Incredibile ma vero: il vescovo di Gap decide di inviare uno dei suoi sacerdoti a proseguire gli studi a Bruxelles e gli piovono addosso una marea di contestazioni da parte dei parrocchiani. Scrivono al Nunzio a Parigi, tempestano la stampa regionale di comunicati di proteste. La Provence di Marseille dedica alla polemica un pezzo
: Des fidèles s'opposent à Monseigneur di Falco. E il sottotilo continua:
Des paroissiens des Hautes-Alpes contestent sa décision d'envoyer leur jeune curé suivre une formation à Bruxelles pour une durée de deux ans. Cio' che desta sconcerto in tutta questa facenda è il pensiero corto di quei fedeli che hanno da sindacare sul legittimo diritto-dovere di un vescovo di investire culturalmente le risorse umane presenti nella sua diocesi. Ci sarebbe da scandalizzarsi, da protestare e quant'altro se mons. Di Falco avesse fatto l'esatto contrario.
Pochi preti? Teniamoli ben ancorati in diocesi. Secondo una concezione corta, per cui le competenze acquisite, una volta prete, bastano e avanzano. Meno male che si trovano vescovi come di Falco che sono disposti a finire sulla stampa ma non retrocedono, vedendo in questa scelta, condivisa con i sacerdoti interessati, un ritorno positivo per un domani, a tutto vantaggio della diocesi in generale e delle stesse comunità parrocchiali che ora hanno di che lamentarsi.
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