circolo di lettura "Enzo Baldoni"


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"Vera" Di E. von Arnim

 L'incontro che cambierà la vita alla giovane Lucy è quello con l'affascinante, premuroso, romantico, apparentemente perfetto Everard. I due si consolano dei loro lutti, per l'uomo la morte della moglie (la Vera del titolo), per Lucy quella dell'amatissimo padre per il quale finora era vissuta. Il passaggio dal rapporto forte con il genitore all'avvolgente amore di Everard pare naturale e  quasi la salvezza per la colta e graziosa ragazza. Ma, sembra suggerirci senza troppe perifrasi l 
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Categoria: incontri circolo
mercoledì, 04 ott 2006 Ore. 17.21

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Autore: AnnalisaInviato il: 12 ott 2006 - 15.56
La storia: è piaciuta a tutti, e non per omologazione, perché ciascuno ha poi sottolineato questo o quell’aspetto da cui era stato colpito in questo romanzo crudele sull'innamoramento e il matrimonio.

La cosa più interessante è che questa donna scrive, tra la fine dell’Ottocento e il primo ventennio del Novecento, in modo singolare: per la limpidezza dello sguardo che sa rintracciare i più piccoli significativi dettagli, per l’acutezza del giudizio che recide alla base pregiudizi e convenzioni, per la luminosa, affilata ironia che modella espressioni e vicende.

I personaggi: scontata (cioè: prevedibile) ma accesa la discussione sui tre personaggi attorno ai quali ruota la vicenda: Everard, Lucy e la zia Entwhistle.
Discussione soprattutto intorno a Everard, che, come ha spiegato Dario, incarnava il prototipo del narcisista, incapace di sopportare tensione e dispiacere, bisognoso di gratificazione immediata, suscettibile, pronto a offendersi alla più lieve provocazione, o meglio, a ciò che secondo lui poteva risultare provocazione. Un Everard ovviamente sovraconcentrato su di sé, intensamente occupato nel processo di ammirazione di sé (e, quindi, di disprezzo per gli altri), incapace di tolleranza o di percezione di una realtà oggettiva. Ciò che è emerso dalla storia è, insomma, l’investimento che Everard ha spostato completamente su sé stesso, inserendo ogni attività, ogni pensiero o sentimento in un quadro che esiste non per sé stesso, ma solo per il fine di una esibizione (narcisistica). Così, abbiamo capito come mai, ogni volta che Everard faceva, agiva, decideva (anche, apparentemente, per aiutare Lucy), in realtà era come se dicesse: “Guarda: sto facendo, decidendo, pensando, regolando.” E ancora: “Guarda: ho sentimenti così belli e interessanti, interpreto così bene la realtà, capisco così giustamente le cose. Guarda.”

In questo quadro, cioè con questo partner, il destino di Lucy era dunque già segnato. Anche se, fino alla fine, tutti si sono chiesti come si sarebbe conclusa la storia (ed è piaciuta la scelta dell’autrice di un finale del tutto imprevisto e aperto). Di Lucy si è discusso dunque soprattutto per cercare di capire i suoi reali sentimenti (domanda: è innamorata, finge, si illude, sa?) e le motivazioni che l’hanno spinta a rotolare dentro una relazione e un matrimonio come quello con Everard.

Ne è uscita bene la zia Entwhistle, personaggio apparentemente secondario, che si rivela poco a poco, sia nell’aspetto e nell’età (di poco più vecchia dell’uomo), che nel carattere e nella capacità di far fronte agli avvenimenti. Per questo, forse, ha lasciato perplessi la sua scelta finale, quella di abbandonare Lucy a un matrimonio disastroso (e con l’intuizione di ciò che forse era successo alla prima moglie: “questa, dice a un certo punto la zia a Everard, non durerà quindici anni”. Tremendo).

La scrittura: è una scrittura intelligente, consapevole, studiata, eppure non fredda, né poco appassionante. Il libro si legge volentieri, forse la storia si appesantisce un po’ a un certo punto, ma poi riprende e fa riprendere la voglia di leggere. L’autrice utilizza diverse tecniche di esposizione (anche molto moderne): passa con disinvoltura da un periodare ampio e mosso, a periodi brevi e spezzati, al flusso di coscienza (la cameriera che racconta della padrone e divaga e si perde e ritorna…), a dialoghi espressivi e efficacissimi nel delineare i personaggi.

Le citazioni:
“Aveva una visione molto chiara. Ogni dettaglio di quanto era accaduto le si stagliava davanti nitido. Sapeva tutto e non provava nulla… come Dio, si disse. Sì, esattamente come Dio.” (p.11)
“Girò il capo e lo guardò. No, non era un sogno. Nessun sogno poteva esser così materico come l’uomo che le sedeva accanto.” (p. 17)
“Wemyss restò accanto a Lucy e fu il suo paladino, forte come un
Autore: AnnalisaInviato il: 12 ott 2006 - 15.58
Il messagio precedente era troppo lungo per essere un commento, così aggiungo qui le citazioni:

Le citazioni:
“Aveva una visione molto chiara. Ogni dettaglio di quanto era accaduto le si stagliava davanti nitido. Sapeva tutto e non provava nulla… come Dio, si disse. Sì, esattamente come Dio.” (p.11)
“Girò il capo e lo guardò. No, non era un sogno. Nessun sogno poteva esser così materico come l’uomo che le sedeva accanto.” (p. 17)
“Wemyss restò accanto a Lucy e fu il suo paladino, forte come una roccia. La sollevò da tutte le incombenza burocratiche della morte, quelle frange del dolore che si aggiungono crudelmente a chi si ritrova da solo a subire un lutto.” (p. 23)
“Il suo modo di fare la corte non sarebbe stato… cercò affannosamente una parola nella sua testa inquieta, e trovò ‘vegetariano’. Sì, quella parola indicava sufficientemente ciò che intendeva: la sua corte non sarebbe stata vegetariana.” (p. 70)

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