circolo di lettura "Enzo Baldoni"


tutto ciò che è scritto è vero ed esiste

"Vera" Di E. von Arnim

 

L'incontro che cambierà la vita alla giovane Lucy è quello con l'affascinante, premuroso, romantico, apparentemente perfetto Everard. I due si consolano dei loro lutti, per l'uomo la morte della moglie (la Vera del titolo), per Lucy quella dell'amatissimo padre per il quale finora era vissuta. Il passaggio dal rapporto forte con il genitore all'avvolgente amore di Everard pare naturale e  quasi la salvezza per la colta e graziosa ragazza. Ma, sembra suggerirci senza troppe perifrasi la von Arnim, della perfezione è sempre meglio dubitare.

La Vera del titolo, dunque, non compare mai nelle vicende narrate; permane però come il fantasma, febbrile e inquietante, di un’indipendenza riconquistata a un prezzo troppo alto. Pienamente convinto di meritarsi ben altro che infelicità, il fresco vedovo Wemyss, benpasciuto che diventerà grasso, benpensante che non ha mai pensato, s’imbatte per caso in Lucy, appena rimasta orfana. Lucy era abituata ai fuochi d’artificio intellettuali del padre e dei suoi amici: ingegni acuti, brillanti, sofisticati. Forse un po’ troppo per l’inesperta ragazza, che trova molto più accessibile il metodo "Wemyss": «le nette divisioni di Everard di ogni cosa in due categorie, bianco neve e nero profondo, erano riposanti come la chiesa cattolica». Indottrinata e cullata dal suo Everard, Lucy verrà condotta dall’ironia della von Arnim attraverso tutte le fasi dell’amore: dalla felice quanto breve stagione di un innamoramento cieco e senza dubbi, in cui i giochi e gli spiragli sono ancora aperti, e gli effetti tossici dell’amore non sono ancora percepibili, fino alla stanza del matrimonio, che, se perfettamente sigillata, garantisce un infallibile avvelenamento. Vivendo insieme a lui, osservando il modo con cui riduce le persone al suo servizio e chi gli sta vicino in geometrici e ordinati pezzettini, Lucy inizia a capire qualcosa di più della misteriosa Vera.

Vera che non voleva più suonare il pianoforte perché il benaccorto marito glielo aveva imbozzolato in una coperta di lana con mille bottoni da riallacciare accuratamente; Vera che non poteva più entrare in biblioteca perché aveva lo spiacevole difetto di voler leggere i sontuosi libri fatti rilegare dal premuroso marito; Vera che, confinata nella sua stanza, dipingeva ariosi paesaggi inondati dalla luce.

Quell’aria e quella luce che già cominciano a mancare, dopo pochi giorni, alla sconcertata Lucy. La domanda che, col procedere della convivenza, acquista un timbro sempre più acuto, riguarda la sua sorte: riuscirà a salvarsi? Con un’innegabile dose di perfidia la von Arnim non ce lo rivela: ma quello che davvero conta in questa storia non è il finale. E’ tutto quello che c’è prima, la lucidissima, sferzante parabola di un amore fittizio che può diventare modalità di sicura asfissia.

Categoria: incontri circolo
mercoledì, 04 ott 2006 Ore. 17.21
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