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Anno 2009

Anno 2008

Fragility:"the best source of creativity"

Negli anni di esperienza passati all'istituto europeo a milano, ho avuto modo di relazionarmi con tante persone.
Nel 2007 ho deciso di studiare una rivista completamente dedicata alla creatività  e allo sviluppo delle forme di espressione.
Ci siamo uniti in un gruppo di ricerca e ci siamo imbattuti in un grandissimo dilemma: la fragilità interiore come forma di espressione.
Forse un pò troppo poetica come approccio, ma essenziale per trarne un'originalità sicura e accattivante.
Di questa scoperta abbiamo deciso di farne l'editoriale di Art Line:

"Fragility: “The best surce of creativity”

A chi vive ogni giorno della propria vita uguale all’altro, a chi non hai mai avvertito una sorta di  pulsione interiore a uscire dal grigio per entrare nel total-white o nel total-black, potrà sembrare strano, o più verosimilmente non interesserà affatto, ma....sovente,  e paradossalmente, la celebrità, (non sempre consequenziale alla creatività, ma il più delle volte si, per fortuna) genera alieni, nuovi esseri incapaci di vivere in una realtà che non è più di loro. Perchè loro l’hanno modificata. Operchè loro non sono stati capaci di modificarla. Lo straniamento che si produce avviene anche perchè successo e notorietà seguono quell’andamento parabolico nelle cui pieghe amano dimorare insicurezza e fragilità. Non si è fragili sempre, e a prescindere. La fragilità è uno stato indotto da una sollecitudine, esterna o interna, che produce come reazione, proprio l’alterazione molecolare della stabilità, la decompressione della monotonia dalla quale si è spesso involti.
Se, come penso, dalla fragilità è possibile attingere per elaborare nuove connessioni, questo ci avvicina alla deità, dato che l’atto del creare è stato a lungo percepito come attributo esclusivo della divinità.
Quindi bene non abbiamone paura.
Non è la fragilità che si dovrebbe temere. Piuttosto l’ombra d’ognuno, ossia quella parte della personalità dove alberga ciò di cui siamo meno fieri e che spesso emerge e agisce, nei rapporti con gli altri, sottoforma di litigi, comportamenti distruttivi, arrecando ferite all’anima dei sensibili.
Forti i primi, fragili i secondi?
Nel negare la fragilità in favore di una molto più rassicurante solidatezza, ricreiamo in fondo la maschera perfetta di Ziggy Stardust, che vive il famoso “quarto d’ora di celebrità” warholiano, truccato come una drag queen e parodiando la figura di un divo che assomiglia all’edonista per eccellenza Dorian Gray, per poi tornare allo start (The rise & fall of Ziggy Stardust and the Spiders of Mars).
E a chi vede le fragilità simili ai fallimenti, ricordo che spesso i fallimenti, sono parte di un coerente percorso formativo, in fondo al quale non è raro scoprire di aver magari sofferto, molto, ma di non aver per questo tradito la propria vocazione. Una volta riconosciuta, la fagilità può giusto aiutare l’io più profondo a emergere. Diciamoci di essere fragili! Mostriamo i nostri talloni d’Achille!
Per scoprire che è come spegnere la luce per una frazione di secondo, sentirsi toccare nel buio da qualcosa di ignoto e,  una volta ripremuto il tasto “on”,  scoprire che la fragilità ha il nostro volto.
L’equivalenza Vetro - Fragilità non potrebbe essere sostituita dall’eguaglianza Uomo
-Fragilità, garantendo così una qualche umanità al soggetto Uomo?
...On and on the rain will say, How fragile we are, how fragile we are (Fragile, Sting.)

ART LINE MARZO 2007
Categoria: varie
mercoledì, 26 nov 2008 Ore. 14.51
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