L’idea del Concilio Plenario Sardo divenne proposta precisa dei
Vescovi Sardi, a S. Pietro di Sorres, nel novembre 1986, durante gli
esercizi spirituali. Si trattava del secondo Concilio della Chiesa
sarda nel secolo XX, dopo quello del 1925, che ebbe l’intento di
precisare il Codice di Diritto Canonico, emanato nel 1917. A venti
anni dal Concilio Vaticano II si ritenne opportuno riprenderne il
messaggio, per proporlo e concretizzarlo nella prospettiva delle
situazioni locali, sia ecclesiastiche che sociali.
Dopo aver interpellato la S. Sede, il Giovedì Santo del 1987,
nella Messa Crismale ciascun Vescovo annunziò in Cattedrale l’apertura
dell’itinerario conciliare. Il significato dell’impegno fu accolto con
fiducia, anche se non fu facile rendersi conto della sua portata.
Infatti si trattava di concretizzare le mete, di precisare ed
accogliere il passo da tenere. Anzitutto chi convocare al Concilio
dalle singole Diocesi? Mentre il Concilio del 1925 venne elaborato dai
Vescovi, ora, secondo gli indirizzi del nuovo Codice (1983), era da
coinvolgere tutto il Popolo di Dio, sacerdoti, religiosi e laici. Come
primo passo, occorreva studiare con riflessione attenta il nostro
ambiente, per così dire a tutto campo; anzitutto quello ecclesiale: sui
suoi problemi, nelle attese, anzitutto per le urgenze, non più
rinviabili. Per questo lavoro furono istituite dieci commissioni
antepreparatorie; così si ottenne anche il frutto della
sensibilizzazione, oltre la presa di coscienza di tanti aspetti che
potevano restare inavvertiti. E così si aprì lo spazio al lavoro delle
quattro Commissioni Conciliari, interessate alla inquadratura che
conclusa nelle quattro parti del documento finale, che oggi viene
promulgato a Cagliari nella Basilica della Madonna di Bonaria, patrona
massima della nostra Isola: la realtà della Chiesa di Dio in Sardegna;
la sua missione di evangelizzare, santificare, servire.
Al termine dei lavori mi vengono facili alcune riflessioni
positive. Anzitutto la constatazione del senso di responsabilità
personale assunto da tutti i membri del Concilio: hanno partecipato con
assidua costanza e con attenzione vivace alla elaborazione dei testi.
Gli interventi assembleari sono stati numerosi e vivaci, tutti i
richiedenti hanno trovato spazio nella proposta di osservazioni
sull’elaborazione dei testi già prima esaminati. Le votazioni di ogni
parte, ed infine quella conclusiva hanno ottenuto una maggioranza più
che qualificata, quasi prossima all’unanimità; tale concordia non è
segno di un appiattimento assembleare, in quanto maturò dalla premura
di accogliere ed inserire le osservazioni proposte con i voti
affermativi iuxta modum.
Il documento definitivo è risultato ampio, pastoralmente
discorsivo; deve essere studiato per giungere a modi precisi di
attuazione. Quattro parti, 19 capitoli, 145 ampi numeri suddivisi in
paragrafi, con 474 note; viene offerta una vasta bibliografia
(documenti magisteriali); il volume è aperto dai documenti ufficiali di
conclusione e riporta in appendice vari atti sul progresso del
Concilio. Nel testo promulgato non contiene un elenco di norme da
osservare; appare mirato ad offrire una guida spirituale per
l’accoglienza e l’attuazione del Vaticano II, dono dello Spirito Santo
alla Chiesa. Il nostro Concilio ha voluto dare una risposta al titolo
dell’introduzione : La Chiesa di Dio in Sardegna alla soglia del Terzo
Millennio si interroga sulle vie della evangelizzazione nell’Isola. Del
Concilio sono state date inesatte interpretazioni, oppure alquanto
facilone e superficiali; il succedersi crescente degli impegni ha
insinuato la tentazione di fare solo l’indispensabile, senza agitarsi
troppo. Il Concilio Sardo deve essere accolto nelle comunità diocesane
e parrocchiali, anche nei gruppi più ristretti, con animo aperto,
orientato al programma spirituale nutrito dal Vangelo, per ottenere la
responsabilità personale comunitaria, nella ricerca dello spirito di
comunione, per evitare contrasti e individualismi.
Il Concilio Plenario Sardo accoglie l’invito insistente del S.
Padre a conclusione del Giubileo: “Duc in altum! Il nostro passo
all’inizio di questo secolo deve farsi più spedito nel ripercorrere le
strade del mondo” (Novo Millennio Ineunte, n.58). Ed ancora Giovanni
Paolo II ci incoraggia perché ci riferiamo al Vaticano II: “Quanta
ricchezza, carissimi fratelli e sorelle, negli orientamenti che il
Concilio Vaticano II ci ha dato. A mano a mano che passano gli anni
quei testi non perdono il loro valore né il loro smalto. E’ necessario
che essi vengano letti in maniera appropriata, che vengano conosciuti e
assimilati come testi qualificati e normativi del Magistero all'interno
della Tradizione della Chiesa. A Giubileo concluso, sento più che mai
il dovere di additare il Concilio, come la grande grazia di cui la
Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura
bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre” (n.57).
Accogliendo il Concilio Plenario Sardo, orientato e render
fruttuoso il Vaticano II, queste parole del Papa, accompagnate dalla
sua Apostolica Benedizione, ci confortano ed incoraggiano.
Scheda dell'allora segretario, mons. Pier Giuliano Tiddia