P R E S E N T A Z I O N E
CLAUDIO CISCO nasce il
18-10-1964 a Messina Solitario e meditativo per natura, rivela sin da piccolo,
in trasparenza, una sensibilità profondissima ed una straordinaria vocazione
per la scrittura. Scrittore inquieto dall'animo agitato e tormentato, amante
della solitudine, esordisce nel 2004 col suo primo libro COME SONO DENTRO, dove
la sua natura romantica e dolce si fonde meravigliosamente con la sua indole
malinconica e funerea facendo germogliare liriche di ineguagliabile purezza. Ma
la sua ispirazione sempre fervida non ha limiti ne' confini. Decide così di
ampliare il suo percorso letterario spaziando nel campo della narrativa. Nasce
l'anno dopo il libro COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI, nel
quale il senso del mistero e la paura della morte si innalzano a vita sospinti
dalla forza del sogno e dall'incanto dell'immaginazione, attraverso pagine
delicatissime e di commovente bellezza nelle quali impeto del racconto e
capacità affabulatoria si armonizzano con arte. Libro successivamente
modificato leggermente nel testo con due diverse copertine rispetto
all'originale. Nello stesso anno sente l'esigenza di fare presa sui lettori e
rischia coraggiosamente dando alle stampe il libro IL VECCHIO E LA RAGAZZA, un
libro-scandalo che si schiera contro tutte le convenzioni sociali e ogni forma
di moralità a difesa d'una libertà d'espressione illimitata e senza freni. Il
libro fa molto parlare di se' ma incuriosisce, viene successivamente riscritto
dall'autore col titolo LA FINE DELLA CICOGNA in una nuova stesura nella quale
vengono aggiunti nuovi concetti. Nel 2006 torna al suo vecchio amore: la
poesia, e crea il libro LA MIA ANIMA E' NUDA, dimostrando ancora una volta la
sua impossibilità di essere e di realizzarsi in un mondo che nega tanto più
crudelmente la felicità, quanto maggiore è la nostra virtù. Spinto dalla sua
indomabile e istintiva creatività sempre ricca di idee ed emozioni, prosegue
nel 2007 verso la strada della lirica e partorisce il suo quinto libro IL
SILENZIO NEL SILENZIO. Una vera rivoluzione è in atto nel poeta.
L'accessibilità immediata dei suoi versi, viene sostituita da un'accurata e
sofisticata ricerca del vocabolo. La sua solitudine estremamente privata senza
sbocchi, si apre di colpo al mondo che lo circonda attraverso tematiche di più
ampio respiro. Segno evidente d'un artista, e d'un uomo prima, che sa
continuamente rinnovarsi come un istrione della scrittura, capace di
sorprendere ogni volta. Sempre nel 2007 raccoglie 40 sue poesie tratte dai
libri di liriche scritti in precedenza e dà alla luce il libro SENSAZIONI.
Focalizzando sempre più la sua genialità creativa e rinnovandosi continuamente
da schemi originalissimi da lui stesso creati, scrive ANIMA SEPOLTA, un'espressione
poetica d'avanguardia, alternativa, dove fobie ossessive e fantasmi interiori,
esternandosi, si tramutano con sepolcralità in energie negative lugubri e
macabre, segni indelebili d'una morte interiore eternamente rassegnata nel
misterioso mondo della follia e dell'inconscio. Si cimenta poi in un monologo
in prosa surrealista di carattere cerebrale e filosofica APOCALISSE MENTALE.
Nel 2008 compone altri 2 libri in versi EROS E MORTE (poesie erotiche e dark) e
LA LUNA DI PETER PAN, nel quale il romanticismo predomina velato da una
indefinibile tristezza. Nel medesimo anno raccoglie tutte le sue liriche
assieme a passi significativi delle sue prose e scrive il libro TUTTO SU DI ME.
Esterna poi tutto il suo amore per il mare dedicando interamente ad esso il
libro di poesie L'ANIMA DEL MARE, seguito in breve tempo da un altro intitolato
LUCE dentro il quale emergono poesie di forte impatto emotivo ed intensa
meditazione. Sempre nello stesso anno scrive IL MIO MONDO IN VERSI raccolta di
sue poesie edite con immagini personali, ATTRAVERSANDO IL SOLE liriche a tema e
VIAGGIO NELL'ANIMO DI UNO SCRITTORE nel quale inserisce tutte le sue opere
letterarie in poesia, prosa e narrativa ed ENIGMI INTERIORI liriche
emotivamente coinvolgenti di difficile impatto e non di immediata
assimilazione. Si rivolge quindi di nuovo alla narrativa e scrive il libro
intitolato LAILA un breve racconto tenero e struggente in cui scruta, indaga,
penetra l’animo umano cogliendone sentimenti e debolezze, svelandoli con
finissima introspezione, compone poi PREGHERO’ parole di fede e speranza
dedicate alla sua comunità evangelica. Nel 2009 esce la definitiva versione del
libro IL VECCHIO E LA RAGAZZA (Giraldi editore), nuova la copertina, rivisitato
il testo. E’ il grande e meritato successo.
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B I B L I O G R A F I A
-COME
SONO DENTRO
-ANIMA
SEPOLTA
-APOCALISSE
MENTALE
-COLEI
CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI
-IL
VECCHIO E LA RAGAZZA
-LA
MIA ANIMA E' NUDA
-IL
SILENZIO NEL SILENZIO
-SENSAZIONI
-LA
FINE DELLA CICOGNA
-EROS
E MORTE
-LA
LUNA DI PETER PAN
-TUTTO
SU DI ME
-L'ANIMA
DEL MARE
-LUCE
-IL
MIO MONDO IN VERSI
-ATTRAVERSANDO
IL SOLE
-VIAGGIO
NELL'ANIMO DI UNO SCRITTORE
-ENIGMI
INTERIORI
-LAILA
-PREGHERO’
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R E C E N S I O N I
È sempre difficile parlare di qualcuno con cui si
hanno rapporti di profonda amicizia, mantenendo il giusto equilibrio.
Claudio
Cisco nasce a Messina il 18/10/1964. Ho il piacere di conoscerlo da più di
trent’anni, da quando cioè ero suo compagno di classe nelle scuole elementari.
Non posso non ricordare con emozione quei periodi mai più ripetibili e in
particolare il suo grande e quasi inspiegabile talento nello scrivere,
rivelatosi sin dalla tenera età.
Ho
ancora davanti agli occhi, come se il tempo non fosse mai trascorso, quel suo
viso espressivo e misterioso insieme, meditativo e lontano che nascondeva
chissà quali segreti, chissà quali pensieri, pensieri sicuramente molto più
grandi di lui, fuori dal comune che nessuno all’infuori di lui poteva
comprendere, così diversi e complicati rispetto ai miei e a quelli di tutti gli
altri nostri compagnetti. Rivedo ancora nella memoria quei suoi occhi chiari e
tristi di bambino, concentrati fissi sul quaderno e la sua mano che, come un
automa, muoveva quella penna riempiendo infinite pagine, seguendo la traccia
d’un tema, come se non riuscisse a fermarsi. Tutti noi suoi compagni, restavamo
ammutoliti a guardarlo senza nulla saper scrivere, chiedendoci da dove
riuscisse a tirare fuori tanta ispirazione pur riconoscendogli e ammirandone il
suo grande dono di natura.
Continuo
a seguire le immagini che il ricordo mi restituisce e rivedo con nostalgia i
tempi dell’adolescenza quando ci frequentavamo, così diversi l’uno dall’altro.
Lui solitario e introverso, un po’ timido che rideva a malapena d’un sorriso
ineffabile e quasi celeste, io, al contrario, chiassoso ed esuberante ma ci
rispettavamo sul serio, pur nella diversità dei caratteri, ci dividevamo ogni
cosa, il panino in classe lo spezzavamo sempre in due, ci volevamo un bene
dell’anima. Anzi, ad esser sincero, io sentivo verso di lui, quasi un complesso
di inferiorità consapevole delle sue capacità artistiche ma mi sono guardato
bene dal farglielo presente per non metterlo in una situazione d’imbarazzo.
Oggi
che siamo diventati adulti, osservandolo, non riesco a staccare la sua immagine
di adesso, da quella di quand’era bambino, sembra essere rimasto lo stesso,
quasi si rifiutasse di crescere, a dimostrare che la giovinezza, quando la si
possiede nell’anima, è eterna.
L’altro
giorno, mi propone un suo libro “Come sono dentro”. Rimango, pur conoscendo la
sua genialità creativa, stupito ugualmente e totalmente coinvolto dall’energia
che emana. Il suo modo di scrivere è fuori da schemi. Le sue liriche danno
risalto all’anima, a volte possente e virile, altre dolcissima e perdutamente
sola ma sempre viva con un disperato bisogno di comunicare.
La
lettura del libro poi mi rapisce totalmente. Colgo senza limiti il significato
e la bellezza poetica.
Sono
consapevole di essere di fronte ad una espressione artistica che va oltre le
punte più avanzate degli scrittori di quest’epoca.
Non
so se il lettore sia in grado di recepire tanta sensibilità e forza creativa,
credo piuttosto che possa rimanerne sbalordito.
Questo
libro raccoglie il meglio delle opere dell’autore dalla fanciullezza ad oggi,
come sintesi della sua evoluzione poetica ed umana in genere. Per questo, con
vivo interesse, vi invito a prenderlo in considerazione.
Vincenzo
Fratantonio
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Claudio
Cisco nasce a Messina nel 1964. Rivela sin da piccolo una fervida vita
interiore che si sviluppò non solo nel fervore dell’immaginazione e
nell’intensità del sentimento, ma anche in uno slancio artistico pertinace e
costante. Ricco di intuizioni e creatività, soverchiato dall’impeto della sua
fantasia e da una straordinaria capacità nel creare immagini, precocissimo nella
sua inclinazione all’arte in genere, riesce ad estrinsecare il suo innato
talento nello scrivere, esprimendo così il segreto palpito e il ritmo stesso
della sua anima. Dotato di sensibilità profondissima e acuta, fuori dalla
norma, di una freschezza vibrante di sentimento e di una vivida intelligenza
intuitiva trasferisce, con grazia singolare, le sue interiori vibrazioni
artistiche, nei ritmi della sua scrittura. Ottiene effetti potentissimi di rara
e grandissima bellezza con la sola collocazione delle parole perfettamente
associate alle immagini, padrone di uno stile raffinato e originalissimo,
riuscendo così ad armonizzare tutte le proprie qualità artistiche. Focalizzando
sempre più la sua genialità creativa e rinnovandosi continuamente su schemi da
lui stesso creati, inventa uno stile tutto suo, ben definito, non paragonabile
a nessun altro, frantumando così gli schemi cosiddetti logici della scrittura
tradizionale. Fa nascere un’armonia di lettura quasi ritmica per via di
creazioni fantasiose assolutamente nuove nella storia degli scrittori
contemporanei, rappresentando le cose non solo per il gusto della semplice
descrizione ma anche e soprattutto per l’anima e il sentimento che le pervade
facendole apparire così vicine e familiari e insieme remote e sfumate. Ne vien
fuori una musica di parole e immagini, sciolte da ogni saggezza logica che
diventano forma dell’essere, incarnazione della profonda realtà dell’anima,
dell’assoluto.
Con
immediata freschezza, l’autore sa cogliere l’essenza intima e nascosta delle
cose della natura e delle sue creature. Vede luci improvvise e parziali,
immagini fantastiche e surreali. Tende a rendere nella sua scrittura l’incanto
delle sue visioni e del suo quasi infantile stupore.
Mette
in evidenza gli aspetti misteriosi dell’universo, attraverso moti che salgono
dall’anima, simboli e immagini fugacissime, allucinanti e folgoranti con le
quali osserva e trasfigura le forme più recondite della realtà, muovendosi con
esse entro l’alone del mistero. È un’insurrezione straordinariamente creativa e
istintiva, animata dalla volontà di essere, di esistere, di crearsi un suo
spazio. È un mosaico, il suo, carico di immagini suggestive e fantastiche,
intrise di sensibilità, testimonianza dell’eterno e quasi inspiegabile
contrasto tra le forze misteriose che ci governano e le luci chiare della
speranza e dell’amore che si alternano tra loro, creando l’immortale contrasto
tra il bene e il male, tra il positivo e il negativo. L’autore rivela con
impressionante intuito artistico questo contrasto, rappresentandolo nei suoi
versi con alternanza di situazioni fantastiche e quasi inverosimili a immagini
cupe e invisibili.
Nella
rovina di ogni altro valore conoscitivo, nel moderno senso del reale inteso
come fugacità, mutevolezza, inconsistenza, nell’opprimente senso del mistero e
dell’inconscio, la sua originalissima scrittura appare come sola via di
salvezza, come solo valore in un mondo senza valori, come il solo modo di
intendere e svelare la realtà. I suoi versi, abbattendosi tra creature immaginarie
e inconscio, hanno una funzione di illuminazione e immediata rivelazione. Non
sono né conoscenza e né intuizione, ma immedesimazione istantanea col tutto,
fuori da ogni chiarificazione definitiva. È il suo, un atto di vita (forse
l’unico possibile), di immediata partecipazione al ritmo frenetico della
realtà. I suoi versi hanno altresì il potere di catturare del tutto chiunque li
legga, dando luce ai fondi oscuri del suo essere attraverso una descrizione
analitica di fatti e situazioni psicologiche che investono rapporti e nessi del
tutto inusitati. Il suo modo di scrivere, in conclusione, è baleno di luce e di
fantasia, trionfo di immagini nell’oscurità di un mondo spento dalla praticità
e dal mostruoso materialismo di tutti i giorni. La vita vuol essere, per
potersi realizzare, arte e in Claudio Cisco tutto questo si realizza. Arte e
vita si confondono, la fantasia eclissa la realtà grazie alla sua creatività e
partecipazione emotiva. Questo libro diventa quindi purissimo atto vitale,
allargando i suoi limiti sino ai confini della vita.
Giovanni
Pierantoni
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È
la seconda volta che mi è stato gentilmente chiesto dall’autore stesso, di
offrire una piccola parte di mio contributo ad una sua opera. Lo faccio sempre
con gioia e con immenso piacere essendo un convinto suo estimatore,
profondamente certo delle sue qualità artistiche e prima ancora umane.
Anche
in questa raccolta di liriche, le vicende psicologiche dell’autore divengono
esse stesse motivo di poesia, del resto non c’è opera che insieme con il poeta
non rispecchi anche l’uomo con i suoi timori, i suoi dolori, le sue speranze.
Cisco
rivela chiaramente le ragioni psicologiche del suo isolamento dalla vita
pratica e il suo amore per la solitudine. Esprime con vigore e precisione i
suoi stati d’animo ed effonde con un rapimento quasi mistico il suo travaglio
psichico assieme alla pienezza dei suoi sentimenti in perenne contrasto tra
loro; con una fiamma viva e sempre ardente di curiosità tende a carpire il
mistero che avvolge l’universo. Ne vengono fuori pagine intrise di tristezza ma
anche di profonda meditazione.
Cisco
esprime ancora una volta il suo animo agitato e tormentato, fedele specchio d’un
uomo prima e d’un artista dopo, perennemente inquieto. Continua nei labirinti
della sua mente l’incessante lotta tra umano e divino, tra sacro e profano, tra
ciò che gli altri considerano male e il bene, sempre alla ricerca di un porto
sicuro, di una certezza, di una pace.
Il
dominio, Cisco, lo ottiene solo nella sua poesia, in cui ogni parola, ogni
immagine si piega docile ad esprimere i moti più segreti del suo animo,
elargendo nei suoi versi bellezza e armonia. Diffonde nella natura, come anche
nelle sue liriche, le sue inquietudini, i suoi sogni, le sue delusioni e
l’orizzonte naturale diviene il riflesso di quello interiore.
Il
tema forse più profondo trattato in quest’opera, è rappresentato dal doloroso
distacco tra la giovinezza e l’età matura. Nell’anima tutta raccolta in se
stessa, si fa viva e struggente la memoria dell’infanzia con le sue dolci
fantasie sbiadite e perdute.
Ma
pur nell’accento doloroso della perdita, essa rimane sempre nel ricordo, un
mito sereno chiuso in una luce limpida.
È
ancora la fragilità del tempo che scorre e dell’uomo che perisce, rivelata
dall’autore nelle sue liriche, con grande maestria artistica e insieme
struggente nostalgia.
E
poi ancora la contemplazione della natura bella ma ingannevole, intesa come
tremenda e vana fatica, incomprensibile agli esseri umani, che tende a sfociare
nella morte. In questa intensità di vita così esclusivamente soggettiva, la
natura, gli uomini e le cose tutte del mondo esterno, sono assunte entro lo
stato d’animo dell’autore e rappresentano il battito che il suo cuore di volta
in volta conferisce loro.
Le
cose si umanizzano e cantano, piangono, sospirano in un’intima corrispondenza
tra il poeta e la natura.
Tutto
sembra malinconia di cose perdute e di vane promesse, quasi un sogno inappagato,
una preghiera appena sussurrata senza speranza e gli esseri viventi sono
creature che corrono verso la morte.
In
conclusione, grazie alla lettura del suo quarto libro, ho potuto capire come
Cisco sia impossibilitato di essere e di realizzarsi in un mondo che nega tanto
più crudelmente la felicità, quanto maggiore è la nostra virtù.
GIOVANNI
PIERANTONI
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Cisco
non smette mai di sorprendermi, come Autore ma soprattutto come uomo.
Ho
letto attentamente tutte le sue opere e sono stato uno tra i suoi più
“incalliti” critici. Ma l’ho fatto sempre in buona fede e con profondo rispetto
verso la sua persona, seguendo una linea coerente di attento valutatore
letterario, dettata da principi ai quali presto solenne fedeltà. Come
ricompensa a tutto questo, Cisco mi propone addirittura di introdurgli il suo
libro, garantendomi massima libertà d’espressione. Confesso che non me
l’aspettavo ma ciò non toglie che ho accettato con piacere, spinto da una
volontà di esser ancora più sincero e imparziale di prima. L’Autore l’ho sempre
apprezzato nelle sue capacità narratorie, sicuramente più che in quelle
poetiche. Le sue liriche infatti, le ho sempre considerate poeticamente
efficaci nel contenuto, ma con un linguaggio formale non sufficiente per
attribuirgli lo “status” di poeta. Dopo la lettura dell’opera in questione,
devo parzialmente ricredermi perché alcune liriche in essa contenute, ricalcano
ancora lo stile di quelle precedenti. Nella maggioranza delle composizioni
poetiche però, l’Autore dà l’impressione di crearne uno nuovo dimostrando
coraggio e voglia di rinnovarsi, ottenendo discreti risultati. Il linguaggio
nella sua ricerca del “vocabolo” appare più sofisticato, più raffinato, più
studiato, anche nelle forme poetiche più lunghe, quasi prosaiche, si evidenzia
questa ricchezza di sonorità e significato delle parole, assolutamente nuova
nella poetica di Cisco.
Quello
che più ammiro nel suddetto artista, è la sua capacità torrenziale di scrittura
che sgorga spontanea ed istintiva dalla fervida sorgente della sua creatività e
che lo spinge, sia pure in maniera istintiva e non sempre perfetta, a creare
opere anche di lunghe dimensioni, in un lasso di tempo minimo. Testimonianza di
un innato talento che andrebbe, secondo me, seguito, migliorato e indirizzato
verso la strada giusta. In quest’opera poetica, finalmente, non più esasperate,
affrante e maniacali esaltazioni della propria privata solitudine né continue
ed infantili fughe adolescenziali, ma un’intelligente ed efficace apertura
verso tematiche svariate di più ampio respiro: quella onirico-fabulosa (già
presente in opere precedenti), quella orientata verso la riscoperta di culture
e civiltà lontane e diverse dalla nostra (quella celtica, ad esempio, quella
greca). E poi ancora la rivendicazione di libertà sessuali ritenute ancora
tabù, le valide ed approfondite descrizioni paesaggistiche, introspettive,
psicologiche.
In
conclusione di questo mio intervento, auguro di cuore all’Autore e alla sua
“nuova” opera, di ottenere un ottimo riscontro da parte dei lettori gettando
così le basi per un cammino sempre più ricco di soddisfazioni e consensi e
definisco Cisco un “istrione” della scrittura, uno che mischia religiosità e
trasgressione, a volte divinamente, altre con limiti e margini di miglioramento
ma riuscendo sempre a sorprendere.
Walter
Di Pietro
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Leggendo
gli scritti che Cisco propone in enorme quantità, attentamente col cuore
predisposto e aperto alla poesia, mi convinco sempre più di quanta ricchezza vi
sia in questo autore così particolare, in quest'anima solitaria, forse
incompresa, meravigliosamente creativa. Cisco non balza agli occhi di chi lo
legge solo come poeta, come uno dei tanti "scribacchini" persi
nell'immenso viale della letteratura. No! Egli è di più di questo, molto di
più, non può e non merita di essere confuso nella massa. E' il dramma interiore
d'un uomo originalissimo e perennemente inquieto che risalta prepotentemente
all'attenzione. Nella vita come nell'arte Cisco è uguale, non distingue i due
aspetti, è coerente, vero, incredibilmente sincero, è lui, sempre e solo lui,
senza maschere o finzioni di nessun tipo, degno anche per questo, ma non solo,
d'essere apprezzato e seguito. Cisco è nella vita reale lo stesso che si mostra
nei suoi scritti, e cioè quell'eterno bambino che mai crescerà e si realizzerà
nella vita pratica, un'eterna impossibilità di essere che si manifesta
chiaramente in ogni sua poesia, in qualunque sua narrazione, nei suoi scritti
in genere. Non ho mai conosciuto in vita mia un modo di essere così particolare
come quello suo, drammaticamente chiuso ad ogni contatto con la società e col
mondo reale ma paradossalmente ricco di idee, pensieri, emozioni, cose da dire
e comunicare, un vero vulcano di creatività, un flusso inarrestabile di
sensazioni, di elettrizzante energia capace di travolgere chiunque lo legga. E'
un esempio di vita interiore, di profonda meditazione cercata, voluta,
desiderata, oserei dire quasi bramata, un contatto diretto col proprio io che
sente la necessità e il bisogno di esiliarsi per ritrovarsi ancora una volta,
esprimendosi e rinnovandosi continuamente. Cisco è talento naturale ed
istintivo prima di tutto, è anima vivente che trova nella sua arte
l'immortalità, trae dalla fervida fonte dell'ispirazione, la sua linfa vitale,
quell'energia in grado di lasciar spaziare uno spirito così libero ed etereo,
fuori dalla misera prigione del suo corpo mortale e la sua poesia piomba nel
trascendente sospinta dalla forza del pensiero e della mente, dalla vittoria
dell'immaginazione sulla banalità della vita pratica. Davanti a quest'ottica di
valutazione del tutto singolare, qualunque suo scritto, anche una virgola o una
semplice parola, diviene ricco di "LUCE" e palpitante di idee, di
emozioni, di poesia nel vero senso della parola. E' impossibile insomma
inquadrare Cisco in un contesto letterario ben specifico: E' la sua anima che
si frappone prepotentemente davanti ad ogni valutazione, scardinando ogni
identità letteraria. La sua inconfondibile e grandiosamente patetica figura
d'uomo è al centro di ogni possibile giudizio; per questo motivo mi sottraggo volontariamente
dalle tematiche riguardanti l'opera in questione perchè essa, sia pure
fondamentale e valida, passa quasi in secondo piano eclissata dalla potenza
espressiva in genere del proprio autore. In conclusione, auguro con tutto il
cuore al mio amico, prima di ogni cosa, e poeta Cisco di continuare il
gratificante cammino letterario in perfetta simbiosi con questo suo
"strano" vivere, per formare una comunione di emozioni uniche, vive e
sempre nuove che dura da sempre rinnovandosi continuamente, arricchendo il
lettore ma soprattutto egli stesso.
FRANCESCO
RINALDI
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Conosco
da poco tempo il modo di scrivere di Claudio Cisco. Lo apprezzo sia come
scrittore, sia come poeta. Trovo in quello che scrive sincerità e sensibilità.
È
uno scrittore libero che ha il coraggio di scrivere sempre quello che sente,
infischiandosene delle censure e dei falsi moralismi. È dolce, tenero,
romantico ma se vuole, sa essere chiaro, duro, inequivocabile. Scrittori così
ne nascono uno su mille. Si avvale di una scrittura lirica, gustosa e
scorrevole, accessibile a tutti, di alta letteratura, capace di creare poesia
pur facendo prosa. Ho letto il suo libro “Come sono dentro”, poi un altro
ancora “Colei che brevemente fu e che mai in vita conobbi”, due libri che
reputo artisticamente validi. Il giudizio su un’opera letteraria è sempre
soggettivo e variabile. Posso tuttavia dirvi in base alla mia esperienza di
critico d’arte, che nessuno di questi due libri citati mette in completa
evidenza il grande talento di questo scrittore. È in quest’opera “Il vecchio e
la ragazza” che tutte le sue grandi potenzialità escono fuori rivelando
eccellente capacità di analisi psicologica dei vari personaggi narrati e
superlativa arte descrittiva nel configurare armonicamente la trama del
racconto. Soltanto un grande scrittore è capace di penetrare così a fondo nel
cuore e nella mente dei suoi protagonisti, può parlare di erotismo senza scadere
mai nella volgarità e nel cattivo gusto ma trasformandolo in pura
manifestazione artistica, catturando del tutto il lettore dalla prima
all’ultima pagina del libro.
Con
quest’opera Claudio Cisco dimostra, a chi ne avesse ancora il minimo dubbio, di
essere uno scrittore bravo e capace. Questo libro è, a mio giudizio, un
autentico capolavoro destinato ad un grande successo di vendita, se preso in
considerazione con attenzione e come merita, in questo mondo editoriale di
oggi, troppo spesso carico di immondizie letterarie. Qualunque altra parola
sulla validità di quest’opera risulterebbe superflua, il libro parla da solo,
basta leggerne le pagine per rendersene conto. Chi capisce minimamente di arte,
non può smentirmi.
Antonio
Cucinotta
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Scrittore
e poeta. Animo sensibilissimo, dotato di un'ottima vena creativa e di una
ricchezza di idee, raccoglie tutte le sue liriche scritte sin da bambino e le
inserisce nel suo primo libro "COME SONO DENTRO". Ma non fu un inizio
facile per l'esordiente autore messinese. Apprezzato dal pubblico per
l'accessibilità dei suoi veri, viene invece osteggiato dalla critica che non
gradisce il suo modo di scrivere fuori da schemi letterari e i suoi testi che
si barcamenano con troppa facilità nel trasformismo. Dalla poesia alla
narrativa il passo è breve e l'autore crea in poco tempo due libri con storie e
tematiche quasi opposte "COLEI CHE BREVEMENTE FU E CHE MAI IN VITA CONOBBI"
e "IL VECCHIO E LA RAGAZZA", rivelando una innata e naturale capacità
narratoria unita ad un'attenta analisi psicologica di persone e fatti
raccontati. Ma il suo primo amore, la poesia, non conosce declino
nell'ispirazione dell'autore e, uno dopo l'altro, nascono tre altri libri
"LA MIA ANIMA E' NUDA, "Il SILENZIO NEL SILENZIO" e
"SENSAZIONI" segno di uno scrittore che sa continuamente rinnovarsi
proponendo opere sempre nuove ed attuali riuscendo a catturare e stupire sempre.
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Appassionato
dell'arte in tutte le sue forme e manifestazioni, trova prestissimo la propria
realizzazione artistica nella letteratura, anche perchè sollecitato sin da
giovanissimo da una innata predisposizione verso la scrittura che si è rivelata
sempre viva e costante. Compone incessantemente sia in linguaggio poetico che
in quello prosaico. Tra i temi trattati dall'autore con maggiore interesse
durante questo cammino letterario spiccano l'amore per l'adolescenza e più in
generale per la giovinezza, la continua e spasmodica ricerca di un contatto
quasi epidermico con la natura come rifugio personale fin quasi a sentirsi in
perfetta simbiosi con essa, la sempre presente attrazione verso l'irrazionale e
l'indefinito che trova nel mondo della fantasia e dell'onirico, del misterioso
e del fabuloso, la pià alta espressione della sua creatività. Malinconia e
tristezza, desiderio d'evasione e tematiche esistenziali ma anche romanticismo
e psicologia dell'animo umano, rappresentano i sentimenti e le attitudini più
consoni all'autore che traspaiono riflessi emergendo attraverso i personaggi da
lui creati che sono sempre gli ultimi e i disadattati, i sensibili e gli
incompresi. Una fondamentale svolta nella creatività dell'autore, è stata data
dalla sua recente conversione alla religione evangelica e cristiana che,
avvicinandolo fortemente alla fede, gli ha permesso un radicale cambiamento di
sentimenti e tematiche delle proprie opere, facendolo aprire conseguentemente
all'ottimismo e alla certezza della speranza. I testi sprizzano da tutti i pori
gioia e positività che hanno sostituito quel buio e quella negatività che vi
aleggiavano prima della conversione.
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Malinconico
e meditativo per natura, rivela sin da piccolo in trasparenza una sensibilità
profondissima
ed
una straordinaria vocazione per la scrittura. Sospinto da un innato talento e
da un'incessante ispirazione artistica che si alimentano progressivamente col
trascorrere del tempo e con le esperienze di vita, segue parallelamente sia la
strada della poesia, sia quella della narrativa, restando fedele ad un genere
che richiama allo stile romantico e triste talvolta ironico con notevoli slanci
verso l'onirico e il misterioso, sempre attentissimo e portato verso
introspezioni psicologiche.
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Spirito
irrequieto ed artisticamente creativo. Scrive in prosa e versi spaziando
attraverso varie tematiche: dal fantastico al surreale, dall’erotico al
lugubre, dal mistico all’introspettivo.
DEDICHE E RINGRAZIAMENTI CONTENUTI NEI LIBRI:
“COME
SONO DENTRO”
Come
sono dentro è dedicato a mia madre che non ha mai smesso di volermi bene
nonostante la mia vita sia stata un fallimento.
Ringrazio
voi tutti che credete in me e nel mio libro.
Marietta
per avermi ispirato ancora una volta
e
infine me stesso per aver dato, nello scrivere e nella realizzazione di questo
libro, tutto quello che avevo dentro.
“LA
MIA ANIMA E’ NUDA”
La
mia anima è nuda è dedicato al mio caro e grande amico Giovanni Pierantoni che
mi ha sempre incoraggiato a proseguire il mio cammino lungo la mia strada di
scrittore.
“PREGHERO’”
Pregherò
è dedicato ai fratelli e alle sorelle della chiesa apostolica.
“SENSAZIONI”
Sensazioni
è dedicato alla mia cara amica Giovanna Taranto che sta guidando i miei passi
finalzzati all’incontro con Cristo.
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IL
MIO CAMMINO SPIRITUALE
L’INCONTRO
CON LA MADONNA:
TESTIMONIANZA
DI FEDE
E’ bellissimo per me poter parlare della Madre celeste,
scrivere con sincerità di pensiero quello che
Lei rappresenta per me, il modo attraverso il quale trasmette gioia,
dona pace, regala serenità; è sicuramente una testimonianza importante che può
servire agli altri, anche a chi, per sola curiosità, si sta soffermando in
questo momento nella lettura. Il mio cammino spirituale è stato molto
tormentato e assai complesso, quasi impossibile da raccontare in poche righe
perchè frutto di emozioni intime, uniche ed indimenticabili, invase dal male
prima e consolate dal bene dopo, ma, nonostante tutto, vorrei provare
ugualmente ad essere il più possibile conciso e sintetico, concentrando in poco
spazio ciò che meriterebbe un libro intero per la grandezza dei sentimenti da
narrare. Premetto che mi trovavo distante mille anni luce da Dio e dalla sua
volontà, ignoravo l’importanza
della sua Parola con i suoi
insegnamenti; praticamente lontano dai sacramenti, non seguivo affatto una vita
cristiana, collocandomi in una posizione di disinteresse verso la chiesa che
per me era come se non esistesse. Ma il Signore è grande e misericordioso,
sempre pronto a porgere una mano, a elargire aiuto a chi, disperato cade,
specialmente quando l’infinita bontà di Dio percepisce nel cuore triste e
malato, una fiammella di speranza alimentata da un sincero proposito di
cambiamento. E così la Provvidenza mi ha messo sulla strada un’amica quasi
coetanea, Giovanna, una donna evangelica che, dopo parecchio tempo a causa
della mia esitazione, è riuscita a trascinarmi con lei, per la prima volta, in
una chiesa protestante pentecostale, di quelle caratterizzate da preghiere
forti, carismatiche, di intensa spiritualità. Lì dentro, i miei occhi hanno
osservato cose mai viste: gente parlare
in lingue sconosciute che alcuni interpretavano, preghiere con mani
alzate, canti di lode e di adorazione recitate con pianti di gioia ed
invocazioni urlate, profezie, imposizioni di mani sul corpo specie sulla fronte,
persone cadere per terra svenute e rimanere a
lungo in quello stato di riposo spirituale ed ancora preghiere di
liberazione, a volte veri e propri esorcismi che avvenivano durante i culti
stessi anche in presenza di bambini che sembravano abituati a quell’ambiente.
Era insomma una chiesa molto diversa da quelle cattoliche tradizionali, eppure
io ricordo di non aver mai pensato,
neanche per un solo istante, di essere finito in un manicomio pieno di pazzi,
ma anzi, al contrario, cominciavo a
percepire dentro e fuori di noi esseri umani, sia pure in forma latente,
l’esistenza di un mondo parallelo che mi si apriva davanti alla mia conoscenza,
una realtà spirituale importantissima e vitale che mi portava a comprendere che
dietro la sofferenza oscura e il male più cattivo, si nascondono demoni di
grande intelligenza e diabolica astuzia che difficilmente possiamo vincere
senza l’aiuto del Padre: sono loro infatti la causa principale delle rovine
dell’animo umano, e sono sempre essi capaci di operare indisturbati nel
quotidiano, perché sottovalutati o peggio ancora non creduti dalla maggioranza
degli uomini. Lo capivo chiaramente vedendo i tormenti spirituali e fisici di
chi combatteva col maligno, spesso il vomito era sintomo di liberazione. Per me
erano tutte situazioni sconosciute e mai prese in considerazione prima di
allora ma dentro il mio spirito sentivo
di non trovarmi in quel posto, così apparentemente strano, per caso e che
proprio da lì sarebbe potuta iniziare la mia rinascita spirituale dopo secoli
di buio fitto e di solitudine totale. Pian piano e secondo i tempi di Dio, continuando
a frequentare quella chiesa e iniziando a pregare anch’io timidamente come
potevo e come vedevo fare, ho avuto la grande gioia di sentire e di capire
che Gesù mi amava davvero e di un amore grande e sincero, così com’ero, con i
miei evidenti limiti umani e le mie debolezze e che potevo fidarmi ciecamente
di Lui. Fu per questo che accettai il Signore nella mia vita come personale
Salvatore. Ma la gioia di sentirmi finalmente amato non mi ha risparmiato il
dispiacere di comprendere che, radicato nella mia mente, vi era un demone
d’impurità, forte, del quale io, fino a quel
momento sconoscevo completamente l’esistenza anche perché non si era mai
manifestato prima, secondo la furbizia di questi esseri che fanno
dell’anonimato la loro forza, e che era riuscito a fare nella mia vita, quello
che voleva, facilitato da me che, sia pure inconsapevolmente, lo avevo sempre
assecondato. Oggi posso dirvi con assoluta certezza e con molta esperienza
sperimentata sulla mia pelle, che i demoni sono i principali artefici dei
nostri errori e dei nostri peccati e che senza una vita di preghiera e di
relazione costante con Dio, non c’è possibilità di salvezza per noi piccoli
esseri mortali e che ogni forma di perversione sessuale e di vizio impuro,
hanno come radice, la presenza di questi esseri diabolici che operano secondo
le proprie caratteristiche, svolgendo il loro compito specifico, osservando
rigide e determinate gerarchie; i diavoli legati alla sfera sessuale, che io ho
conosciuto e a lungo combattuto, non spingono ad essere cattivi e non portano
avversione al sacro, per questo motivo risultano difficili da identificare e
togliere, ma non per questo possono essere considerati meno gravi, in virtù del
fatto che con i peccati della carne sporcano il corpo prima e lo spirito dopo,
creando inimicizia con Dio e aprendo un varco ampio verso l’inferno. E’
cominciata così, con l’aiuto del pastore e di fratelli e sorelle con doni
carismatici di liberazione, la mia lotta contro il maligno che era uscito ormai
allo scoperto, suo malgrado, perché Gesù l’aveva ormai smascherato rendendolo
assolutamente incompatibile con la presenza stessa di Cristo, il quale stava
ormai facendosi strada dentro il mio spirito. Non è stato per niente facile
scontrarmi col nemico delle nostre anime e quello che ho passato non lo auguro
a nessuno: altro che problemi psicologici, psichici o psicanalitici! Altro che camomille o farmaci ansiolitici! Io ho
dovuto estirpare con preghiere forti e con la mia volontà di uscirne a tutti i
costi, quello che di negativo vi era in me, quel tempio di Satana fatto di
lussuria e concupiscenza carnale che il demone stesso con la mia inconsapevole
volontà, aveva eretto nei miei pensieri e desideri e perfino nella mia casa:
ricordo perfettamente gli attacchi che subivo la notte, specie verso le tre,
questo poiché, durante il sonno, avviene che si assottiglia di molto il confine tra il mondo fisico e
quello dello spirito e i due mondi paralleli, quello degli spiriti incarnati che
siamo noi e quello degli spiriti disincarnati assieme ad altre realtà celesti
che vivono in dimensioni superiori, a volte e in situazioni particolari, si
sfiorano fin quasi a incrociarsi. La mia condizione, sia pure lentamente,
migliorava progressivamente ma quando ero sul punto di convincermi di aver
intrapreso la strada giusta, quella che mi avrebbe portato successivamente alla
vittoria e mi stavo conseguentemente illudendo di assaporare un po’di pace interiore, ecco, improvvisamente e del
tutto inaspettata, spuntare all’orizzonte una nuova nube minacciosa e per la
prima volta in vita mia, si spalancarono per me le porte del carcere, per reati
di natura sessuale ovviamente compatibili col demone che combattevo. In tutta
onestà devo dirvi che non ho mai scaricato tutta la responsabilità dei miei
errori sull’entità malvagia perché sono stato esclusivamente io a consentirle
di fare tutto ciò che ha voluto rendendola forte e padrona della mia vita, e
per questo ho invocato pentito il perdono di Dio, il mio più grave sbaglio è
stato quello di non aver mai cercato una relazione col Creatore e di non aver
mai permesso allo Spirito Santo di agire in me e nella mia vita. Ma ormai il
Signore aveva piantato il suo seme in me che cominciava a crescere ogni giorno
di più e non mi avrebbe mai più lasciato. Oggi mi rendo conto che il carcere è
stato una specie di purgatorio terreno, necessario a farmi crescere scontando i
miei peccati perchè le croci, le sofferenze, servono a farci maturare
spiritualmente e possono trasformarsi, con la fede e la preghiera, in meravigliose
opportunità di rinascita. Ed è stato proprio dentro il carcere che si è
realizzato un altro miracolo nella mia tormentata vita terrena; l’incontro con
la Madonna, un dono straordinario che mi ha fatto Dio, del quale forse non ne
sono degno, ma che ha rappresentato una svolta nel mio cammino spirituale: io
che ero chiuso in una cella, sporco nel corpo e nello spirito, ecco che
incontro Colei che personifica la purezza e la libertà di essere figli di Dio e
che è venuta lo stesso da me facendo ciò che avrebbe fatto Gesù: soccorrere un
suo figliuolo che chiedeva aiuto. Non l’ho conosciuta in un luogo di
apparizione mariana o durante un pellegrinaggio ma in un posto di espiazione e
di emarginazione, segno della grandezza di Dio che sa leggere nel cuore
dell’uomo prima ancora della sua condizione esistenziale. Io ho cercato con
tutto me stesso, forse anche perché spinto dalla disperazione, la madre di Dio,
ma l’ho cercata davvero, questo è stato importante, e l’ho fatto pur essendo
protestante e persino contro il volere del pastore che mi aveva seguito fino ad
allora e dei fratelli della chiesa alla
quale appartenevo, che continuavano a pregare costantemente per me. Ma la
presenza amorevole di Maria, la sua vicinanza, la sua premura, la sua infinita
dolcezza mi hanno spinto a credere in lei. I frutti si sono rivelati tutti
positivi: sono uscito da quel posto l’11 febbraio, nella ricorrenza del giorno
della prima apparizione della Madonna a Lourdes, e da quel momento, la Vergine
mi ha portato sempre più vicino a Gesù e sempre più lontano dal maligno e forse
è anche per questo che Dio l’ha messa sul mio cammino, proprio in virtù del
fatto che contro i demoni d’impurità, era necessaria la presenza della infinita
purezza di Maria per scacciarli, la vicinanza della madre di Cristo è infatti
una potentissima arma dopo il sangue di
Gesù. Oggi il mio rapporto con la Madonna è splendido e commovente,
sento la sua presenza materna, mi protegge e
mi guida, ora finalmente riposo tranquillo la notte con al collo la sua
medaglietta miracolosa, comunica con me attraverso locuzioni di pensiero fin
quasi a percepire anche la voce, non la vedo ma è come se fosse visibile con
gli occhi dello spirito, so che in punto di morte lei ci sarà, come ha promesso
a Fatima a tutti coloro che faranno il percorso dei 5 sabati, cammino che io ho
già fatto con gioia e dedizione. Mi manda molti segni, soprattutto rose,
cuoricini e coroncine di rosario che trovo per terra, sulla mia strada. Ogni
anno per l’8 dicembre, ricorrenza dell’Immacolata Concezione, mi chiede di
portarle una rosa e di deporla sotto i piedi della statua di Montalto che la
raffigura, qui a Messina e che per per me è come una piccola Lourdes o Fatima o
Medjugorje. Ho imparato a recitare tutti i giorni, la mattina, prima di alzarmi
e dopo aver ringraziato il Signore per avermi donato un altro giorno di vita,
il rosario e sempre tutti i giorni, puntualmente alle 3 del pomeriggio, dico la
coroncina alla Divina Misericordia. Oggi sono un uomo completamente cambiato in
positivo e vivo una vita di preghiera e di condivisione con i miei fratelli in
Cristo e quello che, grazie alla fede è avvenuto in me, Dio è pronto a farlo con chiunque, anche col più incallito
peccatore, non aspetta altro, gli basta perfino un piccolo segno, desidera
essere cercato ed è sempre pronto a perdonare e a ridare una vita piena di
significato e di amore. Se guardo indietro nel mio passato, mi rendo conto di
quanta strada io abbia fatto grazie al Signore, che va ringraziato sempre. Non
riconosco affatto quello che ero ieri prima di aver sperimentato la presenza di
Cristo nella mia vita, era un’altra entità negativa che agiva al posto mio,
dico sempre che ero io ma non ero io. Ovviamente sono rientrato nella chiesa
cattolica perché sono troppo innamorato spiritualmente della Madonna e questa
gioia che provo dentro non mi è stato possibile condividerla con i fratelli
protestanti ai quali non potevo esternarla ma dico grazie ugualmente alla
chiesa evangelica alla quale devo molto perché è lì che ho mosso i miei primi
passi del mio cammino spirituale, lì ho trovato la mia prima vera àncora di
salvezza, la prima luce tra le tenebre che mi avvolgevano ma col senno di poi
penso che doveva andare così secondo il progetto che Dio aveva stabilito per la
mia vita. Frequento il Rinnovamento nello Spirito, un movimento di preghiera di
ispirazione cattolica che mi ricorda il modo di pregare degli evangelici, ho
capito l’importanza della confessione per riconciliarsi con l’abbraccio del
Padre e la bellezza dell’incontro con Gesù attraverso la santa messa e
l’eucarestia. Ho un solo e unico rimpianto: quello di non aver incontrato prima
Gesù, specie quando ero ancora adolescente, la mia vita sarebbe stata tutta
diversa con la sua presenza in me. Per questo mi sento in dovere di dire ai
giovani con tutto il mio cuore: cercate Cristo e dialogate con lui come con un
amico sincero e non rimarrete delusi e con la stessa intensità di sentimento
dico ai genitori: educate i vostri figli alla fede facendo da esempio perché
Dio ve ne chiederà conto, spalancate le porte delle vostre case a Gesù e
pregate ogni tanto riuniti in famiglia, preghiera che ha un valore immenso agli
occhi di Dio. Auguro di cuore a tutti voi, specialmente a chi è lontano dalla
fede, di cambiare la direzione della propria vita e di dirigere i propri passi
verso Cristo, l’unico che può veramente cambiare il corso e lo scopo della
nostra esistenza terrena, dando una gioia vera, profonda e duratura che non è
di questo mondo, preludio dell’infinito amore che caratterizzerà la nostra vita
immortale. Io sono convinto che l’unico vero dramma o lutto nel nostro più o
meno breve transito su questa terra, sia l’assoluta mancanza di Dio nella
nostra vita e sono certo che fin quando il Signore ci lascerà vivere quaggiù,
fino all’ultimo soffio di vita, ci sarà sempre la possibilità di cercarlo e di
rimediare alle nostre mancanze ma quando si chiuderanno definitivamente i
nostri occhi terreni, non ci sarà più tempo per rimediare e per tornare indietro e sarà troppo tardi.
Dio
mi benedica e benedica tutti coloro che leggeranno e faranno tesoro di questa
mia testimonianza.
CLAUDIO
CISCO
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DOVE SENTO LA PRESENZA DELLA MADONNA: (ESPERIENZA DI VITA E DI FEDE)
Vi è un posto specifico che io avverto di forte
impatto emotivo, particolarmente suggestivo e ricco di carisma e misticismo
insieme: uno spazio che oserei definirlo magico, di quella magia spirituale,
sublime, soprannaturale che avvicina al cielo, fino a sentirsi parte integrante
di esso. Questo piccolo lembo di terra così prezioso da sembrare una gemma di
valore inestimabile caduta dal cielo o una scintilla d’amore piovuta sulla
terra dall’infinita luce divina è proprio il luogo dove sento fortissima,
pur senza vederla fisicamente,la presenza di Maria.
Siamo nella città di Messina dove sono nato e
vivo, nel santuario di Montalto, un
luogo di culto ubicato in un posto davvero splendido, in virtù del fatto che
offre dalla sua altura un panorama talmente affascinante da lasciare qualunque
osservatore senza fiato e senza parole.
La chiesa della Madonna di Montalto, bella per
scultura ed architettura all’interno ed all’esterno,
si apre infatti su un sacrato abbastanza grande, quasi
una enorme veranda che forse sarebbe giusto chiamarla terrazza vista la sua notevole altezza. Da lassù si usufruisce di
una vista privilegiata e staordinaria sullo Stretto di Messina col suo
bellissimo mare, le sue navi che vanno
e vengono, la terra di calabria di fronte, e la Madonnina del porto che
benedice la città. Girando per questo
grande sacrato si possono ammirare anche numerose fioriere, vasi e piante,
delle panchine per sedersi e guardare lontano specie per i turisti che vengono
in tanti ,poi ancora un binocolo per osservare da vicino il panorama e due
statue: una tutta bianca raffigurante San Giuseppe,il santo della “buona
morte”che io stesso spesso invoco per morire senza soffrire, magari in un
attimo quando sarà,e l’altra in bronzo con l’immagine del papa Giovanni Paolo
secondo appoggiato alla ringhiera che guarda lo Stretto. Quest’ultima, eretta
in suo onore, in ricordo della sua visita effettuata in questo santuario nel
giugno del 1988, nella quale lo stesso pontefice rimase molto colpito dalla bellezza
del panorama.
Il santuario di Montalto fu fondato nel 1294 durante
la guerra del Vespro per esplicita volontà della Madonna ch ne delineò il
perimetro con il volo di una colomba e
fu costruito col concorso di tutta la città. Esso è un luogo particolarmente
sacro in forza di specifica manifestazione di una potenza superiore che vi è
riconosciuta e venerata. E’ un luogo di culto straordinario per designazione
soprannaturale o perché vi si venerano immagini miracolose.
Lo spazio del santuario è ritenuto sacro ed è centro
di speciale attrazione. Vi si va per unirsi più sensibilmente a Dio o alla
Vergine, impetrarne grazie e favori, riconciliarsi. Il santuario parla allo
spirito e al cuore dei credenti, in particolare quelli mariani dove si fa
esperienza di madre.
L’icona dela Madonna di Montalto è rappresentata
dall’immagine di Maria col bambino Gesù, in altri dipinti appare anche, secondo
precisi riferimenti storici, con indosso una veste bianca (la dama bianca) con
la mano destra alzata in segno di benedizione e la sinistra che tiene lo stemma
della città di Messina, rosso con la croce gialla, in difesa dei messinesi
contro i francesi.
Specificando come premessa il fatto che la presenza
mariana si percepisce in tutto il santuario, a tal proposito volevo
sottolineare come validi ed esperti esorcisti abbiano potuto verificare la
forza del suddetto luogo nella lotta contro il demonio, volevo aggiungere inoltre che la Madonna stessa mi
ha fatto comprendere quanto sia importante e
preminente recarsi all’interno della chiesa per celebrare messa e
ricevere sacramenti prima di fermarsi
nel luogo dove io l’avverto di più.
Il posto dove sento forte la presenza mariana fa parte
ovviamente del santuario ma non è situato né all’interno della chiesa e
nemmeno dentro il vasto perimetro che delimita il sacrato ma
bensì al di fuori di esso, anche se molto vicino.
Vi sono infatti delle scalette abbastanza lunghe che
scendono via via dal sacrato verso il basso che servono a collegare il
santuario stesso con la strada sottostante; nella parte superiore delle scale,
sul lato destro per chi scende, vi è uno spazio di verde a metà tra un giardino
e una villetta notevolmente grande e ben curato, recentemente riaperto al
pubblico e di proprietà del santuario medesimo.
Scendendo le scalette che iniziano proprio dal
sacrato, dopo circa una cinquantina di metri, sulla sinistra in basso e quasi
in un angolo, vi è una incavatura sul muro, direi una nicchia di una discreta
grandezza con all’interno la statua della Madonna. La Vergine nella
scultura, sempre illuminata da una
lucettina, porta sul capo una corona di stelle, presenta le mani allargate,
aperte verso il basso e tiene schiacciato sotto il piede un serpente. E’
l’immagine della Madonna della medaglia miracolosa apparsa in Francia nel 1830
a Santa Caterina Labourè. La statua è dentro una nicchia vetrata e il vetro
stesso è protetto da una grata di ferro a forma di arco e chiusa a da un lucchetto.In alto, incise sul
marmo posto nel muro sopra la nicchia, disposte anch’esse a forma di arco, si
leggono le seguenti parole: “Venite figli sono io la Madre”. Sotto la nicchia
vi si trova un marmo di considerevole spessore che funge da base, incisa sul
quale spicca una grande M maiuscola, simbolo
di Maria. Situata proprio a fianco, di fronte per chi guarda dal sacrato, vi è
un’altra nicchia uguale a quella dove è posta la statua del Madonna, però
vuota, come mancasse qualcosa.
Il posto appare veramente suggestivo, sembra proprio
un luogo adatto ad apparizioni soprannaturali, vi sono molte fronde che
dall’alto calano sulla nicchia creando ombra e molti insetti vi si vedono
intorno. Sopra il marmo posto sotto la nicchia vi sono due vasi grandi ma con
piante ormai appassite e pianticelle o
fiori finti incastrati nella grata assieme a qualche immaginetta sacra. Vi si
trova poi tutto ciò che porto io con amore, man mano, specie in ricorrenze e
momenti particolari alla Madonna: rose
di vari colore, cuoricini di diverse dimensioni alcuni con la scritta “Ti amo”,
coroncine di rosario, angioletti.
Alcuni di essi restono, altri vengono portati via da ignoti essendo un luogo
all’aperto non controllato, altri vanno deteriorandosi col tempo. Sono tutti
oggeti legati alle grate con lacci,
spaghi o cordicelle improvvisate. Mi
son chiesto spesso il motivo per il quale un luogo , almeno per me così
importante e vitale tanto da esserci la Madonna, venga trascurato, a differenza del sacrato del santuario che
appare sempre splendido e curato. Eppure ci vorrebbe solo un po’ di buona
volontà affinchè qualche anima pia del luogo mettesse almeno un po’ d’aqua alle
piante o togliesse tutta l’erba e le foglie che giacciono per terra nel più
completo abbandono.
Se le persone che frequentano abitualmente il
santuario e non solo esse ma anche visitatori occasionali o semplici cittadini
di Messina mostrassero più interesse , se insomma sapessero e comprendessero
l’importanza di quel luogo dove vi è posta quella Madonna, io credo che
avrebbero verso di esso più cura e attenzione. Non si prega quasi mai infatti davanti
a quella statua, mai un rosario recitato lì, eppure fa parte del santuario, è
un luogo di passaggio specie per molti turisti stranieri e italiani che
transitano proprio da lì . Messina è
diventata infatti una città turistica grazie al suo porto, sbarcano enormi navi da crociera,
continuamente ed anche due alla volta con tantissima gente a bordo, ma quasi
nessuno di loro si ferma in quel luogo, continuano a salire le scale
interessate esclusivamente a raggiungere il sacrato che sta più in alto e a fotografare
e filmare il panorama che offre il santuario. Sì, forse la colpa è anche mia
che non sono stato capace di divulgare quella enorme ricchezza spirituale che
mi trasmette la Madonna da quel posto, ho tenuto troppo per me tutti i segni, i
prodigi, le rivelazioni. Ho mantenuti segreti anche i miracoli, le guarigioni, non solo quelle fisiche ma soprattutto
quelle del cuore, le guarigioni interiori che a Dio interessano di più, tutti
compiuti per intercessione di Maria e nel nome di Gesù, nome al di sopra di ogn
altro nome, che è lo stesso ieri, oggi
e in eterno. Forse non ho compreso che
persino io stesso potevo essere per gli altri una prova della sua esistenza.
Penso ad esempio agli eventi che la Madonna mi ha rivelato proprio da lì prima
che accadessero, tutte cose o situazioni che io sapevo in anticipo, ricordo per
citarne solo alcuni quando Maria mi chiese di portare lì con me due coniugi
Maurizo e Giovanna e di pregare per la loro figlia Stefania che aveva lasciato
la loro casa prendendo brutte strade preannunciandomi che Lei l’avrebbe fatta
ritornare, cosa che successe; ricordo ancora le lacrime di dolore della madre
in pena per la figlia prima e poi quelle di gioia per averla riabbracciata
dopo. La preghiera alla Madonna per la figlia fu fatta l’8 dicembre nel giorno
dell’Immacolata Concezione, e furono
proprio Maurizio e Giovanna, secondo la volontà di Maria, a deporre quel
giorno ai piedi della statua la rosa
che la Madonna desidera le venga
portata da me ogni anno, è stata la prima volta che non sono stato io a
farlo. Ricordo ancora con vivida
emozione quando sempre Lei mi rivelò
prima che accadesse la guarigione di Francesca, una ragazza con la benda su un
occhio già compromesso che rischiava di perdere completamente la vista avendo
ereditato dalla madre Caterina, diventata a sua volta non vedente, la stessa
malattia. Si trattava di un male che colpiva gli occhi, incurabile per la
medicina e che l’avrebbe portata progressivamente alla cecità come la madre. E poi mi torna in mente ancora il
ricordo quella volta in cui Maria mi disse da quel posto che avrei vinto gli
attacchi di panico che per un decennio mi impedivano di uscire da casa e che ci
sarei riuscito senza cura farmacologica ma con l’aiuto del Padre Celeste, o
quando mi spiegò che la mia detenzione carceraria durata quasi due anni doveva
avvenire nella città di Enna, proprio in quella città dove io avevo ambientato
il mio libro “Il vecchio e la ragazza”, libro ispirato e scritto sotto
dettatura dal male, composto in un periodo buio della mia vita in cui ero
schiavo del diavolo, libro che oggi, rileggendolo, capisco di non averlo
scritto volontariamente, la mia ispirazione artistica infatti risultava
condizionata ed inquinata. Ricordo, anche se è una situazione molto leggera, ma
l’amore di Dio lo si può trovare sia nelle grandi cose come nelle piccole,
quando Maria mi fece capire che Gesù mi
avrebbe consentito come regalo la possibiltà di vedere dal vivo il mio cantante
preferito Alan Sorrenti, un mio idolo che ha accompagnato i miei ricordi facendo da colonna sonora di tutta la mia
vita sin da ragazzino poco più che adolescente, l’avrei visto finalmente dal
vivo a Viagrande in provincia di Catania, non vi posso dire l’emozione e i
segni piovuti dal cielo in quel gorno
così speciale per me. Sono questi narrati, tutti avvenimenti che io ho saputo
prima del tempo quando non potevo prevederlo.
Sono comunque tanti i segni che Maria mi ha dato da
quel posto dove io continuo a recarmi spessissimo ,specie quando mi sento solo
non avendo nessuno; ci vado per parlare, confidarmi ed essere ascoltato, per
pregare, a volte recitando il rosario o
dicendo la Coroncina alla Divina Misericordia. Sto con Lei come si fa con una
madre dolcissima ed affettuosa che non si stanca mai di starmi vicino e di
proteggermi contro le insidie del male. La vicinanza della Madonna come quella
di Dio o il sostegno della fede non garantiscono una vita senza problemi,
dolori o difficoltà, non ti evitano gli attacchi del diavolo che anzi
risulteranno essere maggiori man mano che si cresce nella fede ma ti aiutano ad
affrontarli meglio con più serenità e consapevolezza di potercela fare perché
sorretti dall’aiuto di Dio che è sempre
con te. Spesso si trova la chiave per risolverli in quanto guidati dallo
Spirito Santo che apre la mente ed indica la strada rivelandosi è il più grande
geniale maestro di tutti i tempi,
donandoti una sapienza che non è di questo mondo ma che viene dall’alto. Non è
per niente facile comunque parlare di ciò che mi accade riguardo la Madonna. Per
me è destino dovermi tenere tutto dentro senza mai avere avuto la gioia di
poterlo condividere con gli altri se non, come sto facendo ora, attaverso il talento che Dio mi ha donato
sin da piccolo: la scrittura; non mi è stata mai data, infatti, la possibilità
o l’opportunità di farlo. Per questo motivo ho lasciato la chiesa evangelica
nella quale mi trovavo bene tutto sommato, mi piaceva il loro modo di pregare e
di rapportarsi a Dio. Rientro in quella cattolica e mi rendo conto che il
problema è sostanzialmente lo stesso anche se per motivi diversi, per prudenza
o altro, non so. Si continua a considerare Maria come una creatura lontana ed
inaccessibile, direi inavvicinabile, appartenente a chissà quale altro mondo lontano mille anni luce da noi
terrestri, con la quale si può entrare a contatto solo dopo la
morte . Ma non si comprende invece che non
c’è nulla di più normale che comunicare
con Lei anche senza avere il dono della veggenza ma semplicemente
sentendone la presenza; siamo divisi solo dal corpo, lei vive in dimensione
spirituale, noi in quella fisica ma siamo spiriti entrambi, fatti della stessa
essenza e creati per lo stesso destino da un unico Padre, del resto anche lei
era come noi quando era nella vita terrena.
Tutto sembra complicato, impossibile,
privilegio solo di pochi eletti. Ma io sono forse un eletto? Eppure la
sento, basta aprire il cuore e gli occhi dello spirito. Esiste una sola verità
affinchè ciò possa accadere come
continua a succedere a me: tornare puri come bambini e credere, e la
madre di Gesù si farà trovare.
Ho lasciato con dispiacere il Rinnovamento nello
Spirito sia perché, come nella chiesa protestante, non mi è stato permesso di
testimoniare, paradossalmente non l’ho potuto fare nemmeno trovandomi in chiese
cattoliche che portano nomi mariani.
Quindi non appartengo più a nessun gruppo o comunità di preghiera, frequento la chiesa cattolica dello Spirito Santo,
sono in mezzo alle suore e sto bene, prendo la comunione ogni domenica perchè
ritengo assolutamente indispensabile e vitale nutrire lo spirito col sangue e
corpo di Cristo. Poi, per il resto, vado dove mi porta il cuore, sono occasionalmente di tutte le parrocche e
di nessuna, senza poter contare sull’aiuto spirituale di nessuno, eppure
perfino i santi hanno avuto bisogno di
un sacerdote che gli facesse da guida spirituale, ma io no, destino per me
andare avanti da solo in ogni campo
della vita, compreso quello della fede, totalmente da solo, affidandomi
unicamente alle preghiere e al dialogo continuo con Dio, che non è poco. Ascoltando il cuore, seguendo La Parola di
Dio ma evitando scontri verbali di interpretazioni nella lettura che hanno
diviso la chiesa cristiana, io faccio una cosa importantissima e basilare: analizzare
costantemente la mia condizione spirituale con molta attenzione, verificarla e
rimetterla in discussione se è il caso quando
penso di sbagliare, restando sempre umile e ascoltando la voce del cuore, che quando riesce a rimanere puro ed incontaminato, non mente
e non sbaglia mai. Fuggire il peccato e mettere Dio al primo posto e al
di sopra di tutto nella propria vita , solo in questo modo si cresce nella fede, ed
io sono cresciuto davvero
tantissimo con ancora ampi margini di miglioramento se continuerò su
questa strada. Con gli occhi limpidi, una freschezza interiore e la pace nel
cuore ho imparato a guardare lontano,
anche a ciò che esiste ma non si vede,
cogliendo i segni del cielo anche i più piccoli ed impercettibili, fidandomi incondizionatamente di Dio. Ed
ogni volta che commetto anche il
più piccolo errore, corro subito
a confessarmi per ritrovare tramite il sacerdote l’abbraccio misericordioso del
Padre.
In conclusione, tornando a quel luogo dove sento la presenza di Maria, mi chiedo cosa sarebbe giusto fare. Confesso che
istintivamente vorrei correre subito dal parroco della chiesa di Montalto per raccontargli ogni cosa con
sincerità e aprendomi completamente,
poi vorrei anche pregarlo di
valorizzare quel posto così importante per la Madonna, per me e per tutti: ma
mi ascolterà? Sarò creduto?
“Non pretendo di essere creduto
ma
semplicemente ascoltato”
CLAUDIO CISCO
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LA
MIA MISSIONE
Il Padre Celeste mi ha
affidato una missione da compiere in questa vita terrena: pregare per gli altri
con umiltà e fede, lasciandomi guidare dal cuore che è la sorgente dell’amore e
della verità. Io la porterò a compimento, anche perchè ho sperimentato che è
bellissimo e gratificante farlo come tutto ciò che realizzi per Dio e che c’è
più gioia nel pregare per gli altri, prima che per se stessi. Sono certo che
l’Eterno mi ricompenserà donandomi ciò che Gesù mi ha promesso e che aspetto da
sempre: una compagna per amare ed essere amato, scelta da Cristo stesso per me
e piovuta dal cielo. Negli occhi di lei, vedrò riflessi tutto l’amore e la
tenerezza che Dio ha per me. Anche se
un amore terreno, si rivelerà bello e importante ugualmente perché sarà una
preziosa scintilla dell’infinita luce divina.
IN PUNTO DI
MORTE
Separato dal mio corpo, come sospeso nell’aria, vigile e cosciente senza
però poter comunicare con esseri umani, vedo dall’alto il mio involucro di
carne, esanime, quasi abbandonato, circondato da medici, e mi fa quasi pena
osservarlo: Come ho potuto sopportare di essere imprigionato dentro quel corpo
debole come straccio, limitando tutta la mia immensa potenzialità spirituale?
Eppure al tempo stesso comprendo, pur non avendo la benchè minima voglia di
rientrare dentro quel guscio, che fin quando ero all’interno, esso aveva la
stessa importanza d’un cofanetto, contenente una collana preziosa di
inestimabile valore. La collana infatti, è importante quanto il cofanetto
perché è contenuta dentro, e se si perde il cofanetto, si smarrisce anche la
collana. Ma una volta che la si tira fuori, il suo contenitore non serve più.
Così è il corpo umano
fin quando un essere creato da Dio vive in esso, è tempio dello Spirito
Santo, prezioso quanto l’anima. La sensazione che avverto, riferendomi alla
visione di quello che era il mio corpo fisico, è quella di essermi tolto di
dosso un abito, un po’ come la tuta spaziale, che è fatta solo per permettere
all’astronauta di vagare nello spazio, ma non è la sua vera pelle, solo un
adattamento all’ambiente. E’ davvero piacevole e surreale quello che mi sta
succedendo; la cosa più bella è che non avverto più dolori, sofferenze,
esigenze fisiche e mi trovo in uno stato di profondo benessere, slegato da
tutto ciò che è materia. Contemporaneamente rivedo come in dimensione
tridimensionale, scorrere il film di tutta la mia vita, dalla nascita sino ad
ora, ma con occhi di verità e giustizia, come se io fossi spettatore e giudice
di me stesso, soffrendo per gli errori commessi e provando gioia per quanto
fatto di buono. E’ sorprendente come tutto sia stato accuratamente registrato,
anche la più impercettibile parola, ed io ora posso ascoltare ogni dialogo e ogni
discorso come fossero amplificati. Posso rivedere tutto: situazioni, immagini,
persone care. Da questa incredibile visione, mi rendo conto di essere da sempre
seguito con minuziosa attenzione, e direi con amorevole cura; nella vita non si
è mai soli, anche quando lo si crede, ed io ora lo so. Poi, d’improvviso, mi
sento chiamare, ma solo col pensiero, senza udire una voce specifica; sono
tranquillo, capisco di essere in buone mani, di potermi fidare. Vengo
trasportato da una forsa sconosciuta ed amica, lascio la camera dell’ospedale
ed entro in un tunnel, che solo all’inizio mi procura una leggera paura, poi,
intravedo l’uscita, ritorno sereno e curioso. Una volta fuori, vedo luce, luce,
e ancora luce. Sento amore, amore, e ancora amore. Mi sento amato. Sono immerso
in una condizione di pura libertà, avverto pace ed un senso di immortalità. Vi è una frase nel Vangelo, che
io sento forte in me perché rispecchia perfettamente quello che provo. Sono le
parole che Gesù disse sulla croce prima di morire: “Padre, nelle tue mani
consegno il mio spirito!”. Ora io comprendo più che mai, che il mio spirito è
nelle mani di Dio. Ma lo era anche quando vivevo nel corpo, sulla terra, solo
che non ne intuivo la profondità e il vero significato. La vita, sia quella fisica,
sia quella spirituale, è tutta un miracolo, se l’uomo potesse finalmente
rendersene conto! I meravigliosi colori che vedo sono talmente belli che non si
possono descrivere, ma sono colori diversi da quelli terrestri. Così come i
suoni e i canti che odo. Vedo ma non con gli occhi, sento ma non con le
orecchie, comunico con il Padre ma non con la voce: L’amore è troppo forte per
poterlo quantificare, la libertà troppo sconfinata per poter scorgere
orizzonti, tutto sa di eternità. E’ un luogo senza fine, sa di cielo.
So che saranno molti quelli che non mi crederanno, ma sono sereno
ugualmente, so che ci arriveranno anche loro.
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L’ULTIMA SPERANZA
Arrivare a 56 anni e rendersi conto, con una
lacrima agli occhi, di non essere mai realmente cresciuto. E’ come se l’anima
si rifiutasse di allinerasi con il lento declino del corpo. Sento lo spirito
crescere impetuosamente fortificandosi progressivamente fino a sembrare
scollegato dalla materia. Mi nasce dentro una serenità appagante che rimette in
discussione il mio io spingendomi ad analizzare tutta quanta la mia vita,
distesa su una prospettiva ad ampio raggio. E’ molto dolce guardare il mio
passato con gli occhi nuovi di adesso. Uno sguardo che si connette prima con
l’infanzia, con i suoi teneri giochi, le mitiche fiabe, la disarmante
ingenuità. Poi si apre all’adolescenza con le sue infinite paure, l’eterno
conflitto tra il desiderio di crescere ed evadere e la voglia di rimanere
bambino. E con quella età lontana, mi sembra quasi di rivivere l’emozione per
l’innocenza del mio primo bacio, le mattinate passate a scuola con i miei
compagni, le uscite spensierate con gli amici, e con esse quella illusoria
certezza di sentirmi eterno, di considerarmi eroe con un futuro davanti tutto
da vivere. I miei pensieri ormai del tutto invasi di ricordi, improvvisamente
focalizzano la mia attenzione sull’immagine della ragazza che è stata il mio
primo vero amore, zoommando sui lineamenti bambineschi del suo viso: Quante
promesse non mantenute! Quanti sogni e speranze naufragate! Dolci ricordi e
tristi rimpianti si fondono insieme, in una danza simile più ad un rito di
morte che ad una sinfonia di rimembranze. Questo suggestivo viaggio con la
mente si sofferma adesso sulla figura di mia madre, ricordo sempre vivido; una
donna attaccata morbosamente a me, ma d’un amore sincero, grande, direi
esclusivo nei miei confronti. Un sentimento tanto forte da non averlo potuto
avere da nessun’altra persona nel corso di tutta la mia vita. Anche mio padre
si insinua nei miei pensieri, buffo e strano come non mai: quante cose avrei
voluto chiedergli senza mai aver avuto il coraggio di farlo! E ancora ecco
spuntare le mie due sorelle molto più grandi di me, forse avrei potuto aprirmi,
dare loro di più. Con un sussulto inaspettato che scuote la mia anima, giungo
col pensiero in quell’età importante dove si compiono le scelte che contano
nella vita e che condizionano l’intera esistenza, mi riferisco alla famiglia da
creare e al lavoro da svolgere. Proprio lì, in quel periodo fondamentale, io
vedo tanto buio, buio fitto e nient’altro! Ansie, inibizioni, paure immotivate,
errori continui, un’arresa senza reagire. Come vorrei in questo momento che una
fantasiosa macchina del tempo mi rapisse e mi trasportasse con sé, proprio in
quegli anni difficili della mia vita, così sofferti! Sicuramente sarei in grado
di rimediare, guidato dalla maturità spirituale del mio presente. Ma non c’è
mai il tempo di trovare il tempo per fermare il tempo! Ma forse tutto è
destino, era scritto che dovevo comportarmi esattamente in quel modo perché la
sofferenza genera sensibilità, e la sensibilità produce arte. Penso che non
sarei mai diventato scrittore o poeta senza mai aver sperimentato inquietudine
e tormento. Forse essere rimasto completamente solo era previsto come se io
stesso fossi un predestinato. Riprendono ancora i miei pensieri a volare sulle
ali della creatività che è in me e comprendo
di non aver mai trovato una mia collocazione in questa vita, forse
perché vivo da sempre sospeso tra cielo e terra, anzi molto più proiettato
nell’altra vita che in quella terrena. E’ mancata anche, quella donna che da
sempre avrei voluto con me, verso la quale indirizzare tutta la ricchezza di
sentimenti, chiusa a chiave nello scrigno del mio cuore, e sentire poi la sua
anima respirare unita alla mia. Non ho mai sperimentato la grande gioia di
veder nascere una piccola creatura, dono di Dio e più bel regalo che la vita
possa offrire, e poi vederla crescere man mano e sentirmi chiamare papà. Ed
ora, dopo che questo tempo è trascorso velocissimo piombandomi addosso come un
ciclone, senza che io stesso me ne rendessi conto, senza nemmeno avermi dato il
tempo di riflettere e di piangere, io sono qui davanti ad uno specchio, al
quale non posso più fingere. Cristallizzato nei pensieri, in quest’età più vicina al crepuscolo
dell’esistenza che all’alba di nuove prospettive, affido alla fede nel mio
Signore l’ultima speranza che, con la Sua presenza, non è più convivenza col
malessere di notti insonni senza risposte, ma apertura verso nuovi orizzonti,
certi di eternità.
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LA VITA E L’AMORE
La vita umana, perennemente sospesa tra mistero e fede,
sempre in bilico ed appesa ad un filo, non è altro che una corsa inconsapevole
verso la morte, lungo un affascinante e doloroso percorso di crescita, scandito
da vivide emozioni e nebulose paure. La zingara fortuna ne condizionerà la
sorte.
L’amore, come infinite doglie che sperano in un parto,
altro non è che la continua ricerca di noi stessi nell’altro sesso, adolescente
desiderio d’una attesa senza fine che non troverà mai appagamento e
realizzazione. L’uomo come la donna, nasce,cresce e muore solo.
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DI NOTTE, IN UN CIMITERO DESERTO, MI
PARLA UNO GNOMO…
“Ascolta…solitario
mortale fantasma, appaio solo ogni mille anni per volere del nulla, venendo da
notti antiche. Prediligo i silenzi di luoghi insoliti e le solitudini di anime
sconosciute a sè stesse. Ora anche tu sai che mille anni sono come un batter di
ciglia e in questa fugace notte tu sei per non essere mai più.”
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LA MIA TOMBA
Oggi sono felice:
si è avverato un sogno! Mi sono fatto
una tomba tutta mia, col mio nome e cognome, la mia data di nascita, tranne
quella di morte, ovviamente. C’è la mia foto scelta da me stesso, di quand’ero
ragazzo. Ho inserito una mia frase molto significativa e ho scritto che sono
scrittore e poeta. Ho messo inoltre tante statuine di angioletti, oltre ad una
di Gesù risorto e della Madonna. Così lascio qualcosa di me ai posteri, oltre
ai miei libri. Vado spessissimo a visitarla e porto solo fiori finti,
immaginando con curiosità cosa potrà provare quel passante occasionale che
transiterà da qui, più avanti nel tempo quando io avrò lasciato questa terra.
Questo mio sogno un po’ strano ha le sue origini nella mia adolescenza, quando,
attratto dai cimiteri e da tutto ciò che è sepolcrale, andavo a trovare la
tomba di Marietta. Ma ora che ho fede, ho chiesto perdono a Dio e a lei stessa
per averla sentita così forte, come fosse parte di me, fino a dedicarle un
libro e 3 poesie. Ho promesso ad entrambi di non recarmi mai più sulla lapide
di Marietta e di pregare ogni tanto per la sua anima. Ormai esiste solo la mia
tomba!
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LA LEGGE DEL SERPENTE
“Amatevi, gente
del mondo intero, amatevi sempre ed in qualunque modo; l’amore, qualsiasi forma
assuma, è sempre benedetto ed è sinonimo di felicità. Non bisogna mai aver
paura di amare ma di odiare. Credete nell’amore universale, quello vero,
incondizionato che non ha sesso né differenze d’età. E’ questa la vera libertà
da difendere a tutti i costi e non esiste cosa più bella al mondo di sentirsi
veramente liberi di amare chiunque: maschi con maschi, donne con donne, vecchi
con giovani, ciascuno libero di tirare fuori la propria sessualità con le sue
forme, inclinazioni e gusti. Un rapporto affettivo anche al di fuori del
matrimonio che in fondo è solo un contratto che non può legare o sostituire un
sogno. Non esiste ciò che chiamano <<perversione sessuale>>, è un
inganno inventato dai falsi moralisti e soprattutto dalla chiesa che giudica
senza conoscere l’amore fisico, un artificio creato per anestetizzare le
coscienze e neutralizzate l’istinto sessuale che invece è un meraviglioso dono
che la natura ha regalato agli uomini, non solo per procreare: un piacere
naturale che annulla il dolore e attenua lo stress psicofisico. L’unica
devianza sessuale semmai è la castità, non vi è infatti nessun motivo per
praticarla restando puri, lasciamola ai preti e alla suore, contenti loro!
In fondo se due esseri umani si amano o fanno sesso
consapevolmente e volontariamente, che male fanno? Dov’è il peccato? Che
bigottismo parlare di fornicazione, sostenere con presunzione di verità e senza
alcuna prova o fondamento che l’arte erotica è demoniaca, procurando così
assurdi sensi di colpa, tabù, complessi, frustrazioni e a volte persino
impotenza o frigidità. Perché tornare indietro al Medioevo, alla caccia alle
streghe, a bruciare nel rogo o a lapidare, secondo antiche tradizioni contenute
in delle scritture definite sacre dagli uomini, scritte da loro stessi ed
attribuite a Dio? Gli esseri umani per trovare uno scopo alla propria esistenza
e per vincere ancestrali paure hanno creato Dio e non viceversa. Evviva quindi
i matrimoni gay e le unioni civili, simboli di emancipazione e di civiltà, del
resto si può essere credenti e praticare l’omosessualità, le due cose non sono
incompatibili, l’amore non può essere colpevolizzato perché è “amore”, la
parola più importante che esista. Se un uomo sente di sposare un altro uomo ed
è felice così, perché non concretizzare questo desiderio? Lo Stato dovrebbe
mantenersi laico rispettando anche chi eventualmente non crede e si professa
ateo, non si può imporre a nessuno di avere fede seguendo le regole della
chiesa. E poi ognuno è diverso da un altro, è unico, con i suoi propri gusti.
La diversità è un valore da tutelare e difendere, è una vera ricchezza perché
rende la vita più varia e colorata, meno scontata e massificante. La nostra
esistenza è così breve, la morte arriverà prima di quanto ci si aspetti,
annientando definitivamente tutto. Allora perché non vivere intensamente anche
la propria sessualita?”
Così ragiona e parla il diavolo, il più grande,
intelligente, furbo, abile mistificatore, menzognero di tutti i tempi. E’
proprio lui il più grande credente perché sa bene dell’esistenza di Dio e conosce
a memoria le Sacre Scritture
manipolandole nelle menti degli uomini secondo il proprio interesse, usando
come pretesto una falsa libertà capace di renderci inconsapevolmente gli ultimi degli schiavi. Una
libertà lontanissima mille anni luce dalla libertà autentica che porta pace nel
cuore. Quella libertà pura perche
preziosa che ci fa sentire figli di Dio, creati per amare ed essere amati ma
d’un amore vero che viene dal Padre e che è dono di sé. Ma soprattutto un modo
di essere liberi che scaturisce dall’osservanza della Sua Parola e che risulta
conforme alla Sua volontà.
ELEMENTARE
SAGGIO SULLE DEVIANZE SESSUALI
Premetto di
non essere un sessuologo né uno psicanalista, non sono neanche laureato,
quindi, non avrei nessun titolo o qualifica per potermi esprimere. Non mi
ritengo neppure un saggista per crearmi eventualmente un alibi. Ciò non mi
impedisce però, di scrivere con sincerità e nella massima umiltà, il mio
pensiero. Lungi da me l’idea di voler imporre verità o dogmi, o di ergermi a
giudice. Sono piuttosto spinto, come sempre del resto, dalla mia creatività
irrefrenabile, che ormai reclama spazi in qualunque direzione o competenza. Non
ho pretese di nessun tipo, tento solo di tirare fuori la mia idea in merito,
ciascuno è libero di condividerla o meno. Il tema che sto per trattare è
delicato, è riguarda nello specifico le inclinazioni sessuali, fuori dalla
norma. Non mi riferisco alle “perversioni sessuali” (sadismo, masochismo,
feticismo, scambismo ecc…); suddette patologie richiederebbero infatti
un’attenzione particolare vista la loro stretta correlazione con i demoni
d’impurità. Ma piuttosto prendo in
considerazione quelle inclinazioni sessuali assai diffuse e che coinvolgono
parecchi soggetti (omosessuali, pedofili, gerontofili). Io ne parlo per
esperienza e per conoscenza diretta, e non, lo sottolineo ancora, per
preparazione scientifica. Comincio col dirvi che la radice, almeno all’inizio,
non è diabolica, cioè i demoni d’impurità non sono la causa che spinge l’uomo
verso l’uomo, la donna verso la donna, il giovane verso il vecchio, l’adulto
sull’adolescente o il bambino. Ma allora perché esistono questi gusti
particolari? Cercherò di spiegarlo in maniera semplice, direi elementare.
L’uomo è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza e il suo spirito ha
in sé l’essenza dell’immortalità. Ma, per adattarsi a questa valle di lacrime
che è la terra, è costretto a chiudere la sua spiritualità dentro un involucro
di carne che è la materia. Quindi la fisicità corporea è soggetta ad
imperfezioni e difetti. Dio ha creato il corpo umano con minuziosa attenzione,
ogni organo ha la sua specifica funzione, una vera opera d’arte. Ma la natura
umana, in quanto fragile, può sin dalla nascita essere guastata. Così c’è chi
nasce con un lieve difetto, chi con un altro più accentuato, chi, per fortuna,
nasce sano, ed è la maggioranza. Non voglio essere frainteso. Sgombro subito il
campo dall’idea che chi ha orientamenti sessuali non conformi alla norma, sia
secondo me, malato o patologico. Non si tratta di una malattia fisica, il
soggetto deviato è sano come tutti. Il problema è genetico, nasce con la venuta
al mondo, cioè omosessuali, pedofili, gerontofili si nasce e non ci si diventa
e, al 99 per cento dei casi, ci si rimani fino alla morte. Ma cercherò di
essere più chiaro, permettetemi però di farvi un esempio tanto banale, quanto
efficace. Immaginate una autovettura che esce dalla fabbrica con i fari
obliqui, orientati in maniera direi schizofrenica, in varie direzioni. La
macchina è perfettamene funzionante, basta girare la chiave e si mette in moto.
Solo che il guidatore, senza avere colpa, vedrà illuminate determinate visuali,
mentre le altre rimarranno buie. Questa situazione è la stessa che accade a chi
ha una devianza sessuale. La sfera relativa all’istinto sessuale del soggetto,
che fisicamente è perfettamente sano come la macchina, è orientata
esclusivamente verso persone dello stesso sesso o di età differente a secondo
dell’inclinazione. Cioè nella mente del soggetto deviato, il gusto sessuale va
esclusivamente verso l’oggetto desiderato, escludendo qualunque altro, proprio
come il faro che illumina una zona e lascia buia un’altra. La cosa grave
consiste nel fatto che l’intensità sessuale del deviato non è simile a quella
che scatta tra uomo e donna, ma molto più forte, a volte perfino
incontrollabile. Ora, se il corpo umano fosse una macchina, basterebbe andare
dall’elettrauto per risolvere il problema. Purtroppo non è così per l’essere
umano che è molto più complsso. E’ chiaro che i soggetti che nascono così,
saranno i primi ad essere attaccati dai demoni d’impurità che, svolgendo il
loro compito specifico, li spingono a non credere in Dio, ad allontanarsi dalla
chiesa, ad accettarsi per come sono quasi con orgoglio, a non seguire la Parola
di Dio che santifica solo l’amore tra uomo e donna, coronandolo con la procreazione. Senza l’aiuto di Dio e senza
la presenza dello Spirito Santo, per i demoni sarà vittoria. Io lo so che dal
punto di vista legale non si possono mettere sullo stesso piano omosessualità e
pedofilia ma la radice è uguale, cambia solo la direzione del faro, per tornare
alla macchina. Il soggetto deviato è talmente affascinato dall’oggetto
desiderato, da giustificarne perfino di esserne innamorato, considerandolo
normale, perché qualunque cosa piaccia assai, uno se ne innamora. Questa è la
folle logica di chi reputa normale ciò che non lo è né per Dio né per la
natura. Del resto basta guardare l’anatomia dell’uomo e della donna per
comprendere che sono stati creati per stare insieme. Auguro di cuore a tutti
questi soggetti di pregare moltissimo e di mettere le proprie vite nelle mani
di Dio che li ama tantissimo e sa bene i loro problemi. Sarà Lui a guidare la
vostra vita anche se non avverrà il miracolo.
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ALTI E BASSI
Nella
pace di questa sera attendo la tempesta.
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UNO STRANO INCONTRO
Mi
successe quando ero ancora ragazzo. Mi trovavo sul treno che mi portava a
Trento in visita da mia sorella. Per vincere la monotonia del viaggio, leggevo
un libro di mie poesie quasi in atmosfera con quello scorrere sulle rotaie. Di
colpo, senza chiedere permesso, entrò lei, 16 anni a prima vista, trascurata e
con l'aria assente. I suoi lunghi capelli neri e sporchi, il trucco sfatto che
le colava sul viso, i lineamenti straordinariamente delicati. Era bella quella
ragazza, il ritratto d'un angelo col volto della sofferenza, il male nascosto
in lei, non appariva in grado di deturpare quell'adolescenziale fascino innato
che possedeva. Ma aveva la paura dentro quegli occhi ancora di bambina, come
fosse vittima di qualcuno o qualcosa a cui non poteva o sapeva ribellarsi.
Mi
prende di scatto il libro dalle mani, mi si siede accanto, lo sfoglia. La
vedevo leggere attentamente:
"E'
bella questa poesia" mi dice di colpo "anzi bellissima, come la mia
vita quando era tutto un bel sogno e molto di più". In quell'istante,
avrei voluto passarle la mano in mezzo ai capelli, accarezzarle il viso,
stringerla forte a me per proteggerla, ma non dissi e feci nulla. Era assorta
nella lettura di quei versi, non alzava minimamente lo sguardo, era bellissima,
molto di più della poesia che leggeva. Arrivammo in fretta senza che me ne
accorgessi ad una stazione, la ragazza si svegliò d'improvviso da
quell'incantesimo e sempre col libro tenuto strettamente nella mano:
"Me
lo regali, posso tenerlo con me?" mi chiese.
"E'
tuo, puoi prenderlo" fu l'unica cosa che seppi risponderle. La vidi
sorridere per la prima volta, mi commossi, riuscii a stento a non piangere.
Quel sorriso come un fiore germogliato inaspettatamente dalla terra arida, era
spuntato per magia come un ruscelletto di gioia dal suo dolore. Mi disse
infine: "Grazie" e se ne andò via di corsa. Dal finestrino, mentre il
treno lentamente ripartiva, la vidi prendere del denaro da un tizio poco
raccomandabile, poi sparì man mano che m'allontanavo sulle rotaie. Chi era
quella ragazza? Il mio libro le è servito a qualcosa? Perchè il destino me l'ha
fatta incontrare per un attimo? Tutte domande senza risposte. Da quel giorno e
dopo quell'incontro, io non ho più avuto pace, per molto tempo ho pensato a
lei, l'ho incitata nei miei pensieri ad avere cura di se' stessa, ho pregato
Dio notte e giorno per lei. Non so dove, non so come, non so quando ma sono
sicuro che la rivedrò, sì, io la rivedrò.
Lei
mi ha insegnato se non altro, a non consumarmi nella mia tristezza perchè al
mondo c'è anche chi sta peggio di me, che forse, non sono poi così sfortunato.
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IO E LA MORTE
E'
un paese morto. Strade malinconicamente deserte, aria pesante, spaventosamente
tetra. Furtive ombre si sparpagliano e si riuniscono subito dopo, quasi per
sentirsi meno sole. Silenzio assoluto interrotto soltanto da voli di
pipistrelli, da rintocchi lugubri di campane. Porte chiuse, finestre sbarrate,
occhi atterriti ed impotenti che, dagli usci delle case, spiano lei, signora e
sovrana, padrona di tutti noi. Lungo mantello nero, teschio in faccia, bastone
per reggersi, curva lei cammina zoppicando e lentamente, sola ed indisturbata.
Nessun muro potrà fermare la sua falce. Ha in mano un taccuino verde speranza
dove vi sono annotati i nomi e le ore di coloro i quali deve ancora chiamare ed
uno nero morte con i nomi di chi ha già rapito con sè. Bambini, continuate il
vostro girotondo e ridete di lei che vi sembra così buffa e troppo lontana.
Ragazzi innamorati, stringetevi forte l'uno all'altra, tra sogni e amore, lei
non si commuoverà e verrà a prendervi lo stesso.
Uomini
e donne, accumulate glorie e tesori, lei non si farà comprare e alla sua venuta
tutto dovrete lasciare. Vecchi, raccomandate le vostre anime a Dio, lei non
avrà paura e sarà molto più vicina di quanto possiate pensare. Gente chiusa
nelle vostre case, cos'è questo silenzio? Musica! e ridete forte, e scherzate
forte, continuate il vostro ballo in maschera, recitate la commedia della vita,
ma sul più bello tu sentirai bussare alla tua porta. Inutile ogni tentativo di
fuga o di gridare aiuto, interromperai la danza, toglierai la maschera,
abbandonerai la tua dama e le tue damigelle e andrai nostalgicamente deluso con
lei, più non tornerai; un istante di silenzio in casa tua insufficiente anche
per piangere e poi, immediatamente, lei rialzerà il sipario e riaccenderà le
luci e la musica e la danza, imperterrite, ricominceranno senza più una
maschera: la tua. Sì, lei porterà anche te in quel malinconico recinto di
foglie morte ed alberi spogli e stecchiti
e
il tuo corpo straccio, sdraiato si confonderà tra quelli che lì ci son già da
tempo. Io, di colpo, evito le braccia di chi vuol fermarmi e scappo giù in
strada da solo e le corro dietro: "Perchè?" le grido con disperazione,
"perche devo morire? Che male ho fatto per non poter vivere per sempre?
Dimmi che ho un'anima, un respiro che vivrà in eterno. Dimmi che il mio sangue
non è il liquido d'un automa, che il mio cuore non è un motore, i miei nervi
non sono fili sottili uniti tra di loro fatalmente,la mia mente non è un
computer. Vedi io ti parlo, ti sento, sono felice, sono triste, ho paura, so
scrivere una poesia. Ti prego signora sovrana, tu che sei l'unica che puoi,
risparmiami, non farmi morire. Io amo un fiore, una coccinella, un bimbo, amo
la vita". Lei si ferma e mi guarda in faccia. E' strano ma di colpo non ho
più paura. E' così naturale osservarla in volto, come se si trattasse di un
incontro indispensabile, sembra quasi una figura viva, e pensare che la immaginavo
diversa e cattiva. Lei mi risponde: "Va' via ragazzo, tua madre t'aspetta
a casa, e ricorda sempre, tu potrai anche essere come me per un solo istante
morendo, ma io non potrò mai essere come te quando risusciterai in eterno“. Poi
mi volta le spalle e girando l'angolo scompare. Io rimango confuso, triste e
felice nello stesso istante e piangendo divertito, correndo, torno a casa.
(Racconto tratto dal libro ANIMA SEPOLTA)
"ANIMA SEPOLTA"
Un’espressione
poetica d’avanguardia, alternativa, dove fobie ossessive e fantasmi interiori,
esternandosi, si tramutano con sepolcralità in energie negative lugubri e
macabre, segni indelebili d’una morte interiore eternamente rassegnata nel
misterioso mondo della follia e dell’inconscio. È la fine vitale d’un’anima
sepolta. L’autore sente dentro di essere ormai un’ombra che ha paura perfino di
rivedere la luce e come unico rimedio, non ha altra speranza che la morte.
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PROSTITUTA SCONOSCIUTA
Ti
vedo tutte le sere al solito posto sopra gli sterili binari d'un tram. Se hai
freddo strofini le mani per scaldarti, se non passano macchine continui a
guardarti intorno. Gli stivali neri di cuoio sempre gli stessi, la borsetta a
volte rossa altre nera, la minigonna, il solito trucco vistoso: questa sera
però mi sembri più bella! sexy più che mai. Chissà se sei sola nella vita
o
se qualcuno ti ama! Chissà perchè lo fai! Forse avrai un romanzo dentro da
raccontare, testimonianza di un'esistenza non bella come avrebbe dovuto essere.
Vorrei poterti aiutare, amarti, stare un pò con te! per la prima volta ti vedo
con occhi diversi, non mi interessa affatto il sesso. Non ho mai avuto il
coraggio di avvicinarmi a te, mi blocco ogni volta che provo, mi sembri quasi
irraggiungibile ma poi per dirti cosa? In fondo ho paura di fare tutto. Ti
scongiuro, fuggi con me prostituta sconosciuta! Ricominciamo insieme una nuova
vita, non consumarti più così! ti stai buttando via da sola! continui a farti
del male. Ti desiderano tutti ma quando torni a casa, non ti rimane niente. Ma
ora basta: devi cambiare la tua vita, è tempo di riscossa.
Non
riesco nemmeno a terminare questi pensieri che ti vedo salire già su una
macchina sportiva. Addio mia prostituta sconosciuta! sicuramente domani verrò
ancora a vederti e a tenerti compagnia in segreto e a distanza, forse mi sono
innamorato di te o forse abbiamo qualcosa in comune che ci unisce: siamo
entrambi soli, che il Signore ci aiuti!
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IL VUOTO DI UN PAGLIACCIO
Ti
aspettiamo e ora che entri in scena, indossa la tua maschera, con quel grosso
sorriso stampato sul viso ed il trucco che ormai fa parte di te. Nella voce e
nei gesti, un po' mimo e un po' attore, sai far tacere il tuo cuore, t'illudi
di tornare bambino, dimentichi in quegl'istanti la tua tristezza. Cadi,
rialzati, ubriacati, balla, grida, scherza e noi saremo lì, a guardarti, a
ridere, ad applaudirti: sei un attore e come tale devi essere trattato. Nessuno
di noi in platea si domanderà chi sei, proprio nessuno si preoccuperà delle tue
sofferenze, per noi sei solo un pagliaccio, una maschera e nulla più! Ci
interessi per come appari, non per quello che sei. Quando le luci del palco si
spegneranno, tu ti troverai solo con te stesso, come sempre del resto. E
l’immagine tua vera riflessa, non potrà più far ridere. Non sarai in grado di
mentire, e quel grosso sorriso si trasformerà in lacrima, una lacrima amara che
scenderà sul tuo viso fino a scioglierne il trucco. Ti auguro, caro pagliaccio,
che la tua vita sia come la scena, felice e divertente, e che tolta quella
maschera, non ci sia più il vuoto.
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MARIONETTE
Cantavo
il mio romantico sogno nella notte davanti al palcoscenico buio di un teatro
dove piccole marionette allibite mi guardavano. Tutto intorno il vuoto più
assoluto, non percepivo umana presenza all’infuori di quei ridicoli pupazzi
colorati: “Solo noi possiamo comprenderti, sappiamo ascoltarti, abbandona gli
umani e salta qui sul palco da noi” mi dissero in coro. Così feci e diventai
burattino tra i burattini, rinunciai alla solitudine d’essere uomo, scelsi i
colori, il teatro, le marionette, diventai uno di loro. Su quel palcoscenico
recuperai la mia vera dimensione, mi ritrovai folle e disperato ma libero e
felice.
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I BURATTINI UMANI
Sono
vivo o sono morto da secoli? Sono libero o qualcuno mi guida? La via che seguo
l'ho scelta io o è stata già scritta? Questa mia storia buffa morirà con me o
si perderà nell'enciclopedia del tempo? Mi hai acceso la corrente ed il mio
sangue ha cominciato a scorrere. Mi hai caricato l'orologio e la mia pressione
segna 80, 90,100. Mi hai dato la corda ed il pupazzo si sta muovendo ma la
chiave che mi dice chi sono perché non me l'hai data mai? Ti faccio ridere lo
so ma io non so chi sono. Allo specchio vedo la mia maschera. Mi guardo intorno
ed ecco tanti burattini come me: chi è bello, chi è corto, chi ha gli occhi
verdi, chi sta morendo e chi sta per nascere ma tutti con lo stesso sconosciuto
destino. Mio Dio, quanto sono stupidi i burattini umani! hanno un'anima ma non
lo sanno. Sono monotoni, tutti cronometrati: 99 centesimi di secondo ad un
secondo e corrono in ufficio. Si sposano per avere figli che a loro volta
faranno altri figli: che noia! che sciocchi mortali! che guadagno hanno a non
lasciar estinguere la razza umana? Tutti si chiedono di capire ma nessuno di
loro ha mai capito un bel niente. Tutti pronti ad insegnare ma insegnare cosa
se neanche loro non sanno nulla? Ognuno dice la sua, ognuno crede che abbia
ragione lui. E' un teatro folle e buffo pieno di burattini colorati, un enorme
carrozzone di maschere e coriandoli e anch'io, senza sapere come, mi ritrovo in
mezzo senza averlo minimamente voluto. Se guardi attentamente fra tutti questi
pupazzi che si muovono puoi vedere anche me: Vedi sono quello laggiù vestito
d'Arlecchino con i capelli lunghi e che sta sempre da solo, anch'io come gli
altri sto recitando la commedia della vita nel carnevale dell'incomprensibile
esistenza umana. Ti prego riconoscimi se puoi, distinguimi da tutti questi
burattini, dai un senso alla mia vita perché io non mi sento uno di loro,
perché io non sono fatto di bottoni e tasti e non voglio fili che mi muovono.
Vedi io piango e rido, so dare amore, sento di essere immortale e originale.
Sin da piccolo mi hanno programmato come un computer contro la mia volontà. Mi
hanno costretto a recitare in un palcoscenico che io ho sempre odiato e che non
mi appartiene. Mi hanno fischiato e applaudito mentre in realtà io piangevo
perduto tra tutti questi burattini in cerca d'allegria che compravano e
vendevano questa pelle mia. Mi hanno dato un nome che non è quello mio. Mi
hanno voluto per come io non sono: io angelo travestito da manichino. Ti prego
portami via e salvami, dimmi chi sono, io non mi conosco. Per questo ora dico
basta! non voglio più obbedire a regole e dogmi o a una falsa morale come gli
altri burattini. Preferisco sentirmi libero all'inferno che schiavo in
paradiso, padrone di niente, servo di nessuno. Meglio essere un uomo vero, solo
ed incompreso che uno dei tanti burattini umani.
(Racconto tratto dal
libro APOCALISSE MENTALE)
"APOCALISSE MENTALE"
Monologo
in prosa surrealista, cerebrale e filosofica. L’autore medita sul senso della
propria esistenza e sul destino universale di tutti gli esseri viventi. Si
rivolge alla natura affinché possa svelargli il mistero che circonda tutte le
cose ma l’interrogazione risulterà dolorosamente vana, non rivelerà nessuna
verità e porterà la sua mente sino al delirio. La natura continuerà ad
apparirgli bella e spietata, fino al punto di trasformare in poesia e vita,
proprio come la bellezza d’un tramonto, persino il doloroso momento d’un addio
o della morte stessa. La vita vana e fugace, è allettante e ingannevole come il
canto delle sirene, l’autore ne è consapevole ma, proprio per questo, sente di
amarla ancora di più e di non potersi più staccare da essa.
Seguendo
la strada della follia, si lascerà annientare in tutto il suo essere e in
questa sua apocalisse, troverà conforto in un poetico abbandono.
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Fantasmi nella notte
Ascolta....
ragazza sperduta in quest'infinito.
E'
notte, ogni cosa intorno è spenta e tace. Nel silenzio, dolcissimo, altre
sensazioni di un mondo totalmente sconosciuto ma intrinseco con i nostri
giovani spiriti, vivono con suoni e colori in dimensioni parallele e niente è
ciò che sembra. Attimo fugace, come un fiore che sbocciando muore, in questa
notte t'amo per non amarti più.
Noi
due siamo come fantasmi nella notte, anime vaganti in cerca d'amore, muovendoci
insieme, in trasparenza, candidamente invisibili, ci avviciniamo piano per non
aver paura nell'oscurità.
Noi
due fantasmi nella notte, solitari astri dispersi nel grande firmamento lassù,
senza tempo e senza storia, rapiti dall'oblio, misteriosamente avvolti dalle
tenebre, angeli di questa giovinezza. Magicamente lontani dal flusso impetuoso
della multanime esistenza, noi due non avvertiamo più il battito sconfinato
dell'infinito come orrenda solitudine e mistero interminabile. La realtà ci
appare come un susseguirsi di fantasmi vuoti e meccanici ed ogni residuo di
tristezza si smarrisce del tutto o vibra remoto in un placamento soave.
Ragazza
sconosciuta! sei bella tra le ombre, sei più bianca della luna, il tuo viso
brilla come una candela..
Lascia
questa mia mano che hai stretto così fugacemente questa notte.
Alle
prime luci dell'alba le nostre strade si divideranno per non ritrovarsi mai
più.
Abbiamo
acceso un fuoco in noi che il vento della vita che fugge spegnerà presto. Non
dimenticarmi ovunque sarai, io non ti dimenticherò ovunque sarò anche se
resteremo per sempre fantasmi nella notte.
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STORIA D'UN VECCHIO EREMITA
Vivo
quassù tra le montagne, rifugiandomi nel mio nido silenzioso, in un lungo e
solitario esilio. Ho abbandonato il mondo con il suo grigiore per osservare
felice i colori dell'arcobaleno ed ogni volta scoppio a piangere di gioia
mentre la mia anima si purifica nella luce del sole.
Non
ho incubi che mi svegliano di soprassalto, non vedo più quei mille volti della
gente pronti a sommergermi, è lo sguardo magico della natura che m'incanta e mi
protegge nel buio come una madre schiude le ali sul suo piccolo, sento la
rugiada gocciolare sul mio viso.
La
scala dei miei giorni, di gradino in gradino, sta salendo sin lassù, per questo
veglio paziente ogni alba che nasce, così giorno dopo giorno m'avvicino al
cielo e non ho paura di volare via nell'ora del tramonto, so che rinascerò in
primavera per non essere mai più solo.
La
morte mi aprirà le porte alla vita eterna e gli occhi della natura, che sono
stati la luce della mia terrena esistenza, diverranno gli occhi di Dio lassù.
Attendo la pace della sera per addormentarmi in un lungo sonno, stelle
d'argento e cori di uccelli, porteranno lontano oltre le montagne l'eco della
mia solitudine ed i miei sogni fragili saranno foglie verdi d'un albero
solitario che la collera del vento non potrà mai spazzare.
Un
freddo e misterioso inverno, busserai alla mia porta frustata solo dal vento, e
addentrandoti nel mio nido, troverai quel panno che mi asciugava il sudore, il
bastone che aggrappava la mia fatica, una candela che non si consuma. E quando
sarai al sicuro, rivivrai i ricordi di quello che sono stato, ammirerai la
statua di quello che sono adesso.
In
un angolo buio, impolverato da tele, scoprirai il mio diario segreto, frammenti
d'una vita mai vissuta, povera fuori, ricca dentro: Non bruciarlo ma fanne
tesoro. E' la memoria che infrange i secoli e vince il silenzio dell'universo,
il buio della morte.
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APRITI
CON ME
Non
puoi fuggire da te stessa, non devi nasconderti anche da me. Ormai io ti
conosco sai, è come se leggessi dentro i tuoi pensieri. Nei tuoi occhi da
troppo tempo spenti ma bellissimi e di straordinario colore, vedo riflessa
chiaramente come per magia la tua anima. Il tuo sguardo avvilente, etereo,
quasi lunare smaschera questo tuo essere creatura persa, come chi è presente
solamente col corpo ed è lontana mille anni luce con la mente Ma io provo ad
immaginare il fascino di quel tuo viso che sarebbe capace di ipnotizzare
chiunque se solo potesse ritrovare la bellezza e la spensieratezza del suo
sorriso. Ti prego: apriti con me! Non chiuderti tenendoti tutto dentro, forse
non trovi le parole, non sai da dove cominciare. Parlami del malessere che ti
opprime e dal quale credi di non
poterti liberare. Ci sono segreti, esistono paure in te, lo sento. La tua vita
è un mare in tempesta ed il tuo futuro lo vedi annebbiato, hai già pianto
parecchio fino a prosciugare ogni lacrima ma dall'amarezza e lo sconforto di
questo tuo dolore, ne uscirai fuori e per sempre, se lo vorrai veramente. La
mente mia ora precipita in fondo alla tua, e in simbiosi con i tuoi stessi
tormenti scopre un'ombra, intravede una solitudine profondissima, si perde nel
labirinto del tuo mistero lasciandosi del tutto rapire dalla angoscia che ti
possiede. Come fari abbaglianti nel buio, i tuoi pensieri negativi sparano su
me ma non mi uccidono, mi danno più forza. Ti scongiuro: apriti con me! Io ti
ascolterò con attenzione e pazienza senza giudicarti affatto ma cercando di
comprenderti, calandomi al tuo posto. Ora dimmi perchè ti consumi così, cosa
c'è che mi nascondi, c'è un pericolo che incombe o un demone alle tue spalle.
Dimmi tutto ciò che vuoi, qualsiasi
cosa o confidenza, fammi partecipe di ogni tua sensazione, io sono pronto a
seguirti con cura, ovunque ed a qualunque costo, finchè mi permetterai di
farlo, amica mia! Non odiarti in questo modo ma rendi il bene per il male,
prova finalmente ad amarti un pò, scaccia via dalla tua vita la tristezza, i
fantasmi della notte, distruggi definitivamente la disperazione. Sento che un
sogno, una speranza sopravvivono ancora sepolti dentro il tuo io, ti chiedono
luce, entusiasmo, poesia, invocano tenerezza. Ti supplicano soltanto di non
arrenderti al male ma di lottare, di non perdere la fiducia in te stessa, sanno
che se vuoi ce la fai, puoi riscattarti aprendo gli occhi che tieni bendati.
Insegui quel sogno e quella speranza, fallo con volontà e coraggio, credendoci
fino in fondo, ti accorgerai che sono più vicini e raggiungibili di quanto tu
possa pensare. Fai piovere amore su di te, apri la porta del cuore, quanto c'è
di puro, di meraviglioso tu l'avrai. Coltiva e lascia germogliare quegli amori
trascurati ed abbandonati in fondo al tuo cuore, sai bene che ci sono ancora,
ti stupirai piangendo di gioia nell'osservarli fiorire nella tua giovane vita. Credimi, ti prego ascolta
queste mie parole: apriti con me! Io sono qui con te per aiutarti. Non c'è
sbaglio o colpa alla quale non si possa rimediare, non esiste sconfitta in
grado di annullarti e non è mai troppo tardi per riemergere. Adesso sei solo
caduta ma ti giuro e sono certo che presto ti rialzerai e rinascerai con più
forza e più amore di prima. Credici, credici, credici!
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"RIFLESSIONI"
A
dispetto del tempo che inesorabile scivola sui miei anni, son rimasto quel
bambino sperduto di ieri con lo stesso terrore di crescere, solo ed incompreso
tra mille paure. Ho ancora voglia di sognare, illudermi, fantasticare. Vorrei
rifugiarmi in un mondo solo mio, ricco di colori e d’ingenuità, dove poter
finalmente tornare bambino senza crescere più, allontanando le terribili ombre
della solitudine, della vecchiaia, della morte stessa, ma è un mondo fragile
spezzato crudelmente dalla nuda realtà. Così, ogni volta che provo a volare in
alto, una forza sconosciuta ed impietosa, mi taglia le ali ed io precipito giù
più triste che mai, come un gabbiano che non vola più, mentre le mie lacrime, quelle
stesse che percorrevan lente il mio viso pulito di bambino, continuano a non
sapere quel che loro stesse vogliono e a non trovare quel fazzoletto che le
possa asciugare per sempre. In esse, vedo riflessi i miei sogni, li vedo morire
uno dopo l’altro sciogliendosi come gocce di pioggia disposte in fila, sospese
alla ringhiera.
Continuo
ad osservare con occhi limpidi e stranieri, l’immenso mare della vita ma è
sempre inutile sforzarsi nel tentativo d’immergersi. Vedo lontano quel veliero
che da piccolo chiamavo col nome di speranza e che non è partito mai. Eppure
m’accorgo che dentro e fuori di me, v’è ancora tutto da scoprire e da imparare.
Sento in me una grande energia vitale, creativa ed artistica. C’è in me una
sensibilità profondissima, spaventosamente grande a confronto del mio
fragilissimo essere che più s’ingrandisce e più resta isolata, soffocata dentro
come un vulcano che dorme. Vorrebbe esplodere e sommergermi come un fiume in
piena ma non può farlo, come una bottiglia smossa dalla quale non è possibile
togliere il tappo. Forse sono troppo diverso da tutti perché possa essere
capito, o forse è solo colpa mia se non riesco a esternare quello che ho
dentro. Comincio a credere di essere un folle, quasi un alieno, così almeno mi
creo un alibi per giustificare questo mio giovane vivere, terribilmente e
prematuramente invecchiato.
Ho
un disperato bisogno di vita, di giovinezza, di entusiasmo, d’amore. Con chi
potrò aprirmi manifestando come sono dentro? Chi potrà veramente capirmi?
Vorrei trovarti e finalmente gridarti con tutto il fiato che ho: “Ispirami,
sconvolgimi, amami”. E intanto cresce il terrore d’invecchiare e il desiderio
di morire ancor prima di vedere il mio corpo mortificarsi con le prime rughe.
Non potrei mai sopportare il tremendo contrasto tra l’immortalità del mio
spirito che, nonostante tutto sembra che esista, e la debolezza del mio corpo
in declino. Sono sicuro che dentro, resterò sempre un bambino mai cresciuto
anche se avrò i capelli bianchi e conserverò intatta nelle pupille degli occhi,
la stessa luce ch’emanavo da piccolo. Amo troppo la giovinezza e non posso fare
a meno di sognare per potermene fare una ragione sulla vecchiaia che è uno
stato del tutto naturale e, di conseguenza, accettarla con rassegnazione o
addirittura giustificarla. Per me la vecchiaia resta il più grave e doloroso
castigo che la natura scagli contro gli uomini. È più malvagia e terrificante
persino della morte. Eppure devo ammettere che la mia solitudine e la mia
tristezza, sono nate con me, le ho conosciute da giovane, almeno in questo, la
vecchiaia non c’entra. Estraniato da sempre dalla vita, non avendo niente ed
essendo di nessuno, ho scoperto man mano me stesso. La mia solitudine è simile
ad un messaggio chiuso in una bottiglia e gettato in mare. Forse un giorno,
quando non ci sarò più, leggendo queste mie accorate riflessioni, mi capirai e,
scoprendo che valevo qualcosa, piangerai per me.
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"SOLO NEL BUIO"
È
notte fonda ed io sono ancora sveglio con lo sguardo assente nella mia camera
silenziosa, unica mia compagna, testimone di tanta solitudine. Senza chiudere
occhio, penso a tutto e a niente. I vecchi soliti dubbi mi si accavallano in
mente: come posso dormirci sopra? Sì, lo so! Fermarsi qui a pensare non si può,
farla finita neanche. È solo mia la tristezza, la fine. Non ho più la forza di
lottare ormai. Un altro inverno è in me, non devo crollare proprio adesso
buttandomi via, devo trovare il coraggio di andare avanti da solo: Dove siete
amici miei che avevo? Anche tu mi hai detto infine addio voltandomi le spalle,
non sono più niente per nessuno ormai. Mi guardo intorno e vedo solo il vuoto.
Grida la voce del mio cuore, spenta dal dolore che nessuno ascolta più. Vorrei
non essere mai nato, chiudere gli occhi e scomparire in un attimo. Non so che
sarà di me, sono confuso, disorientato, mentre gli anni passano veloci. Fuori è
buio ed io tremo, comincio ad aver paura. Mi rigiro nel letto, grido nel sonno,
ho incubi, sto male, piango e non ce la faccio più. Ho vissuto una vita che non
è mai stata vita.
Dove
fuggire un’altra volta? Come placare questa mia ansia fortissima? Ormai le ho
già provate tutte, ogni tipo d’evasione, non è servito a niente! Ora mi ritrovo
solo, nel buio, con i fantasmi della notte che m’inseguono molto più di prima.
Sono nato solo. E solo morirò.
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"LA MIA ESISTENZA
SOLITARIA"
La
mia vita è una strana vita, solitaria, incomprensibile, senza senso. Continue
rievocazioni della mia adolescenza, sogni irrealizzabili, emozioni
intensissime, una impressionante anche per me creatività che mi spinge a
scrivere sempre, e poi amori platonici ed immaginari verso ragazze
giovanissime, forse per illudermi pateticamente di ringiovanire. Chimere di
eternità le mie, che non hanno nessun riscontro pratico destinate a morire e a
dissolversi nel nulla. Su tutto questo sfacelo regna sovrana la signora
Solitudine, è sempre e solo lei a starmi accanto fedele, fino ad incitarmi a
dialogare con me stesso, parlando naturalmente e tranquillamente da solo, io
con me stesso e nessun altro, in fondo sto bene col mio io e mi amo, forse
questo è anche un bene che mi permette di tirare avanti senza deprimermi. Non
ho una compagna che mi ami e mi dia calore dormendo al mio fianco, non ho figli
da educare e crescere, né soldi per campare, niente lavoro per realizzarmi e
rendermi utile, nemmeno amici per scambiare quattro chiacchiere, niente di
tutto questo: sono il chiaro esempio di come non si dovrebbe mai vivere. Sono
anche ossessionato dal continuo timore d’invecchiare e di morire o di essere
preda di malattie corporali e questa specie di nevrosi mi perseguita da sempre,
giorno per giorno, ora per ora, attimo per attimo. Temo la vecchiaia e la morte
perché paradossalmente amo fortemente la vita anche se nella maggior parte dei
miei scritti, trasmetto tristezza. Possiedo però una grande virtù che non tutti
hanno la fortuna di avere: sono tremendamente sincero nell’arte come nella
vita. Le ragioni di questo mio non fare, sono da ricercarsi nel fatto che mi
son convinto ormai da tempo che non vale la pena impegnarsi nella vita pratica
di tutti i giorni perché la morte arriverà prima o poi per tutti e saremo
costretti ad abbandonare ogni cosa di questa terra quindi non ha senso
impegnarsi in nulla di materiale, e mi ritorna in mente a tal proposito la
famosa frase “gli ultimi saranno i primi” ed io mi sento orientato proprio
verso gli ultimi della scala sociale, mai verso coloro che osservano dall’alto.
Lo so, davanti ai tuoi occhi, caro lettore che mi leggi in questo momento,
sembrerò pazzo, tanto da aver bisogno di mille psicologi ma ti prego rifletti
per un attimo prima di giudicarmi e almeno sforzati di comprendermi. Durante
questa mia assurda e solitaria esistenza non ho costruito proprio nulla di
pratico e nulla ho intenzione di creare per il mio futuro. Preferisco rimanere
immerso fino al collo in questo personalissimo mare di inguaribile monotonia e
piattezza con una sola ma importante novità: sto cercando Dio con tutto me
stesso, forse per riempire quell’enorme vuoto che ho dentro, chiedendo a Lui e
solo a Lui tutto quell’amore che ho sempre cercato e non ho mai avuto. Non so
spiegare nemmeno a me stesso il perché debba vivere così, forse è stata una mia
libera scelta in sintonia con la mia anima inquieta e tormentata, o forse i
continui e micidiali attacchi d’ansia sempre presenti sin da piccolo in me,
hanno inevitabilmente condizionato tutta la mia esistenza, rendendomi
totalmente schiavo di paure ed inibizioni. Ma non ho alibi adesso e non cerco
giustificazioni di nessun tipo, sono così e basta e forse, paradossalmente e
consapevole di una lucida follia, sono anche felice e orgoglioso di esserlo. Io
sono questo, sono fatto così ormai e non mi piango addosso ma, al contrario, mi
accetto e mi amo per quello che sono. Ho però dentro di me quell’inquietudine,
quell’eterna immotivata per certi versi insoddisfazione che sarebbe giusto
chiamare angoscia, che mi rende scrittore, artista, creativo e senza la quale
non potrei mai esserlo.
Non so se sono davvero un poeta nonostante abbia scritto un’infinità di
versi ma non m’importa affatto di saperlo, lo sento dentro di me e non devo
dimostrare a nessuno di esserlo. L’unica cosa che so di certo è che scrivere mi
fa sentire veramente bene, mi trasporta in alto, liberandomi dall’ansia e dalla
materialità di questo mondo. È difficile spiegare, anche per me che mi reputo
uno scrittore, quello che provo nell’intimo tutte le volte che ho una penna in
mano: è una sensazione di forza, potenza, libertà, eternità mischiate tutte
insieme e mi lascio trascinare via dalle parole che scrivo e che mi sommergono
come un fiume in piena, incontrollabile, inarrestabile che vuole straripare.
Credo che solo quando scrivo riesco ad essere veramente realizzato: sono me
stesso, libero! L’arte eleva l’uomo rendendolo immortale. Quando creo una
storia arrivo a sentirmi addirittura Dio nel far vivere e morire a mio
piacimento i personaggi che invento.