Bonorva. Il parroco tuona contro l'omertà
UNIONE SARDA
«Chi sa parli. Noi siamo disposti ad accogliere le confidenze e i
segreti di chiunque». È stato un appello contro l'omertà che ancora
oggi avvolge il sequestro di Giovanni Battista Pinna quello lanciato
ieri dal parroco di Bonorva don Tore Ruzzu durante la predica
domenicale. L'ennesimo da quando, il 19 settembre, Titti Pinna è stato
prelevato dalla sua azienda da un gruppo di malviventi. Il sacerdote ha
ancora una volta definito il sequestro uno dei crimini più odiosi
perché disprezza la vita umana: «La persona umana - ha detto ancora -
ha un valore assoluto che non può essere calpestato, che non può essere
barattato, tanto meno per la viltà di un facile guadagno. È un crimine
che grida vendetta». Ieri era la festa degli anziani del paese. In
chiesa il parroco ha benedetto lo stendardo dell'associazione di cui fa
parte anche il padre del sequestrato. Ma il circolo ha rinunciato ai
festeggiamenti: «Lo faremo quando Titti tornerà in libertà, speriamo
presto» hanno detto. Il pensiero di don Ruzzu è più volte andato alla
famiglia del sequestrato, al dramma che sta vivendo quotidianamente,
alla solidarietà che il paese ha saputo manifestare silenziosamente ma
in modo significativo con la fiaccolata di qualche giorno fa. Giovani e
anziani, sindaci e amministratori di vari comuni, tutti insieme per
dire no al sequestro e chiedere la liberazione del sequestrato. Finora
non è servito. Ad oggi sono tredici i giorni di prigionia di Titti
Pinna e non vi sono segnali interpretabili in alcun senso. Quello che
doveva essere un sequestro lampo da chiudere con il pagamento di 300
milioni è oggi un mistero. Dopo le telefonate ormai note, fra cui la
prima del sequestrato, sul rapimento è calato un silenzio preoccupante.
Gibi Puggioni
lunedì, 02 ott 2006 Ore. 08.20