Praza de Cresia. In Rete dall'11\06\2006


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San Pietro di Sorres-Anno 1986. 20 anni fa l'annunzio dei vescovi: Inizia il Concilio Plenario Sardo

L’idea del Concilio Plenario Sardo divenne proposta precisa  dei Vescovi Sardi, a S. Pietro di Sorres, nel novembre 1986, durante gli esercizi spirituali. Si trattava del secondo Concilio della Chiesa sarda nel secolo XX, dopo quello del 1925, che ebbe l’intento di precisare  il Codice di Diritto Canonico, emanato nel 1917. A venti anni dal Concilio Vaticano II si ritenne opportuno riprenderne il messaggio, per proporlo e concretizzarlo nella prospettiva delle situazioni locali, sia ecclesiastiche che sociali.
        Dopo aver interpellato la S. Sede, il Giovedì Santo del 1987, nella Messa Crismale ciascun Vescovo annunziò in Cattedrale l’apertura dell’itinerario conciliare. Il significato dell’impegno fu accolto con fiducia, anche se non fu facile rendersi conto della sua portata. Infatti si trattava di concretizzare le mete, di precisare ed accogliere il passo da tenere. Anzitutto chi convocare al Concilio dalle singole Diocesi? Mentre il Concilio del 1925 venne elaborato dai Vescovi, ora, secondo gli indirizzi del nuovo Codice (1983), era da coinvolgere tutto il Popolo di Dio, sacerdoti, religiosi e laici. Come primo passo, occorreva studiare con riflessione attenta il nostro ambiente, per così dire a tutto campo; anzitutto quello ecclesiale: sui suoi problemi, nelle attese, anzitutto per le urgenze, non più rinviabili. Per questo lavoro furono istituite dieci commissioni antepreparatorie; così si ottenne anche il frutto della sensibilizzazione, oltre la presa di coscienza di tanti aspetti che potevano restare inavvertiti. E così si aprì lo spazio al lavoro delle quattro Commissioni Conciliari, interessate alla inquadratura che  conclusa nelle quattro parti del documento finale, che oggi viene promulgato a Cagliari nella Basilica della Madonna di Bonaria, patrona massima della nostra Isola: la realtà della Chiesa di Dio in Sardegna; la sua missione di evangelizzare, santificare, servire.

    Al termine dei lavori mi vengono facili alcune riflessioni positive. Anzitutto la constatazione del senso di responsabilità personale assunto da tutti i membri del Concilio: hanno partecipato con assidua costanza e con attenzione vivace alla elaborazione dei testi. Gli interventi assembleari sono stati numerosi e vivaci, tutti i richiedenti hanno trovato spazio nella proposta di osservazioni sull’elaborazione dei testi già prima esaminati. Le votazioni di ogni parte, ed infine quella conclusiva hanno ottenuto una maggioranza più che qualificata, quasi prossima all’unanimità; tale concordia non è segno di un appiattimento assembleare, in quanto maturò dalla premura di accogliere ed inserire le osservazioni proposte con i voti affermativi iuxta modum.

    Il documento definitivo è risultato ampio, pastoralmente discorsivo; deve essere studiato per giungere a  modi precisi di attuazione. Quattro parti, 19 capitoli, 145 ampi numeri suddivisi in paragrafi, con 474 note; viene offerta una vasta bibliografia (documenti magisteriali); il volume è aperto dai documenti ufficiali di conclusione e riporta in appendice vari atti sul progresso del Concilio. Nel testo promulgato non contiene un elenco di norme da osservare; appare  mirato ad offrire una guida spirituale per l’accoglienza e l’attuazione del Vaticano II, dono dello Spirito Santo alla Chiesa. Il nostro Concilio ha voluto dare una risposta al titolo dell’introduzione : La Chiesa di Dio in Sardegna alla soglia del Terzo Millennio si interroga sulle vie della evangelizzazione nell’Isola. Del Concilio sono state date inesatte interpretazioni, oppure alquanto facilone e superficiali; il succedersi crescente degli impegni ha insinuato la tentazione di fare solo l’indispensabile, senza agitarsi troppo. Il Concilio Sardo deve essere accolto nelle comunità diocesane e parrocchiali, anche nei gruppi più ristretti, con animo aperto, orientato al programma spirituale nutrito dal Vangelo, per ottenere la responsabilità personale comunitaria, nella ricerca dello spirito di comunione, per evitare contrasti e individualismi.

    Il Concilio Plenario Sardo accoglie l’invito insistente del S. Padre a conclusione del Giubileo: “Duc in altum! Il nostro passo all’inizio di questo secolo deve farsi più spedito nel ripercorrere le strade del mondo” (Novo Millennio Ineunte, n.58). Ed ancora Giovanni Paolo II ci incoraggia perché ci riferiamo al Vaticano II: “Quanta ricchezza, carissimi fratelli e sorelle, negli orientamenti che il Concilio Vaticano II ci ha dato. A mano a mano che passano gli anni quei testi non perdono il loro valore né il loro smalto. E’ necessario che essi vengano letti in maniera appropriata, che vengano conosciuti e assimilati come testi qualificati e normativi del Magistero all'interno della Tradizione della Chiesa. A Giubileo concluso, sento più che mai il dovere di additare il Concilio, come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre” (n.57).
    Accogliendo il Concilio Plenario Sardo, orientato e render fruttuoso il Vaticano II, queste parole del Papa, accompagnate  dalla sua Apostolica Benedizione, ci confortano ed incoraggiano.

Scheda dell'allora segretario, mons. Pier Giuliano Tiddia
Categoria: Chiesa di Sardegna
domenica, 01 ott 2006 Ore. 19.07

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