Secondo giorno a Colonia (Germania), ospite presso Ingread, una gentile signora che ha aperto la porta della sua casa a don Eladio, sacerdote di Santo Domingo, amico di
don Alberto Espinal Ciriaco. Tutto è diverso rispetto a Barcellona e Marsiglia, te ne accorgi subito: un'altra cultura, un altro mondo, un diverso modo di rapportarsi della gente. A differenza della Francia e della Spagna, la non conoscenza totale della lingua non aiuta di certo. Per fortuna Ingread parla inglese ed è possibile capirci almeno un po'. Gentilissima, alle 8 in punto, come aveva preannunciato la sera del mio arrivo, ha già preparato
la colazione, assai ricca, come usano da queste parti. Ingread è madre di 4 figli, che non abitano con lei da parecchio, e allo stesso tempo è ancora figlia, la sua cara mamma ha 93 anni. Attualmente l'assiste una badante polacca, una figura da queste parti diffusa in misura massiccia. Alle 9 in punto si parte per l'aereoporto di Bonn-Koln. Stamane, infatti, arrivano gli amici di Santo Domingo, provenienti da Parigi, dove hanno visitato i monumenti più significativi. Faccio la conoscenza, in tal modo, di don Eladio, che sta ultimando la tesi di dottorato in Mariologia. Nella sua ricerca si è posto come obiettivo di dimostrare la connessione imprescindibile dell'America Latina con la Madre di Dio. "
Tra la Vergine e l'America Latina - dice - si è creata una sorta di unione indissolubile. Trovi addiritura chi non crede ma nutre un legame forte con la figura di Maria. Increbile, no?". Si rientra, ed è quasi l'ora di pranzo.
Ingread, oltre ad essere ospitale, è anche una brava cuoca. A tavola, in men che non si dica, è pronto il pranzo. Il menù oggi prevede uno di piatti tipici della cucina tedeschi:
potage di pollo,
salsiccia con rape bianche e patate. Dopo la siesta, ci si sposta a casa di Friederic (politico e giornalista), il dirimpettaio di Ingread, che ieri è venuto a prendermi all'aereoporto. Ci ha invitato per le 15.30 a
prendere un caffé e assaggiare la torta preparata dalla moglie Beate. In casa, oltre alla loro bimba, è presente anche il papà di Friederic, 80 primavere al 17 luglio scorso. Mi saluta in un italiano ancora fluente e mi dice: "
Sono stato per lavoro nei pressi di Frosinone per anni, insieme alla mia famiglia. Erano gli anni subito dopo il 1971. Li ricordo ancora tra i più belli della mia vita". Sul suo volto e nei suoi occhi si legge una grande emozione. Deve fermarsi dal parlare per evitare di piangere, carico com' è di una forte nostalgia per la bellezza dei tempi trascorsi in Italia. Attorno a noi, nel grande giardino,
Cara, il loro cane, scodinzola e ci viene ogni tanto vicino, desideroso di farsi notare dagli ospiti. Verso le 17, dopo aver ringraziato per l'invito e la loro squisita accoglienza, si parte alla volta di
Colonia.
Eladio ci fa salire a bordo della sua Ka e accompagna alla stazione di un paese viccino per prendere il treno. "
E' molto meglio, - dice -
perché così non abbiamo problemi di parcheggio e, soprattutto, perché la stazione è situata proprio a 100 metri dalla cattedrale". Giunti a Colonia, e usciti fuori dala stazione, si rimane senza parole. Il simbolo della Renania si staglia maestoso dinanzi a noi: un vero gioiello di architettura gotica d'ispirazione francese. E' un incanto. Siamo dinanzi alla più grande chiesa gotica del Nord Europa. La
Hohe Domkirche St. Peter und Maria, infatti, con i suoi 157 metri di altezza è la seconda chiesa più alta della
Germania e la terza al mondo.
E' un vero miracolo che sia sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale, che vide distrutta la città per oltre il 90%. Tutt'attorno è un
via vai incessante di gente. E non potrebbe essere diversamente: ci troviamo nel sito più importante della città. Chi viene a Colonia (
Diocesi: 5.400.00 abitanti dei quali 2.200.000 cattolici; 1340 sacerdoti; 289 diaconi; 2600 religiosi\e; 767 parrocchie) non può non recarsi in
cattedrale, il monumento più visitato della Germania, custode da più di 800 anni delle r
eliquie dei Magi, giunte in città nel lontano
1164, scortate dall'Arcivescovo di Colonia Reinald von Dassel. Quando scendiamo dal treno sono già le 18, entrati
in cattedrale si ode la preghiera della recita del rosario, le uniche che conosco in tedesco da quasi un ventennio. Alle 18.30 segue la messa, alla quale partecipiamo dai primi banchi. Durante la celebrazione noto che dopo la prima lettura, si passi subito all'alleluia. Non capisco, chiedo il perché siano stati omessi il salmo e la seconda lettura. "
Nessun errore - mi si dice -
qui si fa così". Un'altra cosa che si nota subito è la molteplicità degli amboni dai quali viene proclamta la parola: la prima lettura viene letta da quello posto sulla destra, il vangelo, invece, da un altro collocato sulla sinistra del presbiterio; l'omelia, infine, viene tenuta da un pulpito ligneo sopraelevato. Al centro della mensa, poi, il rapporto visivo tra l'assemblea e il presidente passa attraverso la croce che vi è stata collocata. Seguo, quel che posso, grazie ad un libro dove è riportata la liturgia e il testo dei canti, altro aspetto particolarmente curato nelle celebrazioni. Dopo la messa, il servizio d'ordine intima l'
extra omnes generale. La cattedrale chiude. Faccio giusto in tempo a scattare le ultime due foto: la prima a una serie di
strisce di stoffa che pendono sul transetto sinistro, sono ben 17, ad indicare gli anni di episcopato a Colonia dell'attuale cardinale Joachim Meisner e l'altra al reliquiario dei magi, prima di essere invitati, senza possibilità di appello, a uscire dal
tempio. Prima di proseguire per un giro lungo le vie del cento storico, sostiamo ancora un po' in piazza per assistere alla performance degli
Hare Krisna, che all'ombra del Dom danzano e cantano, attirando un pò di gente. Dopo il tour, Eladio propone di recarci lungo le rive del maestoso
Reno, lungo 1326 km, attraversa 6 nazioni, è il fiume che ha segnato da sempre la storia della città. E' tanto largo e profondo da essere navigabile. La serata si conclude seduti ai tavolini della stazione a mangiare un boccone, servito da
Mario di Iglesias, emigrato a Colonia da 15 anni. "
Ormai i giovani - ci dice - non vengono più da queste parti. Non conviene più come una volta. Stanno meglio a casa. Davvero tutto è cambiato". Mario per il suo futuro non esclude di poter ritornare nella sua amata Sardegna, dove vi ha lasciato il cuore. Alle 21.38 si riparte in treno (euro 12,20 a\r), un prezzo un po' caro rapportato al nostro in Italia- Alle 22,10 siamo di nuovo a casa di Ingread, a constatare ancora una volta come non si smentisca mai il proverbio inglese: home sweet home.