Servo per amore
L'8 giugno mons. Tarcisio Pillolla ha celebrato il 20° anniversario della sua ordinazione episcopale.
Tutta la Chiesa diocesana ha reso grazie al Padre per il dono del buon
Pastore, segno della benevolenza e della sollecitudine del “bel
pastore”che sempre dona la vita per il suo gregge. Vent’anni a servizio
della Chiesa, prima come vescovo Ausiliare e Vicario generale della
Chiesa di Cagliari e dal 1999 al presente Vescovo della nostra Chiesa
Ecclesiense-Sulcitana.
Mons. Giovanni Canestri che presiedette l’ordinazione episcopale nella
Basilica di Bonaria gremita da una folla incontenibile sottolineò che
l’8 giugno del 328 veniva ordinato vescovo di Alessandria d’Egitto,
Sant’Atanasio…una coincidenza singolare…e particolarmente significativa
che, disse, “suona auspicio e preghiera”.
Oggi
al compiersi dei vent’anni dell’ordinazione episcopale possiamo
decifrare l’esperienza pastorale del Vescovo Tarcisio alla luce delle
parole da Lui pronunciate nel primo saluto rivolto alla Diocesi dopo la
sua nomina a vescovo di Iglesias (3 luglio 1999) “sono venuto tra voi
per mettermi al vostro servizio”. Si evidenzia uno stile apostolico
fatto di forte consapevolezza e di umile servizio secondo l’indicazione
di sant’Agostino: “Debbo essere sollecito principalmente della Chiesa
che mi è stata affidata, del cui bene sono servitore e a cui desidero
non tanto presiedere quanto servire”. Un percorso esistenziale
intessuto di sano ottimismo, squisita cortesia, signorilità,
equilibrio, amichevole disponibilità al dialogo, accoglienza
affettuosa, ascolto premuroso, attenzione sincera ai problemi dei
singoli e delle comunità.
L’impegno per l’evangelizzazione è stato
il primo e fondamentale compito del suo ministero episcopale: annuncio
della parola e celebrazioni sacramentali nei molteplici incontri con le
64 comunità parrocchiali; la visita pastorale, esperienza privilegiata
per conoscere e incoraggiare il cammino di fede delle parrocchie,
individuare le necessità e i problemi, prospettare possibili cammini
per un autentico rinnovamento della vita e delle strutture; le stazioni
quaresimali nelle quattro zone pastorali della Diocesi; programmazione
e realizzazione dei convegni ecclesiali; partecipazione a giornate di
studio, alle assemblee promosse dalle diverse aggregazioni e movimenti
laicali; visite agli ospedali, alle case di accoglienza per gli anziani
e diversamente abili; ascolto quotidiano delle persone nelle udienze in
episcopio.
In spirito di comunione, ha valorizzato doni e carismi
dei singoli e dei gruppi, tutti traghettando verso orizzonti più ampi,
per la costruzione dell’unica Chiesa: “tutti sono chiamati ad essere
attori, anche nelle parti più impegnative, nessuno deve limitarsi al
ruolo di spettatore. Tutti, insieme, vincendo le tentazioni di fughe in
avanti, ma anche di ritardi altrettanto negativi per la crescita della
comunità”. Così nel primo indirizzo di saluto. Nella fedeltà alle
linee tracciate dal Concilio e dal magistero di Giovanni Paolo II ha
assunto: “Le gioie, le speranze, le tristezze, le angosce degli uomini
d’oggi, dei poveri soprattutto, e di tutti coloro che soffrono…perché
non è vi nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore dei
discepoli di Cristo”. Al centro di ogni esperienza o iniziativa si
coglie un amore profondo per questa terra, per il nostro popolo, per la
nostra chiesa. Nel primo saluto alla Diocesi, facendo una lettura
personalizzata del salmo 121 che descrive la gioia e l’emozione del pio
israelita nel momento in cui gli viene annunciato che dovrà patire per
Gerusalemme “quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del
Signore, e ora i nostri piedi si fermano alle tue porte Gerusalemme”,
così confida Mons. Pillolla: “quale gioia quando mi dissero andrò alla
comunità cristiana di Iglesias, e ora i miei passi si fermano in te” …
La testimonianza di questi anni ci dice che quella gioia non solo è
rimasta ma è si è moltiplicata. La Chiesa di Iglesias che il vescovo
Tarcisio nella celebrazione del suo 50° di ordinazione sacerdotale ha
definito con commozione “la mia famiglia”, memore e grata rinnova
l’augurio che il Card. Canestri formulò l’8 giugno del 1986, citando il
Curato d’Ars: “Sii forte come un diamante, sii dolce come una mamma”.
Grazie, vescovo Tarcisio.
Carlo Cani