Tutti felici e contenti, tranne lui: il parroco del villaggio, che ha da dire sempre qualche no in occasione della festa patronale o di qualche santo.
Festa, pesta. Festa, lotta. Festa, fastidi. Festa, e sentirsi impotenti. Soli, contro un piccolo manipolo di facinorosi con idee spesso lontane mille miglia da quel che dovrebbero essere e da quel che sono tenuti a fare in quanto priori, presidenti di una festa religiosa. Gli ultimi due casi di don Bettarelli e di don Carta, della diocesi di Nuoro, lo stanno a dimostrare. Fare davvero il parroco significa essere messi spalle al muro. Sentire come attorno ti si fa terra bruciata. Si resti soli, senza comunità, confratelli, sostegno dall'alto. Poche e orali, spesso per niente chiare le regole d'ingaggio. Regole che dovrebbero conoscer tutti a memoria e riguardare gli aspetti di maggiore frizione (celebrazioni religiose, raccolta e suddivsione delle offerte, spettacoli, tavole imbandite, usi degli spazi sacri adiacenti alla chiesa o al santuario campestre) perché frutto di un lavoro di concertazione tra parroci, presidenti-priori dei comitati, vescovo. I priori dovrebbere sapere ancor prima di accettare la carica che si fa e si chiede di poter fare solo quanto è stato scritto e si è deciso tutti insieme. Niente di più, niente di diverso. Certo, non regole scritte una volta per sempre, ma mai modificabili in corso d'opera, o meglio sulla pelle-sottana del povero parroco, perché in fondo, diciamocelo, è lui che paga in prima persona. E' lui poi che viene umiliato, etichettato, offeso in maniera anonima o di fronte a tutti per i no che non vorrebbe ma non può non dire, pena la sua stessa credibilità. Sì, ci vogliono regole d'ingaggio: chiare, sottoscritte dalle parti in gioco. Regole certe e che non possono essere messe in discussione da chicchessia. Solo così, per il futuro, si potranno limitare disdicevoli tensioni e nel caso dovessero ricapitare fatti spiacevoli, almeno sarà chiaro a tutti che il no del parroco era motivato non da visioni unilaterali ma da accordi presi a suo tempo, secondo quanto anche gli stessi priori avevano in precedenza concordato e sottoscritto ed il vescovo aveva ratificato.