,
ottenendo discreti risultati. Il linguaggio nella sua ricerca del “vocabolo”
appare più sofisticato, più raffinato, più studiato, anche nelle forme poetiche
più lunghe, quasi prosaiche, si evidenzia questa ricchezza di sonorità e
significato delle parole, assolutamente nuova nella poetica di Cisco.
Quello
che più ammiro nel suddetto artista, è la sua capacità torrenziale di scrittura
che sgorga spontanea ed istintiva dalla fervida sorgente della sua creatività e
che lo spinge, sia pure in maniera istintiva e non sempre perfetta, a creare
opere anche di lunghe dimensioni, in un lasso di tempo minimo. Testimonianza di
un innato talento che andrebbe, secondo me, seguito, migliorato e indirizzato
verso la strada giusta. In quest’opera poetica, finalmente, non più esasperate,
affrante e maniacali esaltazioni della propria privata solitudine né continue
ed infantili fughe adolescenziali, ma un’intelligente ed efficace apertura
verso tematiche svariate di più ampio respiro: quella onirico-fabulosa (già
presente in opere precedenti), quella orientata verso la riscoperta di culture
e civiltà lontane e diverse dalla nostra (quella celtica, ad esempio, quella
greca). E poi ancora la rivendicazione di libertà sessuali ritenute ancora
tabù, le valide ed approfondite descrizioni paesaggistiche, introspettive,
psicologiche.
In
conclusione di questo mio intervento, auguro di cuore all’Autore e alla sua
“nuova” opera, di ottenere un ottimo riscontro da parte dei lettori gettando
così le basi per un cammino sempre più ricco di soddisfazioni e consensi e
definisco Cisco un “istrione” della scrittura, uno che mischia religiosità e
trasgressione, a volte divinamente, altre con limiti e margini di miglioramento
ma riuscendo sempre a sorprendere.
Walter
Di Pietro
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Leggendo
gli scritti che Cisco propone in enorme quantità, attentamente col cuore
predisposto e aperto alla poesia, mi convinco sempre più di quanta ricchezza vi
sia in questo autore così particolare, in quest'anima solitaria, forse
incompresa, meravigliosamente creativa. Cisco non balza agli occhi di chi lo
legge solo come poeta, come uno dei tanti "scribacchini" persi
nell'immenso viale della letteratura. No! Egli è di più di questo, molto di
più, non può e non merita di essere confuso nella massa. E' il dramma interiore
d'un uomo originalissimo e perennemente inquieto che risalta prepotentemente
all'attenzione. Nella vita come nell'arte Cisco è uguale, non distingue i due
aspetti, è coerente, vero, incredibilmente sincero, è lui, sempre e solo lui,
senza maschere o finzioni di nessun tipo, degno anche per questo, ma non solo,
d'essere apprezzato e seguito. Cisco è nella vita reale lo stesso che si mostra
nei suoi scritti, e cioè quell'eterno bambino che mai crescerà e si realizzerà
nella vita pratica, un'eterna impossibilità di essere che si manifesta
chiaramente in ogni sua poesia, in qualunque sua narrazione, nei suoi scritti
in genere. Non ho mai conosciuto in vita mia un modo di essere così particolare
come quello suo, drammaticamente chiuso ad ogni contatto con la società e col
mondo reale ma paradossalmente ricco di idee, pensieri, emozioni, cose da dire
e comunicare, un vero vulcano di creatività, un flusso inarrestabile di
sensazioni, di elettrizzante energia capace di travolgere chiunque lo legga. E'
un esempio di vita interiore, di profonda meditazione cercata, voluta,
desiderata, oserei dire quasi bramata, un contatto diretto col proprio io che
sente la necessità e il bisogno di esiliarsi per ritrovarsi ancora una volta,
esprimendosi e rinnovandosi continuamente. Cisco è talento naturale ed
istintivo prima di tutto, è anima vivente che trova nella sua arte
l'immortalità, trae dalla fervida fonte dell'ispirazione, la sua linfa vitale,
quell'energia in grado di lasciar spaziare uno spirito così libero ed etereo,
fuori dalla misera prigione del suo corpo mortale e la sua poesia piomba nel
trascendente sospinta dalla forza del pensiero e della mente, dalla vittoria
dell'immaginazione sulla banalità della vita pratica. Davanti a quest'ottica di
valutazione del tutto singolare, qualunque suo scritto, anche una virgola o una
semplice parola, diviene ricco di "LUCE" e palpitante di idee, di
emozioni, di poesia nel vero senso della parola. E' impossibile insomma
inquadrare Cisco in un contesto letterario ben specifico: E' la sua anima che
si frappone prepotentemente davanti ad ogni valutazione, scardinando ogni
identità letteraria. La sua inconfondibile e grandiosamente patetica figura
d'uomo è al centro di ogni possibile giudizio; per questo motivo mi sottraggo
volontariamente dalle tematiche riguardanti l'opera in questione perchè essa,
sia pure fondamentale e valida, passa quasi in secondo piano eclissata dalla
potenza espressiva in genere del proprio autore. In conclusione, auguro con
tutto il cuore al mio amico, prima di ogni cosa, e poeta Cisco di continuare il
gratificante cammino letterario in perfetta simbiosi con questo suo
"strano" vivere, per formare una comunione di emozioni uniche, vive e
sempre nuove che dura da sempre rinnovandosi continuamente, arricchendo il
lettore ma soprattutto egli stesso.
FRANCESCO
RINALDI
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Conosco
da poco tempo il modo di scrivere di Claudio Cisco. Lo apprezzo sia come scrittore,
sia come poeta. Trovo in quello che scrive sincerità e sensibilità.
È
uno scrittore libero che ha il coraggio di scrivere sempre quello che sente,
infischiandosene delle censure e dei falsi moralismi. È dolce, tenero,
romantico ma se vuole, sa essere chiaro, duro, inequivocabile. Scrittori così
ne nascono uno su mille. Si avvale di una scrittura lirica, gustosa e
scorrevole, accessibile a tutti, di alta letteratura, capace di creare poesia
pur facendo prosa. Ho letto il suo libro “Come sono dentro”, poi un altro
ancora “Colei che brevemente fu e che mai in vita conobbi”, due libri che
reputo artisticamente validi. Il giudizio su un’opera letteraria è sempre
soggettivo e variabile. Posso tuttavia dirvi in base alla mia esperienza di
critico d’arte, che nessuno di questi due libri citati mette in completa
evidenza il grande talento di questo scrittore. È in quest’opera “Il vecchio e
la ragazza” che tutte le sue grandi potenzialità escono fuori rivelando
eccellente capacità di analisi psicologica dei vari personaggi narrati e
superlativa arte descrittiva nel configurare armonicamente la trama del
racconto. Soltanto un grande scrittore è capace di penetrare così a fondo nel
cuore e nella mente dei suoi protagonisti, può parlare di erotismo senza
scadere mai nella volgarità e nel cattivo gusto ma trasformandolo in pura
manifestazione artistica, catturando del tutto il lettore dalla prima
all’ultima pagina del libro.
Con
quest’opera Claudio Cisco dimostra, a chi ne avesse ancora il minimo dubbio, di
essere uno scrittore bravo e capace. Questo libro è, a mio giudizio, un
autentico capolavoro destinato ad un grande successo di vendita, se preso in
considerazione con attenzione e come merita, in questo mondo editoriale di
oggi, troppo spesso carico di immondizie letterarie. Qualunque altra parola
sulla validità di quest’opera risulterebbe superflua, il libro parla da solo,
basta leggerne le pagine per rendersene conto. Chi capisce minimamente di arte,
non può smentirmi.
Antonio
Cucinotta
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Scrittore
e poeta. Animo sensibilissimo, dotato di un'ottima vena creativa e di una
ricchezza di idee, raccoglie tutte le sue liriche scritte sin da bambino e le
inserisce nel suo primo libro "COME SONO DENTRO". Ma non fu un inizio
facile per l'esordiente autore messinese. Apprezzato dal pubblico per
l'accessibilità dei suoi veri, viene invece osteggiato dalla critica che non
gradisce il suo modo di scrivere fuori da schemi letterari e i suoi testi che
si barcamenano con troppa facilità nel trasformismo. Dalla poesia alla
narrativa il passo è breve e l'autore crea in poco tempo due libri con storie e
tematiche quasi opposte "COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI"
e "IL VECCHIO E LA RAGAZZA", rivelando una innata e naturale capacità
narratoria unita ad un'attenta analisi psicologica di persone e fatti
raccontati. Ma il suo primo amore, la poesia, non conosce declino
nell'ispirazione dell'autore e, uno dopo l'altro, nascono tre altri libri
"LA MIA ANIMA E' NUDA, "Il SILENZIO NEL SILENZIO" e
"SENSAZIONI" segno di uno scrittore che sa continuamente rinnovarsi
proponendo opere sempre nuove ed attuali riuscendo a catturare e stupire
sempre.
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Appassionato
dell'arte in tutte le sue forme e manifestazioni, trova prestissimo la propria
realizzazione artistica nella letteratura, anche perchè sollecitato sin da
giovanissimo da una innata predisposizione verso la scrittura che si è rivelata
sempre viva e costante. Compone incessantemente sia in linguaggio poetico che
in quello prosaico. Tra i temi trattati dall'autore con maggiore interesse
durante questo cammino letterario spiccano l'amore per l'adolescenza e più in
generale per la giovinezza, la continua e spasmodica ricerca di un contatto
quasi epidermico con la natura come rifugio personale fin quasi a sentirsi in
perfetta simbiosi con essa, la sempre presente attrazione verso l'irrazionale e
l'indefinito che trova nel mondo della fantasia e dell'onirico, del misterioso
e del fabuloso, la pià alta espressione della sua creatività. Malinconia e
tristezza, desiderio d'evasione e tematiche esistenziali ma anche romanticismo e
psicologia dell'animo umano, rappresentano i sentimenti e le attitudini più
consoni all'autore che traspaiono riflessi emergendo attraverso i personaggi da
lui creati che sono sempre gli ultimi e i disadattati, i sensibili e gli
incompresi. Una fondamentale svolta nella creatività dell'autore, è stata data
dalla sua recente conversione alla religione evangelica e cristiana che,
avvicinandolo fortemente alla fede, gli ha permesso un radicale cambiamento di
sentimenti e tematiche delle proprie opere, facendolo aprire conseguentemente
all'ottimismo e alla certezza della speranza. I testi sprizzano da tutti i pori
gioia e positività che hanno sostituito quel buio e quella negatività che vi
aleggiavano prima della conversione.
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Malinconico
e meditativo per natura, rivela sin da piccolo in trasparenza una sensibilità
profondissima
ed
una straordinaria vocazione per lo scrivere. Sospinto da un innato talento e da
un'incessante ispirazione artistica che si alimentano progressivamente col
trascorrere del tempo e con le esperienze di vita, segue parallelamente sia la
strada della poesia, sia quella della narrativa, restando fedele ad un genere
che richiama allo stile romantico e triste talvolta ironico con notevoli slanci
verso l'onirico e il misterioso, sempre attentissimo e portato verso
introspezioni psicologiche.
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Spirito
irrequieto ed artisticamente creativo. Scrive in prosa e versi spaziando
attraverso varie tematiche: dal fantastico al surreale, dall’erotico al
lugubre, dal mistico all’introspettivo.
DEDICHE E RINGRAZIAMENTI CONTENUTI NEI LIBRI:
“COME
SONO DENTRO”
Come
sono dentro è dedicato a mia madre che non ha mai smesso di volermi bene
nonostante la mia vita sia stata un fallimento.
Ringrazio
voi tutti che credete in me e nel mio libro.
Marietta
per avermi ispirato ancora una volta
e
infine me stesso per aver dato, nello scrivere e nella realizzazione di questo
libro, tutto quello che avevo dentro.
“LA
MIA ANIMA E’ NUDA”
La
mia anima è nuda è dedicato al mio caro e grande amico Giovanni Pierantoni che
mi ha sempre incoraggiato a proseguire il mio cammino lungo la mia strada di
scrittore.
“PREGHERO’”
Pregherò
è dedicato ai fratelli e alle sorelle della chiesa apostolica.
“SENSAZIONI”
Sensazioni
è dedicato alla mia cara amica Giovanna Taranto che sta guidando i miei passi
finalzzati all’incontro con Cristo.
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IL
MIO CAMMINO SPIRITUALE
L’INCONTRO
CON LA MADONNA:
TESTIMONIANZA
DI FEDE
E’
bellissimo per me poter parlare della Madre celeste, scrivere con sincerità di
pensiero quello che Lei rappresenta per
me, il modo attraverso il quale trasmette gioia, dona pace, regala serenità; è
sicuramente una testimonianza importante che può servire agli altri, anche a
chi, per sola curiosità, si sta soffermando in questo momento nella lettura. Il
mio cammino spirituale è stato molto tormentato e assai complesso, quasi
impossibile da raccontare in poche righe perchè frutto di emozioni intime,
uniche ed indimenticabili, invase dal male prima e consolate dal bene dopo, ma,
nonostante tutto, vorrei provare ugualmente ad essere il più possibile conciso
e sintetico, concentrando in poco spazio ciò che meriterebbe un libro intero
per la grandezza dei sentimenti da narrare. Premetto che mi trovavo distante
mille anni luce da Dio e dalla sua volontà, sconoscevo l’importanza della sua parola con i suoi insegnamenti;
praticamente lontano dai sacramenti, non seguivo affatto una vita cristiana,
collocandomi in una posizione di disinteresse verso la chiesa che per me era
come se non esistesse. Ma il Signore è grande e misericordioso, sempre pronto a
porgere una mano, a elargire aiuto a chi, disperato cade, specialmente quando
l’infinita bontà di Dio percepisce nel cuore triste e malato, una fiammella di speranza
alimentata da un sincero proposito di cambiamento. E così la provvidenza mi ha
messo sulla strada un’amica quasi coetanea, Giovanna, una donna evangelica che,
dopo parecchio tempo a causa della mia esitazione, è riuscita a trascinarmi con
lei, per la prima volta, in una chiesa protestante pentecostale, di quelle
caratterizzate da preghiere forti, carismatiche, di intensa spiritualità. Lì
dentro, i miei occhi hanno osservato
cose mai viste: gente parlare in lingue sconosciute che alcuni
interpretavano, preghiere e canti di
lode e di adorazione recitate con pianti di gioia ed invocazioni urlate,
profezie, imposizioni di mani sul corpo specie sulla fronte, persone cadere per
terra svenute e rimanere a lungo in
quello stato di riposo spirituale ed ancora preghiere di liberazione, a volte
veri e propri esorcismi che avvenivano durante i culti stessi anche in presenza
di bambini che sembravano abituati a quell’ambiente. Era insomma una chiesa
molto diversa da quelle cattoliche tradizionali, eppure io ricordo di non aver
mai pensato, neanche per un solo
istante, di essere finito in un manicomio pieno di pazzi, ma anzi, al contrario, cominciavo a percepire dentro
e fuori di noi esseri umani, sia pure in forma latente, l’esistenza di un mondo
parallelo che mi si apriva davanti alla mia conoscenza, una realtà spirituale
importantissima e vitale che mi portava a comprendere che dietro la sofferenza
oscura e il male più cattivo, si nascondono demoni di grande intelligenza e
diabolica astuzia che difficilmente possiamo vincere senza l’aiuto del Padre:
sono loro infatti la causa principale delle rovine dell’animo umano, e sono
sempre essi capaci di operare indisturbati nel quotidiano, perché sottovalutati
o peggio ancora non creduti dalla maggioranza degli uomini. Lo capivo
chiaramente vedendo i tormenti spirituali e fisici di chi combatteva col
maligno, spesso il vomito era sintomo di liberazione. Per me erano tutte
situazioni sconosciute e mai prese in considerazione prima di allora ma dentro il mio spirito sentivo di non
trovarmi in quel posto, così apparentemente strano, per caso e che proprio da
lì sarebbe potuta iniziare la mia rinascita spirituale dopo secoli di buio
fitto e di solitudine totale. Pian piano e secondo i tempi di Dio, continuando
a frequentare quella chiesa e iniziando a pregare anch’io timidamente come
potevo e come vedevo fare, ho avuto la grande gioia di sentire e di capire
che Gesù mi amava davvero e di un amore grande e sincero, così com’ero, con i
miei evidenti limiti umani e le mie debolezze e che potevo fidarmi ciecamente
di Lui. Fu per questo che accettai il Signore nella mia vita come personale
Salvatore. Ma la gioia di sentirmi finalmente amato non mi ha risparmiato il
dispiacere di comprendere che, radicato nella mia mente, vi era un demone
d’impurità, forte, del quale io, fino a quel
momento sconoscevo completamente l’esistenza anche perché non si era mai
manifestato prima, secondo la furbizia di questi esseri che fanno
dell’anonimato la loro forza, e che era riuscito a fare nella mia vita, quello
che voleva, facilitato da me che, sia pure inconsapevolmente, lo avevo sempre
assecondato. Oggi posso dirvi con assoluta certezza e con molta esperienza
sperimentata sulla mia pelle, che i demoni sono i principali artefici dei
nostri errori e dei nostri peccati e che senza una vita di preghiera e di
relazione costante con Dio, non c’è possibilità di salvezza per noi piccoli
esseri mortali e che ogni forma di perversione sessuale e di vizio impuro,
hanno come radice, la presenza di questi esseri diabolici che operano secondo
le proprie caratteristiche, svolgendo il loro compito specifico, osservando
rigide e determinate gerarchie; i diavoli legati alla sfera sessuale, che io ho
conosciuto e a lungo combattuto, non spingono ad essere cattivi e non portano
avversione al sacro, per questo motivo risultano difficili da identificare e
togliere, ma non per questo possono essere considerati meno gravi, in virtù del
fatto che con i peccati della carne sporcano il corpo prima e lo spirito dopo,
creando inimicizia con Dio e aprendo un varco ampio verso l’inferno. E’
cominciata così, con l’aiuto del pastore e di fratelli e sorelle con doni
carismatici di liberazione, la mia lotta contro il maligno che era uscito ormai
allo scoperto, suo malgrado, perché Gesù l’aveva ormai smascherato rendendolo
assolutamente incompatibile con la presenza stessa di Cristo, il quale stava
ormai facendosi strada dentro il mio spirito. Non è stato per niente facile
scontrarmi col nemico delle nostre anime e quello che ho passato non lo auguro
a nessuno: altro che problemi psicologici o psicanalitici! Altro che camomille
o farmaci ansiolitici! Io ho dovuto estirpare con preghiere forti e con la mia
volontà di uscirne a tutti i costi, quello che di negativo vi era in me, quel tempio
di Satana fatto di lussuria e concupiscenza carnale che il demone stesso con la
mia inconsapevole volontà, aveva eretto nei miei pensieri e desideri e perfino
nella mia casa: ricordo perfettamente gli attacchi che subivo la notte, specie
verso le tre, questo poiché, durante il sonno, avviene che si assottiglia
di molto il confine tra il mondo fisico
e quello dello spirito e i due mondi paralleli, quello degli spiriti incarnati
che siamo noi e quello degli spiriti disincarnati assieme ad altre realtà celesti
che vivono in dimensioni superiori, a volte e in situazioni particolari, si
sfiorano fin quasi a incrociarsi. La mia condizione, sia pure lentamente,
migliorava progressivamente ma quando ero sul punto di convincermi di aver
intrapreso la strada giusta, quella che mi avrebbe portato successivamente alla
vittoria e mi stavo conseguentemente illudendo di assaporare un po’di pace interiore, ecco, improvvisamente e del
tutto inaspettata, spuntare all’orizzonte una nuova nube minacciosa e per la
prima volta in vita mia, si spalancarono per me le porte del carcere, per reati
di natura sessuale ovviamente compatibili col demone che combattevo. In tutta
onestà devo dirvi che non ho mai scaricato tutta la responsabilità dei miei
errori sull’entità malvagia perché sono stato esclusivamente io a consentirgli
di fare tutto ciò che ha voluto rendendolo forte e padrone della mia vita, e
per questo ho invocato pentito il perdono di Dio, il mio più grave sbaglio è
stato quello di non aver mai cercato una relazione col Creatore e di non aver
mai permesso allo Spirito Santo di agire in me e nella mia vita. Ma ormai il
Signore aveva piantato il suo seme in me che cominciava a crescere ogni giorno
di più e non mi avrebbe mai più lasciato. Oggi mi rendo conto che il carcere è
stato una specie di purgatorio terreno, necessario a farmi crescere scontando i
miei peccati perchè le croci, le sofferenze, servono a farci maturare
spiritualmente e possono trasformarsi, con la fede e la preghiera, in
meravigliose opportunità di rinascita. Ed è stato proprio dentro il carcere che
si è realizzato un altro miracolo nella mia tormentata vita terrena; l’incontro
con la Madonna, un dono straordinario che mi ha fatto Dio, del quale forse non
ne sono degno, ma che ha rappresentato una svolta nel mio cammino spirituale:
io che ero chiuso in una cella, sporco nel corpo e nello spirito, ecco che
incontro Colei che personifica la purezza e la libertà di essere figli di Dio e
che è venuta lo stesso da me facendo ciò che avrebbe fatto Gesù: soccorrere un
suo figliuolo che chiedeva aiuto. Non l’ho conosciuta in un luogo di
apparizione mariana o durante un pellegrinaggio ma in un posto di espiazione e
di emarginazione, segno della grandezza di Dio che sa leggere nel cuore
dell’uomo prima ancora della sua condizione esistenziale. Io ho cercato con
tutto me stesso, forse anche perché spinto dalla disperazione, la madre di Dio,
ma l’ho cercata davvero, questo è stato importante, e l’ho fatto pur essendo
protestante e persino contro il volere del pastore che mi aveva seguito fino ad
allora e dei fratelli della chiesa alla
quale appartenevo, che continuavano a pregare costantemente per me. Ma la
presenza amorevole di Maria, la sua vicinanza, la sua premura, la sua infinita
dolcezza mi hanno spinto a fidarmi di lei. I frutti si sono rivelati tutti
positivi: sono uscito da quel posto l’11 febbraio, nella ricorrenza del giorno
della prima apparizione della Madonna a Lourdes, e da quel momento, la Vergine
mi ha portato sempre più vicino a Gesù e sempre più lontano dal maligno e forse
è anche per questo che Dio l’ha messa sul mio cammino, proprio in virtù del
fatto che contro i demoni d’impurità, era necessaria la presenza della infinita
purezza di Maria per scacciarli, la vicinanza della madre di Cristo è infatti
una potentissima arma dopo il sangue di
Gesù. Oggi il mio rapporto con la Madonna è splendido e commovente,
sento la sua presenza materna, mi protegge e
mi guida, ora finalmente riposo tranquillo la notte con al collo la sua
medaglietta miracolosa, comunica con me attraverso locuzioni di pensiero fin
quasi a percepire anche la voce, non la vedo ma è come se fosse visibile con
gli occhi dello spirito, so che in punto di morte lei ci sarà, come ha promesso
a Fatima a tutti coloro che faranno il percorso dei 5 sabati, cammino che io ho
già fatto con gioia e dedizione. Mi manda molti segni, soprattutto rose,
cuoricini e coroncine di rosario che trovo per terra, sulla mia strada. Ogni
anno per l’8 dicembre, ricorrenza dell’Immacolata Concezione, mi chiede di portarle
una rosa e di deporla sotto i piedi della statua di Montalto che la raffigura,
qui a Messina e che per per me è come una piccola Lourdes o Fatima o
Medjugorje. Ho imparato a recitare tutti i giorni, la mattina, prima di alzarmi
e dopo aver ringraziato il Signore per avermi donato un altro giorno di vita,
il rosario e sempre tutti i giorni, puntualmente alle 3 del pomeriggio, dico la
coroncina alla divina misericordia. Oggi sono un uomo completamente cambiato in
positivo e vivo una vita di preghiera e di condivisione con i miei fratelli in
Cristo e quello che, grazie alla fede è avvenuto in me, Dio è pronto a farlo con chiunque, anche col più incallito
peccatore, non aspetta altro, gli basta perfino un piccolo segno, desidera
essere cercato ed è sempre pronto a perdonare e a ridare una vita piena di
significato e di amore. Se guardo indietro nel mio passato, mi rendo conto di
quanta strada ho fatto grazie al Signore, che va ringraziato sempre. Non
riconosco affatto quello che ero ieri prima di aver sperimentato la presenza di
Cristo nella mia vita, era un’altra entità negativa che agiva al posto mio,
dico sempre che ero io ma non ero io. Ovviamente sono rientrato nella chiesa
cattolica perché sono troppo innamorato spiritualmente della Madonna e questa
gioia che provo dentro non mi è stato possibile condividerla con i fratelli
protestanti ai quali non potevo esternarla ma dico grazie ugualmente alla
chiesa evangelica alla quale devo molto perché è lì che ho mosso i miei primi
passi del mio cammino spirituale, lì ho trovato la mia prima vera àncora di
salvezza, la prima luce tra le tenebre che mi avvolgevano ma col senno di poi
penso che doveva andare così secondo il progetto che Dio aveva stabilito per la
mia vita. Frequento il Rinnovamento nello Spirito, un movimento di preghiera di
ispirazione cattolica che mi ricorda il modo di pregare degli evangelici, ho
capito l’importanza della confessione per riconciliarsi con l’abbraccio del
Padre e la bellezza dell’incontro con Gesù attraverso la santa messa e l’eucarestia.
Ho un solo e unico rimpianto: quello di non aver incontrato prima Gesù, specie
quando ero ancora adolescente, la mia vita sarebbe stata tutta diversa con la
sua presenza in me. Per questo mi sento in dovere di dire ai giovani con tutto
il mio cuore: cercate Cristo e dialogate con lui come con un amico sincero e
non rimarrete delusi e con la stessa intensità di sentimento dico ai genitori:
educate i vostri figli alla fede facendo da esempio perché Dio ve ne chiederà
conto, spalancate le porte delle vostre case a Gesù e pregate ogni tanto
riuniti in famiglia, preghiera che ha un valore immenso agli occhi di Dio.
Auguro di cuore a tutti voi, specialmente a chi è lontano dalla fede, di
cambiare la direzione della propria vita e di dirigere i propri passi verso
Cristo, l’unico che può veramente cambiare il corso e lo scopo della nostra
esistenza terrena, dando una gioia vera, profonda e duratura che non è di
questo mondo, preludio dell’infinito amore che caratterizzerà la nostra vita
immortale. Io sono convinto che l’unico vero dramma o lutto nel nostro più o
meno breve transito su questa terra, sia l’assoluta mancanza di Dio nella
nostra vita e sono certo che fin quando il Signore ci lascerà vivere quaggiù,
fino all’ultimo soffio di vita, ci sarà sempre la possibilità di cercarlo e di
rimediare alle nostre mancanze ma quando si chiuderanno definitivamente i
nostri occhi terreni, non ci sarà più tempo per rimediare e per tornare indietro e sarà troppo tardi.
Dio
mi benedica e benedica tutti coloro che leggeranno e faranno tesoro di questa
mia testimonianza.
CLAUDIO
CISCO
UNO STRANO INCONTRO
Mi
successe quando ero ancora ragazzo. Mi trovavo sul treno che mi portava a
Trento in visita da mia sorella. Per vincere la monotonia del viaggio, leggevo
un libro di mie poesie quasi in atmosfera con quello scorrere sulle rotaie. Di
colpo, senza chiedere permesso, entrò lei, 16 anni a prima vista, trascurata e
con l'aria assente. I suoi lunghi capelli neri e sporchi, il trucco sfatto che
le colava sul viso, i lineamenti straordinariamente delicati. Era bella quella
ragazza, il ritratto d'un angelo col volto della sofferenza, il male nascosto
in lei, non appariva in grado di deturpare quell'adolescenziale fascino innato
che possedeva. Ma aveva la paura dentro quegli occhi ancora di bambina, come
fosse vittima di qualcuno o qualcosa a cui non poteva o sapeva ribellarsi.
Mi
prende di scatto il libro dalle mani, mi si siede accanto, lo sfoglia. La
vedevo leggere attentamente:
"E'
bella questa poesia" mi dice di colpo "anzi bellissima, come la mia
vita quando era tutto un bel sogno e molto di più". In quell'istante,
avrei voluto passarle la mano in mezzo ai capelli, accarezzarle il viso,
stringerla forte a me per proteggerla, ma non dissi e feci nulla. Era assorta
nella lettura di quei versi, non alzava minimamente lo sguardo, era bellissima,
molto di più della poesia che leggeva. Arrivammo in fretta senza che me ne
accorgessi ad una stazione, la ragazza si svegliò d'improvviso da
quell'incantesimo e sempre col libro tenuto strettamente nella mano:
"Me
lo regali, posso tenerlo con me?" mi chiese.
"E'
tuo, puoi prenderlo" fu l'unica cosa che seppi risponderle. La vidi
sorridere per la prima volta, mi commossi, riuscii a stento a non piangere.
Quel sorriso come un fiore germogliato inaspettatamente dalla terra arida, era
spuntato per magia come un ruscelletto di gioia dal suo dolore. Mi disse
infine: "Grazie" e se ne andò via di corsa. Dal finestrino, mentre il
treno lentamente ripartiva, la vidi prendere del denaro da un tizio poco
raccomandabile, poi sparì man mano che m'allontanavo sulle rotaie. Chi era
quella ragazza? Il mio libro le è servito a qualcosa? Perchè il destino me l'ha
fatta incontrare per un attimo? Tutte domande senza risposte. Da quel giorno e
dopo quell'incontro, io non ho più avuto pace, per molto tempo ho pensato a
lei, l'ho incitata nei miei pensieri ad avere cura di se' stessa, ho pregato
Dio notte e giorno per lei. Non so dove, non so come, non so quando ma sono
sicuro che la rivedrò, sì, io la rivedrò.
Lei
mi ha insegnato se non altro, a non consumarmi nella mia tristezza perchè al
mondo c'è anche chi sta peggio di me, che forse, non sono poi così sfortunato.
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IO E LA MORTE
E'
un paese morto. Strade malinconicamente deserte, aria pesante, spaventosamente
tetra. Furtive ombre si sparpagliano e si riuniscono subito dopo, quasi per
sentirsi meno sole. Silenzio assoluto interrotto soltanto da voli di
pipistrelli, da rintocchi lugubri di campane. Porte chiuse, finestre sbarrate,
occhi atterriti ed impotenti che, dagli usci delle case, spiano lei, signora e
sovrana, padrona di tutti noi. Lungo mantello nero, teschio in faccia, bastone
per reggersi, curva lei cammina zoppicando e lentamente, sola ed indisturbata.
Nessun muro potrà fermare la sua falce. Ha in mano un taccuino verde speranza
dove vi sono annotati i nomi e le ore di coloro i quali deve ancora chiamare ed
uno nero morte con i nomi di chi ha già rapito con sè. Bambini, continuate il
vostro girotondo e ridete di lei che vi sembra così buffa e troppo lontana.
Ragazzi innamorati, stringetevi forte l'uno all'altra, tra sogni e amore, lei
non si commuoverà e verrà a prendervi lo stesso.
Uomini
e donne, accumulate glorie e tesori, lei non si farà comprare e alla sua venuta
tutto dovrete lasciare. Vecchi, raccomandate le vostre anime a Dio, lei non
avrà paura e sarà molto più vicina di quanto possiate pensare. Gente chiusa
nelle vostre case, cos'è questo silenzio? Musica! e ridete forte, e scherzate
forte, continuate il vostro ballo in maschera, recitate la commedia della vita,
ma sul più bello tu sentirai bussare alla tua porta. Inutile ogni tentativo di
fuga o di gridare aiuto, interromperai la danza, toglierai la maschera,
abbandonerai la tua dama e le tue damigelle e andrai nostalgicamente deluso con
lei, più non tornerai; un istante di silenzio in casa tua insufficiente anche
per piangere e poi, immediatamente, lei rialzerà il sipario e riaccenderà le
luci e la musica e la danza, imperterrite, ricominceranno senza più una
maschera: la tua. Sì, lei porterà anche te in quel malinconico recinto di
foglie morte ed alberi spogli e stecchiti
e
il tuo corpo straccio, sdraiato si confonderà tra quelli che lì ci son già da
tempo. Io, di colpo, evito le braccia di chi vuol fermarmi e scappo giù in
strada da solo e le corro dietro: "Perchè?" le grido con
disperazione, "perche devo morire? Che male ho fatto per non poter vivere
per sempre? Dimmi che ho un'anima, un respiro che vivrà in eterno. Dimmi che il
mio sangue non è il liquido d'un automa, che il mio cuore non è un motore, i miei
nervi non sono fili sottili uniti tra di loro fatalmente,la mia mente non è un
computer. Vedi io ti parlo, ti sento, sono felice, sono triste, ho paura, so
scrivere una poesia. Ti prego signora sovrana, tu che sei l'unica che puoi,
risparmiami, non farmi morire. Io amo un fiore, una coccinella, un bimbo, amo
la vita". Lei si ferma e mi guarda in faccia. E' strano ma di colpo non ho
più paura. E' così naturale osservarla in volto, come se si trattasse di un
incontro indispensabile, sembra quasi una figura viva, e pensare che la
immaginavo diversa e cattiva. Lei mi risponde: "Va' via ragazzo, tua madre
t'aspetta a casa, e ricorda sempre, tu potrai anche essere come me per un solo
istante morendo, ma io non potrò mai essere come te quando risusciterai in eterno“.
Poi mi volta le spalle e girando l'angolo scompare. Io rimango confuso, triste
e felice nello stesso istante e piangendo divertito, correndo, torno a casa.
(Racconto tratto dal libro ANIMA SEPOLTA)
"ANIMA SEPOLTA"
Un’espressione
poetica d’avanguardia, alternativa, dove fobie ossessive e fantasmi interiori,
esternandosi, si tramutano con sepolcralità in energie negative lugubri e
macabre, segni indelebili d’una morte interiore eternamente rassegnata nel
misterioso mondo della follia e dell’inconscio. È la fine vitale d’un’anima
sepolta. L’autore sente dentro di essere ormai un’ombra che ha paura perfino di
rivedere la luce e come unico rimedio, non ha altra speranza che la morte.
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PROSTITUTA SCONOSCIUTA
Ti
vedo tutte le sere al solito posto sopra gli sterili binari d'un tram. Se hai
freddo strofini le mani per scaldarti, se non passano macchine continui a
guardarti intorno. Gli stivali neri di cuoio sempre gli stessi, la borsetta a
volte rossa altre nera, la minigonna, il solito trucco vistoso: questa sera
però mi sembri più bella! sexy più che mai. Chissà se sei sola nella vita
o
se qualcuno ti ama! Chissà perchè lo fai! Forse avrai un romanzo dentro da
raccontare, testimonianza di un'esistenza non bella come avrebbe dovuto essere.
Vorrei poterti aiutare, amarti, stare un pò con te! per la prima volta ti vedo
con occhi diversi, non mi interessa affatto il sesso. Non ho mai avuto il
coraggio di avvicinarmi a te, mi blocco ogni volta che provo, mi sembri quasi
irraggiungibile ma poi per dirti cosa? In fondo ho paura di fare tutto. Ti
scongiuro, fuggi con me prostituta sconosciuta! Ricominciamo insieme una nuova
vita, non consumarti più così! ti stai buttando via da sola! continui a farti
del male. Ti desiderano tutti ma quando torni a casa, non ti rimane niente. Ma
ora basta: devi cambiare la tua vita, è tempo di riscossa.
Non
riesco nemmeno a terminare questi pensieri che ti vedo salire già su una
macchina sportiva. Addio mia prostituta sconosciuta! sicuramente domani verrò
ancora a vederti e a tenerti compagnia in segreto e a distanza, forse mi sono
innamorato di te o forse abbiamo qualcosa in comune che ci unisce: siamo
entrambi soli, che il Signore ci aiuti!
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IL VUOTO DI UN PAGLIACCIO
Ti
aspettiamo e ora che entri in scena, indossa la tua maschera, con quel grosso
sorriso stampato sul viso ed il trucco che ormai fa parte di te. Nella voce e
nei gesti, un po' mimo e un po' attore, sai far tacere il tuo cuore, t'illudi
di tornare bambino, dimentichi in quegl'istanti la tua tristezza. Cadi,
rialzati, ubriacati, balla, grida, scherza e noi saremo lì, a guardarti, a
ridere, ad applaudirti: sei un attore e come tale devi essere trattato. Nessuno
di noi in platea si domanderà chi sei, proprio nessuno si preoccuperà delle tue
sofferenze, per noi sei solo un pagliaccio, una maschera e nulla più! Ci
interessi per come appari, non per quello che sei. Quando le luci del palco si
spegneranno, tu ti troverai solo con te stesso, come sempre del resto. E
l’immagine tua vera riflessa, non potrà più far ridere. Non sarai in grado di
mentire, e quel grosso sorriso si trasformerà in lacrima, una lacrima amara che
scenderà sul tuo viso fino a scioglierne il trucco. Ti auguro, caro pagliaccio,
che la tua vita sia come la scena, felice e divertente, e che tolta quella
maschera, non ci sia più il vuoto.
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MARIONETTE
Cantavo
il mio romantico sogno nella notte davanti al palcoscenico buio di un teatro
dove piccole marionette allibite mi guardavano. Tutto intorno il vuoto più
assoluto, non percepivo umana presenza all’infuori di quei ridicoli pupazzi
colorati: “Solo noi possiamo comprenderti, sappiamo ascoltarti, abbandona gli
umani e salta qui sul palco da noi” mi dissero in coro. Così feci e diventai
burattino tra i burattini, rinunciai alla solitudine d’essere uomo, scelsi i
colori, il teatro, le marionette, diventai uno di loro. Su quel palcoscenico
recuperai la mia vera dimensione, mi ritrovai folle e disperato ma libero e
felice.
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I BURATTINI UMANI
Sono
vivo o sono morto da secoli? Sono libero o qualcuno mi guida? La via che seguo
l'ho scelta io o è stata già scritta? Questa mia storia buffa morirà con me o
si perderà nell'enciclopedia del tempo? Mi hai acceso la corrente ed il mio
sangue ha cominciato a scorrere. Mi hai caricato l'orologio e la mia pressione
segna 80, 90,100. Mi hai dato la corda ed il pupazzo si sta muovendo ma la
chiave che mi dice chi sono perché non me l'hai data mai? Ti faccio ridere lo
so ma io non so chi sono. Allo specchio vedo la mia maschera. Mi guardo intorno
ed ecco tanti burattini come me: chi è bello, chi è corto, chi ha gli occhi
verdi, chi sta morendo e chi sta per nascere ma tutti con lo stesso sconosciuto
destino. Mio Dio, quanto sono stupidi i burattini umani! hanno un'anima ma non
lo sanno. Sono monotoni, tutti cronometrati: 99 centesimi di secondo ad un
secondo e corrono in ufficio. Si sposano per avere figli che a loro volta
faranno altri figli: che noia! che sciocchi mortali! che guadagno hanno a non
lasciar estinguere la razza umana? Tutti si chiedono di capire ma nessuno di
loro ha mai capito un bel niente. Tutti pronti ad insegnare ma insegnare cosa
se neanche loro non sanno nulla? Ognuno dice la sua, ognuno crede che abbia
ragione lui. E' un teatro folle e buffo pieno di burattini colorati, un enorme
carrozzone di maschere e coriandoli e anch'io, senza sapere come, mi ritrovo in
mezzo senza averlo minimamente voluto. Se guardi attentamente fra tutti questi
pupazzi che si muovono puoi vedere anche me: Vedi sono quello laggiù vestito
d'Arlecchino con i capelli lunghi e che sta sempre da solo, anch'io come gli
altri sto recitando la commedia della vita nel carnevale dell'incomprensibile
esistenza umana. Ti prego riconoscimi se puoi, distinguimi da tutti questi
burattini, dai un senso alla mia vita perché io non mi sento uno di loro,
perché io non sono fatto di bottoni e tasti e non voglio fili che mi muovono.
Vedi io piango e rido, so dare amore, sento di essere immortale e originale.
Sin da piccolo mi hanno programmato come un computer contro la mia volontà. Mi
hanno costretto a recitare in un palcoscenico che io ho sempre odiato e che non
mi appartiene. Mi hanno fischiato e applaudito mentre in realtà io piangevo
perduto tra tutti questi burattini in cerca d'allegria che compravano e
vendevano questa pelle mia. Mi hanno dato un nome che non è quello mio. Mi
hanno voluto per come io non sono: io angelo travestito da manichino. Ti prego
portami via e salvami, dimmi chi sono, io non mi conosco. Per questo ora dico
basta! non voglio più obbedire a regole e dogmi o a una falsa morale come gli
altri burattini. Preferisco sentirmi libero all'inferno che schiavo in
paradiso, padrone di niente, servo di nessuno. Meglio essere un uomo vero, solo
ed incompreso che uno dei tanti burattini umani.
(Racconto tratto dal libro APOCALISSE MENTALE)
"APOCALISSE MENTALE"
Monologo
in prosa surrealista, cerebrale e filosofica. L’autore medita sul senso della
propria esistenza e sul destino universale di tutti gli esseri viventi. Si
rivolge alla natura affinché possa svelargli il mistero che circonda tutte le
cose ma l’interrogazione risulterà dolorosamente vana, non rivelerà nessuna
verità e porterà la sua mente sino al delirio. La natura continuerà ad
apparirgli bella e spietata, fino al punto di trasformare in poesia e vita,
proprio come la bellezza d’un tramonto, persino il doloroso momento d’un addio
o della morte stessa. La vita vana e fugace, è allettante e ingannevole come il
canto delle sirene, l’autore ne è consapevole ma, proprio per questo, sente di
amarla ancora di più e di non potersi più staccare da essa.
Seguendo
la strada della follia, si lascerà annientare in tutto il suo essere e in
questa sua apocalisse, troverà conforto in un poetico abbandono.
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Fantasmi nella notte
Ascolta....
ragazza sperduta in quest'infinito.
E'
notte, ogni cosa intorno è spenta e tace. Nel silenzio, dolcissimo, altre
sensazioni di un mondo totalmente sconosciuto ma intrinseco con i nostri
giovani spiriti, vivono con suoni e colori in dimensioni parallele e niente è
ciò che sembra. Attimo fugace, come un fiore che sbocciando muore, in questa
notte t'amo per non amarti più.
Noi
due siamo come fantasmi nella notte, anime vaganti in cerca d'amore, muovendoci
insieme, in trasparenza, candidamente invisibili, ci avviciniamo piano per non
aver paura nell'oscurità.
Noi
due fantasmi nella notte, solitari astri dispersi nel grande firmamento lassù,
senza tempo e senza storia, rapiti dall'oblio, misteriosamente avvolti dalle
tenebre, angeli di questa giovinezza. Magicamente lontani dal flusso impetuoso
della multanime esistenza, noi due non avvertiamo più il battito sconfinato
dell'infinito come orrenda solitudine e mistero interminabile. La realtà ci
appare come un susseguirsi di fantasmi vuoti e meccanici ed ogni residuo di
tristezza si smarrisce del tutto o vibra remoto in un placamento soave.
Ragazza
sconosciuta! sei bella tra le ombre, sei più bianca della luna, il tuo viso
brilla come una candela..
Lascia
questa mia mano che hai stretto così fugacemente questa notte.
Alle
prime luci dell'alba le nostre strade si divideranno per non ritrovarsi mai
più.
Abbiamo
acceso un fuoco in noi che il vento della vita che fugge spegnerà presto. Non
dimenticarmi ovunque sarai, io non ti dimenticherò ovunque sarò anche se
resteremo per sempre fantasmi nella notte.
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STORIA D'UN VECCHIO EREMITA
Vivo
quassù tra le montagne, rifugiandomi nel mio nido silenzioso, in un lungo e
solitario esilio. Ho abbandonato il mondo con il suo grigiore per osservare
felice i colori dell'arcobaleno ed ogni volta scoppio a piangere di gioia
mentre la mia anima si purifica nella luce del sole.
Non
ho incubi che mi svegliano di soprassalto, non vedo più quei mille volti della
gente pronti a sommergermi, è lo sguardo magico della natura che m'incanta e mi
protegge nel buio come una madre schiude le ali sul suo piccolo.
La
scala dei miei giorni, di gradino in gradino, sta salendo sin lassù, per questo
veglio paziente ogni alba che nasce, così giorno dopo giorno m'avvicino al
cielo e non ho paura di volare via nell'ora del tramonto, so che rinascerò in
primavera per non essere mai più solo.
La
morte mi aprirà le porte alla vita eterna e gli occhi della natura, che sono stati
la luce della mia terrena esistenza, diverranno gli occhi di Dio lassù. Attendo
la pace della sera per addormentarmi in un lungo sonno, stelle d'argento e cori
di uccelli, porteranno lontano oltre le montagne l'eco della mia solitudine ed
i miei sogni fragili saranno foglie verdi d'un albero solitario che la collera
del vento non potrà mai spazzare.
Un
freddo e misterioso inverno, busserai alla mia porta frustata solo dal vento, e
addentrandoti nel mio nido, troverai quel panno che mi asciugava il sudore, il
bastone che aggrappava la mia fatica, una candela che non si consuma. E quando
sarai al sicuro, rivivrai i ricordi di quello che sono stato, ammirerai la
statua di quello che sono adesso.
In
un angolo buio, impolverato da tele, scoprirai il mio diario segreto, frammenti
d'una vita mai vissuta, povera fuori, ricca dentro: Non bruciarlo ma fanne
tesoro. E' la memoria che infrange i secoli e vince il silenzio dell'universo,
il buio della morte.
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APRITI
CON ME
Non
puoi fuggire da te stessa, non devi nasconderti anche da me. Ormai io ti
conosco sai, è come se leggessi dentro i tuoi pensieri. Nei tuoi occhi da
troppo tempo spenti ma bellissimi e di straordinario colore, vedo riflessa
chiaramente come per magia la tua anima. Il tuo sguardo avvilente, etereo,
quasi lunare smaschera questo tuo essere creatura persa, come chi è presente
solamente col corpo ed è lontana mille anni luce con la mente Ma io provo ad
immaginare il fascino di quel tuo viso che sarebbe capace di ipnotizzare
chiunque se solo potesse ritrovare la bellezza e la spensieratezza del suo
sorriso. Ti prego: apriti con me! Non chiuderti tenendoti tutto dentro, forse
non trovi le parole, non sai da dove cominciare. Parlami del malessere che ti
opprime e dal quale credi di non
poterti liberare. Ci sono segreti, esistono paure in te, lo sento. La tua vita
è un mare in tempesta ed il tuo futuro lo vedi annebbiato, hai già pianto
parecchio fino a prosciugare ogni lacrima ma dall'amarezza e lo sconforto di
questo tuo dolore, ne uscirai fuori e per sempre, se lo vorrai veramente. La
mente mia ora precipita in fondo alla tua, e in simbiosi con i tuoi stessi
tormenti scopre un'ombra, intravede una solitudine profondissima, si perde nel
labirinto del tuo mistero lasciandosi del tutto rapire dalla angoscia che ti
possiede. Come fari abbaglianti nel buio, i tuoi pensieri negativi sparano su me
ma non mi uccidono, mi danno più forza. Ti scongiuro: apriti con me! Io ti
ascolterò con attenzione e pazienza senza giudicarti affatto ma cercando di
comprenderti, calandomi al tuo posto. Ora dimmi perchè ti consumi così, cosa
c'è che mi nascondi, c'è un pericolo che incombe o un demone alle tue spalle.
Dimmi tutto ciò che vuoi, qualsiasi
cosa o confidenza, fammi partecipe di ogni tua sensazione, io sono pronto a
seguirti con cura, ovunque ed a qualunque costo, finchè mi permetterai di
farlo, amica mia! Non odiarti in questo modo ma rendi il bene per il male,
prova finalmente ad amarti un pò, scaccia via dalla tua vita la tristezza, i
fantasmi della notte, distruggi definitivamente la disperazione. Sento che un
sogno, una speranza sopravvivono ancora sepolti dentro il tuo io, ti chiedono
luce, entusiasmo, poesia, invocano tenerezza. Ti supplicano soltanto di non
arrenderti al male ma di lottare, di non perdere la fiducia in te stessa, sanno
che se vuoi ce la fai, puoi riscattarti aprendo gli occhi che tieni bendati.
Insegui quel sogno e quella speranza, fallo con volontà e coraggio, credendoci
fino in fondo, ti accorgerai che sono più vicini e raggiungibili di quanto tu
possa pensare. Fai piovere amore su di te, apri la porta del cuore, quanto c'è
di puro, di meraviglioso tu l'avrai. Coltiva e lascia germogliare quegli amori
trascurati ed abbandonati in fondo al tuo cuore, sai bene che ci sono ancora,
ti stupirai piangendo di gioia nell'osservarli fiorire nella tua giovane vita. Credimi, ti prego ascolta queste
mie parole: apriti con me! Io sono qui con te per aiutarti. Non c'è sbaglio o
colpa alla quale non si possa rimediare, non esiste sconfitta in grado di
annullarti e non è mai troppo tardi per riemergere. Adesso sei solo caduta ma
ti giuro e sono certo che presto ti rialzerai e rinascerai con più forza e più
amore di prima. Credici, credici, credici!
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"RIFLESSIONI"
A
dispetto del tempo che inesorabile scivola sui miei anni, son rimasto quel
bambino sperduto di ieri con lo stesso terrore di crescere, solo ed incompreso
tra mille paure. Ho ancora voglia di sognare, illudermi, fantasticare. Vorrei
rifugiarmi in un mondo solo mio, ricco di colori e d’ingenuità, dove poter
finalmente tornare bambino senza crescere più, allontanando le terribili ombre
della solitudine, della vecchiaia, della morte stessa, ma è un mondo fragile
spezzato crudelmente dalla nuda realtà. Così, ogni volta che provo a volare in
alto, una forza sconosciuta ed impietosa, mi taglia le ali ed io precipito giù
più triste che mai, come un gabbiano che non vola più, mentre le mie lacrime,
quelle stesse che percorrevan lente il mio viso pulito di bambino, continuano a
non sapere quel che loro stesse vogliono e a non trovare quel fazzoletto che le
possa asciugare per sempre. In esse, vedo riflessi i miei sogni, li vedo morire
uno dopo l’altro sciogliendosi come gocce di pioggia disposte in fila, sospese
alla ringhiera.
Continuo
ad osservare con occhi limpidi e stranieri, l’immenso mare della vita ma è
sempre inutile sforzarsi nel tentativo d’immergersi. Vedo lontano quel veliero
che da piccolo chiamavo col nome di speranza e che non è partito mai. Eppure
m’accorgo che dentro e fuori di me, v’è ancora tutto da scoprire e da imparare.
Sento in me una grande energia vitale, creativa ed artistica. C’è in me una
sensibilità profondissima, spaventosamente grande a confronto del mio
fragilissimo essere che più s’ingrandisce e più resta isolata, soffocata dentro
come un vulcano che dorme. Vorrebbe esplodere e sommergermi come un fiume in
piena ma non può farlo, come una bottiglia smossa dalla quale non è possibile
togliere il tappo. Forse sono troppo diverso da tutti perché possa essere
capito, o forse è solo colpa mia se non riesco a esternare quello che ho
dentro. Comincio a credere di essere un folle, quasi un alieno, così almeno mi
creo un alibi per giustificare questo mio giovane vivere, terribilmente e
prematuramente invecchiato.
Ho
un disperato bisogno di vita, di giovinezza, di entusiasmo, d’amore. Con chi
potrò aprirmi manifestando come sono dentro? Chi potrà veramente capirmi?
Vorrei trovarti e finalmente gridarti con tutto il fiato che ho: “Ispirami,
sconvolgimi, amami”. E intanto cresce il terrore d’invecchiare e il desiderio
di morire ancor prima di vedere il mio corpo mortificarsi con le prime rughe.
Non potrei mai sopportare il tremendo contrasto tra l’immortalità del mio
spirito che, nonostante tutto sembra che esista, e la debolezza del mio corpo
in declino. Sono sicuro che dentro, resterò sempre un bambino mai cresciuto
anche se avrò i capelli bianchi e conserverò intatta nelle pupille degli occhi,
la stessa luce ch’emanavo da piccolo. Amo troppo la giovinezza e non posso fare
a meno di sognare per potermene fare una ragione sulla vecchiaia che è uno
stato del tutto naturale e, di conseguenza, accettarla con rassegnazione o
addirittura giustificarla. Per me la vecchiaia resta il più grave e doloroso
castigo che la natura scagli contro gli uomini. È più malvagia e terrificante
persino della morte. Eppure devo ammettere che la mia solitudine e la mia
tristezza, sono nate con me, le ho conosciute da giovane, almeno in questo, la
vecchiaia non c’entra. Estraniato da sempre dalla vita, non avendo niente ed
essendo di nessuno, ho scoperto man mano me stesso. La mia solitudine è simile
ad un messaggio chiuso in una bottiglia e gettato in mare. Forse un giorno,
quando non ci sarò più, leggendo queste mie accorate riflessioni, mi capirai e,
scoprendo che valevo qualcosa, piangerai per me.
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"SOLO NEL BUIO"
È
notte fonda ed io sono ancora sveglio con lo sguardo assente nella mia camera
silenziosa, unica mia compagna, testimone di tanta solitudine. Senza chiudere
occhio, penso a tutto e a niente. I vecchi soliti dubbi mi si accavallano in
mente: come posso dormirci sopra? Sì, lo so! Fermarsi qui a pensare non si può,
farla finita neanche. È solo mia la tristezza, la fine. Non ho più la forza di
lottare ormai. Un altro inverno è in me, non devo crollare proprio adesso
buttandomi via, devo trovare il coraggio di andare avanti da solo: Dove siete
amici miei che avevo? Anche tu mi hai detto infine addio voltandomi le spalle,
non sono più niente per nessuno ormai. Mi guardo intorno e vedo solo il vuoto.
Grida la voce del mio cuore, spenta dal dolore che nessuno ascolta più. Vorrei
non essere mai nato, chiudere gli occhi e scomparire in un attimo. Non so che
sarà di me, sono confuso, disorientato, mentre gli anni passano veloci. Fuori è
buio ed io tremo, comincio ad aver paura. Mi rigiro nel letto, grido nel sonno,
ho incubi, sto male, piango e non ce la faccio più. Ho vissuto una vita che non
è mai stata vita.
Dove
fuggire un’altra volta? Come placare questa mia ansia fortissima? Ormai le ho
già provate tutte, ogni tipo d’evasione, non è servito a niente! Ora mi ritrovo
solo, nel buio, con i fantasmi della notte che m’inseguono molto più di prima.
Sono nato solo. E solo morirò.
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"LA MIA ESISTENZA
SOLITARIA"
La
mia vita è una strana vita, solitaria, incomprensibile, senza senso. Continue
rievocazioni della mia adolescenza, sogni irrealizzabili, emozioni
intensissime, una impressionante anche per me creatività che mi spinge a
scrivere sempre, e poi amori platonici ed immaginari verso ragazze
giovanissime, forse per illudermi pateticamente di ringiovanire. Chimere di
eternità le mie, che non hanno nessun riscontro pratico destinate a morire e a
dissolversi nel nulla. Su tutto questo sfacelo regna sovrana la signora
Solitudine, è sempre e solo lei a starmi accanto fedele, fino ad incitarmi a
dialogare con me stesso, parlando naturalmente e tranquillamente da solo, io
con me stesso e nessun altro, in fondo sto bene col mio io e mi amo, forse
questo è anche un bene che mi permette di tirare avanti senza deprimermi. Non
ho una compagna che mi ami e mi dia calore dormendo al mio fianco, non ho figli
da educare e crescere, né soldi per campare, niente lavoro per realizzarmi e
rendermi utile, nemmeno amici per scambiare quattro chiacchiere, niente di
tutto questo: sono il chiaro esempio di come non si dovrebbe mai vivere. Sono
anche ossessionato dal continuo timore d’invecchiare e di morire o di essere
preda di malattie corporali e questa specie di nevrosi mi perseguita da sempre,
giorno per giorno, ora per ora, attimo per attimo. Temo la vecchiaia e la morte
perché paradossalmente amo fortemente la vita anche se nella maggior parte dei
miei scritti, trasmetto tristezza. Possiedo però una grande virtù che non tutti
hanno la fortuna di avere: sono tremendamente sincero nell’arte come nella
vita. Le ragioni di questo mio non fare, sono da ricercarsi nel fatto che mi
son convinto ormai da tempo che non vale la pena impegnarsi nella vita pratica
di tutti i giorni perché la morte arriverà prima o poi per tutti e saremo
costretti ad abbandonare ogni cosa di questa terra quindi non ha senso
impegnarsi in nulla di materiale, e mi ritorna in mente a tal proposito la
famosa frase “gli ultimi saranno i primi” ed io mi sento orientato proprio
verso gli ultimi della scala sociale, mai verso coloro che osservano dall’alto.
Lo so, davanti ai tuoi occhi, caro lettore che mi leggi in questo momento,
sembrerò pazzo, tanto da aver bisogno di mille psicologi ma ti prego rifletti
per un attimo prima di giudicarmi e almeno sforzati di comprendermi. Durante
questa mia assurda e solitaria esistenza non ho costruito proprio nulla di
pratico e nulla ho intenzione di creare per il mio futuro. Preferisco rimanere
immerso fino al collo in questo personalissimo mare di inguaribile monotonia e
piattezza con una sola ma importante novità: sto cercando Dio con tutto me
stesso, forse per riempire quell’enorme vuoto che ho dentro, chiedendo a Lui e
solo a Lui tutto quell’amore che ho sempre cercato e non ho mai avuto. Non so
spiegare nemmeno a me stesso il perché debba vivere così, forse è stata una mia
libera scelta in sintonia con la mia anima inquieta e tormentata, o forse i
continui e micidiali attacchi d’ansia sempre presenti sin da piccolo in me,
hanno inevitabilmente condizionato tutta la mia esistenza, rendendomi
totalmente schiavo di paure ed inibizioni. Ma non ho alibi adesso e non cerco
giustificazioni di nessun tipo, sono così e basta e forse, paradossalmente e
consapevole di una lucida follia, sono anche felice e orgoglioso di esserlo. Io
sono questo, sono fatto così ormai e non mi piango addosso ma, al contrario, mi
accetto e mi amo per quello che sono. Ho però dentro di me quell’inquietudine,
quell’eterna immotivata per certi versi insoddisfazione che sarebbe giusto
chiamare angoscia, che mi rende scrittore, artista, creativo e senza la quale
non potrei mai esserlo.
Non so se sono davvero un poeta nonostante abbia scritto un’infinità di
versi ma non m’importa affatto di saperlo, lo sento dentro di me e non devo
dimostrare a nessuno di esserlo. L’unica cosa che so di certo è che scrivere mi
fa sentire veramente bene, mi trasporta in alto, liberandomi dall’ansia e dalla
materialità di questo mondo. È difficile spiegare, anche per me che mi reputo
uno scrittore, quello che provo nell’intimo tutte le volte che ho una penna in
mano: è una sensazione di forza, potenza, libertà, eternità mischiate tutte
insieme e mi lascio trascinare via dalle parole che scrivo e che mi sommergono
come un fiume in piena, incontrollabile, inarrestabile che vuole straripare.
Credo che solo quando scrivo riesco ad essere veramente realizzato: sono me
stesso, libero! L’arte eleva l’uomo rendendolo immortale. Quando creo una
storia arrivo a sentirmi addirittura Dio nel far vivere e morire a mio
piacimento i personaggi che invento.
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L A I L A
Un breve racconto
appassionato ed intenso
a tratti tenero e struggente.
Un ragazzino solitario ed introverso
una giovane donna disinibita e spigliata
mossi dallo stesso desiderio:
conoscersi a fondo e sperimentare
nuove emozioni.
L’autore,
con umana comprensione
e senza mai scadere nella volgarità,
scruta, indaga, penetra l’animo umano
mette in luce sentimenti e debolezze
coglie e svela ogni pensiero
con finissima introspezione.
Dicono che le storie d’amore tra
persone di età differente, siano destinate a fallire in breve tempo e si
presume non abbiano prospettive future di alcun tipo ma io, della mia Laila
molto più grande di me, conservo ancora il ricordo, ed è il ricordo più bello
di tutta la mia vita.
Tutte le ragazze o donne che ho
immaginato di possedere o che ho avuto realmente nel corso della mia esistenza,
messe insieme, perderebbero nettamente il confronto con lei, Laila, il mio
sogno proibito, il mio desiderio peccaminoso, il diavolo vestito d’innocenza,
la malizia più sfrontata che si sposa con la tenerezza
più disarmante; colei che detiene il
potere ancestrale di unire in simbiosi inferno e paradiso, angeli e demoni,
fiamme e virtù.
Dicono inoltre che i rapporti intimi
consumati o vissuti in età troppo immature, possano segnare negativamente e per
sempre un essere umano; ma io, solo grazie alla vicinanza del corpo di Laila,
son diventato poi un artista creativo, una specie di “alieno”, un sensitivo,
profondissimo nella sensibilità e nello spirito. La sua carica erotica, la sua
potenza ammaliatrice meravigliosamente devastante, mi hanno reso vivo nel corpo
e ancor più nella mente. Dietro l’apparenza d’una opprimente angoscia e della
mia inguaribile solitudine, emerge prepotente un flusso inarrestabile di
energia vitale, indomabile e che non conosce limite.
Avevo compiuto da poco quattordici
anni quando lei senza preavviso prese possesso della mia vita come una spada
affilata conficcata dentro la mia tenera carne, fragile rivestimento d’un corpo
ancora impubere.
In quel tempo lontano, ricordo adesso
che ero sempre triste, a dispetto della mia giovanissima età. Tremendamente
malinconico ed introverso, solo e senza amici, possedevo però già da allora in
me, l’embrione di quello che sarei diventato dopo, crescendo, e quel che è
accaduto con Laila, non ha fatto altro che rendermi consapevole della mia vera
natura, quasi come se il destino me l’avesse mandata apposta per affrettare i
tempi di questa mia consapevolezza e per incitarmi a non reprimerla facendomi
del male, annullando me stesso.
Non avevo avuto una ragazza fino a
quel momento, non conoscevo ancora l’intensa emozione del primo bacio, gli
elettrizzanti brividi che scaturiscono dal contatto con un corpo diverso dal
mio che già avevo imparato a conoscere bene attraverso le mie continue ed
intime carezze solitarie.
Uno strano ragazzo ero io, e forse in
parte lo sono ancora, e chissà se è stato esclusivamente per questo motivo che
il destino, beffardo, a volte crudele, altre ironico, si è premurato di far
accadere gli eventi al momento giusto ed usando la persona adatta affinchè i
suoi disegni trovassero realizzazione, ennesimo copione di uno strano ed
incomprensibile teatro che è la vita, con i suoi attori mascherati che si
muovono come marionette appese a fili ingarbugliati, senza identità e
senz’anima, nel crudele gioco della vita e della morte, tra cause ed effetti,
credendo di operare secondo il proprio libero arbitrio ma in realtà resi intelligentemente
schiavi da qualcosa o qualcuno che nessuno conosce ed è in grado di definire.
La mia deliziosa ed accattivante Laila non era altro che la figlia di questo
destino e come tale doveva obbedirgli.
Ero seduto su una panchina di “villa
Dante”, uno spazio di verde molto grande situato nei pressi del centro di
Messina, la mia città. Potevano essere circa le 2 o forse le 3 del pomeriggio,
non ricordo bene con esattezza ma era un orario nel quale a me piaceva e piace
ancora molto, uscire per camminare un pò per le strade. Ricordo anche che era
un giorno di primavera inoltrata con una temperatura abbastanza mite ed un’aria
fresca, gradevole da essere respirata. Vi era il sole, il cielo si mostrava
azzurro ed anche il verde del parco, l’ombra degli alberi col sottofondo del
cinguettio degli uccellini sul nido, in armonia con la serenità della natura,
sembravano richiamare alla vita e forse all’amore.
Mi trovavo in uno stato di assoluta
calma, quasi irreale, assorto in enigmatici pensieri, con la testa tenuta fra
le mani e lo sguardo assente rivolto fisso in giù verso il terreno, cosparso di
foglie. A prima vista, a chiunque fosse passato per caso di lì in quel momento,
potevo benissimo dare l’impressione di un ragazzino perdutamente solo con i
suoi pensieri ed in preda alla disperazione e allo sconforto più cupo ed oscuro
senza nessuna possibilità di salvezza, privo di qualunque via d’uscita.
Quell’atteggiamento però, paradossalmente, significava interiormente per me, un
modo di sentirmi che era esattamente l’opposto di quel che appariva; era per la
mia psiche, sinonimo di rilassatezza mentale e fisica, serviva a
tranquillizzarmi dentro, mi induceva alla meditazione, alla libertà creativa
dei pensieri.
Fu esattamente in quello stato e
proprio in quella posizione che mi vide Laila per la prima volta.
Non so spiegarmi ancora adesso il
perchè si sia avvicinata a me non conoscendomi affatto e quali vere intenzioni
o motivazioni l’avessero spinta a farlo nè se oscuri e complicati pensieri
guidassero la sua mente. So però con certezza che lo fece, purtroppo o per
fortuna, e che da quel momento, tutta la mia vita cambiò radicalmente e niente
fu come prima: ero segnato ormai! L’uomo bambino che era già in me, è stato
partorito proprio in quell’attimo ed ha visto per la prima volta la luce, per
poi diventare , nel corso degli anni, quell’uomo “strano” e “misterioso” che è
adesso e che sono certo, rimarrà tale fino alla fine dei suoi giorni.
Sentii, mentre continuavo ad essere
immobile e pensieroso a testa in giù, una mano dolce, carezzevole, vellutata,
quasi serica accarezzarmi i capelli, avvertii la tenera ed infantile
rimembranza di quando, piccolissimo, mi trovavo impaurito fra le braccia
amorevoli di mia madre. Quella mano leggera e direi magica che giocava spettinando
e ricomponendo con cura la frangetta dei miei capelli, quasi come fosse il
tocco di un angelo, si accompagnava poi ad una voce suadente e persino
fiabesca, a tratti misteriosa, che contribuiva alla creazione di quell’insolito
incantesimo. Rimasi con gli occhi socchiusi per imprimere nella mia mente e nel
mio cuore quelle vibranti e intense sensazioni, del tutto inaspettate e mai
provate prima, senza la volontà di alzare minimamente lo sguardo nel tentativo
di scoprire la fonte di quel benessere, era come se avessi paura di svegliarmi
rovinando quel bellissimo sogno, un sogno che però poteva anche cominciare
nell’esatto momento in cui mi sarei risvegliato e forse si sarebbe rivelato
ancora più bello.
Fu lei e soltanto lei però che
interruppe quella magia sussurrandomi all’orecchio:
“Cosa c’è che non va?”—”Perchè sei
così triste?”—”Hai l’aria di chi ce l’ha col mondo intero, vuoi parlarne con
me?”
A quel punto, d’istinto, alzai
immediatamente gli occhi indirizzandoli su lei, cambiando repentinamente
posizione ed atteggiamento: mi trasformai infatti in un ragazzino curioso ed
attento assolutamente determinato a risolvere il suo complicatissimo rebus
mentre il mio sguardo, prima timido ed impaurito, ora, incrociando il suo, si
mostrava forte e penetrante come se fossi io l’adulto e non lei.
Siamo rimasti entrambi così: occhi
negli occhi, sguardi che si scrutavano in silenzio, menti che cercavano in
tutti i modi di capirsi non conoscendosi ancora. E fu proprio nell’incertezza e
nell’incomprensione di quegli attimi, che io capii dentro di me chiaramente
che, più o meno consapevolmente, mi sarei consegnato completamente a lei, alla
sua forza seduttrice, al suo malizioso ed intrigante gioco; avrei dato a quella
misteriosa e sconosciuta ragazza, il mio corpo e la mia anima, accettando tutte
le possibili conseguenze di una simile ed incondizionata resa, pronto a
raccogliere poi tutto ciò che di bello o di tenebroso sarebbe potuto accadermi.
Come un sesto senso chiaro ed
inconfondibile, capii che quella ragazza, molto più grande della mia età, mi
avrebbe trasportato con se’ in posti inesplorati, sconosciuti, indefiniti, non
compatibili con la ragione o con la morale ma, proprio per questo, attraenti e
ricchi di fascino dove la libertà dell’istinto e delle sensazioni più intime
dell’animo umano, non conoscono limiti, non sanno e non vogliono fermarsi
davanti a niente.
Quello che ricordo ancora con
meraviglia e tenerezza, è l’amore che io sentii subito per lei sin dal primo
sguardo, proprio come un ragazzino alla sua prima “cotta”, mi innamorai
perdutamente di Laila, nonostante l’enorme differenza d’età, nonostante non
sapessi nulla di lei; ma la magia, e insieme la purezza genuina ed originaria
di quel sentimento, non possono essere razionalizzati e giudicati per nessun motivo
al mondo, perchè in tutto ciò che sa di magia, non può entrarvi il reale o la
logica.
Ero fermamente convinto che quella
ragazza già donna potesse essere e diventare il mio primo amore e quindi,
conseguentemente, avrei avuto la possibilità di sperimentare e gustare le
emozioni uniche del primo bacio, delle prime intimità, dei primi piaceri fino
ad allora solo immaginati. Tutte queste meravigliose ed avvincenti scoperte per
un ragazzino ancora totalmente inesperto in quel campo quale ero io allora, sentivo
dovevano essere interamente affidate e subordinate alla sua persona,
adattissima e meritevole ai miei occhi del ruolo che avrebbe dovuto adempiere;
era quella sua straordinaria ed esplosiva figura di giovane donna a darmi
questa certezza, e ancora, il suo essere così splendidamente ambigua, un pò
angelo e un pò diavolo, dolce e glaciale, comprensiva e sfuggente, vicina eppur
mille anni luce lontana: amica, sorella maggiore, amante.
Non fui in grado di rispondere con la
voce a quelle sue prime domande che la facevano assomigliare più a una
poliziotta che a una fidanzata, la mia volontà nel farlo era annientata dalla
sua folgorante bellezza, rapita e vittima del suo misterioso fascino. I suoi
occhi, intriganti, indagatori, riuscivano ad emanare ugualmente luce. Il suo
corpo mi dava l’impressione di una potentissima calamita capace di attirarmi
col suo campo magnetico fortemente a sè a tal punto da dover resistere con
tutte le mie forze per non venire risucchiato da lei.
Mi chiedevo con una certa insistenza senza
per altro trovare risposte adeguate, il motivo per il quale una ragazza così
bella si potesse interessare ad un moccioso come me che in fondo puzzava ancora
di latte considerando il fatto che dimostravo circa dodici anni e non ero
affatto sviluppato da uomo; ero infatti molto più simile ad un bambino, esile e
con i caratteri sessuali non ancora delineati, e per di più un ragazzino fino
ad allora sempre solo e dimenticato da tutti che poteva passare tranquillamente
sotto le gambe degli adulti senza essere notato. Per tutti questi motivi, per
un attimo mi balenò nella mente confusa e disorientata, predisposta sin da
allora ad essere preda della fantasia, l’ipotesi che lei non appartenesse al
mondo reale e che fosse addirittura un fantasma o facesse parte di un sogno,
come una creatura immortale e senza tempo, figlia di pura immaginazione. Ma era
troppo vera, troppo seducente, troppo carnale per essere stata inventata da me.
Continuavo quindi ad osservarla con una certa insistenza e notavo che lei non
ne provava affatto imbarazzo ma anzi, al contrario, si sentiva fiera di se’, si
divertiva ad essere scrutata in quel modo da un ragazzino, era esibizionista
assai più di un pavone che mostra le sue grazie. Guardavo con attenzione e
curiosità tutto di lei: i capelli lunghi fino alle spalle, ben pettinati, di
colore nero intenso come se fossero stati appena tinti ad arte dal parrucchiere
per spiccare ancora di più con quegli occhi celesti dentro i quali ci si poteva
perdere tra cielo e mare senza mai più ritrovarsi, in un contrasto di bellezza
e fascino da lasciar chiunque la osservasse, senza fiato e senza parole. Anche
il suo fisico era perfetto, tale da far invidia alla più sexy delle modelle,
era alta, parecchio più di me, con le forme giuste in ogni parte del corpo come
se fossero state scolpite appositamente per essere adattate a lei, dal più
grande scultore di tutti i tempi. E poi il suo profumo o il suo odore naturale,
non saprei, sembravano un tutt’uno: era così irresistibile che anche il più
pudico e puro dei maschi esistenti sulla terra, non avrebbe potuto resisterle,
credo che nessun uomo vivo potesse rinunciare a lei.
Indossava una camicetta bianchissima
come la sua carnagione, una gonna di jeans non troppo corta ed un paio di
scarpe da ginnastica anch’esse bianche.
Un look tipicamente da teenager che ai
miei occhi e non solo, aumentava di molto il suo potere seduttivo che possedeva
comunque anche nei gesti e nel modo di fare. Ma sarebbe stata attraente
ugualmente in qualunque modo si fosse vestita, anche da zingara o da barbona
e specialmente nuda.
Vedendo che io non parlavo affatto e
che non avevo ancora risposto alle sue domande iniziali, mi chiese educatamente
il permesso di sedersi sulla panchina al mio fianco, ed osservando il mio segno
di assenso manifestato mimicamente col semplice abbassamento del capo, lo fece
immediatamente, in fondo era quel che voleva pur di entrare in un rapporto di
confidenza e di dialogo con me. Mi si sedette accanto tirandosi i lunghi
capelli indietro con le mani, portando il petto in avanti, accavallando le
gambe ed infine emettendo un breve ma intenso sospiro.
Non so cosa mi prese nella mente e nel
corpo in quell’attimo ma di certo fu qualcosa di veramente incontrollabile e
insieme sconvolgente: mi ritrovai col cuore che batteva fortissimo
all’impazzata, peggio di un tamburo, sembrava volesse scoppiarmi in petto da un
momento all’altro, ricordo che pensai subito ad un possibile infarto. Ma era
solo uno sconvolgimento naturale, generale però che coinvolgeva, propagandosi a
vista d’occhio, ogni parte del mio corpo. Un’eccitazione di gran lunga
superiore alla masturbazione o alla visione di giornaletti pornografici o films
a luce rossa, tutte sensazioni che avevo già sperimentato in passato. Questa
volta si trattava di molto più di una semplice eccitazione, l’adrenalina era a
mille, devastante, inebriante, il sangue correva veloce e pareva bollire nelle
vene, il respiro diveniva sempre più affannoso, sembrava mi mancasse l’aria, un
malessere totale e diffuso ovunque che paradossalmente, aveva i connotati del
piacere, non capivo più la differenza fra lo stesso piacere e la sofferenza
perchè in fondo si trattava anche di sofferenza, non fosse altro perchè tutto
il mio corpo nella sua totalità stava reclamando ad altissima voce uno sbocco
immediato, come se si trattasse di una questione di vita o di morte, uno
sbocco che io non potevo e non sapevo dargli. In quegli attimi così unici e
particolari, ho compreso il dramma dei cosiddetti “maniaci sessuali” o delle
donne “ninfomani” e che in fondo, maniaci a causa del sesso, lo siamo un pò
tutti se analizzassimo più obiettivamente e senza falsi pudori la nostra
situazione di esseri carnali. La cosa tragica e comica al tempo stesso di quel
periodo, consisteva nel fatto che dovevo cercare di nascondere tutto il mio
sconvolgimento interiore a Laila pur avendola vicinissima. Ho messo una gamba
sull’altra illudendomi ingenuamente di coprire la mia erezione ma nulla potei
fare per celare il rossore che appariva nitidamente dipinto sulla mia faccia.
In quel momento, la differenza d’età fra me e lei non contava più nulla, era
disintegrata, regnava soltanto il mio giovanissimo corpo d’adolescente,
esplosivo nei sensi per l’età ma soprattutto per natura, specie la mia natura
già così predisposta a simili sollecitazioni e a picchi di altissimo livello.
Cercai di girarmi dall’altro lato
guardando in tutte le direzioni possibili ed immaginabili pur di non incontrare
il suo sguardo, ero ridicolo, commovente, tenero, con la assurda presunzione di
nascondere ad una donna che stava proprio al mio fianco e molto più esperta di
me, quello che nel corpo e nei miei pensieri provavo. Non avevo l’esperienza e
la maturità di comprendere che ad una donna se sei furbo e sai recitare, puoi
nasconderle tutto, tranne la reazione fisica che hai nel desiderarla.
Non so cosa passasse nella testa di
Laila in quei momenti di evidente imbarazzo ed eccitazione per me, non mi posi
neanche il problema perchè ero troppo preso da quel veleno dolce e logorante
che mi scorreva nel sangue. Sicuramente però, nemmeno lei doveva essere
tranquilla, non poteva affatto esserlo a meno che quella situazione riusciva ad
analizzarla con occhi comici e non di disperazione, quest’ottica le avrebbe
assicurato una relativa calma e un certo controllo anche su lei stessa. Forse,
può anche darsi, che l’idea di avere accanto a lei fisicamente, fin quasi a
sfiorarla, un ragazzino alle prime esperienze e forse del tutto vergine, la
stimolasse emotivamente e sessualmente, scuotendola, ed io capii per la prima
volta in vita mia che l’incontro tra due persone mentalmente libere e oserei
dire “perverse”, riesce sempre a provocare una miscela di adrenalina esplosiva,
condannata senza appello dalla morale e dalla chiesa ma incoraggiata senza
limite dall’istinto.
Ho compreso anche il micidiale potere
che ha su di me “il fascino del proibito”, una scoperta che è diventata “legge”
per il resto della mia vita e che ha creato una dipendenza da esso che non sono
riuscito ancora a vincere nonostante abbia fatto ogni sforzo possibile e ogni
sorta di preghiera, continui disperati tentativi sempre inutili ed incapaci di
debellare questo mio invisibile amico-nemico, evidentemente è talmente radicato
nella mia psiche da essere più forte persino della mia stessa volontà: è un dramma
tutto umano e carnale quando il male, individuato come tale, ha ancora presa su
di te perchè reso immune dalla tua inclinazione naturale, è come un nemico che
per una vita intera ha convissuto con te ingannandoti mentre tu con fiducia lo
reputavi amico e che poi improvvisamente e quando meno te lo aspetti, scopri
essere il più cattivo dei mali e tu, pur allontanandolo, non sei in grado di
odiarlo come dovresti proprio perchè senti che una parte di te, più o meno
consistente, morirebbe con lui se provassi a bruciarlo, purificandoti.
Ma se dovessi analizzare
oggettivamente e basandomi soltanto su come mi apparisse all’esterno Laila,
forse un pò superficialmente, a prima vista, l’impressione che mi darebbe
sarebbe quella che lei avesse dentro, una assoluta tranquillità. Ero io, al
contrario suo, ad essere un vulcano di idee confuse che si accavallavano nella
mente l’una sull’altra, miriadi di domande puntualmente senza risposte,
un’infinità di iniziative che morivano sul nascere senza alcuna realizzazione pratica;
qualunque psicanalista avrebbe trovato terreno fertile e materiale in
abbondanza per favorire i suoi studi, Laila ma soprattutto io, eravamo cavie da
laboratorio davvero perfette.
Restammo quindi entrambi in silenzio,
ciascuno aspettava che fosse l’altro a parlare ma nessuno di noi due si decise
a farlo. Non riesco a quantificare col tempo la durata di quel silenzio, so
solo che per me è sembrato non aver mai fine, un’eternità ma il tempo è
relativo quando ti trovi in uno stato di tensione emotiva o di stress mentale
quale era il mio.
Fu lei, la mia Laila, che riprese in
mano la situazione e a condurre quello strano gioco, e forse è stato giusto
così perchè era la più grande.
“Posso presentarmi, vuoi?— Io mi
chiamo Laila ed ho ventisei anni!— E tu, tu come ti chiami?— Quanti anni hai?—
Che classe frequenti a scuola?”
Io, del tutto rassicurato da quei suoi
gesti sempre dolci, convincenti, garbati che denotavano educazione, rispetto,
una grande attitudine in genere verso la socializzazione, la sentii subito
amica e complice, ricominciai a trovarmi a mio agio, avevo fiducia in lei ed
anche l’eccitazione sembrava essersi placata come per miracolo, tanto che mi
venne naturale risponderle:
“Piacere! Il mio nome è Claudio ed ho
quattordici anni compiuti da poco.— Sono in primo superiore”.
Ricordo che fui colpito da quel suo
nome che sembrava più adatto ad un personaggio dei cartoni animati che a una
ragazza, lo trovai alquanto buffo e strano ma non le dissi nulla per
delicatezza.
Così anche lei potè sentire per la
prima volta la mia voce.
“Sembri più piccolo”— mi disse ancora
lei sorridendo e facendomi intuire che la cosa non le dispiacesse affatto.
“Sì, lo so!— Me lo dicono tutti!— Ma
ho tempo per crescere” —fu la mia risposta, semplice e simpatica.
Quindi restammo nuovamente in silenzio
per un altro pò di tempo, a volte stare zitti ha più valore di mille parole,
accresce il mistero, crea poesia, serve a riflettere per non commettere errori
o passi falsi che potrebbero pregiudicare tutto quello che di buono è stato
costruito fino a quel punto.
Fu di nuovo lei a riprendere
l’iniziativa formulando altre intriganti domande:
“Hai la ragazza?”
“No!”— le risposi deciso io.
“Come mai ?”— mi chiese di nuovo lei
ancora più incuriosita.
“Non lo so neanch’io, non ho mai avuto
una ragazza in tutta la mia vita, spero di trovarne qualcuna che mi voglia
prima di diventare vecchio!”— le dissi un pò sfiduciato ma con sincerità.
Il fatto di scoprire che non ero mai
stato con una coetanea e conseguentemente neppure con una donna e che quindi
ero assolutamente vergine come terra di conquista da esplorare, la colpì
profondamente.
Lo avvertii dal suo sguardo che si
accese di colpo, una luce attraverso la quale captavo una morbosa curiosità di
approfondire questa nostra amicizia che già sul nascere non era normale.
Riuscivo altresì a comprendere che lei provava pure un intenso desiderio di
conoscermi meglio, desiderio che sarebbe stato sicuramente legittimo e
giustificabile se io ero un ragazzo di un’età simile alla sua ma che risulterebbe
apparentemente incomprensibile per chiunque l’avesse analizzato in quel
contesto.
Non capivo ancora bene quale fosse il
suo folle proposito nei miei riguardi oppure lo sapevo perfettamente perchè ero
un ragazzino molto sveglio ed intelligente malgrado l’età, forse inconsciamente
mi piaceva rimanere nel dubbio, lasciarmi del tutto rapire da quell’alone di
mistero che copriva ormai entrambi, per essere vittima ed insieme attore
principale di questo strano ed insolito film. Desideravo poter scoprire la verità
un poco alla volta per gustare meglio gli eventi, soprattutto quando si
trattava di situazioni così stuzzicanti e coinvolgenti, capaci di avere presa
su persone di qualsiasi età e quindi anche su un ragazzino di quattordici anni
che ne dimostrava a malapena dodici.
Laila continuò poi a farmi altre
domande semplici e scontate sulla mia famiglia, sui miei amici, sui miei
passatempi, i miei gusti musicali, sulla scuola ma senza mai entrare in
argomenti inerenti alla mia sfera intima specie nel campo sessuale, io
rispondevo a tutte le domande, sempre e con la massima sincerità.
Dopo essersi assicurata che potevo
tranquillamente rimanere fuori da casa almeno fino alle otto di sera, come un
fulmine a ciel sereno, mi chiese improvvisamente senza indugi, frantumando
quell’atmosfera di normale, sereno dialogo e servendosi di una voce divenuta di
colpo adulta, determinata, risoluta :
“Vuoi venire a casa mia?”— Mi fai
compagnia?— Non abito lontano da qui—Ho la macchina posteggiata vicino alla
villa, una panda rossa.— Abito da sola in un appartamentino piccolo con due
stanze, col mio fidanzato ci siamo lasciati per sempre, ora sono libera, libera
come l’aria, anzi come l’aquila, hai mai visto le aquile volare, libere?”.
Mentre mi diceva questo, avvertivo in
lei una certa eccitazione che similmente era presente anche in me, cercava di
mostrare il più possibile sicurezza, mi dava invece l’impressione di essere
alquanto spaventata come se temesse di essersi spinta oltre il limite fino a
sconfinare là dove sarebbe stato difficile poi controllarsi, faccia a faccia
con il volto inquietante del rischio.
Ma il desiderio crescente di ricevere
al più presto una mia risposta, positiva o negativa che fosse, le riede di
nuovo forza e coraggio annullando quel germe di pentimento che si stava
affacciando in lei per riportarla alla ragione, quella della logica, non della
carne.
Io mi sentii venir meno e il mio cuore
riprese nuovamente ad accelerare il suo ritmo senza sosta, anche a quattordici
anni si può desiderare una donna e la passione che si accende non si può
indirizzare verso un’età specifica, la legge dei sensi va dove vuole e tu hai
solo da scegliere: o la reprimi o la segui! Ed io, in bilico, posto esattamente
al centro o per meglio dire sospeso tra queste due soluzioni, in un primo tempo
non sapevo proprio che fare, come comportarmi.
Cercai in quel brevissimo tempo che
Laila mi concedeva per rispondere, per quanto mi era possibile in quella
situazione di totale confusione e smarrimento mentale, di riordinare in qualche
modo le idee per poterle dare una risposta il più possibile coerente con la mia
volontà, ma non può esistere una scelta libera dove vi è il richiamo dei sensi
e per di più a soli quattordici anni. Di certo riuscivo a comprendere che la
desideravo o più semplicemente ne ero fortemente attratto come forse anche lei
inspiegabilmente lo era verso di me. Mi piaceva tutto di lei, la differenza
d’età, per me, non era affatto un problema. Pensavo che se si fosse trattato di
una mia coetanea, sarebbe stato sicuramente tutto più facile, naturale e meno
complicato ma mi rendevo conto al tempo stesso che il desiderio non sarebbe
stato così forte ed intenso, il solito e sempre presente “fascino del proibito”
si diverte ogni volta ad uscire alla scoperto nei miei pensieri rivendicando il
suo incontrastato potere su di me sin dall’età di quattordici anni e ancor
prima. Il desiderio di voler andare fino in fondo a quella storia, la curiosità
in parte fanciullesca di conoscere il finale, di aprire quel cassetto che tutti
ti dicono sin da piccolo di tenere chiuso senza spiegarti il perchè, il timore
di avere poi rimpianti per aver perso un’occasione mai più ripetibile e altri
motivi simili messi insieme, mi spinsero in maniera decisa ad accettare il suo
invito, del resto a quell’età gli ormoni sono in tempesta, non li puoi
controllare e dominare, basta un nonnulla per farli esplodere, reprimerli ti fa
stare peggio; è un pò come avere una Ferrari e non sapere come guidarla e a chi
ti offre la possibilità di farti da istruttore di guida, chiunque esso sia, tu
non puoi dire di no. E questo è esattamente che quello che ho fatto io,
prendendo in esame il dato che avevo trovato una istruttrice di guida che
era una vera “bomba” e conosceva bene il suo mestiere. Certo ci poteva essere
il rischio di correre troppo e di essere vittima di un incidente stradale più o
meno grave ma è sempre meglio correre che star fermi, e poi non è affatto detto
che si investa, basta usare prudenza ed avere fortuna, quella è necessaria
sempre in ogni campo della vita. Così la mia voglia di sentirmi già grande ha
trionfato contro l’idea di restare chiuso nella bambagia e dissi un sì convinto
a Laila.
Scaricare comunque tutta la
responsabilità di quella mia scelta soltanto a lei in quanto adulta, sarebbe
troppo semplicistico e sbagliato. Io ero assolutamente consapevole di voler
andarci, nessuna forma di costrizione se non la sola forza della seduzione da
parte sua ma ero totalmente libero di rifiutare. Ho detto sì perchè era bella e
mi piaceva, questa è la verità e basta, non esistevano altre verità nascoste o
pressioni subdole. Avevo già ben piantato nel mio DNA quel germe che oggi, in
età adulta, mi fa continuare ad essere quello che sono, reclamando la totale
libertà dei sensi, sbagliata o giusta che sia, diabolica o naturale non saprei.
Laila si rivelò entusiasta nell’udire
la mia risposta positiva, neanche lei si aspettava una determinazione così
radicata in un ragazzino di quattordici anni ma, evidentemente, il destino
scopre le carte e ha il potere di far incontrare fra loro persone giuste al
momento giusto.
Spruzzava felicità da tutti i pori ed
ero felice anch’io per aver contribuito nel mio piccolo a renderla gioiosa, ma
eravamo più belli entrambi, merito della forza misteriosa, pericolosa,
dissacrante dell’eros ma pur sempre una forza, diamo a Cesare quel che è di
Cesare.
La mia Laila non perse un solo attimo
di tempo, si alzò di scatto dalla panchina con una strana luce negli occhi che
a me pareva persino fosforescente e mi afferrò la mano con la sua invitandomi
ad alzarmi, stringendomela così forte da incutermi un improvviso brivido di
paura, ma fu solo un lampo, un brevissimo lampo, come il flash d’una macchina
fotografica.
Lei camminava in fretta avanti, io la
seguivo un paio di metri distante da dietro, come quel padre geloso che segue
la propria figlia di nascosto e senza farsene accorgere, mimetizzato sotto il
cappello e coperto dall’impermeabile, magari persino col giornale in mano,
facendo finta di leggerlo e guardandola da dietro gli occhiali scuri.
Vidi la sua panda color rosso fuoco
tipo le fiamme dell’inferno, era posteggiata poco distante da quella villa
proprio come mi aveva detto lei in precedenza. Era un’auto pulita, ben tenuta
tanto da sembrarmi appena uscita da un’officina per il lavaggio. Per un attimo credetti
che se le era fatta lavare in vista del nostro incontro ma poi pensai subito
che non era affatto possibile, a meno che non aveva il dono di predire il
futuro, ormai dopo quello che di strano mi stava accadendo quel giorno, non
escludevo più nessuna ipotesi, anche la più inverosimile.
Laila aprì lo sportello, quello
situato accanto al posto di guida e con estrema gentilezza mi fece segno di
entrare e di sedermi, io lo feci subito senza lasciarmi minimamente pregare,
chiuse in fretta lo sportello, aprì l’altro e si sedette al volante e via più
veloci della luce, si fa per dire perchè a Messina c’è sempre traffico in ogni
ora del giorno. L’odore suo inebriante, due gambe splendide che non potevo fare
a meno di notare con la coda dell’occhio mentre guidava, e poi ancora il seno
perfetto che s’intravedeva dalla camicetta e che sembrava sollecitare la mia
attenzione ad ogni suo movimento, i capelli che ondeggiavano al vento man mano
che l’auto prendeva velocità quasi come una puledra in libertà nei campi,
insomma tutto di lei stava cominciando a procurarmi un’altra violenta ed
incontrollabile eccitazione, nessuna ragazzina della mia età mi aveva mai
stimolato così tanto. No! Non si trattava di un sogno o di una semplice
fantasia erotica dove sarebbe bastato svegliarsi dandosi un pizzicotto per
ritornare alla normalità, no! Lei era vera, straordinariamente vera, in carne e
ossa, molta più carne che ossa. Ricordo che per un attimo, pur di liberarmi col
pensiero da quel dolce tormento, provai persino con l’immaginazione a
trasformarla in una vecchia racchia piena di lentiggini, brufoli e cellulite ma
fu uno sforzo vano perchè appena aprivo nuovamente gli occhi e vedevo lei, lei
e soltanto lei, nessun’altra immagine o figura creata da me per contrastarla, riusciva
a prendere il sopravvento su lei, la mia Laila eclissava tutto e regnava
sovrana, fuori e dentro di me.
Per un attimo credetti persino di
raggiungere l’orgasmo, lì sulla macchina, senza nessun contatto fisico con lei
ma semplicemente avendola vicino; per non sporcarmi e rovinare tutto ancor
prima di cominciare, cercai di distrarmi in tutti i modi possibili ma tutti i
miei pensieri ormai si affollavano su lei.
D’un tratto, mentre guidava, mise la
mano nella sua borsetta, tirò fuori un pacchetto di sigarette e mi pregò di
prenderne una e metterla nella sua bocca visto che lei era impegnata nella
guida. Cercai nella borsa l’accendino che doveva pur esserci da qualche parte,
lo trovai finalmente, e appoggiai la sigaretta in quelle sue sue labbra morbide
da baciare ma senza l’ombra di un rossetto, quel giorno era completamente senza
trucco, acqua e sapone e forse fu meglio per me perche non avrei potuto
resisterle se fosse stata truccata magari come una vamp o una prostituta o
un’attrice di film porno. Immaginai per un attimo come potesse essere bella ed
attraente se fosse stata truccata e fui colto da un altro ennesimo brivido di
eccitazione, fortunatamente, questa volta di breve durata. Con le mani tremanti
portai l’accendino vicino alle sue labbra e lei accese la sigaretta spostando
leggermente la faccia in avanti e sorridendomi con un sorriso complice, come
chi prometteva al più presto una ricompensa, riprese quindi a guardare la
strada. Avrei voluto chiederle il motivo per il quale in quel giorno non fosse
truccata e se amava farlo di solito ma poi un altro pensiero mi convinse a
stare zitto, non capivo neanch’io il perchè.
Arrivammo finalmente a destinazione,
avevamo impiegato circa una ventina di minuti. Abitava nella parte sud della
città, nella zona di San Filippo dove vi sono gli impianti sportivi e lo stadio
da poco costruito del Messina calcio.
Era un complesso con una serie di case
poste a schiera con un ampio posteggio numerato per lasciare le auto ciascuna
nel posto assegnato. Entrò con la macchina nello spazio a lei consentito e
scese per prima dalla vettura, prese la borsa e chiuse a chiave lo sportello di
guida. Io rimasi come paralizzato ad osservare il complesso di case, i posti
auto, l’ambiente circostante, una strana sensazione di confusione mi si stava
affacciando nella mente, troppo provata dai rapidi cambiamenti di quel giorno e
quindi non più tanto lucida.
“Sveglia “—mi disse scuotendomi da
quell’inaspettato torpore e mi fece cenno di scendere dall’auto, chiuse a
chiave anche l’altro sportello e si incamminò senza troppa fretta verso casa,
io come un automa o meglio ancora come un barboncino fedele, la seguivo poco
distante da lei. Laila appariva calma, serena, per nulla turbata da quel che
poteva avvenire tra di noi nell’intimità di casa sua e a tutte le possibili
incontrollabili conseguenze che sarebbero potute derivarne, vista soprattutto
la mia giovanissima età. Era come se ormai avesse la certezza di tenere tutto
sotto controllo e mi avesse tranquillamente in pugno, del resto era la verità,
qualunque cosa avesse voluto da me, l’avrebbe ottenuta con estrema facilità, io
gliel’avrei concessa, docilmente e senza condizione alcuna; era un divertimento
anche per me, non solo per lei, non v’era l’ombra del sacrificio, eravamo
responsabili e complici allo stesso livello malgrado una fosse maggiorenne e
l’altro minorenne, ero ragazzino lo so, ma non ero affatto stupido nè
handicappato ed anche se non l’avevo mai fatto e probabilmente non sapevo
neanche come si facesse, sapevo benissimo quello che sarebbe potuto accadere e
a cosa sarei eventualmente andato incontro. Fino ad allora l’avevo visto fare
solo nei film hard ma una cosa è vederlo, un’altra è essere tu il protagonista
assoluto, provare direttamente sulla tua pelle e con una donna a fianco quelle
emozioni. Non solo, ma non avevo mai visto fino a quel giorno una donna vera
nuda, neanche col binocolo.
In quel momento sentivo che era giusto
quello che stavo per fare perchè nel mio cuore credevo d’amarla davvero e
quindi mi sembrava un rapporto vero d’amore e non solo una relazione di sesso
occasionale. Questa convinzione non mi faceva vedere nulla di sporco in tutto
ciò ma anzi mi sembrava del tutto legittimo e naturale farlo con la persona che
amavo. Oggi sono fermamente convinto che anche quando tra due individui ci sia
apparentemente un rapporto di solo sesso, credo che esista sempre all’interno
di esso, in profondità, un meccanismo, un’affinità, una sintonia mentale,
un’attrazione reciproca che a mio giudizio non può prescindere dall’amore vero
e proprio e che è necessariamente riconducibile ad esso, varia soltanto la
forma d’espressione e l’intensità di questo sentimento. Spesso non si ha il
coraggio di ammetterlo neanche a se stessi perchè è molto più comodo reprimerlo
in nome di una libertà che in realtà non esiste affatto ma è solo illusoria.
Erano, quelle case che stavo
osservando, tutte dello stesso colore, di uguale forma e della stessa altezza,
tre piani, fra l’altro Messina è un città ad alto rischio sismico per cui la
legge impone categoricamente di non superare i sei piani d’altezza. Penso
comunque che all’interno di esse, quelle abitazioni si diversificassero fra
loro per il numero di stanze. Laila, mi informò che abitava al secondo piano e
che avremmo risparmiato le scale prendendo l’ascensore che trovammo già pronto
per noi, come fosse nostro complice e non volesse farci perdere del tempo
prezioso.
Entrammo in esso e in quei secondi che
passammo lì dentro, io mi convincevo sempre di più di amarla. L’amore che
credevo di sentire per Laila in quel momento e dentro quell’ascensore, era per
me molto più importante di un possibile rapporto sessuale fine a se stesso, io
quella ragazza ero desideroso di sposarla quando sarei diventato maggiorenne.
Arrivammo al secondo piano, mi spiegò
che la casa era in affitto e che il cognome che vedevo nella targhetta della
porta non era il suo ma della padrona di casa. Sapevo che si era lasciata da
poco col suo fidanzato e che non l’amava più, l’averlo sentito direttamente
dalla sua bocca quando eravamo seduti in quella villa, mi ha reso felice, non
avevo più nessun rivale in amore, niente sofferenze per gelosia, lei poteva
essere mia e soltanto mia. Avrei voluto chiederle informazioni circa la sua
famiglia, se avesse ancora un padre o una madre o li avesse persi entrambi, se
avesse fratelli o sorelle o fosse figlia unica, se lavorasse ed eventualmente
dove ed altre notizie di questo genere ma preferii tacere per non sembrare
invadente, comportandomi nell’identico modo di come avevo agito in macchina e cioè
non chiedendole se amasse truccarsi. Mi bastava sapere che era una donna
libera, senza figli e senza essere sposata e per di più con una casa tutta sua,
sia pure in affitto, tutto l’opposto rispetto a me che vivevo ancora alle
dipendenze dei miei genitori, sotto il loro tetto e che dovevo rientrare a casa
ad un certa ora pena severe punizioni fatte a fin di bene, si fa per dire.
A prima vista, aprendo la porta, la
casa appariva piccola ma ben tenuta, pulita, curata, ordinata, persino
profumata, sembrava un vero gioiellino, si notava subito la mano esperta di una
donna, l’ideale alcova d’amore per due piccioncini, io e lei in questo caso.
Si recò in cucina, io dietro come la
sua ombra, il suo fantasma assecondandola in tutto ciò che faceva, la fiducia
verso lei aveva raggiunto punte altissime, mi fidavo ormai ciecamente, la
conoscevo solo da qualche ora ma mi sembrava di conoscerla da sempre. La
consideravo ormai un’amica vera, una ragazza assolutamente normale, non
scorgevo più nessun mistero nella sua personalità, nessuna forma di timore
verso di lei, soltanto quel suo nome Laila, lo reputavo ancora alquanto curioso
e particolare come quando me lo disse nella villa; ma di nomi strani, specie
stranieri, ve ne erano in giro a dosi elevate quindi il suo non mi sorprendeva
poi così tanto, e poi una persona originale come lei era giusto che portasse un
nome non comune, mi convinsi di questo.
Laila aprì il frigo, prese una
bottiglia d’acqua gelata, la versò in un bicchiere e la bevve tutta d’un fiato,
evidentemente doveva avere un gran sete malgrado non ci fosse un caldo
insopportabile ma forse era un altro tipo di sete la sua, chissà! Avrei voluto
sconsigliarle di bere acqua gelata perchè avrebbe potuto farle male allo
stomaco, io stesso non bevevo mai acqua dal frigo, ma ancora una volta preferii
rimanere con la bocca chiusa per non contrariarla. Mi chiese se anch’io avessi
sete e al mio “no grazie” non insistette più di tanto.
Poi tornò indietro e chiuse a chiave
la porta d’ingresso che aveva lasciato aperta prima, forse perchè vinta dalla
troppa sete. Fu quello il segnale della mia completa arresa a lei e alle sue
voglie, accettai senza esitazioni e senza proferire parola alcuna, la sua ormai
imminente seduzione.
Andò quindi decisa nella camera da
letto spalancando la relativa porta che prima appariva socchiusa. Ricordo
ancora adesso con un’emozione fortissima e con un brivido sulla pelle, quello
che provai nel vedere per la prima volta quella stanza. Mi sembra di riviverlo
oggi allo stesso modo di allora, con la stessa identica intensità! Certe
sensazioni, nella vita, non si potranno mai dimenticare. Se avessi deciso di
non seguire quella ragazza e di rimanere seduto da solo su quella panchina in
quella villa, non avrei potuto rivivere quelle splendide emozioni e soprattutto
non mi sarebbe stato possibile scrivere questa storia, che, ci crediate o no, è
assolutamente reale.
Bellissima, appariva agli occhi miei,
quella camera con quel lettino tenero e grazioso, il cuscino morbido che
sembrava quello di una principessa, alcuni pupazzetti come fosse rimasta nel
suo io ancora bambina. Tutto lì dentro sapeva di favola, di magia, suggestivi i
colori, particolare l’arredamento, ogni cosa denotava fantasia e buon gusto,
l’atmosfera era accomodante, idonea per qualsiasi rapporto intimo d’affetto o
altro. Ma la parte più importante di ciò che mi ruotava intorno, era lei e
soltanto lei, l’attrice principale, la mia sirenetta e forse regina, la donna
del grande amore, per la quale vivere e morire, il concentrato di tutti i miei
sogni e desideri, quelli più veri ed autentici ma anche anche i più segreti ed
inconfessabili. Quella sua camera da letto, piccola e tutta raccolta in se’
stessa, era il palcoscenico ideale affinchè un ragazzino di quattordici anni
potesse finalmente giocare a fare l’eroe. Forse qualunque altro uomo,
indipendentemente dal condizionamento sociale o dalla propria morale, avrebbe
pagato qualsiasi prezzo pur di trovarsi lì al posto mio, da solo con quella
bellissima ragazza ma l’assurdo ed incomprensibile destino, forse per un colpo
di fortuna o chissà per quale altro arcano mistero, ha voluto che ci fossi io,
la persona forse meno indicata per coglierne il fascino, la poesia e
l’intensità di quell’attimo. Può darsi invece che la tenerezza disarmante dei
miei giovani anni, fosse l’ideale per conferire a quella particolare situazione
una carica emozionale incommensurabile ed irripetibile.
La mia Laila, contrariamente ad ogni
mia previsione, non si spogliò subito ma rimase completamente vestità ne’ tentò
in alcun modo di denudare me. Ai miei occhi ragazzini però, appariva seducente
e bellissima ugualmente, forse anche di più di come avrebbe potuto sembrarmi se
fosse stata nuda, ricordo bene che non rimasi affatto deluso da quella sua
decisione, io mi ero innamorato di lei nella sua interezza, nuda o vestita per
me avrebbe avuto lo stesso significato. Il solo fatto di trovarmi lì nella sua
camera da letto solo con lei, era per il mio cuore motivo di gioia ed insieme
di latente e prematuro orgoglio di maschio.
Poi, improvvisamente, si sdraiò di
colpo e a pancia in su, a peso morto sul letto, tenendo le braccia allargate e
protese da ambedue i lati come in atto di chi è stata appena crocifissa, con la
sola bocca leggermente aperta, lasciando intravedere una lingua bellissima e
pulsante di vita come fosse un piccolo serpentello e lei stessa la mia Eva
nell’Eden.
Mi fece cenno dolcemente di sdraiarmi
sopra di lei, lo chiese con grazia, attraverso un gesto di totale
rassicurazione ed insieme di conturbante complicità.
Dopo un attimo iniziale di smarrimento
da parte mia, sentendomi gratificato dall’interessamento di una così bella
donna verso di me che in fondo ero solo un ragazzino insignificante e privo di
esperienza, capii che era mio dovere non deluderla e non darle un dispiacere e
agii seguendo quello che mi aveva invitato a fare, lo feci con estrema
naturalezza e senza per nulla sforzarmi.
Mi distesi quindi su lei e provai
subito una situazione d’imbarazzo ed insieme di eccitazione, mai infatti nel
corso della mia breve vita, neanche con la sola immaginazione, avevo preso in
considerazione l’ipotesi di trovarmi realmente in una posizione simile, col mio
corpo schiacciato sopra quello di una donna. Fu un’emozione intensissima per
coinvolgimento emotivo e sconvolgimento dei sensi, intuii la capacità della
potenza erotica che è in grado di sprigionarsi nel momento in cui si ha sotto
il proprio corpo di maschio, quello di una donna. Anche se ci si sforza di
cogliere principalmente il lato spirituale e sentimentale del rapporto che
indubbiamente esiste anche, è la carnalità selvaggia ed animalesca che
prepotente esce fuori e ne prende inevitabilmente il sopravvento e questo
accade a qualunque età anche e in special modo a quattordici anni. Si dirà,
forse per luogo comune, che in quel contesto una donna stava soggiogando e
persino violentando un ragazzino incapace di comprendere e di difendersi ma io
giuro che non mi sentivo affatto violentato o indifeso anzi, al contrario, la
violenza l’avrei subita realmente se avessero tentato con forza di allontanarmi
da lei e da quel posto, sarebbe come se provassero a svegliarmi di colpo
interrompendo bruscamente un bellissimo sogno, facendomi ritornare tristemente
nella mia solita, monotona e senza senso, realtà di ragazzino. Allora sì che sarei
potuto rimanere segnato in negativo per tutto il resto della mia vita.
Ci guardammo per un bel pò di tempo
fissi negli occhi sempre restando fermi in quella posizione e senza parlare. Mi
sorpresi per la naturalezza mediante la quale riuscivo tranquillamente a
sostenere il suo sguardo pur essendo così vicino a lei con i miei occhi che
quasi toccavano i suoi. Lo trovai alquanto strano perchè la mia innata
timidezza mi impediva spesso di fissare a lungo negli occhi qualunque
interlocutore, specie una ragazza ma evidentemente con lei tutto era diverso,
Laila era la donna della mia vita e con la sua presenza crollava ogni mia
timidezza, era abbattuto l’incrollabile muro del tabù e delle inibizioni, mi
sentivo perfettamente a mio agio. Non posso far altro che riconoscere con la
mente adulta e più matura, si fa per dire, di adesso che il merito di quel mio
stare bene è sicuramente da attribuire a lei. Quella ragazza era riuscita,
secondo me senza trappole o schemi preordinati, ad acquistare la mia fiducia, e
lo ha fatto con estrema naturalezza e spontaneità, semplicemente mostrandosi
per quello che era, esprimendo liberamente ciò che voleva senza maschere di
ipocrisia o doppi fini di convenienza. Lei mi ha dato una grande lezione di
vita con stile e garbo, in questa società di oggi dove tutto è affare,
convenienza od opportunismo e nessuno fa niente per niente.
Poi Laila mi sussurrò all’orecchio
continuando a guardarmi dentro gli occhi:
“Fa’ di me quello che vuoi! Tutto
quello che ti senti di fare, liberamente, lasciati andare ma non fare nulla di
ciò che non vuoi, se preferisci puoi spogliarmi, accarezzarmi dove e come vuoi
tu!”
E fu così che io, timido ed introverso
ragazzino, da una condizione di schiavo di quella situazione come lo ero fino a
pochi istanti prima, mi trasformai improvvisamente in assoluto padrone ed
arbitro della situazione medesima.
Io che non avevo mai avuto nessun
contatto fisico con l’altro sesso sino ad allora, ecco che mi ritrovavo tra le
mani e tutto in una volta, il massimo che un ragazzino potesse avere e
desiderare, scherzi del destino? Non lo sapevo neanch’io nè mi ponevo il
problema, impegnato e preso com’ero da quei momenti indimenticabili che
capitano una sola volta nella vita e mai più.
Come un bambino che trova in regalo
dinanzi a se’ un’infinità di giocattoli uno più bello dell’altro e felice ed
emozionato non sa quale usare per primo nei suoi giochi, così mi sentivo io che
volevo ma non sapevo come fare per iniziare e con quale mossa cominciare.
Lei, sicuramente molto più esperta di
me, sorprendentemente non prese la benchè minima iniziativa, restando del tutto
passiva, attendendo ma non osando, pur desiderandomi almeno quanto io
desideravo lei, se non di più.
Forse la mia età troppo giovane la
induceva ad avere prudenza e a comportarsi in quel modo o forse era solo
questione di rispetto, di educazione, di altruismo, tutte doti che possedeva
innati in lei, a farla reagire in quel modo.
Finalmente il mio istinto si lasciò
guidare dal cuore e decise di compiere il gesto più dolce, tenero e commovente
che esista al mondo, meraviglioso preludio di ogni rapporto d’amore: il bacio.
L’amore autentico che credevo di sentire nei suoi confronti, la voglia di
vincere a tutti i costi la paura di non sapere come baciare, il desiderio e la
curiosità di provare a farlo per la prima volta e con la persona giusta che
comprenda e non giudichi possibili miei immaturi sbagli nel compierlo, mi
spinsero ad avvicinare le mie labbra alle sue.
Capii in quel momento che dovevo
tirare fuori la lingua e strofinarla alla sua, proprio come avevo visto fare
tante volte nei films d’amore e non solo, era indispensabile per sentire più
vicina la persona che ami. Anche in questo caso trovo straordinario il fatto
che Laila continuò a recitare il ruolo passivo di chi cercava solo di
assecondare i miei desideri senza mai avere la pretesa di essere e fare la mia
insegnante nonostante avesse tutte le qualità e le capacità per farlo,
evidentemente il rispetto verso di me era incredibilmente illimitato.
Anche nel contatto delle lingue notavo
che lei si limitava, anche se con moltissima passione e trasporto, a seguire i
movimenti della mia lingua contro la sua, senza metterci nulla della sua arte
amatoria che doveva avere, eccome! Sembrava una ragazzina, come se stesse
provando anche lei la magia del primo bacio.
Oggi, ripensando a tutto questo, non
posso che confermare la grande ammirazione che conservo sempre nel cuore per
lei, una ragazza bella, libera, disinibita, educata, pulita, intelligente e con
mille e mille altre qualità che avrebbero bisogno di parecchi fogli di carta
per poterle elencare. Mi son chiesto spesso se con un uomo della sua età, si
sarebbe comportata allo stesso modo, una domanda assillante alla quale non
potrò mai dare una esatta risposta.
Quel mio primo bacio si rivelò lungo e appassionato come
non mai, regalandomi sensazioni troppo intense per poterle anche solo
descrivere a parole, non le si darebbe infatti giustizia, certe emozioni vanno
vissute realmente in prima persona e basta, solo allora ci si può rendere conto
della loro straordinaria intensità. Quello che più mi sorprese di quell’atto fu
la capacità che esso possedeva nel coinvolgere in maniera totale ed
elettrizzante ogni minuscola parte del mio corpo senza escluderne nessuna, ogni
particella, ogni molecola, ogni atomo di me vibrava, partecipava a
quell’iniziazione, a quel rito d’amore come il coro di un orchestra che cantava
note di armonico piacere. E pensare che qualcuno chiama ancora “fornicazione”
quell’attimo di intenso piacere che il nostro corpo attraverso la creazione
della natura madre, ci vuol offrire; c’è tanto, troppo odio e sofferenza nel
mondo, mi chiedo perchè condannare anche un atto d’amore o di sesso, è pur
sempre un’emozione, dove sta il male? Perchè lo si deve trovare per forza e
ovunque anche nell’unico posto dove non c’è.
La cosa curiosa e comica, consisteva
nel fatto che il semplice baciarsi sia pur appassionato, alla “francese” come
si definisce di solito, per me equivaleva ad un rapporto sessuale vero e
proprio, era talmente intensa e dolcemente violenta l’emozione che provavo in
tutto il mio essere che non potevo assolutamente concepire un’emozione ancora
più forte tipo quella che scaturirebbe inevitabilmente da un rapporto sessuale
completo. La mia mente infatti non era in grado di formulare, accettare o
concepire anche la sola idea, il solo pensiero che potesse esistere un piacere
più intenso di quello che stavo provando nel baciare Laila.
Sentivo il cuore esplodermi in petto,
tutto il mio sangue rimescolarsi nelle vene, una tempesta erotica di gran lunga
superiore al piacere provato in tutte le mie masturbazioni solitarie fatte in
precedenza e messe tutte insieme. Dovevo esplodere, proprio come una bottiglia
di spumante smossa furiosamente, non feci più alcuna resistenza nel tentativo
di oppormi, non ero nelle capacità di poterlo fare pur volendolo, e raggiunsi,
sempre baciandola, un orgasmo intensissimo e lunghissimo che sembrava non
finire mai malgrado la mia giovane età, ma era davvero troppa la tensione
accumulata in quel giorno. Lo raggiunsi accompagnandolo con un dolce lamento a
metà tra un urlo e un sospiro e mi sentii subito bagnato nelle mie parti intime
ma senza viverlo come un dramma o con sensi di colpa ma come una conseguensa
del tutto naturale ed indispensabile.
Lei ovviamente si rese conto di tutto
quel che mi stava capitando da subito e contribuiva con l’intensità del bacio
ad indirizzare il mio dolce e vibrante cammino verso l’orgasmo, ruotando la sua
lingua più velocemente in prossimità di esso, in perfetta sintonia con i
movimenti della mia, staccando la sua bocca dalla mia bocca solo dopo che io,
dopo aver raggiunto l’orgasmo e volontariamente, avevo smesso di baciarla.
Venni in questo modo, del tutto
originale e prematuro ma non per questo meno bello e coinvolgente. Godetti
senza nemmeno averla spogliata, senza neanche aver sfiorato il suo corpo con un
solo dito e senza che mi facesse la benchè minima carezza, sembra tutto così
finto ed incredibile analizzato con gli occhi di adesso!
Dopo aver raggiunto quell’estasi,
istintivamente sentii forte il bisogno di restare sdraiato su di lei, con il
capo chinato da un lato appoggiato tra i suoi seni e gli occhi chiusi, sentivo
il bisogno di dormire, di rimanere più a lungo possibile in quel modo
assaporando la quiete di quegli istanti successivi all’eccitazione. Anche
questa volta, e non poteva essere altrimenti, lei pazientemente e con amore
assecondò in pieno questo mio desiderio, facendo prevalere la mia volontà
rispetto alla sua voglia erotica che era rimasta inappagata. Fino all’ultimo
istante Laila mi dimostrò la sua grandezza interiore, la sua comprensione, la
sua dolcezza.
Prima di chiudere gli occhi e di
addormentarmi sul suo corpo inerme, trovai la forza per dirle soltanto queste
semplici parole ma dettate dal profondo del mio cuore:
“Ti amo Laila! Vuoi sposarmi?”
Lei sorrise e dopo mi rispose:
“Sì, quando sarai più grande”.
Chiusi gli occhi felice e mi addormentai con
la sua mano fra i capelli.