domenico riccio


cittadino dello antico et populare Stato di Lucca

La strage di piazza Fontana e la strategia della tensione

Alle 16,37 del 12 dicembre 1969 si compie a Milano la strage di piazza Fontana. Una bomba di sette chili di tritolo esplode nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. E’ una strage: i morti sono 16, i feriti 88. Pochi minuti più tardi altri tre ordigni esplodono a Roma: il primo presso la Banca Nazionale del Lavoro con 13 feriti, il secondo e il terzo tra l’Altare della Patria e Palazzo Venezia con 4 feriti. Un altra bomba è rinvenuta inesplosa, ancora a Milano, presso la Banca Commerciale Italiana e viene fatta brillare subito dopo, forse per eliminare una possibile prova.
La funesta giornata segna l’inizio del terrorismo, degli anni di piombo, del periodo più buio della storia italiana del dopoguerra. E’ la strategia della tensione, quel susseguirsi di stragi ed attentati terroristici che insanguinano l’Italia negli anni ’70.
Ma chi sono gli artefici di quelle bombe? Chi i mandanti? Quale stratega, italiano o straniero, ha ritenuto utile o necessario portare la nazione sull’orlo dell’abisso? E per quale scopo?
Ancora oggi, dopo quasi quarant’anni e ben sette processi, non si conoscono nemmeno gli esecutori materiali di quella strage. Sono stati alla sbarra anarchici, neofascisti e uomini dei servizi segreti, ma la giustizia non ha trovato colpevoli. Gli unici a risultare condannati, incredibile ma vero, sono i parenti delle vittime, che dopo tutto, udite udite!, sono statti obbligati dai giudici a pagare anche le spese processuali.
Ci sono stati molti teoremi. Si è anche parlato di strage di Stato. Ma qual’è la verità, quella fatta di nomi e cognomi e di prove serie e decisive? La sapremo mai?
Il cui prodest può forse venirci in ausilio, ma solo per una disquisizione indiziaria e non certo esaustiva.
A chi ha dunque giovato la strategia della tensione?
Al potere economico italiano per imporre una svolta autoritaria a destra e contrastare la deriva, vieppiù crescente e incontrollabile dopo il ’68, delle pretese dei lavoratori sostenute dalla sinistra?
Al potere politico italiano nelle mani della DC, che dal terrore procurato dall’eversione di destra e di sinistra, gli opposti estremismi, ricava linfa vitale ed appare la parte più sana della politica nazionale e quindi l’unica deputata a governare il paese?
Al MSI, che approfitta della paura del disordine terroristico, attribuito alla sinistra, per farsi paladino della parola “ordine”, incrementare i consensi e costringere la DC a toglierlo dall’isolamento istituzionale e portarlo al governo?
Al PCI che, nella statica situazione dei due blocchi internazionali, non ha spazio per una conquista democratica del potere in Italia e pensa di poterci arrivare solo perseguendo la strada della destabilizzazione politica e istituzionale?
Agli USA, che intendono mantenere con la DC l’egemonia economica e politica in Italia e, mediante la CIA e i servizi segreti italiani, finanzia sia l’estremismo di destra che di sinistra per alimentare gli opposti estremismi?
All’URSS, che si appresta ad invadere l’Europa libera e, alimentando col KGB il terrorismo, tende a sconvolgere e ad indebolire le istituzioni dei paesi occidentali, tra cui l’Italia?
Di interrogativi se ne potrebbero porre altri cento. E sono certo che ognuno di noi sarebbe pronto a dare una risposta, un’interpretazione, in ordine alla propria forma mentis, all’esperienza e conoscenza, all’opportunità di parte.
Domando: non sono ancora maturi i tempi per rimuovere, non solo in casa nostra, i tanti segreti di Stato, per aprire gli occulti archivi e provare a fare finalmente chiarezza, sempre che sia ancora possibile, su questa ed altre pagine insanguinate della nostra storia recente?
Categoria: Attualità
domenica, 26 nov 2006 Ore. 17.26
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