Welby .....e le contraddizioni della vita
“Io amo la vita, Presidente. Vita è la donna che ti ama, il vento tra i capelli, il sole sul viso, la passeggiata notturna con un amico. Vita è anche la donna che ti lascia, una giornata di pioggia, l’amico che ti delude. Io non sono né un malinconico né un maniaco depresso – morire mi fa orrore, purtroppo ciò che mi è rimasto non è più vita – è solo un testardo e insensato accanimento nel mantenere attive delle funzioni biologiche. Il mio corpo non è più mio ... è lì, squadernato davanti a medici, assistenti, parenti. Montanelli mi capirebbe. Se fossi svizzero, belga o olandese potrei sottrarmi a questo oltraggio estremo ma sono italiano e qui non c’è pietà”.
La lettera che Piero Welby scrisse al Capo dello Stato Napolitano esprime più di qualsiasi altra cosa l'attaccamento alla vita (....."morire mi fa orrore".....) di questo personaggio ed il paradosso della sua decisione ( coraggiosa non c'è che dire ) destinato a rivoluzionare il nostro modo di pensare. Ebbene si, chiunque si è fatto un opinione in merito, il dibattito è aperto dappertutto. Personalmente vorrei sempre avere una opzione da adoperare nelle situazioni della vita, e veramente non so cosa farei io nelle sue stesse condizioni. "Dilige et quod vis fac" (ama e fà ciò che vuoi) ammoniva Agostino, ma sarà veramente cosi?
venerdì, 29 dic 2006 Ore. 19.20