domenico riccio


cittadino dello antico et populare Stato di Lucca

Giorno (dimenticato) della libertà

Sono indignato!

La giornata della libertà, istituita per il 9 novembre in ricordo della caduta del muro di Berlino di diciassette anni fa, non è stata celebrata. Non lo hanno fatto le istituzioni: governo, regione, provincia e comune; non lo hanno fatto le scuole, e non mi risulta neanche un messaggio, sempre pronto per ogni altra circostanza, del Presidente della Repubblica. Eppure la ricorrenza è stata sancita da una legge della Repubblica, la n. 61 del 15 aprile 2005, e sarebbe fatto obbligo a chiunque di rispettarla.

“La Repubblica italiana dichiara il 9 novembre “Giorno della libertà” – dice testualmente la legge nel suo unico articolo, - quale ricorrenza dell’abbattimento del muro di Berlino, evento simbolo per la liberazione di paesi oppressi e auspicio di democrazia per le popolazioni tuttora soggette al totalitarismo. In occasione del “Giorno della libertà”, di cui al comma 1 – aggiunge con chiarezza, - vengono annualmente organizzati cerimonie commemorative ufficiali e momenti di approfondimento nelle scuole che illustrino il valore della democrazia e della libertà evidenziando obiettivamente gli effetti nefasti dei totalitarismi passati e presenti”.

E’ l’ennesima dimostrazione, se mai ce ne fosse bisogno, che la sinistra italiana, che oggi occupa tutte le istituzioni e già da alcuni decenni si è impadronita delle scuole, non è affatto cambiata: qualunque cosa (celebrazioni, ricorrenze, libri, storia, film ecc.) faccia riferimento a misfatti comunisti deve essere osteggiata o almeno ignorata. E’ accaduto per i Gulag e le Foibe, simboli dei massacri comunisti, accade oggi per la caduta del muro di Berlino, simbolo del trionfo della libertà sulla vergogna comunista. Non a caso la legge 61, che pure non nomina il comunismo ed auspica la democrazia per tutte le popolazioni, in parlamento non è stata votata dalla sinistra, che evidentemente vuol continuare a vivere di menzogna, della “grande bugia”, come la definisce Giampaolo Pansa.

Nel giorno in cui si ricorda la fine dell’oppressione sovietica, che doveva sancire la morte del comunismo, dobbiamo prendere atto che il comunismo non è finito. Non è finito nel mondo, essendo ancora operante in parecchie nazioni (Cina, Cuba, Vietnam, Corea del Nord ed in altri paesi minori); ma non è finito neanche in Italia, perché esso sopravvive nelle menti di quei “compagni” che, pur avendo cambiato nome (non tutti), vedono solo rosso, non vogliono la pacificazione e, nei fatti e a tutti i livelli, continuano ad emarginare e bollare chiunque e qualunque cosa non sia di sinistra.

Sono indignato perché le istituzioni non dovrebbero essere di parte e invece lo sono, perché le scuole dovrebbero insegnare e invece indottrinano, perché le leggi, tutte le leggi, dovrebbero essere rispettate e non lo sono.

Categoria: Attualità
sabato, 11 nov 2006 Ore. 14.43
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